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Casina-Pakistan e ritorno
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10993352 Inviato: 24 Nov 2010 22:03
Oggetto: Casina-Pakistan e ritorno
 

Ciao a tutti gli amanti delle due ruote e dei viaggi in generale! Finalmente ho trovato un po' di tempo per riorganizzare le idee, le foto e gli appunti presi durante il mio viaggio estivo verso oriente.
L'idea originale, che ha cominciato a prendere forma nell'autunno scorso, prevedeva l'arrivo a Delhi, da Casina, tutta via terra; giunto in India avrei poi spedito la moto a casa e sarei tornato in aereo. Circa 8500 km, distanza elevata ma fattibile, anche con poche ferie.
A causa della catastrofica alluvione che ha colpito il Pakistan, non sono riuscito ad attraversare la valle dell'Indo; ho raggiunto Quetta, e sono tornato a Casina in moto su un itinerario diverso:

Ho attraversato Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Iraq, Iran e Pakistan. La distanza percorsa rimarra' un mistero perche' il contachilometri mi si e' rotto nei pressi di Zagabria; suppongo comunque fra i 14.000 e i 15.000, in soli 22 giorni.
Descrivo in breve la preparazione del viaggio, nelle sue fasi piu' rilevanti.
Per prima cosa ho acquistato una moto 'adatta'; dopo avere interpellato il forum (a dire il vero qualche anno fa) la scelta è caduta su una Honda Dominator del 1991, acquistata in ottobre 2009 al modico prezzo di 600,00 euro. Una moto semplice, affidabile (almento teoricamente) e maneggevole.

Ho poi passato l'inverno a sistemare il mezzo. Gli interventi effettuati:
segmenti
gommini valvole
catena distribuzione
catena, corona, pignone nuovi con rapporti piu' lunghi
cuscinetti ruota
filtri aria, olio
candela nuova
gomme nuove
Inoltre ho realizzato due casse in alluminio dalla forma tale da potere alloggiare due taniche nautiche da 8 litri cadauna (il serbatoio del Dominator e' troppo piccolo, solo 11 litri)
Ho poi costruito un supporto per alloggiare il telefono sul manubrio (utilizzandolo cosi' come GPS) e ho dotato la moto di due prese USB, una per caricare telefono e lettore MP3 e l'altra per alimentare un dispositivo di tracking GPS.
Se la preparazione per mezzo è stata relativamente semplice, non si puo' dire altrettanto per la parte burocratica. Nel pdf che segue è elencato tutto l'occorrente per un viaggio del genere e relative spese (per eventuali dettagli contattatemi in privato):
Link a pagina di Motoclub Tingavert

Giovedi' 5 agosto 2010
Il giorno fissato per la partenza è domani. In serata mi trovo con amici e fra un pezzo di torta e una birra preparo la moto, carico zaino e ricambi vari (camere d'aria, due copertoni di scorta, ricambi elettrici, cinghie, stracci, un cavalletto per sollevarla, una pompa a pedale, mappe, nastro isolante ed altro).

Al termine dell'operazione un amico mi invita ad accendere il mezzo...e non parte! Terrorizzato, provo ad accenderlo a spinta e tutto va bene. Il problema, esclusa nel giro di breve la batteria, è il motorino di avviamento. Probabilmente le spazzole! Decisamente un brutto momento per un inconveniente del genere, ma forse è meglio ora che fra tre o quattro giorni.
La mattina successiva, mio padre mi sistema il tutto adattando delle spazzole da auto al motorino del Dominator. La moto è quindi pronta per partire, come programmato, per le12.

Venerdi 6 agosto 2010
Alle 12.15 circa parto dal bar del paese, fra i saluti degli amici (particolarmente sentiti..forse pensano di non vedermi piu'??!?)

Mi avvio finalmente in direzione Reggio Emilia, parte un viaggio sognato da mesi. La moto è veramente instabile, la guida dà brutte sensazioni. Vibra parecchio ed alle basse velocità oscilla pericolosamente. Si tratta comunque di farci l'abitudine; dopo 30 minuti mi trovo già perfettamente a mio agio. E via, Modena-Bologna-Venezia, con un bel rischio tamponamento a Nogarole Rocca dovuto a distrazione Sperimento un po' le tecniche migliori per viaggiare; dapprima provo a riempire serbatoio e taniche alle stazioni di servizio per poi fermarmi a “travasare”, ma ben presto mi accorgo che non e' l'ideale, a causa della lunghezza delle operazioni (ogni volta devo vitare un tubo nelle taniche, e comunque mi sporco sempre di benzina). Decido allora di fermarmi ogni volta che raggiungo la riserva (ogni 140 km o poco piu'). Arriva presto il momento della tuta antiacqua; il cielo grigio non mi fa paura (sapessi quanto tiene quella tuta..) e mi dirigo verso il confine quando comincia a piovere. Acqua a catinelle da Trieste a Lubiana, attorno a me quasi nulla di interessante a parte una tedesca su un auto, lato passeggero, che imparo a conoscere a causa dell'intensissimo traffico. E' sorpresa e quasi imbarazzata dall'imponenza del mio mezzo. Scommetto che abbandonerebbe volentieri l'uomo che la porta su quella SLK per saltare in sella, ma non verifico e continuo per la mia strada, ho una missione da compiere e non posso perdere tempo.. Ogni tanto qualche sprazzo di sole interrompe il diluvio per pochi minuti.

A Lubiana finalmente il tempo migliora. Riesco ad asciugarmi sfruttando le ultime ore di sole (la mia tuta antiacqua non tiene assolutamente nulla) e continuo a guidare, veloce, in direzione Croazia. Passo il confine, il primo al quale mi devo fermare, in modo assolutamente indolore. Ricomincia pero' a piovere, fortissimo. Procedo completamente bagnato e ho il timore che la moto si fermi; non l'ho mai testata sotto un'acqua cosi'. Nei pressi di Lipovljiani piove talmente forte che devo fermarmi, non vedo la strada. Si attenua leggermente, e riprendo la marcia. Poi ancora..devastante. La moto viene meno ma fortunatamente c'e' un cavalcavia e mi fermo sotto per una mezz'ora; c'e' un'altra auto italiana ferma, che appena mi vede riparte di fretta. Non accenna a smettere, riparto con l'intenzione di fermarmi alla prima area di servizio e pernottare (è gia' quasi mezzanotte). Finalmente, mentre procedo a passo d'uomo, ne trovo una. Completamente bagnato, mi tolgo la tuta antiacqua che mi lascia una miriade di pezzettini bianchi sugli abiti sotto. I gestori mi guardano schifati. Poter utilizzare un bagno con acqua calda è veramente un toccasana.

Ultima modifica di vignovigno il 7 Dic 2010 18:50, modificato 6 volte in totale
 
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10993359 Inviato: 24 Nov 2010 22:04
 

Sabato 7 Agosto 2010
L'area di servizio non ha il motel e il personale non mi lascia domire in terra con il sacco a pelo. Allora mi metto al bar, bevo qualche the', e attendo. Dopo un paio d'ore smette di piovere, posso ripartire ma devo stare attentissimo a non bagnarmi in quanto non ho piu' cambi. Il tempo tiene fino al confine serbo, che supero senza difficoltà.

Prima sosta in Serbia, e subito il benvenuto; il benzinaio cerca di fregarmi sbagliandosi a darmi il resto. Poi mi frega (con successo) sul prezzo del caffè. Almeno mi faccio fare una foto, gratis.
Supero Belgrado, resisto ai tentativi di truffe ad opera dei benzinai, ad ogni sosta. Continuo a guidare, fra caffe', cioccolata e redbull; Nis e' vicina ma non si arriva mai.

Si fa giorno quando finisce l'autostrada. Da Nis al confine bulgaro la strada è comunque veloce, anche se c'e' un lungo tratto a senso unico alternato a causa di una frana. Il sole comincia a scaldare quando passo il confine bulgaro, anche qui senza particolari perdite di tempo.

La vignetta autostradale non e' obbligatoria per le moto, ma capisco presto il perchè! Le strade sono terribili, nei pressi di Sofia c'e' una buca profonda 15 centimetri in mezzo alla strada. Le strutture a fianco della strada sono invece assolutamente valide; aree di servizio nuove, ed eleganti ristoranti fanno dimenticare di essere cosi' ad est dell'Europa.

Nei pressi di Plovdiv incontro due ragazzi croati e guido con loro fino alla dogana turca, sotto un bel sole, fra i campi di girasoli e gli autovelox della polizia bulgara.


La frontiera dell'Europa è infernale. Centinaia di auto, perlopiu' con targa tedesca, in fila per entrare in Turchia. Anche superando tutta la colonna, il passaggio richiede circa un'ora di tempo, per eccesso di zelo da parte dei doganieri turchi. Ammirevole la distribuzione di bottigliette d'acqua gratuite agli automobilisti da parte delle autorità (turche).

Eccomi in Turchia; comincia a fare buio ma voglio percorrere i 200 km circa che mi separano da Istanbul. Interrompo il viaggio per una cena frugale

e riparto per la capitale, mentre si fa sentire il bisogno di un sonnellino (sto guidando da ieri a mezzogiorno). Giunto a Istanbul, l'apocalisse. E' appena finita una importante partita di calcio, migliaia di auto sono in strada suonando e sventolando bandiere. All'uscita dell'autostrada non capisco che porta devo prendere, sembra ci voglia una tessera che non ho. Al casello chiamo l'operatore, che parla solo turco..dietro di me forse 100 macchine che cominciano a suonare. Parto, passo la barriera e suona un allarme; mi fermo subito dopo urtando un guard rail, per la tensione. Provo a rintracciare qualche operatore ma nessuno si fa vivo..solo migliaia di auto.
Risolto l'arcano della tessera (è obbligatorio pagare con una tessera tipo viacard o usare un telepass) mi dirigo verso Ankara, con l'intenzione di fermarmi al primo hotel.
Sembra proprio un problema! Contrariamente all'autostrada Edirne-Istanbul, sulla Istanbul-Ankara non ci sono motels. Quindi esco ad Izmit, e comincio a girare a caso in cerca di un letto. Riesco a trovarlo grazie al navigatore del telefono, alle 2 circa. La moto parcheggiata sul marciapiede non mi da' un grande senso di tranquillità, ma la stanchezza enorme mi rapisce la mente nel giro di pochi secondi.

