La forza di volontà attraversa anche le rocce. Capitolo 9

Dopo circa un paio di mesi dalle dimissioni dal San Camillo, con una full immersion di fisioterapia presso:
• il poliambulatorio della cittadina di Rivoli, un’ora tutte le mattine,
• una struttura sportiva, al pomeriggio, un’altra ora però di idrochinesi, tutto questo per 5 volte a settimana,
• ogni sera, a casa, dopo cena, forzandomi d’incrementare la flessione della gamba..
Abbandonai definitivamente tutte e due le stampelle!
Per tenere sotto controllo dal punto di vista “pratico” i progressi fatti, ogni 5 giorni mi sedevo sulla moto, misuravo con il calibro (era tanto comodo..) la distanza del tallone del piede sinistro verso la pedana e.. piano piano si avvicinava .
Con la mano sinistra prendevo le misure con il comando della frizione, riuscivo quasi ad iniziare ad azionarlo!
Era fantastico, non vedevo l’ora di accendere il motore.
Vedevo che il momento era si distante ma, la strada che stavo percorrendo era quella lì, quella giusta, ogni tanto sorridevo e pensavo che la prossima volta in pista a Castelletto di Branduzzo, alla staccata di quel rettilineo..
“col c***o che chiudo il gas!”
Frequentemente quando risalivo sulla mia moto pensavo
“dai che entro l’estate ci risalgo sopra, forse ce la faccio veramente, non posso sprecare un attimo di tempo, sono sotto di un punto, devo ricuperare!”
Ammetto che fino a quel punto, è stata un bel po’ dura, arrivavo alla sera, verso le 19:30 / 20:00 a pezzi, sfinito come un minatore.
Non risparmiavo nulla delle mie forze, davo il massimo sempre. Non volevo cedere, 7 giorni su 7, tutti i giorni, volevo vedere fino a dove sarei potuto arrivare.
Inutile negare che a volte dormivo quasi un giorno intero, non avevo nemmeno la forza di alzarmi a pranzare e/o cenare.
Ero a pezzi ma contento di vivere quelle tribolazioni perchè sapevo stavo tornando alla vita di prima e poi, il dolore, non mi avrebbe ucciso di certo.
Il dolore iniziava ad essere “non cosi.. doloroso”.
Avevo sperimentato con successo una certa tecnica che, non sapevo e non so tutt’ora se fosse sensato dal punto i vista medico fare tutto quello che facevo ma, i miglioramenti cerano quindi, si continuava.
La tecnica era molto “semplice”, poi forse avrò scoperto l’acqua calda eh va beh chissenefrega, in ogni caso:
quando forzavo la piegatura del braccio, arrivavo vicino al limite di chiusura,
mi fermavo un istante prima,
sapevo che da quel punto in poi avrebbe fatto, Molto male, più avrei forzato, più avrebbe fatto male.
Respiro profondo e via, iniziavo a piegare, c***o, fa male.
Pensavo alla zona in cui sentivo male, la circoscrivevo con l’immaginazione.
Fatto quello pensavo:
Nel resto del corpo, che sensazioni ci sono, cosa fanno i muscoli?
Ovviamente nel mentre, continuavo a spingere piano piano
I muscoli della gamba sono in tensione, l’altro braccio è rilassato..
era come avessi fatto una scansione del corpo.
In questo modo distoglievo l’attenzione dalla zona dolorosa, automaticamente passava in secondo piano.. Per rendere un po’ l’idea era come se il mio corpo e quella zona che faceva male, fossero state due cose separate. Non era indifferente la sensazione di dolore, me ne accorgevo eccome ma, la sopportavo nettamente meglio.

Abbandonati i trampoli, un altro pezzettino di vita riconquistato, ovvero, potevo portare a spasso il babau! In quel periodo vivevo in una zona di Rivalta, di nuova costruzione, ove da un lato c’erano diversi prati agricoli.
Mi ricordo che in quel periodo, nei vari prati c’era ancora un po’ di neve..
Un giorno portando fuori il babau, stavo camminando attraversando il campo, percorrendo una stradina ovviamente sterrata, non particolarmente dissestata al punto che un’automobile normale riusciva a percorrerla..
Mentre camminavo, mi accorgevo che avevo dei problemi non indifferenti di percezione della profondità di campo, camminavo a fatica anche perché mi faceva male il ginocchio sinistro ed oltre una certa angolazione di flessione della gamba, perdeva le forze improvvisamente.
