Tecnica
La distribuzione desmodromica
Scritto da LucaRs125 - Pubblicato 04/05/2006 14:12
Desmodromico significa senza molle. Per tutto il mondo del motociclismo, però, è diventato sinonimo di Ducati, l’unico costruttore al mondo che oggi utilizza questo tipo di distribuzione, dalla meccanica complessa ed elegante.

Nella maggioranza delle motociclette, le valvole si aprono e si chiudono per l’azione delle leve e si chiudono per l’azione di una molla (per approfondimenti, vedere l'articolo sui vari tipi di distribuzione e relativo funzionamento).

Un tempo, quando la qualità delle molle non era quella di oggi, questo causava problemi. Perché quando il motore girava a regimi elevati, l’unica maniera per fare chiudere le valvole alla velocità necessaria affinché non si toccassero con le leve era impiegare molle più rigide, le quali però assorbivo una certa potenza per essere compresse molte volte al minuto.

Fino all’apparizione dei disegni e dei materiali moderni, un’altra maniera di evitare l'inconveniente era la distribuzione desmodromica, cioè senza molle: le valvole si chiudono mediante un altro sistema di leve.

Questo sistema permette al motore di girare a regimi elevati senza che si produca lo sfarfallio delle valvole e senza che le molle, inesistenti, rubino potenza.

Tuttavia è un sistema molto complesso da mettere a punto e da riparare. Attualmente, solo la Ducati impiega questo sistema di distribuzione, probabilmente tanto per motivi tecnici quanto commerciali.

Il padre della distribuzione desmodromica Ducati fu l’ingegnere Fabio Taglioni, che nel 1957 concepì una 125 monocilindrica con tre alberi, due per aprire le valvole e l’ultimo, situato nel mezzo dei due anteriori, per chiuderle.

Quella moto girava a un sorprendente, per l’epoca, regime di 13.000 giri al minuto e aveva 19 cavalli di potenza.

Nel prosieguo degli anni, la Ducati rimase fedele all’idea sviluppata da Taglioni, con moto come la Scrambler o come la 750 Super Sport, con la quale Paul Smart e Bruno Spaggiari si affermarono nella 200 Miglia di Imola nel 1972.

Nel 1983, la Ducati fu acquistata dal gruppo Cagiva e l’ingegner Massimo Bordi rilevò il testimone di Taglioni, continuando la creazione di moto sportive come la 851 del 1988 o la 916 del 1994.

Quest’ultima rappresentò una rivoluzione estetica senza precedenti, grazie al forcellone monobraccio e alla collocazione degli scarichi sotto la sella.

 

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Commento di: LucaRs125 il 05-05-2006 14:32
come mi è stato fatto notare, da andreaspr, che sulla storia ducati ne sa veramente tanto; c'è una inessattezza nel mio articolo...

La 916 nn fu progettata da Bordi, ma da Massimo Tamburini, che sviluppò un suo porgetto applicando le innovazioni tecnologiche prese dal progetto della la Ducati 851 del 1987, con motore a quattro valvole, iniezione elettronica, raffreddamento a liquido, realizzata dall’ingegnere Massimo Bordi.
Il sistema desmodromico
Commento di: de_corsa il 07-05-2006 10:04
In meccanica un sistema "desmodrominco" non va inteso automaticamente come "senza molle" ma come un comando che guidi nelle due corse (andata e ritorno, apertura e chisura, ecc) un qualsiasi dispositivo.

In tutte le moto sono presenti comandi desmodromici.

--- lo sono ad esempio gli arpionismi del cambio, che permettono infatti di ruotare nei due sensi il tamburo selettore;

--- lo sono i comandi del gas dai quali fuoriescono due cavi che lavorino in opposizione: uno apre il gas, l'altro lo richiude!

--- così, anche il sistema desmo usato per il comando delle valvole provvede sia ad aprirle che a richiuderle, evitando la possibilità di sfarfallamento causata dalla possibile entrata in risonanza delle (mancanti) molle di richiamo.

La cosa interessante da osservare è che...
in tutti e tre i sistemi desmo portati ad esempio LE MOLLE SONO COMUNQUE PRESENTI!!!
Esse sono necessarie, nell'ordine: per riportare l'arpione in posizione; per far si che l'acceleratore si chiuda automaticamente; per assicurare la tenuta delle valvole recuperando il gioco residuo tra camma e punteria necessario per evitare impuntamenti.