Domenica 8 agosto 2010
Sveglia all'alba, so che non mi attende una giornata particolamente impegnativa ma visto che gli inconvenienti sono sempre dietro l'angolo, meglio partire presto. Scendo in strada, in 5 minuti raccolgo 1 ora di insulti dagli operatori ecologici che devono pulire il marciapiede.
Mi ributto sull'autostrada in direzione Ankara. Di tanto in tanto ho qualche difficoltà a causa di gradini sull'asfalto, nella direzione di marcia...ma nulla di preoccupante. Il paesaggio e' piuttosto noioso



Cerco sempre di non utilizzare la benzina che ho nelle taniche, perche' come gia' detto l'operazione non e' piacevole. Stavolta pero' sbaglio i calcoli e devo fermarmi inaspettatamente (per fortuna c'e' la corsia di emergenza). Un camionista che viaggia con famiglia mi vede in difficolta' e si ferma per aiutarmi; il figlio parla un po' di inglese e mi tengono compagnia durante le operazioni di travaso. Alla mia ripartenza mi salutano calorosamente e il ragazzino vorrebbe salire con me icon_biggrin.gif
Nel frattempo oltrepasso Ankara ed il paesaggio cambia in meglio:


Compare lo splendido lago salato Tuz Golu, che mi tiene compagnia sul lato destro della strada per decine di chilometri. In un punto molto accessibile del lago si trova una specie di bar con un grande spiazzo, frequentato da molte persone ed utilizzato come luogo fotografico per matrimoni. In effetti lo scenario è molto particolare:





Dopo un bel servizio fotografico mi siedo a mangiare qualcosa. Capisco, con qualche difficoltà, che c'e' un matrimonio e non sono invitato..devo spostarmi e mangiare altro (peccato perche' avevo proprio voglia di pide!!). E' tempo di ripartire, verso sud e la Cappadocia.
Il lago e' visibile per un lungo tratto, poi sparisce e ritorna dopo Sereflokochisar. Vi si accede, all'occorrenza, per strade non asfaltate oppure campi. Con una moto come la mia non ci sono problemi. E' quindi facile ritagliarsi il proprio angolo di paradiso a poche decine di metri dalla strada.





In perfetto orario, ad Aksaray devio ad est verso Nevsehir e la Cappadocia, su splendide e velocissime strade collinari..peccato aver venduto la mia YZF nel 2003!


Giungo nei pressi della meravigliosa Uchisar prima del tramonto



Mi insedio in uno dei tanti, accoglienti hotel per una cifra modica e mi godo gli ultimi confort di questo viaggio; una stanza pulita, una deliziosa ed abbondante cena, qualche drink e danza con 4 simpatici motociclisti toscani che hanno raggiunto Uchisar via terra dai Balcani, come me.
D'ora in poi servira' la mappa della Turchia che pero' non e' molto maneggevole in quanto di dimensioni enormi

Ultima modifica di vignovigno il 26 Nov 2010 9:13, modificato 1 volta in totale
 
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10993377 Inviato: 24 Nov 2010 22:06
 

Lunedi' 9 agosto 2010
Sveglia alle 5 per quella che sara' una delle giornate piu' pesanti dell'intero viaggio. Sistemato il mio ingombrante carico, mi dirigo verso Goreme per qualche foto spettacolare dell'alba:




Lascio alle ore 6 circa uno dei posti piu' turistici del mondo. Rivedro' i prossimi turisti solo in hotel a Yazd, in Iran.
Mi dirigo verso Adana percorrendo una specie di anello, evitando quindi di tornare ad Aksaray. Le strade sono comunque perfette


Vengo sorpassato da due supersportive (le uniche moto 'serie' che ho visto finora) che viaggiano a velocita' folle. In effetti la strada lo permette, mentre non si puo' dire altrettanto dei veicoli:

Piu' a sud la strada diventa ancora piu' bella; immersi fra le rocce, si scende per velocissimi curvoni:


I benzinai in quest'area non sono piu' tanto avvezzi agli stranieri; gradiscono particolarmente le foto:

A Sanliurfa le indicazioni stradali sono penose; sbglio strada e percorro 20 km per nulla. Guido da tante ore e la concentrazione comincia a calare..nei pressi di Viransehir rischio uno scontro frontale con un'auto che evidentemente non mi ha visto. Istantaneamente mi passa la stanchezza e riprendo la guida concentrato come non mai!
La strada corre su una specie di altopiano, ai lati di essa terre aride, greggi e pastori.



Arrivo a Cizre (la mia destinazione teorica per oggi) prima dell'imbrunire. La zona non sembra delle piu' tranquille; viaggiando in direzione Silopi (frontiera iraqena) incontro decine di mezzi militari, che viaggiano in convoglio.
Dopo il Po e il Danubio, attraverso il fiume Tigri:



A Silopi fa gia' buio. Per le strade, un paio di mezzi corazzati intenti a spengnere piccoli incendi ai bordi della strada. La situazione non mi piace e decido di provare ad attraversare la frontiera gia' strasera. Fortunatamente sembra aperta ma la fila di veicoli e' interminabile. Sorpasso tutti e, giunto in testa, spengo la moto e mi tolgo il casco pronto per gli insulti. Invece..decine di curdi corrono verso di me, curiosissimi e amichevoli:


Sembra che il passaggio di stranieri qui sia cosa piuttosto rara. La gente cerca di comunicare con me, tocca ogni parte della moto. Gira la manopola del gas, tira il freno, tocca le gomme di scorta, batte le dita contro alle casse di alluminio, quasi a verificarne la robustezza. Millecinquecento domande, quando guadagno, quando costa la moto, dove vado. Nei primi istanti, la situazione e' davvero stressante...ma ci si abitua a tutto. Quando gli ufficiali turchi mi fanno segno di andare, saluto calorosamente i miei nuovi amici.
Velocissimo il passaggio della frontiera turca; epico quello di quella iraqena.
Vengo dapprima invitato in una stanza per un colloquio. Mi viene chiesto, in un inglese stentato ma comprensibile, cosa vado a fare in Iraq, come sono a conoscenza del fatto che si possa entrare, quando voglio stare, ecc. Mi viene rilasciato un visto della durata di 10 giorni, con preghiera di non sconfinare nella parte araba del paese; aldilà dei ragionevoli dubbi sulla sicurezza nel circolare a Mosul, Kirkuk o Baghdad, il visto che mi hanno rilasciato ha valore solo nelle zone curde e potrei quindi venire arrestato se fermato in zone arabe. Compreso il concetto (del quale ero comunque a conoscenza) mi reco nella parte “calda”, ossia quella relativa allo sdoganamento del veicolo.
Mi accompagnano in un ufficio dove un ragazzo parla inglese e mi compila un modulo velocissimamente. Poi mi dice di andare da un'altro..e qui comincia l'odissea. Nell'altro ufficio nessuno mi considera (anzi, ho proprio l'impressione che facciano finta di non vedermi) e comincio a balzare come una palla da ping pong fra un ufficio e l'altro. Dopo un'ora vengo mandato da un altro uomo che mi tira fuori una decina di targhe iraqene. Sono tutte per auto, e sembra ci siano dei problemi (forse non puo' mettere una targa da auto sulla mia moto). Mi rimanda nell'altro ufficio, e in circa mezz'ora sbrigo la pratica (decidono di non darmi alcuna targa). Posso finalmente recarmi al gate d'uscita, dove gli ufficiali controllano la corrispondenza del mio mezzo con quanto dichiarato.

Verso le 21 sono finalmente libero. In pochi minuti sono a Zakho, la prima città. Un poliziotto mi indica un hotel dove mi accomodo, contento come una Pasqua. Qui la clientela e' di tipo business (anche se gli standard sono piuttosto bassi) e i prezzi pure; pago 25 USD per una camera davvero povera (dopo una trattativa estenuante)..ma chissenefrega, sono stanco morto.

Trovo il tempo per un giretto in città e decido di provare la famosissima pizza iraqena. Non essendo in possesso di dinari iraqeni, preferisco consumare prima la cena e poi chiedere se posso pagare in USD. La risposta è, chiaramente, affermativa anche se i gestori del negozio non fanno salti di gioia...
 
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10993387 Inviato: 24 Nov 2010 22:07
 

Martedi' 10 agosto 2010
I custodi fuori dall'hotel mi attendono trepidamente, per loro sono una novita' assoluta. Ingrasso la catena, aggiungo olio nel motore; operazioni che di solito svolgo in serata ma ieri ero veramente distrutto. Tutto sotto il “controllo” dei ragazzi dell'hotel.


Ho bisogno orgente di dinari iraqeni e credo che cambiare a Zakho sia una perdita di tempo. Mi dirigo quindi verso Dohuk, una citta' piu' grande e relativamente vicina dove senz'altro trovero' banche. La benzina per arrivarci ce l'ho. Sulla strada non c'e' un gran traffico...

Arrivo dunque a Dohuk in meno di mezz'ora.

Parcheggio la moto dove capita, e mi trovo di fronte ad una banca. Sfortunatamente non cambiano valuta straniera ma c'e' una donna che parla inglese. Mi indirizza allora verso il bazar dove – mi dice – e' possibile cambiare qualsiasi valuta. Seguo il consiglio e, malgrado qualche difficoltà nel trovare il posto, ottengo i desiderati dinari.
Una colazione abbondante in una pasticceria, dove vengo guardato malissimo (ma forse è pura curiosità) e riparto in direzione Atrush. Il mio obiettivo è quello di visitare Lalish, meta di preghiera della setta degli Yeziti, e di proseguire poi per Arbil. Il problema è che dovro' seguire le strade di montagna, in quanto le indicazioni stradali tendono a fare percorrere le piu' brevi e veloci strade che passano per l'Iraq arabo

che, come gia' detto, non posso percorrere. Mi trovo a pochi chilometri da Mosul, ma e' un altro “paese”. Mosul si trova nella provincia araba di Ninawa, nella quale non entrero'.
Le grandi città del Kurdistan iraqeno non sono cosi' male. Ci si aspetta di trovare un paese del terzo mondo, o quantomeno una sorta di “degrado”, ambientale e sociale, indotto dal pensiero della guerra che ha devastato questo paese. In realtà la zona è sufficientemente sicura ed il terrorismo, per ora non sembra essere un problema. Per mantenere la zona sicura è comunque necessario un impegno enorme da parte dei militari.

La strada per Atrush e' completamente priva di cartelli stradali; devo quindi chiedere, ad ogni bivio, la direzione giusta. Essendo i passanti pochissimi, per 2 volte sbaglio strada.