A circa 3/4 chilometri da casa, mi ero già accorto che anche se ero riuscito ad abbandonare le stampelle abbastanza in fretta, avevo ancora un’autonomia di “passeggiata” molto ridotta al punto che mi sentivo già al limite, quindi, meglio tornare indietro..
Dopo alcuni passi però, il piede destro scivola, con quello sinistro cerco di reggermi in piedi ma, c***o, il ginocchio non riesce a chiudersi a sufficienza, m’inciampo, cerco goffamente di stare su ma crollo, non so come ho fatto ma riesco a girarmi di schiena ed a proteggere il braccio sinistro!
Mi trovo sdraiato di schiena, sguardo verso il cielo azzurro!
Un leggero colpo di tosse per la schienata tipo Mr. Bean ed inizio a pensare:
Fantastico, non vedevo l’ora..
Dopo un sospiro immenso, arriva anche il cane che, preoccupato inizia a piagnucolare agitato e cerca di leccarmi la faccia, con la mano faccio in modo di evitare il lavaggio “viso”.. Dopo averlo calmato, si siede accanto a me e mi osserva.. riprendo a pensare:
Bene, ed ora dovrei anche rialzarmi..che palle c***o! Sono un c******e, ho fatto una cazzata e questo ne è il risultato.. Però c***o, appena fatta, subito pagata.. Va beh, ora è meglio che mi rialzi, altrimenti inzuppo i vestiti..
Dopo quasi 20 minuti, ritorno in piedi! Se prima ero stanco, in quel momento, di più..
Arrivato a casa, mi sentivo un po’ ferito, avevo commesso un errore dovuto a superficialità , mi rodeva molto, avevo perso una battaglia, sfida persa. Beh, la prossima volta che uscirò, non perderò!
Il giorno dopo porto fuori il babau, al mattino presto, circa 06:30, c’era anche un po’ di ghiaccio, ma no problem, con una racchetta da escursionismo, non ho avuto alcun problema..
Ovvio, mi sentivo un po’ un deficiente perché usavo una racchetta da escursionismo, in città, per di più un tizio di 33 anni.. ma sai che c’è? Chissenefrega!
Visto il buon risultato la utilizzai tutte le volte che portavo fuori il babau..
Un pomeriggio, di qualche settimana dopo, il tempo era particolarmente sereno, era la giornata dedicata ad idrochinesi..
Il centro sportivo ove la praticavo, era a circa 2 km scarsi di distanza da casa mia. li percorrevo a piedi, portandomi a tracolla la borsa con tutto il necessario per la lezione (costume, ciabatte ed accappatoio.. insomma la roba che serve quando pratichi nuoto).
Mentre percorrevo la strada riflettevo (da quando mi ero risvegliato dal coma capitava ogni secondo della giornata tranne quando dormivo) circa il lavoro:
Sono stato ricoverato da fine agosto a fine dicembre in ospedale, siamo a fine aprile, non riesco a seguire il lavoro, non posso più occuparmene fino a non so quando, l’ 88% dei clienti dopo 4 mesi ha cambiato fornitore. Non posso fare altro che chiudere, saldare liquidazioni, fornitori e cercarmi un lavoro.. Onestamente l’idea di andare a timbrare la cartolina non mi dispiace, inizio alle 8:00, alle 18:00 spengo, stacco la spina e la riattacco il mattino seguente, mi sembra fantastico, meno problemi e più libertà!
Però c***o, gettare tutto così alle ortiche mi fa girare le scatole, c***o, sono 11 anni che mi sono messo per i fatti miei, ho iniziato dallo zero assoluto, ho faticato come un bastardo ma ci sono riuscito, per un incidente devo chiudere..uffffffff
Cosa ci posso fare? Eh nulla, è andata così, amen.. uff..
Mi preoccupa di più trovare una morosa, mamma mia come mi manca Antonella!! Però anche li, che prezzo avrebbe dovuto pagare per starmi accanto? Se poi non potrò più guidare? Se non riuscirò nemmeno più a correre? Spero che tutto ciò che sto facendo per rimettermi in sesto non sia lavoro sprecato, lo spero davvero mamma mia che peso ragazzi..
Tanto ora come faccio a saperlo?.. è impossibile.. va beh dai, sono quasi arrivato alla piscina, ci penserò do...
OHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!
. Stavo attraversando una strada laterale, ero sovra pensiero, avevo percorso nemmeno un metro dopo essere sceso dal marciapiede, sulle strisce pedonali, quando all’ultimo momento mi ero accorto che stava arrivando nella mia direzione, una Fiat Punto color blu pastello..
