Moto
Il sacro fuoco della passione
Scritto da 907paso - Pubblicato 18/01/2016 16:51
Da dove nasce il sacro fuoco della passione per le moto Italiane, le più amate in tutto il mondo?

Nel percorrere la storia dei molti marchi c'è un filo che le unisce: pochi mezzi, tanto genio e vittorie a profusione. Ma non sempre alle vittorie è corrisposto una solidità aziendale. Molti sono i casi di moto vincenti a cui segue la crisi aziendale.
Ecco alcuni esempi

Ducati 1978

La nascita del desmo si abbatte nelle corse come un ciclone. Vince il campionato mondiale formula tt nel 78 con Mike Hailwood con la 900 TT1. Ne derivò la mhr 900, ma questo gioiello rude e maestoso, non aveva neanche il motorino di avviamento, non evitò la capitolazione del marchio che non riuscì a capitalizzare i fasti delle piste nel mercato. Delicata inaffidabile, segnò per prima il destino un'azienda compromessa da difficoltà di mercato e da una gestione statale più che discutibile.


Mike Hailwood all'isola di Man

Laverda 1982

Lunga e variegata è la storia del marchio di Breganze. Si impone fra le moto di grossa cilindrata a cavallo degli anni 70. Numerose le vittorie sulle gare stradali e di durata, arriva al suo apice nel 78 con una v6 1000 portata al Bol d'Or, una raffinata opera di ingegneria sperimentale. Nel 1982 la sua ultima imponente 1000, la avveneristica rgs. Nata per la formula tt che nel frattempo diminuisce la cilindrata massima a 750, avrà poco tempo per correre: le casse della Laverda sono spolpate da troppi progetti non sempre convincenti e da una crisi che penalizza tutti i marchi. L'aranciona resistette ancora qualche anno sopratutto con i 125.Oggi il marchio giace dormiente in un cassetto della Piaggio e gli stabilimenti sono della Diesel. Inglorioso epilogo.


Nico Cereghini con la Laverda v6 al Bol d'Or 1978

Garelli 1987

Chi pensa a Garelli pensa ai tuboni concorrenti del Ciao. Ma durante gli anni 80 dominò il mondiale 125 arrivando addirittura nel 1987 con Gresini a vincere 10 su 11 gare, tranne il Portogallo dove forò mentre era comodamente in testa. Tuttavia mentre il mercato chiedeva i 125 carenati Garelli non si propose su questo segmento. Dopo una lenta agonia il marchio spirò.


Gresini in sella alla Garelli 125 nel 1987

Gilera 1993

Le gare africane sono al massimo di popolarità e le enduro dominano le vendite. Gilera ripesca le attitudini al tassello ed irrompe con la rc 600. Subito vincente in categoria sviluppa la moto fino alla 750 rc che trionfa al Faraoni con Franco Picco, ma non presenterà alla Dakar perché si chiudono le serrande. Bella, innovativa, la Gilera anticipa con il Nord West di 10 anni la moda delle motard. Nel 1992 aveva in listino la cx 125 con la mono forcella ed il mono braccio posteriore poi ripreso da Ducati e non solo. Troppo avanti



Franco Picco in Egitto al Faraoni 1992


Cagiva 1994

L'ostinazione dei fratelli Castiglioni è decisamente patologica. Corrono in superbike con Ducati e vincono, come nella Parigi Dakar con la Cagiva di Orioli. Ma la loro ossessione è il motomondiale nella classe 500. Ottimi risultati con Mamola e Lawson non sono sufficienti per spegnere il fuoco che arde. Arriverà la moto giusta con il pilota giusto John Kocinski, ma sarà troppo tardi dovranno ritirarsi a fine stagione. Un 3 posto nella classifica finale e la moto buona al museo.


John Kocinski nel mondiale classe 500 1994


Ducati 1996

Troy Corser fa brillare la stella della più bella moto di sempre. La 916 riesce nell'impossibile impresa di superare la magnifica 851888 la moto che rilanciò la Ducati facendola diventare la rossa a due ruote. Ma la crisi aziendale dei Castiglioni che forse erano andati oltre le proprie possibilità in motomondiale costringe la famiglia a vendere la maggioranza delle azioni casa di Borgo Panigale Ad un fondo comune Statunitense.

Troy Corser vince il mondiale 1996 in sella alla 916

Bimota 2000

Poco più che un atelier, i telaisti riminesi decidono che è giunta l'ora di misurarsi in sbk: prima gara e vittoria con Gobert. Budget inesistente e la produzione di moto troppo strane per essere comprese non permettono alla casa romagnola di procedere. Ritireranno la moto dopo poche gare e da li iniziarono sofferenze croniche che culmineranno con il fallimento.