Giungo ad Atrush e realizzo che non c'e' nulla, sembra un posto fantasma! Solo una specie di forte, alla sommita' della collina, che decido di raggiungere perche' sto morendo di sete. Arrivo nel cortile, saluto educatamente e scrocco agli uomini di stanza almeno un litro d'acqua, che mi offrono con piacere, interrogandomi sulla mia provenienza. Parliamo per una decina di minuti (chiaramente senza capirci), ma alla fine mi indirizzano correttamente per Lalish.
Ogni 15 chilometri circa sono soggetto a pesanti controlli da parte dei militari, che in genere si comportano in modo amichevole. Chiedo piu' volte se Lalish si trovi nella parte araba o in quella curda e vengo rassicurato. Il posto e' interessante in quanto gli Yeziti sono stati, in passato, perseguitati dai musulmani che affermano essi adorino Satana (in realtà non e' proprio cosi').

In visita sembrano non esserci Yeziti; sono tutti turisti e c'e' una scolaresca in gita. Trascorro circa un'ora rispondendo alle domande di uno studente di Arbil che mi ha scelto per praticare l'inglese.
Riprendo il viaggio per la prossima destinazione, Arbil. Potrei raggiungerla attraverso due strade, ma la soluzione piu' breve sembra passare dalla parte araba quindi opto per la seconda.

In queste zone del mondo gli autogrill non sono segnalati come in Europa; occorre quindi prestare attenzione alle baracche adiacenti la strada, nelle quali spesso si trova ogni sorta di generi alimentari.

La strada e' splendida, il torrido caldo secco non da fastidio. Unica noia i ripetuti posti di blocco che rendono stressante il viaggio.



Giungo ad Arbil e mi dedico alla visita della città. Molto bella la piazza, la Grande Moschea e la cittadella, che pare comunque un po' troppo “ricostruita”.




Verso le 16 parto per Sulaymaniyah, direzione sud. Mi accorgo di essere in ritardo, in quanto al solito le strade di montagna sono piuttosto lente ed i controlli asfissianti. Arrivo in città alle 20 e mi precipito a cercare un negozio di informatica per acquistare una fotocamera (la mia non funziona più). E' tutto chiuso, mi insedio allora in un hotel dopo averne girati 3 (scartati perche' troppo dispendiosi), Anche qui, come ovunque in Iraq, l'offerta alberghiera è limitata e riservata ad una clientela business. Cena in centro, mi mescolo con i locali e mi godo un po' di relax pensando a quanto lontano sono da casa.Rientro in camera e...toh, la fotocamera riprende a funzionare:


Ultima modifica di vignovigno il 26 Nov 2010 9:15, modificato 1 volta in totale
 
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10993395 Inviato: 24 Nov 2010 22:07
 

Mercoledi' 11 agosto 2010
Il programma di oggi e' ambizioso; vogli dirigermi a sud, fino ad Halabja, dove Saddam ha sterminato migliaia di curdi. Poi a nord, e sconfinare in Iran.
Parto all'alba, come al solito, e per un'ora circa le strade sono piu' grandi del solito e le indicazioni buone. Poi piu' nulla..viaggio un'altra mezz'ora e mi fermo a rifornire

Per fortuna! Ho sbagliato strada (tanto per cambiare) e mi trovo a Darbandi-Khan, ultima cittadina in territorio curdo. Il prossimo villaggio sarebbe stato in Iraq arabo!
Non mi rimane il tempo per Halabja e mi dirigo quindi a nord, verso la frontiera iraniana di Piranshahr, che in base alle mie informazioni e' l'unica che accetta il mio Carnet de Passage.

A Sulaymaniyah, in netto anticipo sulla tabella di marcia, perdo 2 ore per trovare la direzione giusta. Devo andare verso Arbil, ma seguendo le indicazioni stradali passerei da Kirkuk (non posso); i passanti non sono d'aiuto, perche' non riesco a fargli capire che non posso passare da Kirkuk. Anche dicendo loro il nome di un villaggio che so essere sulla strada “buona” non sembra funzionare. Ma da tutte le situazioni stressanti se ne esce, basta pazientare.

Mi fermo per un drink e socializzo con i padroni. Gestiscono anche l'adiacente negozio di tazze per WC che mi invitano a visitare. Poi e' il momento delle foto di rito:

Mi lasciano un biglietto da visita, ed alla fine non riesco a pagare. Insisto fino allo stremo, ma mi offrono tutto. E' solo un antipasto dell'ospitalita' di questa gente...
Molto panoramica la strada che scende ad Arbil:


Da qui a Shaqlawaz non accade nulla di particolare, a parte un burlone che mi da un'indicazione errata e mi fa fare una decina di chilometri a vuoto. Poi, verso Rawanduz, comincia la roccia: un vero spettacolo.


Mi fermo spesso a fare foto; la moto e' molto carica quindi sul cavalletto sta poco inclinata. Cade...sara' la prima di una lunga serie. Attendo invano un veicolo, per farmi aiutare; dopo 10 minuti di attesa faccio il tutto da solo (una fatica bestiale).



Dopo una decina di minuti testo i miei jeans sul caliente asfalto iraqeno. In una curva a destra scivolo sull'asfalto reso viscido dalla polvere mossa dal vento. Durante da caduta, la cassa di destra tocca immediatamente in terra impedendomi di “staccarmi” dalla moto (ma proteggendomi anche dallo schiacciamento). Compio una specie di giravolta sull'asfalto, invadendo la corsia opposta; fortunatamente il traffico in queste zone e' quasi inesistente e le conseguenze della caduta sono solo qualche abrasione e una “limata” alla cassa.

Quando mancano circa 40 chilometri alla frontiera iraniana, vengo fermato da uno dei tanti check-points. L'ufficiale e' tutt'altro che amichevole e vengo portato in uno stanzino. Sul pavimento, teste di capra ancora sanguinanti e un paio di roditori morti. Probabilmente il frutto della “caccia” della giornata. Vengo perquisito in modo maniacale, cellulare, lettore mp3, tasche. Ascolta la mia musica. Tento di socializzare, gli sorrido...e lui niente! Incazzatissimo, continua imperterrito e mi fa svuotare le casse della moto con tutti i ricambi. Poi e' la volta dello zaino..trova la mia scatola di medicinali e mi guarda come fossi un terrorista. Sicuro di aver trovato qualcosa di sospetto, porta il tutto ai suoi superiori e torna nel giro di 5 minuti. Vengo invitato in un altra stanza, nella quale gli ufficiali sono sdraiati in terra e le mie medicine tutte sparse sul pavimento. Le guardano tutte..alla fine OK (come poteva essere altrimenti..?!??). Mezz'ora di orologio per ripristinare il mio carico, con l'ufficiale che cerca di aiutarmi per farsi perdonare.
Ho qualche problema ad uscire da Rawanduz; non che sia una metropoli, ma non ci sono segnali stradali e la gente non sembra sapere dov'e' Piranshahr; mi fermo comunque ad ogni incrocio perche' non voglio fare strada a vuoto. Dopo una mezzoretta circa, alla fine di una discesa, intravedo l'ennesimo posto di blocco. Mi fermo e..sono quelli di prima! Ho girato mezz'ora e sono tornato nello stesso punto. Gli ufficiali sorpresi mi chiedono perchè sono ancora lì..meno male che non parlo curdo, altrimenti non risponderei certo elegantemente! Cercano di indicarmi la direzione giusta e riparto verso il confine iraniano, che finalmente raggiungo nel tardo pomeriggio.
Il posto di frontiera fa sorridere per le dimensioni. C'e' qualche autocarro in colonna, ma sembrano tutti fermi e la mia moto e' sostanzialmente l'unico veicolo a richiedere il passaggio. Le cose sembrano molto veloci, consegno agli ufficiali curdi un voucher consegantomi all'ingresso nel paese e nel giro di qualche minuto vengo invitato a proseguire. Le cose non sono pero' cosi' semplici; in seguito subisco un controllo ben piu' stressante e burocraticamente impegnativo. Vengo “sballottato” fra 2 uffici 5 o 6 volte, esibisco ogni sorta di documento (manca poco che mi chiedano anche la tessera della biblioteca locale). Infine vengo fatto passare quando mostro la patente e lascio loro una copia. Al termine delle procedure, il capo del posto di frontiera mi chiede di posare con lui per una foto sotto al quadro di Massoud Barzani, leader curdo.

Gli iraniani intanto mi attendono trepidamente! All'apertura dei cancelli i giovani militari mi accolgono come un eroe. Tutti sono molto amichevoli, sbrigo le pratiche in un attimo e non mi perquisiscono neanche. Il capo mi trattiene nel suo ufficio per una mezz'ora, parlandomi in un inglese sofferto ma comprensibile dei problemi dell'Iran. Ne esco quasi commosso e scatto la foto del benvenuto in terra persiana:

Scendo a Piranshar e vengo fermato, dopo 3 minuti, dalla polizia..che fortunatamente vuole solo vedere la mia moto da vicino. Infatti in Iran non è permessa la vendita di motocicli di grossa cilindrata; si capisce quindi che questi suscitino grande curiosità. Ormai è buio e decido di fermarmi nella prima città, Neqedeh. Un po' complicato trovare l'unico hotel ma chiedendo ad una quarantina di persone riesco nell'intento. Gli impianti elettrici della camera non sembrano essere completamente a norma:

Il padrone e i suoi amici vogliono a tutti i costi farmi mettere la moto in garage ma insisto per lasciarla in strada (tanto qui la criminalità non esiste). Passo la serata in un negozio di generi alimentari, sottoposto al terzo grado da parte del nipote del gestore che pratica il suo inglese per la prima volta.

Ultima modifica di vignovigno il 26 Nov 2010 10:50, modificato 1 volta in totale
 
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10993402 Inviato: 24 Nov 2010 22:08
 

Giovedi' 12 agosto 2010
Al mattino non posso sfuggire alle foto di rito con il padrone, Mr. Zavadi:

Dopo un breve tratto di autostrada (forse 20-30 km), in direzione nord-est, mi trovo sulle sponde del Lago di Urmia:


Avrei programmato il periplo del Lago ma penso richiederebbe svariate ore, quindi mi dirigo a sud, verso Sanandaj. Prima sosta carburante in terra iraniana, imparo cose importanti:
- il carburante è razionato e per averlo serve una tessera magnetica (senza di quella, la pompa non eroga)
- ogni individuo ha a disposizione, trimestralmente, 160 litri di benzina a 1000 rial al litro (0,080 euro/litro) e, terminati quelli, 480 litri a 4000 rial al litro (0,32 euro/litro).
Se non si ha la tessera, in genere basta dirlo al benzinaio; ne ha QUASI sempre una. Il carburante si paga 4000 rial/litro anche se nella tessera si ha a disposizione a 1000 rial.