Il conducente, un ragazzo della mia età, non guardava davanti alla macchina ma aveva già orientato lo sguardo alla sua sinistra e stava andando avanti senza fermarsi allo Stop!!
Mi sono spaventato a morte perché immaginavo non si fermasse in tempo, ecco il perché dell’urlo.
Appena sentito, il conducente si gira di scatto, si accorge di me ed inchioda, la macchina scivola sulle strisce, si ferma a non più di 4 dia dalle mie gambe ed il mio sguardo, durante tutta la sequenza d’istanti, era incollato al paraurti di quella macchina!!
Rialzo lo sguardo verso il conducente, incrociando il suo sguardo ed alzando le spalle, parte delle braccia, a mani aperte compio un gesto come per dire:
Ma caspita non mi hai visto?!!
Lui mi dice, urlando e gesticolando con il braccio sinistro fuori dal finestrino:
Che cazz vuoo? E levate dal cazz zop immerd che mo scend et’ammazz i boott!
Io, appena udito quelle parole ho provato una sequenza di sensazioni strane, c’è stato un lampo di piacere, poi la sensazione dopo, come se qualcuno mi avesse tolto di colpo un peso che portavo sulle spalle.
In quegl’istanti non mi ricordo di aver compiuto alcun ragionamento, ero consapevole che stavo per fare una cazzata ma era come non me ne fregasse nulla ed era un piacere compierla!
Mi sono accorto che stavo sorridendo,
Poso, chinandomi leggermente,
la racchetta sul bordo del marciapiede, mi rialzo,
lo fisso compiaciuto, mentre chiudevo la cerniera della giacca, esclamo ad alta voce, dolcemente, avvicinandomi lentamente alla portiera del posto guida:
Non scendere dai, mi avvicino io, non preoccuparti!
Mentre mi avvicinavo, mi accorsi che il tamarro alzava il vetro del finestrino, con il gomito sinistro chiudeva la sicura della portiera mentre iniziava ad assumere un’espressione preoccupata
Ed io esclamo senza urlare:
Ohh! fai il giocherellone, ora ti chiudi dentro? Birichino!
Giunto davanti alla portiera, sferro un pugno, con la mano destra, sul vetro, vicino al montante della porta. Il pugno lo accompagno con una frase ad alta voce:
Scendi così ti accorgi quanto ti faccio male, dai, hai paura di uno zoppo si m***a?
Nel mentre, il tamarro, cerca di ripartire ma spegne involontariamente la macchina.. In quell’istante ho goduto perchè ho pensato:
Ora mi sfogo!
Ho iniziato ad urlargli contro:
Dai scendi, hai paura di uno zoppo? Scendi, non mi vuoi ammazzare di botte? Scendi altrimenti demolisco la macchina!..
Dopo il 4° pugno sul vetro, scaricato con tutta la forza che avevo, riesco ancora a caricare e scaricare sul parafango posteriore sinistro una ginocchiata, con il ginocchio destro così forte che gli ammacco la carrozzeria poi però riesce a ripartire e sparire all’orizzonte..
Gl’istanti sucessivi, mi avvicino al marciapiede e attendo che l’adrenalina ritorni entro valori accettabili e la materia grigia ritorna in attività:
c***o, volevo veramente picchiarlo, sarei stato contento di sferrargli un pugno e sentire il suo collo flettersi all’indietro, ho avuto una reazione spropositata in proporzione all’evento. Mi avrebbe potuto denunciare, se aveva una spranga di ferro? Come avrebbe potuto ridurmi? Ma poi, un tizio che non parla nemmeno in italiano, a momenti prende sotto uno ed ha il coraggio di insultarlo.. sicuramente un c******e ma a pensarci bene,non è così in quadro...Devo tassativamente controllare questi eccessi!
Non sono mai stato una testa calda, ho un problema in più da risolvere!
Nel mentre si era avvicinata timidamente una signora anziana, circa 70/80 anni ed esclama:
Giovanotto, ho visto tutta la scena, ha fatto proprio bene, lo meritava proprio!
Io:
Buon giorno signora, non credo di aver fatto bene, ho esagerato, poi non sapevo con chi avevo a che fare, è stato un rischio..
Poi io e quella vecchietta ci salutiamo ed ognuno per la propria strada..
Quello è stato il periodo in cui ho iniziato a pormi molte domande..
Obiettivamente parlando, mi accorsi che un po’ il mio carattere si è modificato.. bel casino.. mi dovevo conoscere di nuovo a 33 anni, altro lavoro e questo mi sembrava ancora più strong! Mi accorgevo che a volte “il peso dello zaino” era tale che le gambe vacillavano!
