Caldo sole estivo, finalmente siamo giunti a destinazione: parcheggiamo la moto in pieno centro, beandoci di noi stessi e deridendo quelle ridicole persone inscatolate come delle sardine nei propri abitacoli; in quel momento siamo l’espressione della praticità del nostro mezzo.

Sembrerebbe tutto perfetto... se non fosse che, appena scesi dalla moto, ci accorgiamo che fanno all’incirca 124° all’ombra, e ci leviamo alla rinfusa il casco. Finalmente liberi... oppure no?

Gira, gira e gira ancora: non c’è soluzione, il casco non può essere appoggiato sulla moto oppure attaccato alla catena. I rischi sono vari: dai SIMPATICONI che sfregiano i caschi rimasti lì, a quelli che tentano di rubarlo e non ci riescono (tentando poi di distruggerlo a badilate con tutta la rabbia che avevano in corpo) sino ad arrivare ai migliori amici dell’uomo, i cani, che sentono lo strano bisogno di marcare il loro territorio proprio sul nostro casco.

E’ inoltre doveroso ricordare in questo contesto, i numerosi compagni centauri caduti cercando di capire a cosa diavolo servisse il gancio porta-casco integrato in molte moto: prima di tutto, basta staccare la cinghia ed il casco è sulla testa di qualcun altro: in secondo luogo, l’altezza del casco appoggiato alla moto è proprio giusta per i cani di cui sopra, e per i bambini che, vedendo il casco come un buffo pallone colorato, tentano di prenderlo a calci (se i bambini non sono vostri e vedete la scena, suggerisco di far provare loro il colpo di testa).

Sembra una situazione senza via d’uscita, ed in effetti è così: siamo costretti a portarci il casco in giro con noi. I più narcisi, alle volte sono quasi contenti: possono mostrare agli amici ed ai passanti l’ultimo race replica da mille euro. I più ottimisti, vedono il casco come un utile portaoggetti. I motociclisti “normali”, invece, hanno ben poche alternative: possono comprare la sacca porta casco, utile soprattutto se si vuole mettere in scena il gobbo di Notre Dame; possono appoggiare il casco come un simpatico berretto da baseball sulla testa, in un sottile gioco di equilibrio precario che diverte i passanti. Se nessuna di queste situazioni vi è familiare, o semplicemente non vi piace e la ritenete scomoda da applicare, non vi preoccupate.

Esistono infatti le nostre “ultime risorse”, mosse realmente infime che tentano solo i più arditi, ma che generano grande soddisfazione se portate a termine.

La prima consiste in quella di appoggiare il vostro casco nel bagagliaio dell’auto del vostro amico di fiducia (attenzione, quando lo rimettete in testa c’è il rischio che si sia dilatato, ma niente paura; in tal caso dipingetelo di giallo ed andate in giro per conto della ciquita). L’ultima spiaggia consiste nel chiedere alla vostra ragazza di tenervi il casco per un minuto, giusto il tempo di sistemarsi, e poi di sperare nella sua scarsa memoria a breve termine (o in tanto amore, a seconda dei casi) e di godervi il giro rilassato e beato... mi raccomando, se poi vi mollano non mi attribuite la colpa!!!

Lamps!