Viaggio sotto lo splendido sole del kurdistan iraniano, su una strada fantastica, completamente liscia. L'aria è piacevolmente fresca

e attorno a me scorrono personaggi, situazioni che il mio passaggio sembra turbare




A Mayer mi fermo per il pranzo (o almeno questa e' l'intenzione; e' iniziato il Ramadan). I ristoranti sono logicamente tutti chiusi e occorre fermarsi nei negozi di alimentari ed arrangiarsi. Mangio quindi quello che trovo (biscotti) e il tutto deve essere consumato all'interno del negozio. Inutile dire che i titolari dell'esercizio sono molto incuriositi dalla mia presenza e cominciano a tempestarmi di domande. Viene chiamato anche il solito nipote che studia inglese, e trascorro una bella oretta con loro parlando di ciò che c'è al di fuori dell'Iran. Il pasto mi viene offerto (non c'è modo di fargli accettare il mio denaro; ho insistito fino allo stremo).

Ancora a sud, direzione Hamadan e Arak (dove programmo di dormire). Il traffico è a volte intenso


Raggiungo Arak, c'è moltissima gente in strada e guidare non è affatto rilassante. Comincio a chiedere a tutti per un alloggio ma nessuno capisce, e non trovo neanche gente particolarmente gentile. Finalmente un poliziotto mi indirizza in fondo ad un vicolo dove mi sistemo. Prezzo molto alto per gli standard iraniani, e gestore veramente viscido. La camera è abbastanza buona ma, al momento dell'ingresso in bagno,vengo colto da un conato di vomito che trattengo a stento. Sembra che nessuno abbia mai tirato l'acqua, qui, e mai pulito il bagno.
Esco il prima possibile dal cesso (indico con tale parola il connubio toilet-camera) per un giro in città. Entro in un internet cafè, il ragazzo mi informa che facebook è filtrato ma se voglio me lo puo' “aprire”..rispondo che non mi interessa. In quanto straniero, vengo notato da una ragazza che si offre di aiutarmi: è di Arak ma studia a Vienna, e parla un perfetto inglese. Le chiedo consigli per la cena, mi indirizza ad un ottimo ristorante dove concludo la serata.

Venerdi' 13 agosto 2010
Ormai la sveglia all'alba e' una costante, non mi da minimamente fastidio. Un po' complicato uscire da Arak; chiedo a dei ragazzi che mi danno spiegazioni dettagliatissime (anche troppo..non mi mollano piu', e mi fanno anche uno schema!) e mi mettono sulla strada per la città di Khomein.



In Iran in generale le stazioni di riformimento non sono molto frequenti ma in questo tratto il problema è evidente. Sono costretto a usare la benzina delle taniche e arrivo in extremis a Golpayegan, dove c'e' un benzinaio. Il titolare pero' non ha schede a disposizione e mi trovo costretto ad attendere, insieme a due ragazzi in motorino, che un benefattore mi faccia rifornire con la sua scheda. Il benefattore non arriva; gli iraniani sono gentili, ma la benzina a disposizione è poca e nessuno accetta di 'donarmene' un po' (anche se faccio loro capire che gliela pagherei bene). Dopo circa un'ora e 30 minuti il padrone si presenta con una scheda (chissà dove l'ha recuperata) e posso cosi' proseguire il mio viaggio. In marcia verso Esfahan, la città più bella dell'Iran, dove sono già stato un paio di anni fa. Dal deserto spira una brezza rinfrescante che rende la corsa molto gradevole.

A Esfahan la sosta è d'obbligo. Devo necessariamente acquistare un po' di artigianato in rame (ma oggi è venerdi' e il bazar è chiuso; dovrò arrangiarmi con quello che c'è) e fare qualche foto nella stupenda piazza dell'Imam. Terminati gli acquisti, mi presento in moto davanti alla stazione di polizia della piazza e li supplico di farmi entrare (l'accesso alla piazza è proibito ai veicoli). Evidentemente gli sono simpatico, non c'è neanche bisogno di insistere!



Di nuovo in viaggio, direzione Yazd. Dalla mappa sembra che da ora in poi inizi il deserto, quello vero; ma il traffico intenso e i centri abitati piuttosto frequenti non danno certo l'idea di essere fuori dal mondo.





Giungo a Yazd nel primo pomeriggio; partire all'alba è stata una gran cosa. Mi emoziono, alla vista in lontananza dell'Amir Chaghmagh, la misteriosa costruzione simbolo della città.


Sebbene in città esistano sistemazioni molto spartane, che in genere preferisco, mi insidio al Silk Road Hotel per due motivi. In primis, gustare ancora una volta il loro strepitoso stufato cammello; poi vedere se c'è qualche overlander (da quanto ne so sono soliti incontrarsi lì).
Muoversi in moto nella città vecchia di Yazd è semplicemente fantastico. Sembra di tornare indietro di mille anni.

Una bella doccia e un bello stracotto di cammello, per rifocillarsi. Poi..l'incredibile! Un anno fa incontrai a Moynaq (sul lago d'Aral, in Ubekistan) due ragazzi francesi in tenda. Ora me li ritrovo a pranzo al Silk Road hotel di Yazd! E parlando..scopro che hanno fatto lo stesso mio trekking in Sikkim, in marzo, ma 5 giorni dopo di me...il mondo è davvero piccolo!
Il frigorifero del Silk Road porta i segni degli overlanders che hanno voluto lasciare qualcosa a testimonianza delle loro imprese. Non puo' certo mancare la firma del Tingavert (in basso a sinistra). Avevo solo l'adesivo del 4° tingaraduno..eventualmente chi di voi passerà in zona si ricordi qualche adesivo! icon_wink.gif

Mezza giornata e serata passata alla riscoperta di questa fantastica città, e a dialogare con il simpatico e disponibilissimo padrone del Silk Road.






Ultima modifica di vignovigno il 7 Dic 2010 18:46, modificato 7 volte in totale
 
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10993413 Inviato: 24 Nov 2010 22:09
 

Sabato 14 agosto 2010
Anche oggi, e da ora in poi sempre, partenza prestissimo. Direzione Bam. Un alba che mi lascia senza parole:



Nel frettempo, comincia il deserto “vero”; l'aria pero' è fresca, direi quasi “freddina”. Ma va bene cosi', visto l'inferno di calore dei prossimi giorni...


Appena posso, mi infilo nei villaggi a fianco della strada e giro senza meta fra la curiosità dei locali, che vorrebbero sempre mi fermassi da loro per un pasto:


Giungo a Kerman verso mezzogiorno e consumo un pasto in una specie di minimarket. Qui il clima cambia improvvisamente; fa parecchio caldo e le ore di guida cominciano a farsi sentire. All'uscita della città, a causa di una distrazione, rischio un tamponamento rovinoso; freno, mi parte l'anteriore, mollo per evitare la caduta ma pronto al tamponamento..a quel punto l'auto davanti parte e me la cavo per miracolo. Ancora una volta un rischio mi fa passare la stanchezza. Mi torna istantaneamente in mente che guido senza assicurazione a migliaia di chilometri da casa...e' fondamentale prestare la massima attenzione!
Continuo la marcia, nel deserto, verso Bam. Mi fermo spesso, a incontrare e fotografare personaggio e situazioni:



Giungo a Bam ma fatico un po' a orientarmi; per prima cosa vado a vedere, da fuori, la cittadella ( o meglio, cio' che ne rimane dopo il disastroso terremoto del 2003):


Mi insedio poi alla Akbar Guesthouse e cambio olio alla moto; mi accorgo di un piccolo trafilamento (c'e' una guarnizione che perde), ma siccome il consumo di olio è tollerabile decido di non intervenire.

Mi lancio nell'esplorazione di Bam. Della cittadella, come dicevo, e' rimasto ben poco. Anche i turisti se ne sono andati:


Cammino fino alla sommità, nelle macerie. Pensare che quei gradini sono stati percorsi da Marco Polo, mi emoziona un po'...
Al di fuori della cittadella, c'e' una città “viva”, nuova e con tanta voglia di rinascere e dimenticare.


Non riuscendo a trovare la via del ritorno, approfitto della gentilezza di un ragazzo che mi porta alla guest house in moto. Sulla porta il vecchio Akbar (il padrone della guest house) non trattiene la sua disapprovazione. Sono l'unico turista oggi e il padrone ha una voglia matta di parlare.
Akbar parla un perfetto inglese; faceva il docente a Shiraz ma ha sempre amato viaggiare, conoscere il mondo e i popoli. Per questo, ha costruito una guest house qui, nella sua città natale. Prima del 2003 era solito ospitare una trentina di turisti a notte. Nel terremoto perse la guesthouse, 46 parenti, e un numero imprecisato di amici e conoscenti. Con una forza di volontà ammirevole, ha ricostruito tutto; una nuova struttura, piu' grande e robusta della precedente. E parla del terremoto, di quella immane tragedia, con il sorriso sulle labbra. I turisti non vengono più, e non verranno, perchè la cittadella non verrà mai restaurata. In lui, una strana miscela di ottimismo e rassegnazione. Una splendida serata, passata sorseggiando the ed ascoltando le parole di un saggio, di un uomo di altri tempi.
E' ora di dormire; da domani non saro' piu' libero di muovermi autonomamente (ad est di Bam tutti i movimenti degli stranieri devono essere concordati con i militari). Mi attende una notte infernale; un caldo atroce, senza acqua. Nel cuore della notte ho lingua, bocca e gola completamente secche. Il suono della sveglia alle 5.30 è una liberazione.

Ultima modifica di vignovigno il 26 Nov 2010 14:26, modificato 1 volta in totale
 
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10993414 Inviato: 24 Nov 2010 22:09
 

Ma tu sei un MITO !!! icon_eek.gif icon_eek.gif 0509_doppio_ok.gif 0509_doppio_ok.gif 0509_doppio_ok.gif 0509_doppio_ok.gif
 
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10993416 Inviato: 24 Nov 2010 22:09
 

Domenica 15 agosto 2010
La polizia mi attende davanti al cancello della guest house e mi invita a seguirla. Ci muoviamo praticamente a passo d'uomo; sono gia' stressato ora (se sapessi cosa mi aspetta..)

