Moto
Il successo della moto: un mezzo proletario?
Scritto da Pac0 - Pubblicato 09/06/2010 12:11
Perché la moto? Com'è mata e come si è sviluppata? Proviamo a dare una risposta...

L’oggetto della nostra passione nasce nel 1885 e forse lo fà quasi per gioco; certamente non lo fà per rispondere ad una qualunque effettiva necessità.

Sul telaio in legno di una bicicletta viene applicato un motore a scoppio… et voilà… il gioco è fatto.
Nasce un embrione, un concetto, quello che molti, me compreso oggi, osano definire come una delle massime espressioni di libertà.

Nel 2010, il popolo dei motociclisti conta sicuramente qualche milione di adepti.
Scintillanti e sgargianti, velocisti o passisti.
A volte vestiti di pelle nera e scura, cavalcanti lenti e pesanti mostri ruggenti, altre volte colorati come il più bel pappagallo tropicale, veloci come schegge impazzite.

Forse in pochi si sono chiesti come mai tutto questo è avvenuto.
Come mai tanto successo.
Come mai un mezzo oggettivamente precario e dunque pericoloso ha avuto un seguito… è evoluto nel corso della storia arrivando fin dove oggi, i nostri occhi, possono vedere.

La storia ci insegna che alla base di ogni cambiamento c’è sempre un movente, una necessità.
E così un oggetto precario, pesante, ingombrante e difficile da condurre muta; il bruco diventa crisalide.
Una crisalide che si chiama vespa, ciò che poi verrà definito “il mito”, il primo scooter della storia.
Di certo a questo mezzo dobbiamo ciò che oggi siamo.

Con pochi passaggi il concetto di moto e ciò che rappresenta, viene ribaltato.
Un mezzo per pochi diviene il mezzo di tutti.
La facilità di impiego, la semplicità, la robustezza costruttiva ne sanciscono il definitivo sfolgorante successo.

In Vespa si fa di tutto, si và ovunque, si raggiungono mete impensabili.
Dal lavoro alla vacanza, addirittura con famiglia al seguito.

….

La raccolta di notizie da motociclisti di altri tempi, l’analisi di un contorno sociale che ho cercato di esaminare mi hanno portato ad effettuare questo genere di considerazioni.
Ma oggi, tornando in questo 2010, cosa siamo?
E cos’è la moto?

Credo sia un oggetto nato per necessità e sopravissuto e propagato a causa del suo stesso fascino.
Forse un’oggetto inutile.
Inutilmente passionale, trascurando settori specialistici, inutilmente esagerato in quasi ogni componente…
Inutilmente bello.
Inutilmente libero come l’aria.
Inutilmente sincero come l’acqua.
Sicuramente di pochi, per pochi.
Sicuramente perché, tralasciando le tecnicità che un mezzo del genere porta nel suo “bauletto”, in pochi ne sanno apprezzare la vera essenza, ne sanno cogliere il vero profumo.

E purtroppo sempre più frequentemente sempre meno sono coloro che ne hanno, economicamente, libero accesso.
 

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Commento di: SunFun il 09-06-2010 20:18
Bell' articolo complimenti. La storia della moto in poche parole è stata davvero indispensabile...io non sapevo come son nato le moto!
Buona serata e lamps!
Commento di: portaleazzurro il 09-06-2010 22:47
La moto oggi è diventata un giocattolone inutilmente superpotente e quindi pericoloso. Si dovrebbe tornare a concepire una moto che, trasportando due persone, dovrebbe consumare la metà di una automobile.
La moto ormai è penalizzata da costi esagerati per il suo mantenimento da parte di chi è costretto a dover disporre anche dell'automobile.
Abbiamo esagerato. Il fisco e le assicurazioni ne hanno approfittato. Un tempo c'era il Ciao, oggi il ciclomotore è un aggeggio pesante e superaccessoriato gravato da una assicurazione assurda e spropositata: vi ricordate, quando non era obbligatoria, costava 30.000 lire !
Un saluto a tutti. Portaleazzurro (Franco).
Commento di: SunFun il 09-06-2010 22:57
Prima non era obbligatoria e costava 30.000 lire? Cioè i 15€ di adesso? Incredibile!
Commento di: 42 il 10-06-2010 00:16
Quando ero ragazzino io l'assicurazione RC non era obbligatoria nemmeno per le auto ;-)
Lo e' diventata nel '69 o '70
Commento di: cioca il 10-06-2010 10:02
non sono d'accordo sull'affermazione generica di " inutile, potente e pericoloso"...
...come tutte le cose, dipende esclusivamente dalla testa del guidatore e l'attuale
produzione motociclistica, comprende una marea di moto, volendo, non prestazionali.

Conseguentemente, già esistono moto che consumano la metà di un'auto...logico,
che se compri una 1300 sportiva non puoi pretendere consumi tipo "Ciao" .

I costi esagerati per il mantenimento possono essere reali, ma direi che in generale
sono saliti in tutti i settori...bisogna cavalcare il momento e adeguarsi alla situazione,
...ricordare i tempi passati è inutile, perchè diverso era il momento economico...

Buona strada, Cioca.
Commento di: Pac0 il 10-06-2010 14:13
Io credo che nessuno esca di casa la mattina con l'intenzione di morire.
E credo anche che molte persone scomparse abbiano avuto,nel corso della propria carriera motociclistica,le dovute attenzioni.
Scremiamo quindi dalla lista di chi non c'è più tutti coloro che escono convinti di trovare le ombrelline suzuki sul traguardo del passo montano preferito.
Rimangono quelli uccisi.
Uccisi da qualcuno non adatto a guidare.
Uccisi da gente ubriaca.
Uccisi da persone a cui,con tutto il rispetto,la patente doveva non essere rinnovata almeno mezzo secolo fà.
Ecco perchè non è vero che la sicurezza risiede solo nella testa di chi guida una moto.
Per quanto riguarda le categorie di moto attualmente presenti sul mercato penso tu possa convenire con me nell'affermare che la produzione è parecchio scarsa.
Le cilindrate intermedie sono pressochè sparite.
Esistono sì veicoli con cubature medio basse ma...non c'è "ricerca".
Non c'è design.
Non c'è un solo mezzo "accattivante" che si collochi in fascia bassa.
E si sà quando si bazzica nell'irrazionale ciò che rende un mezzo appetibile,prima ancora di bagagli tecnici incomprensibili alla massa,c'è quello.
Il mio discorso comunque,non verte sul rendere razionale una passione.
Anzi..asserisce proprio il contrario.
Buona strada anche a te.


Davide

Commento di: TuttoTuonato il 11-06-2010 16:29
Secondo me la domanda di partenza fu: perchè 4 ruote quando ne bastano 2?