Oltre alle varie sessioni di fisioterapia, una volta al mese mi visitava un neurochirurgo dell’ospedale di Novara.
Mi aveva consigliato di “farmi vedere da uno bravo!”. Ovviamente non era quello ne il senso, nemmeno le parole che aveva usato per dirmi di farmi fare un chek up dal psichiatra per capire quali erano i danni celebrali, quali quelli permanenti, il tutto riscontrato in seguito all’incidente.
Dopo circa 3 settimane inizio la prima di 4 sessioni di test psichiatrici per capire “cosa c’era di sano dentro la zucca!”.
Durante l’ultimo appuntamento, dove lo psichiatra mi avrebbe spiegato la sua relazione, io essendo stanco di tutti i discorsi molto poco chiari e molto poco consistenti che avevo sentito da ogni dottore, professore ed infermiere.. Parlai molto chiaramente al professore:
Dottore, prima che inizi la spiegazione e quant’altro prevede la prassi in queste circostanze, le chiedo un favore per me molto importante, le spiace?
Lui:
Se posso soddisfarla, volentieri, mi dica!
Io:
Saprà sicuramente che Lei non è il primo dottore che mi visita. Fin’ora ho sempre ascoltato discorsi con molte sfumature, direi poco consistenti in merito a ciò che avrei dovuto far fronte nella vita di tutti i giorni. Io le chiedo che almeno lei, non faccia come gli altri, preferirei un qualche cosa bianco e nero. Anzi, è perfetto se per una volta sentissi un discorso monocromatico. Riuscirebbe?
Il professore, mi osservò attentamente, dopo qualche istante disse:
Va bene, farò il possibile per essere chiaro! Come lei sicuramente saprà, la Medicina, quantifica i risultati in maniera percentuale e non in maniera matematica come ad esempio la Fisica. Il concetto è chiaro?
Io:
molto monocromatico (alè, so già che, almeno un po’, me ne pentirò)
Lui:
Bene, nel suo caso, dopo aver visionato tutto il materiale che mi ha fornito inerente il suo incidente, ed appurato in che condizioni vitali è attualmente, considerando anche il suo tempo di ripresa, posso affermare che per la medicina, Lei, non sarebbe potuto sopravvivere ad un incidente di quell’entità. Nel caso in cui ci fosse riuscito, la possibilità che arrivasse dov’è ora, era ancora meno probabile. In poche parole per la Medicina lei sarebbe morto.
Sono stato.. sufficientemente monocromatico?
Io:
Eeehhh.. behh… beh, direi proprio di si, la ringrazio.
Sto c***o, mai chiedere ad un prof un discorso monocromatico!
Lui:
Adesso per renderle meglio l’ idea, il polpastrello dell’indice della mano destra, lo appoggi sulla cicatrice che ha sopra il sopraciglio sinistro, se lo muova in maniera orizzontale avanti ed indietro, noterà che nel punto della cicatrice, la scatola cranica non ha un profilo regolare, dovuto alla frattura ossea che si è formata a causa di un forte impatto probabilmente con le lamiere della macchina.
Di conseguenza penso sia facile per lei comprendere l’entità del trauma.
A questo punto al di la del colore dei vari discorsi, penso che ora sia molto più chiaro che si deve ritenere una persona fortunata considerando l’entità del politrauma.
Io
Beh, obiettivamente considerando tutto , sono stato fortunato a sopravvivere, ora bisogna vedere se riesco ad adattarmi alla nuova situazione, non certo facile..
Lui
Non c’è nulla di più vero, le do un consiglio personale,
Nel punto in cui si trova, dipende esclusivamente da lei accettarsi o meno. Se lei accetta se stesso, in questa nuova “configurazione”, farà un grande passo in avanti. Non è assolutamente facile riuscire, il percorso è in salita, se ha carattere a sufficienza, riuscirà da solo, in caso contrario può farsi aiutare, e questo è segno di maturità, non debolezza.
Io:
Caspita professore, apprezzo molto il suo discorso cristallino, considerando come sono fatto, accetto la sfida e ci provo da solo, se poi, tentate tutte, non riesco, mi farò aiutare!
Sapevo che quella mia ultima frase era molto “grossa”.. Intraprendere una nuova sfida era sicuramente uno sforzo che in quel momento, probabilmente non potevo reggere.
Dico probabilmente perché dovendo conoscermi, potevo anche riuscirci.. ma chi lo sapeva?
In ogni caso volevo combattere, mi logorava l’attesa, volevo spaccare il mondo!

A brevissimo il decimo quasi pronto!