Percorriamo forse 5 km e ci fermiamo in mezzo al nulla per il cambio scorta. Sostanzialmente, la scorta vera e propria viene affidata all'esercito; la polizia ha il compito di scortare solo all'interno dei centri abitati.

Da qui in poi, in direzione Zahedan, comincia un'odissea pressochè infinita di attese snervanti, fame, sete. Vengo scortato, in genere, da pick-up carichi di militari, che devo seguire fra una caserma e l'altra. Ad ogni caserma c'e' il cambio e i tempi di attesa variano da 10 minuti a 2 ore. Impossibile proeguire soli perche' il passaporto mi è stato confiscato a Bam e se lo passano se varie pattuglie. Impossibile mangiare (oltre a non esserci negozi, siamo in pieno Ramadan); anche bere è un impresa..devo scroccare l'acqua ai militari.








Capita un paio di volte, per fortuna, che durante le attese snervanti sia presente anche una pattuglia della polizia stradale (viaggiano su vetture Mercedes bianche). I ragazzi della stradale (tutti in servizio di leva, come i militari) sono generalmente laureati e spesso parlano inglese. Riesco così a fare qualche incontro interessante e a conoscere qualcosa di questa zona decisamente inospitale.

Riesco a mangiare qualcosa in una specie di baracca in mezzo al deserto, mentre attendo l'ennesimo cambio scorta. Un militare cattura un uccello e lo mostra orgoglioso.


A Tal Siyah la situazione più stressante; appena fermi mi cade la moto. Poi attendo quasi due ore prima di proseguire per Zahedan e la scorta che mi viene affidata è tutt'altro che amichevole.


Arriviamo finalmente a Zahedan. Sono ancora molto lontano da confine pakistano e vista la velocità alla quale avanzo, mi rendo conto che nella giornata di oggi è impossibile arrivare a Nuk Kundi, come avrei programmato. Ci fermiamo alla principale caserma della città, con il capo che continua a guardarmi malissimo. A un certo punto chiedo informazioni e lui mi dice “hotel Zahedan”...mi viene quasi da piangere! Sono le 14 circa, non vedo perchè dovrei dormire qui e non proseguire verso il confine!!!

Attendo un'eternità. Ad un certo punto, si parte..un viaggio di 2 chilometri forse. Ci fermiamo in mezzo a una rotonda, sono invitato ad entrare in un gabbiotto della polizia. All'interno, un ragazzo di leva (18 anni forse) e un capo della polizia al quale viene consegnato il mio passaporto. Veniamo lasciati soli dai militari. Qui l'attesa è di altre 2 ore, di fronte al capetto che sfoglia 500 volte il mio passaporto, e mi chiede “Pakistan?”. Penso di impazzire, ogni volta che parte dalla prima pagina e lo sfoglia lentamente. Nel frattempo il giovane ragazzo si toglie gli anfibi per coricarsi in una branda e la piccola stanza diviene invivibile. Un fetore nauseabondo, per abituarsi al quale serve qualche minuto. Uscendo dal box e rientrando si rischierebbe certamente un malore.
Dicevo quindi, 2 allegre orette se ne vanno anche qui prima che giungano altri militari ad accompagnarmi alla frontiera.


Stress a parte, il paesaggio è fantastico. Alla mia destra, l'area delle “Black Mountains”, nella quale si dice non esista alcuna legge se non quella delle armi.

Di nuovo fermi in mezzo al deserto...mi viene da piangere. Altri 40 minuti, dopodichè un militare sale con un camionista ed io sono invitato a seguire il mezzo.

Manca pochissimo al confine, comincio a pensare di avercela fatta, e di potere sconfinare oggi stesso. Niente affatto, vengo accompagnato in una remota caserma a pochi passi dal confine dove attendo un'altra ora, in compagnia dei simpatici ragazzi di leva, senza capire assolutamente nulla di che ne sarà di me.


Scopro qui che la dogana è chiusa (chiude presto al pomeriggio) e quindi devo dormire a Mir Javeh, un paesino distante pochi chilometri. Vengo obbligato a caricare un militare armato fino all'alloggio...una situazione decisamente divertente!

Avendo programmato di sconfinare oggi, non ho abbastanza soldi per pagare l'alloggio ma i padroni mi vengono incontro e mi offrono anche la cena. Brave persone; seppure il dialogo sia nullo o quasi, rimarro' in contatto con loro in futuro.

Domani mattina alle 8 ho appuntamento con i militari per raggiungere la frontiera.

Ultima modifica di vignovigno il 26 Nov 2010 14:30, modificato 1 volta in totale
 
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10993427 Inviato: 24 Nov 2010 22:11
 

Lunedi' 16 agosto 2010
Attendo una decina di minuti nel cortile dell'alloggio; dei militari neanche l'ombra. Poiché il passaporto me l'hanno ridato, parto senza di loro verso il confine. Dopo un paio di km c'e' un posto di blocco e mi preparo per una gran sgridata..o peggio. Invece nulla. Mi fanno andare e giungo finalmente all'agognato confine pakistano.
Tutto liscio dalla parte iraniana, velocissima sia la timbratura del passaporto che la compilazione del Carnet del Passage. Varcato il cancello pakistano, mi accorgo subito che sono entrato in un altro mondo. Sembra di scendere un gradino, percepisco immediatamente di essere in un paese del terzo mondo. Il posto doganale è affollatissimo; fuori dalla porta un ragazzo su uno sgabello esegue un primo controllo dei passaporti. Con il mio mezzo, e in qualità di unica persona a non indossare il kurta vengo immediatamente identificato e vengo accomodato con priorità dai gentilissimi funzionari. Anche qui il passaporto mi viene timbrato rapidamente; i problemi iniziano successivamente. Infatti anche qui è obbligatorio procedere con una scorta, per organizzare la quale vengono compilati manualmente una decina di moduli. Dopo circa un'ora di attesa, vengo “consegnato” a 2 poliziotti della “Baluchistan Levies”, che cercano di spiegarmi come funziona la scorta. Parlano quasi solo urdu e la comunicazione non è semplicissima..ma si fa quel che si può. Infine vengo fatto uscire dal posto di frontiera e inviato verso un'altra struttura dove mi viene compilato il Carnet.
Mi viene affidato, per la scorta, un individuo dall'aspetto altamente professionale

Mi muovo con lui per il centro di Taftan, fino al Bazar dove posso fare cambiare qualche soldo e fare benzina. La curiosità che suscito fra i locali è indescrivibile




L'uomo della scorta è a mio avviso troppo pesante per potere affrontare un viaggio del genere in due in moto (quasi 700 km). Si decide quindi di fare viaggiare il soldato su un autobus che io dovrò seguire.

Si parte, a mezzogiorno passato, sotto un sole cocente. L'aria caldissima mi brucia quasi le mani, e la sabbia del deserto mi riempie naso e bocca

Dopo qualche decina di chilometri ci fermiamo ad un posto di blocco dove vengo invitato a firmare. I militari cambiano l'uomo addetto alla mia scorta e possiamo proseguire. Sfrecciando sulla Kidnapping Highway verso Nok Kundi può capitare di forare


Ma i pakistani sono gente che sa come risolvere rapidamente i problemi:

Il soldato prima si gode un po' di riposo all'ombra

Poi mi da qualche dritta sul comportamento da seguire in caso di imprevisti

Ripartiamo nel giro di poco, mentre il deserto si fa sempre piu' bello



A Nok Kundi è già ora di rifornire di nuovo. La benzina è ampiamente disponibile; sarebbe magari opportuno filtrarla..ma il Dominator non è schizzinoso..


Il viaggio è comunque lento, perche ad ogni posto di blocco veniamo fermati e perdiamo decine di minuti a causa mia. Ogni tanto si attraversano villaggi


A questo punto la mia macchina fotografica si stanca della sabbia e smette di funzionare. Sembra una cosa riparabile ma non posso fare foto.
I passeggeri dell'autobus non sembrano apprezzare le lunghe soste ai posti di blocco, per causa mia. Si fa buio, e all'ennesima sosta la loro pazienza supera il limite. Scendono in una decina, cominciano a discutere animatamente con la guardia, che chiaramente mi difende. La situazione è piuttosto “calda” e cerco, per quanto possibile, di mediare educatamente. Mancano ancora moltissimi km a Quetta e chissà quanti posti di blocco..la situazione potrebbe degenerare. Propongo allora di dormire alla prossima postazione di militari; i passeggeri mi ringraziano calorosamente.
Mi insedio quindi in questo posto accogliente, in compagnia dei militari che si mostrano subito socievoli.

Socializzo in particolare con uno di loro, tale Zeman, che parla qualche briciola di inglese. E' incuriosito dal mio telefono e dal mio IPOD: gli faccio sentire un po' di musica italiana, ne rimane entusiasta al punto di chiamare il suo capo ad ascoltarla. Qui non se la passano molto bene; brande, armi e sabbia, per giorni e giorni. Questi uomini non rivedranno la loro famiglia prima di due settimane.
Preparo il mio letto finchè ci si vede

Mi viene offerta una cena semplice ma gustosa, a base di spezzatino e chapati. L'acqua potabile è stipata in grandi taniche, che vengono riempite da autocarri provenienti da Quetta una volta ogni tanto. La si prende direttamente con il bicchiere.
La sera non faccio tardi..alle 21 sono già nel mio sacco a pelo. Il romanticismo di quel momento, fatto da un cielo tempestato di stelle, la luna a metà, una leggera brezza ed un silenzio assoluto costituirà uno dei più bei ricordi di quest'avventura estiva.

Ultima modifica di vignovigno il 7 Dic 2010 18:43, modificato 2 volte in totale
 
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10993433 Inviato: 24 Nov 2010 22:11
 

Martedi' 17 agosto 2010
Meno male che albeggia. Se ieri sera era il momento del romanticismo, ora è il momento di realizzare che ho dormito praticamente su sassi..ho la schiena distrutta. Non vedo l'ora di mettermi in moto per riposarmi un po'!
Qui la colazione non è compresa e mi preparo subito per la strada. Inspiegabilmente, i militari mi fanno cenno che posso andare (senza scorta) e non me lo faccio dire due volte!
Sono così, per la prima volta in Pakistan, libero. Mi fermo nei villaggi e mi godo questo ambiente così diverso da quello al quale sono abituato.


Ad un tratto vedo una bottega e faccio un'inversione a “U”; ma in mezzo alla strada mi cade la moto. Sopraggiunge un ragazzo in motorino che mi aiuta ad alzarla e mi sgrida..
Avvicinandosi a Quetta, la strada sale fra splendide montagne spoglie. Poi c'e' un pezzo di pseudo autostrada, non a pagamento per le moto. Infine, un posto di blocco al quale vengo tenuto fermo per 2 ore circa. Per entrare in Quetta è necessaria la scorta, che deve arrivare direttamente dalla città. Quindi i tempi di attesa sono lunghissimi. Socializzo con i militari, che stavolta sono un po' “pesanti”. O forse sono io che sono un po' nervoso...
Arriva finalmente il pick-up che mi scorterà fino in città. Due uomini in cabina, e due sul cassone; dei due sul cassone, uno sta in piedi e punta il kalashnikov davanti. L'altro sta seduto e punta me per difendermi – mi spiegheranno poi – da eventuali attacchi laterali. Questo tratto di strada di pochi km è infernale. La città sembra un campo profughi; il traffico è ai livelli di Kathmandu e la guida a sinistra non mi agevola di certo. Non oso immaginare cosa sarebbe stato se avessi deciso di seguire il bus ieri sera..sarei arrivato qui a tarda notte!
Il pick up viaggia, a sirene spiegate, a 10 all'ora circa; faccio fatica a stare in piedi. Gli occhi della gente sono tutti su di me. Onestamente non vedo l'ora di arrivare per uscire da questa situazione! Finalmente, dopo circa 30 minuti, arrivo all'hotel Bloom Star.
Subito mi viene data la brutta notizia: non è possibile attraversare la valle dell'Indo a causa dell'alluvione. Ci sarebbe, forse, una strada che passa da Nord ma agli stranieri non è permesso percorrerla; si potrebbe chiedere un permesso speciale in un apposito ufficio.
Mi sistemo velocemente in camera dopodichè mi precipito al bazar in cerca di una fotocamera. Trovo cio' che cerco da un commerciante cinese, una Kodak che sembra funzionale, per una quarantina di euro. Ecco come lavora:



Come base di partenza per cercare di risolvere il mio problema penso sia saggio presentarsi alla massima autorità di polizia della città per avere notizie in inglese e, possibilmente, ufficiali. Il fido tuk-tuk mi porta ovunque


Alla stazione di polizia mi viene riferito che l'Indo non si passa – mi vengono mostrate le foto della strada sommersa da 3 metri d'acqua. Ma mi garantiscono che le ferrovie funzionano e mi consigliano di recarmi in stazione per organizzare il trasporto della moto. La speranza dura mezz'ora, forse meno; la stazione è chiusa, la via ferrata per Lahore assolutamente impraticabile.
Penso quindi di provare a sentire la compagnia aerea di bandiera Pakistan Airlines (PIA) per un eventuale trasporto della moto.


Trovati gli uffici e la persona incaricata ai trasporti merce (mi ci è voluta una mezz'oretta), mi vengono prospettate le seguenti soluzioni:

- trasporto della moto via aerea a Islamabad; a Lahore non possono portarla direttamente perche' il volo Quetta-Lahore viene effettuato da aerei piccoli. Quindi dovrei mandarla prima a Islamabad, poi a Lahore, spendendo un capitale. Oppure guidare da Islamabad a Lahore (ma nessuno sa se le strade sono praticabili)
- trasporto della moto a casa (molto costoso)

In entrambi i casi, dovrei fare prima una cassa di legno (loro non ne ne occupano), poi portare il mezzo alla dogana (che non è in aeroporto) e infine in aeroporto. Esco dagli uffici della PIA piuttosto demoralizzato; ho una mezza idea di lasciare qui la moto, volare a Lahore e proseguire in autobus per Delhi (da dove ho il volo di rientro).
Simpaticissimo e disponibilissimo comunque il ragazzo dell'ufficio spedizione merci, che mi accompagna verso il centro della città.

Esploro un po' il centro di questa strana città, dove non si vedono né stranieri né donne.









Nel tardo pomeriggio c'e' molto movimento nella zona dei ristoranti in preparazione della cena. Arrivano le 19.00 e finalmente si puo' mangiare qualcosa di serio. Entro in uno dei tanti ristoranti ma è un po' presto e sono il solo a sedermi. Entrano 4 uomini che cominciano a discutere con il padrone, e mi guardano di tanto in tanto con espressioni decisamente ostili. Non vedo l'ora che mi arrivi la cena per portarmela via..il posto non mi piace e passano minuti lunghissimi. Finalmente, dopo una decina di minuti, posso andarmene.
Sulla strada per l'hotel, c'e' uno che commercia auto. Mi fermo e gli chiedo se la mia moto puo' interessargli; la viene a vedere all'hotel e sembra interessato. Mi da appuntamento da lui, dopo cena, per parlarne insieme ai suoi soci.
Mi presento dove convenuto, vengo fatto entrare in un cortile e accomodare su dei cuscini. Siamo in 8-9, chiedo informazioni a due uomini che però sono talmente drogati da non riuscire neanche a parlare. Prende allora la parola un'altro, che si atteggia da boss ma che non mi piace particolarmente. La situazione è veramente brutta è cerco in tutti i modi di andarmene. Riesco a farlo convincendo il “boss” a venire a vedere la moto all'hotel. Anche a lui piace e mi propone 6-700 USD. Il problema è che al ritorno in Italia, non essendo il Carnet de Passage chiuso, mi verranno fatte pagare le spese di esportazione e importazione, garantite dalla mia fidejussione di 3000 euro, quindi sono un po' titubante. Il boss cerca di convincermi, dicendo che possiamo andare dalla polizia, pagare una bustarella e fare scrivere sul Carnet che la moto è andata distrutta. Chiaramente non è una strada che intendo percorrere e mi congedo, riservandomi il tempo per pensarci.
Dopo una mezz'oretta mi raggiunge in hotel un altro commerciante di auto, Abdul, che parla inglese benissimo e mi chiarisce la situazione. Dice che il problema del Carnet c'è, ed è un problema mio; apprezzo la sua sincerità e rimaniamo d'accordo di vederci domani alle 12.00.

Ultima modifica di vignovigno il 7 Dic 2010 18:44, modificato 3 volte in totale
 
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10993435 Inviato: 24 Nov 2010 22:12
 

Mercoledi' 18 agosto 2010
La notte ha portato consiglio. Avevo scartato a priori la soluzione di tornare indietro in moto perchè ho giù usato il mio visto iraniano, ma qui a Quetta c'è il consolato e decido di andare a chiedere se è possibile avere un visto rapidamente.
Arrivo là..ci sono centinaia di persone in fila. Desisto immediatamente, se mi mettessi in fila sarei probabilmente servito fra 3 giorni. E questo solo per un'informazione!



Rientro in centro in tuk tuk...onestissimi gli autisti, non accettano mance; mai visto da nessuna parte.

Passo da una biglietteria area e prenoto un volo Quetta-Karachi-Dubai-Milano per 515 euro. Se decidero' di vendere la moto, me ne volero' a casa.




In tarda mattinata torno al consolato iraniano. In effetti è la mia migliore possibilità, devo cercare almeno di parlare con un funzionario. Miracolosamente, sono in chiusura e non c'è assolutamente fila! Mi dicono che per 100 euro possono farmi il visto domani, ma insisto per averlo oggi e accettano. Vado a fare un paio di foto e gliele porto, mi dicono di ripresentarmi alle 17.
Torno in hotel tutto contento e incontro 5 uomini del Bangladesh che stanno portando un Pajero da Londra a Dhaka. Loro hanno tempo, e proseguirano verso est, su una strada alternativa Zhob-Peshawar-Rawalpindi. Per passare di li', si sono fatti fare un'autorizzazione da un reparto speciale; comunque non c'e' garanzia che le strade siano percorribili.
Mi viene in mente allora che potrei unirmi a loro, viaggiando con al stessa scorta; mi reco immediatamente al quell'ufficio per ottenere l'autorizzazione ma, dopo un interrogatorio di 20 minuti, si accorgono che l'incaricato non ci sarà fino a domani..impossibile dunque ottenere il permesso.
Passo le ultime ore della giornata facendo il turista per Quetta


Al bazar incontro Abdul e gli comunico che tornero' in Italia in moto e che quindi non è piu' in vendita. Lo invito a bere qualcosa e lui accetta..ma prima passiamo da casa sua, deve deporre il fucile (!). Gli spiego tutto e finisco invitato da lui per cena.
Accettato l'invito con entusiasmo vengo fatto accomodare in una grande sala. Insieme a noi, il fratello, il padre e il figlio del fratello che dorme indisturbato

Di donne nemmeno l'ombra. Sono tutte nella stanza adiacente che cucinano per noi ma non me le mostrano mai. Il bambini (uno dei quali sordomuto) fanno la spola fra la stanza e la cucina per servirci il cibo. La serata scorre veloce mentre dialoghiamo di politica estera e della situazione qui in Baluchistan; è estremanente interessante parlare di temi del genere con integralisti musulmani, in perfetto inglese. Si fa tardi, e Abdul non mi lascia raggiungere l'hotel a piedi perchè sostiene che potrebbe essere pericoloso. Mi accompagna allora con la sua vecchia auto fino al parcheggio interno dell'hotel Bloom Star. Qui mi consegna dei fossili che ha raccolto sulle montagne al confine con l'Afghanistan; peccato che io non abbia nulla da dargli, ma rimarro' in contatto con lui in futuro.
Un serata indimenticabile.
 
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10993443 Inviato: 24 Nov 2010 22:13
 

Giovedi' 19 agosto 2010
Sveglia all'alba per l'inizio del viaggio di ritorno. La polizia ha pensato bene di farmi partire insieme ai ragazzi del Bangladesh per coordinare meglio la scorta

Veniamo scortati fino alla barriera della città insieme, poi io proseguo in una direzione e loro si fermano ad aspettare un'altra scorta.



Inizio la discesa dalle montagne di Quetta verso il deserto del Baluchistan



Ad un tratto siamo costretti a fermarci a causa di un autocarro impegnato in una improbabile manovra (io passerei tranquillamente ma la scorta non mi lascia andare)


Dopo una ventina di minuti passiamo. Un paio di chilometri..e la scorta mi lascia andare! E' piuttosto difficile capire come funziona l'obbligo di scorta...
Ho qualche problema con le casse della moto in quanto la caduta in Iraq ha danneggiato i supporti. Successivamente le cadute della moto hanno aggravato la situazione; per fortuna ho parecchie cinghie e riesco a sistemare la faccenda.

I benzinai in queste aree sono piuttosto diversi da come siamo soliti immaginarli..


E la curiosità della gente nei miei confronti è davvero forte. Mi fermo in un negozietto

ma quando mi giro verso la porta..mi sento un po' osservato!

Percorro un centinaio di chilometri da solo fino al posto di blocco di Chagai. Qui vivo una delle situazioni più stressanti dell'intero viaggio; il militare vuole registrare da solo i miei dati (di solito lo fanno fare a me) e mi tiene fermo 1 ora e 30 minuti..alterno voglia di piangere e disperazione a rabbia incontenibile..ma ci vuole PAZIENZA.
Dopo qualche chilometro non mi è più consentito proseguire da solo e mi danno un soldato che propongo di caricare (memore dell'esperienza con l'autobus).


Proseguiamo, fermandoci di tanto in tanto per una rinfrescata nei villaggi dove i bambini ci accolgono con gioia



Ad ogni sosta in pieno deserto, il soldato cerca avidamente l'ombra

Arriviamo a Dalbandin, alla stazione di polizia. Qui vengo fatto accomodare in una stanza dove militari amichevoli mi invitano a riposare e a rimanere per la notte poiché – dicono – il confine di Taftan è ancora lontano. Dico loro che voglio tassativamente arrivarci entro sera...mi fanno allora preparare un altro soldato, mentre io gioco con i Kalashnikov


Ripartiamo. Ora viaggiamo veloci, il soldato è giovane e ha fretta anche lui (arrivati a Taftan lui dovra' tornare a Dalbandin). Percorro i 300 km che ci separano dal confine alla massima velocità (circa 120 km/h)


Le solite soste nei villaggi


e nel deserto


Cerco di andare al massimo, ma il sole è più veloce di noi


Finalmente arriviamo a Taftan. Come al solito, alla caserma della polizia. E' già buio e si può mangiare; vengo invitato a dividere la cena con loro, a base di spezzatino, chapati e uva.


Alla fine della cena, vorrei dare qualcosa al capo della polizia per ringraziare della gentilezza ma rifiuta categoricamente (come mi aspettavo). E' imbarazzante ricevere qualcosa da chi ha così poco...
La caserma della polizia è chiusa da un cancello; all'interno ci sono 3 celle le cui porte vengono tenute aperte. I detenuti circolano quindi liberamente tra di noi e vogliono tutti parlare con me! Si fa tardi e mi viene riservato un pick-up sul quale dormire. I detenuti vengono chiusi nelle celle e tutti si mettono a letto fino alle 3 circa, ora della preghiera.

Ultima modifica di vignovigno il 7 Dic 2010 18:45, modificato 2 volte in totale
 
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10993452 Inviato: 24 Nov 2010 22:13
 

Venerdi' 20 agosto 2010
Alle 7 sono in piedi ma l'ufficio doganale apre alle 9. Ho un po' di tempo per esplorare le meraviglie della città di Taftan



Alle 9 come promesso aprono gli uffici e sbrigo le formalità relative al veicolo. Anche il passaporto mi viene timbrato velocemente; devo solo attendere l'apertura dei cancelli iraniani

Anche dalla parte iraniana le pratiche burocratiche non richiedono troppo tempo. Ma sono comunque bloccato perchè mi sequestrano immediatamente il passaporto nell'attesa di darmi un soldato da caricare.
Dopo un'ora circa ho il soldato e viaggiamo in due fino a Zahedan.

La nota positiva è che ho raggiunto Zahedan velocemente; ma da qui un poi è un film già visto. Interminabili attese nei cambi scorta e stress alle stelle.




Incontro numerosi soldati che ho conosciuto all'andata e che sono stupiti di vedermi..e' difficile spiegargli perche' sto tornando indietro, ma loro fingono di capire. Uno di loro ha le labbra distrutte dal sole e gli regalo il mio Labello..credo, dalla sua espressione, di avergli fatto un piacere enorme.
A sera inoltrata arrivo a Bam, da Akbar che mi accoglie incredulo. Gli spiego tutto, mi porta a mangiare in auto e torniamo alla guest house dove dialoghiamo tutta la sera insieme a due altri ospiti di Tabriz.
All'andata ho viaggiato fino a Bam senza scorta ma avrei dovuto averne una, per la tratta Kerman-Bam. Ho quindi il sospetto che domattina la polizia non mi lascerà andare solo fino a Kerman!
Imploro Akbar di non dire alla polizia il mio orario di partenza ma lui dice che è obbligato; potrei partire prima ma non vorrei che gli facessero storie...

Sabato' 21 agosto 2010
La polizia è puntualissima alle 6 davanti ai cancelli della Guest House e partiamo immediamente in direzione Kerman. All'uscita di Bam, come da copione, ci fermiamo per aspettare un pick-up di soldati. Procedo poi con loro (io davanti) ma, a differenza di altre volte, non mi prendono il passaporto. Nel frattempo il traffico si è un po' intensificato e comincio a sorpassare staccando il pick up..viaggio al massimo che posso e dopo un po' vedo che mi hanno lasciato solo.
Finalmente sono libero di viaggiare come mi pare! Mi fermo a Yazd, dove ho qualche problema a cambiare euro in rial. Per il resto viaggio tranquillo fino a Kashan.




Arrivo in centro a sera e chiedo informazioni per orientarmi. Si ferma un ragazzo un motorino che parla inglese e mi accompagna ad un hotel. Giunti là, mi confida che gli farebbe piacere ospitarmi ed io.. accetto. Alireza vive con i suoi genitori, la sorella ed il nipotino. La sua splendida casa è in centro a Kashan, in una nuova area recentemente edificata. Dopo una doccia mi fa accomodare in una grande sala dove consumiamo la cena preparata da madre e sorella.



Durante la cena vengo tempestato di domande da parte dei suoi genitori ed Alireza traduce diligentemente. E' ancora presto per dormire, ed il ragazzo mi propone un giro in centro con il suo motorino e un minitour della città. Purtroppo però è quasi tutto chiuso, compreso il bazar; serata comunque divertente, e con una guida d'eccezione.


Al ritorno spendiamo qualche minuto in compagnia della sua famiglia e di una amica che è venuta a visitarli, dopodichè ce ne andiamo a letto. Alireza mi offre la sua camera e dorme in sala.
 
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10993459 Inviato: 24 Nov 2010 22:14
 

Domenica 22 agosto 2010
Sveglia all'alba, tanto per cambiare. Anche se tutta la famiglia si e' alzata nel cuore della notte per la preghiera, si alzano con me. La madre di Ali' insiste per prepararmi la colazione finché non sono costretto ad accettare (a dire il vero non mi dispiace; in tempo di Ramadan non e' facile mangiare durante il giorno). Mi accompagnano fuori e guardano mentre controllo la moto (olio motore e olio catena), attendendo la mia partenza. Quando sono pronto, la madre di Ali' vuota mezza bottiglia d'acqua di fronte alla mia ruota anteriore, pronunciando qualche frase. E' una specie di benedizione. Saluto tutti e ci promettiamo vicendevolmente di rimanere in contatto.

Oggi vorrei arrivare a Miyaneh (poco prima di Tabriz) percorrendo la costa caspica. Sulla strada c'è Qom, vorrei tanto visitarla ma, essendo la città più consevatrice dell'Iran, ho paura che il mio abbigliamento e il mio “presentarsi in moto” non sia gradito. Ma non posso lasciarmi sfuggire quest'occasione e mi fermo a visitare l'Holy Shrine.


Al momento di ripartire, una pazza comincia a urlarmi frasi incomprensibili; ride, poi urla ancora..mi chiede da dove vengo, e urla. I passanti non sembrano divertiti dalla cosa, anzi, mi guardano male. Tolgo quindi il disturbo rapidamente.
Sulla via per Tehran ho un dialogo visuale di una decina di minuti con un ragazzo incuriosito dal mio mezzo. Mi fotografa ripetutamente mentre, viaggiando, mostro il pollice in alto; io gli chiedo lo stesso:

La polizia mi spiega a strada per Karaj ma mi sbaglio ed arrivo alla barriera di Tehran

Perdo più di un'ora nella trafficatissima tangenziale

Finalmente ne esco, e a Karaj prendo la via del Caspio, verso nord. E' una bella strada di montagna, quindi molto più lenta di quelle che ho percorso finora


Ad un tratto la moto comincia ad andare malissimo. Non saprei proprio da dove cominciare una eventuale riparazione; il difetto è insorto tanto improvvisamente da farmi escludere tutte le vie 'facili'. Di peggio in peggio, non va quasi più...ma guardo sul GPS e mi accorgo che sono a 3000 metri! Arrivo alla sommità del passo

Fa un freddo cane e inzia a piovere. Mi fermo in un ristorante dove, sorprendentemente, mi grigliano dei kebab fregandosene del Ramadan.
Scendo velocemente verso il mare, sperando in condizioni meteo migliori; continua a piovigginare e sono poco equipaggiato. Giungo alla costa caspica, che non si presenta certo come il paradiso terrestre:


Continuo la mia marcia sulla costa del Caspio, verso nord Ovest. La strada, anche se in buone condizioni, è piuttosto lenta e passa dal centro di tutti i paesi. Nel frattempo comincia a piovere fortissimo. Mi fermo a Ramsar da un venditore di biciclette, con la speranza che smetta. Nulla da fare, dopo qualche tazza di the offerta gentilmente dal commerciante riprendo la mia marcia. Da qui in poi saranno ore di inferno; piove fortissimo, devo viaggiare a 30-40 all'ora. All'imbrunire, e ancora sotto una pioggia scrosciante, arrivo a Rasht e mi butto nel primo alloggio che trovo.
La coppia di albergatori, vedendomi in evidente difficoltà (guido da ore sotto la pioggia e sono completamente bagnato) mi fa pagare il triplo della tariffa standard ma non ho assolutamente voglia di cercare un altro posto. Va benissimo questo fetido mosaferkhaneh. Vengo “obbligato” a parcheggiare la moto in un parcheggio adiacente, a pagamento (prima volta in assoluto in Iran). Mi raccomando, prima di congedarmi, che il parcheggiatore capisca che domani voglio partire alle 6. Sembra abbia capito...
Spendo la serata in giro per Rasht, mentre continua a piovere impietosamente.

Lunedi' 23 agosto 2010
Alle 6 puntuale come un orologio svizzero mi presento davanti al parcheggio; è chiuso e due poliziotti dormono su un'auto. Li sveglio e chiedo della mia moto. Loro chiamano il padrone, che si affaccia da una finestrella ad un altezza di circa un metro. E' un ragazzo sulla venticinquina, c'era anche ieri quando ho parcheggiato; ma non sembra del parere di darmi la moto. Insisto, facendo presente che ieri gli avevo detto che volevo partire alle 6. Ma il farsi è l'inglese non sono così simili e non ci capiamo. Nel frattempo si alza e si affaccia alla finestra un uomo, forse il padre, che sembra molto adirato. Insisto … a questo punto l'uomo tira fuori una pistola e me la punta. Indietreggio verso la porta, tenendogli gli occhi incollati addosso, incredulo. Esco, esterrefatto, forse più dal comportamento dei poliziotti che da quello dell'uomo! Torno all'alloggio e chiedo al gestore di andare a parlare con questi elementi per spiegarmi che succede. Vado con lui, bussa al portone e parla con il ragazzo...mi fa segno con le mani che aprono alle 7....
Benone. Torno a letto un'oretta, non vorrei arrivare là in anticipo. Alle 7.15 tutto ok e mi danno la moto, come se non fosse successo nulla. Saluto il gestore dell'hotel

Anche oggi guido per ore sotto la pioggia; giungo fino al confine azero di Astara, lungo la costa. Poi all'interno, verso Ardabil. Passo le montagne più alte e il tempo finalmente migliora


Adesso viaggiare ritorna un vero piacere. Ardabil, Sarab, Tabriz su una strada bellissima, fra splendide montagne


Adibisco il Dominator a stendino

Ormai il confine turco è a un tiro di schioppo



Arrivo a Bazargan, ultimo paese iraniano, verso le 16. Faccio benzina a più non posso e salgo alla dogana. Le operazioni sono abbastanza fluide, dal lato iraniano sono libero in circa 20 minuti ma c'è una fila lunghissima in quanto i turchi ispezionano accuratamente tutti i veicoli. In quanto motociclista vengo invitato a recarmi in pole-position; gli iraniani chiedono ai turchi di aprirmi e mi fanno passare..in auto sarebbero state 5-6 ore di fila. Anche dal lato turco tutto veloce, non mi controllano nemmeno.
Dal posto di frontiera a Dogubayazit il monte Ararat mi tiene compagnia

Viaggio un paio d'ore nel buio e raggiungo finalmente Agri. Per una volta, mi concedo un buon hotel e una bella cena.

Ultima modifica di vignovigno il 7 Dic 2010 18:48, modificato 3 volte in totale
 
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10993471 Inviato: 24 Nov 2010 22:15
 

Martedi' 24 agosto 2010
Continua la marcia verso Ovest. Il freddo mi coglie decisamente di sorpresa e i primi chilometri sono una sofferenza; ma i paesaggi sono veramente spettacolari




Sosta a Erzincan per cambiare qualche soldo in una banca, e ancora guida a testa bassa verso Sivas. Nell'est della Turchia, lo stato sta raddoppiando tutte le strade anche se il traffico è quasi nullo.



Pranzo a Sivas. Sulla via per Ankara, investo uno stormo di passeri e uno mi rimane attaccato allo specchietto...
Continuano i paesaggi mozzafiato



Arrivo ad Ankara all'imbunire. La capitale turca è una città amorfa e ho seri problemi a trovare un hotel; il navigatore non mi è d'aiuto. Mi fermo quindi in un negozio di elettrodomestici dove, grazie all'amico dell'amico dell'amico che parla un barlume di inglese, mi viene indicata la strada da seguire. Oggi gran giornata di guida ma domani posso rilassarmi; in sole 4 ore sarò ad Istanbul, dove mi aspettano 3 amici.

Mercoledi' 25 Agosto 2010
Ankara-Istanbul, a questo punto del viaggio, e' un'inezia.

Nel primo pomeriggio sono a Istanbul dove mi attendono i miei 3 amici

La moto ha l'aspetto decisamente vissuto

Vengo invitato dagli amici a togliemi la giacca di pelle nera e a sbarbarmi, in previsione della serata mondana...

Giovedi' 26 agosto 2010
Ultima tappa del viaggione. Mi fermo a Edirne, gradevole città con due splendide moschee.

Dopo pranzo procedo per la frontiera bulgara, che si trova a pochi chilometri di distanza. In mezzo alle due frontiere la moto si spegne e non ne vuole sapere di ripartire. Ponteggio allora l'interruttore ON-OFF ed il problema sembra risolto. Passo la dogana bulgara e dopo 5 metri..ancora a piedi. A questo punto smonto nervosamente mezza moto, con i curiosi che guardano e aumentano lo stress. Comincio a sostituire componenti, partendo dalla candela. Fortunatamente smontando la bobina mi rimane in mano il cavo della candela e riesco a trovare il problema. Torna il sorriso e posso chiedere all'anziano bulgaro che guarda di farmi una foto:

Tutto fila liscio fin verso Plovdiv. Fermo al lato della strada, perdo l'equilibrio e mi cade la moto. E' in mezzo ai rovi e in contropendenza..impossibile sollevarla da solo. La strada è trafficatissima, mi metto a fermare auto; nessuno si ferma, è incredibile e allo stesso tempo enormemente frustrante. Solo dopo 20 minuti si fermano due armadi bulgari che cortesemente mi aiutano. La caduta dà il colpo di grazia alle casse che ormai non possono più stare su; le lego quindi con cinghie, come si può.

Pian piano avanzo verso il cuore dell'Europa; alla dogana serba una poliziotta mi rompe le scatole (evidentemente il connubio pilota-mezzo non è di suo gradimento). Alla domanda “Where have you been”, sentendosi rispondere “Pakistan”, si adira e comincia a farmi un terzo grado in una lingua mista fra serbo, inglese e russo. Quando si stanca, mi molla.
L'alba del 26 agosto mi coglie in Slovenia

e comincio a sentire aria di casa

Da Venezia in poi la stanchezza diventa ingestibile; mi fermo in tutti gli autogrill a bere un caffè e a riposarmi qualche minuto. In una delle soste, una volante della polizia mi attende nei pressi della moto. Avanzano dubbi sulla regolarità delle casse e sulla possibilità del trasporto benzina; non sono in condizioni di discutere ma fortunatamente mi graziano.
A Carpi brucia definitivamente, col calore dello scarico, l'ultima cinghia di sostegno alle casse. Ad ogni minima semicurva, toccano in terra...
Giungo a casa alle 13.00 del 26 agosto, in 26 ore circa da Istanbul. La moto è un po' stanca

Ma...è fatta.
Grazie se avete letto fin qui,
Ciao!

Ultima modifica di vignovigno il 7 Dic 2010 18:49, modificato 3 volte in totale
 
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10993723 Inviato: 24 Nov 2010 22:45
 

sei un grande soprattutto per la pazienza...
quanto hai speso per tutto sto viaggio se si puo sapere 0509_up.gif
 
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10993886 Inviato: 24 Nov 2010 23:03
 

Sono arrivato fino all Iran, il resto lo leggo domani! Che dire, provo sempre massimo rispetto e ammirazione per chi compie questo genere di viaggi! Complimenti ancora e doppio_lamp.gif
 
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10993944 Inviato: 24 Nov 2010 23:08
 

porca pupazza!!

Sei un grande!!!! doppio_lamp.gif
 
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10994082 Inviato: 24 Nov 2010 23:23
 

E' mio fratello, lo dico con orgoglio, io non credo ne sarei capace di fare un viaggio del genere... quantomeno con il suo spirito di adattamento! 0510_saluto.gif
 
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10994111 Inviato: 24 Nov 2010 23:27
 

La mia più viva, sincera e sentita ammirazione. 0510_inchino.gif
 
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10994192 Inviato: 24 Nov 2010 23:36
 

nell'ultima foto il copertone copre la targa... l'occultamento è sanzionato dal CdS, ti invito a spostare il copertone....

icon_wink.gif icon_wink.gif

complimentissimi... ricordo quando mi spiegasti l'uso dei telai per i bidoni benzina... ora è tutto chiaro!!

DEVI fare un articolo... contatta un Admin per sapere come fare icon_smile.gif icon_smile.gif icon_smile.gif
 
10994262
10994262 Inviato: 24 Nov 2010 23:45
 

Grazie a tutti!
Per le spese, sono nel pdf all'inizio dell'articolo (che prima non era visibile).
Per Maurolive...anche la pattuglia che mi ha fermato a Venezia me l'ha fatto notare (insieme alle altre cosette)..ma ho dimenticato di scriverlo icon_biggrin.gif
Ciaooooo
 
10994275
10994275 Inviato: 24 Nov 2010 23:47
 

bravo, hai realizzato quello che per molti , me compreso, resta un sogno nel cassetto.
 
10994383
10994383 Inviato: 25 Nov 2010 0:04
 

Semplicemente fantastico... 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif
 
10994385
10994385 Inviato: 25 Nov 2010 0:05
 

Letto tutto d'un fiato.
E sono sicuro che lo rileggerò tante altre volte.

Complimenti per la forza di volontà e per lo spirito d'avventura.
0510_saluto.gif
 
10994415
10994415 Inviato: 25 Nov 2010 0:08
 

Fantastico!!!
Sei un mito 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif

Edo
 
10994444
10994444 Inviato: 25 Nov 2010 0:13
 

Tantissimi complimenti e molta ammirazione!!!

0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif
 
10994595
10994595 Inviato: 25 Nov 2010 0:41
 

vignovigno ha scritto:

Grazie se avete letto fin qui,
Ciao!
icon_eek.gif secondo te era possibile iniziare e non arrivare fino alla fine? 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif complimentissimi, sono senza parole


p.s. oggi sciopero dalla moderazione causa report troppo interessante icon_xd_2.gif
 
10994626
10994626 Inviato: 25 Nov 2010 0:51
 

icon_eek.gif

Complimentoni per lo spirito con cui hai affrontato il viaggio! 0509_up.gif


Byezzzzzzz
 
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