Gobert conduce alla vittorria la Bimota SB8R all'esordio sulla bagnato di Philiph Island


Aprilia 2004

Forse annoiato da 15 anni di dominio totale nel motomondiale Ivano Beggio stupisce il mondo con una delle più innovative moto di sempre la rxvsxv. Il diabolico progetto prevede un bicilindrico a v da 450550 su cross enduro motard. Molte vittorie nel motard fin dall'esordio, alcune nell'enduro, buoni piazzamenti nelle marathon, tanta fatica nel cross. Il pikes peek regalerà la popolarità negli Usa. Le versioni commercializzate sono tecnicamente difficili da guidare, dalla messa a punto delicata, eccellono sopratutto nelle continue rotture e per mettere mani in un bicilindrico quattro tempi da gara ci vuole un portafoglio bello gonfio. Complice anche un progetto motogp fuori portata per Aprilia, rxvsxv sarà una l' ultimo capolavoro di Noale prima del passaggio del marchio alla Piaggio


Jerome Giraudo vince il mondiale S2 nel 2004 all'esordio della aprilia sxv 4,5



Husquarna 2007

Sempre di Castiglioni stiamo parlando. Testardi con un'unica idea in testa vincere a tutti i costi. Costantemente fra i primi nell'enduro, è nel motard che costruiscono un palmares ineguagliabile. L'ultimo in classe s1 con Adryen Chareyre e la bellissima sm 450 rr fino alla cessione della casa di Cassinetta a Bmw nel 2007.Comincia la stagione dello shopping tedesco




I fratelli Charier in mondiale S1 in sella alla SM 450 RR. Vinceranno il mondiale costruttori, Adrien il piloti mentre nello stesso anno Gerald Delphine vincerà il mondiale su Husqvarna SM 660 RR



Ducati 2012
Anni duri a Borgo Panigale. Il matrimonio che tutti gli Italiani volevano, quello tra Valentino Rossi e la Ducati non è felice. La moto scalpita e il dottore non trova la giusta cura e dopo due anni e tanti milioni buttati si divorzia. Meglio per tutti: il dottore torna a sorridere e Ducati riprende a sviluppare la moto con Dovizioso. In sbk Carlos Checa nel 2011 vince l'ennesimo mondiale con la 1098 r. Ma le cicatrici del matrimonio andato male si vedono nelle languide casse. Wolkswagen tramite Lamborghini non si farà scappare l'occasione di appropriarsi del marchio più iconico del motociclismo sportivo.


Carlos Checa vince il mondiale 2011 in sella alla Ducati 1098 RR


Mv agusta 2015

Nella classe super sport nel gradino più alto del podio ritorna uno dei marchi italiani più vincenti di tutti i tempi Mv Agusta Dopo 40 anni torna li dove i Castiglioni la volevano fin dal 98 quando Tamburini produsse una delle sue perle più lucenti la f4 750. E mentre la pista incorona Clouzel la Mercedes entra nella società dopo gli anni delle vicissitudini Harleystiche non proprio felici.

Cluzel riporta in alto la MV Agusta dopo 40 anni


Gli imprenditori motociclistici Italiani forse sono affetti da un virus che annebbia la vista quando si parla di bilanci, ma sono i più geniali appassionati di gare motociclistiche al mondo. Oltre a sperperare budget esagerati nelle corse, non capitalizzano a sufficienza le vittorie per l'inaffidabilità dei propri mezzi. Ma è proprio questa lucida follia che ci fa amare le moto italiane. Moto nate per vincere disegnate dalla passione, non moto nate per vendere disegnate copiando. Ma c'è un ultimo aspetto amaro che ci fa amare i nostri marchi. Le concorrenti spesso quando non potevano batterle riuscivano a modificare i regolamenti mettendole fuori causa sfavorendole: nell'ordine il bicilindrico Garelli la Ducati sbk le Aprilia due tempi. Piccoli fragili, politicamente irrilevanti, nei costruttori italiani arde il sacro fuoco contagioso della passione.

Probabilmente in futuro questa lista andrà integrandosi, ma sinceramente spero non imparino la lezione, meglio visionari ingegneri che hanno scritto la storia, che insignificanti business man dediti al solo profitto.




Gallici Alessandro
 

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Commento di: frenk_RS_125 il 18-01-2016 21:07
Bellissimo articolo Up
Quando parli della 916 come la moto più bella di sempre, aggiungerei due cose: da un lato, oltre alla bellezza l' iconicità della serie 748/916/996/998; dall' altro, la la condivisione di tale ruolo con la serie F4 e con la Cagiva C593 da GP.
Quindi Ducati, MV e Cagiva.. indovinate chi le ha disegnate!? Very Happy /
Quando uno pensa a una sportiva (intesa come qualsiasi moto costruita per fare sport, non solo carenate coi semimanubri) pensa inevitabilmente a qualche italiana.
Io ho una giapponesina facile ed economica di cui sono strafelice, ma le volte che ho sognato una 998R....
Commento di: 907paso il 18-01-2016 21:34
hai sgamato la mia Tamburinite. Up
Commento di: Doc74 il 21-01-2016 09:25
E' interessante notare che ogni marca ha avuto i suoi successi nella storia.
Cioè, se ascoltiamo gli invasati di una certa marca ci diranno che la tal marca ha fatto storia come se l'avesse fatta solo lei e tutti gli altri avessero solo rosicato... e invece ecco che qui possiamo vedere che anche altre marche italiane hanno fatto la loro bella figura.
Lo stesso principio lo possiamo allargare anche a livello internazionale: io non ne sono certo, ma scommetto che se qualcuno si prendesse la briga di scrivere un articolo sulle vittorie di tutte le marche del mondo, scopriremo che le gesta italiane sono semplicemente nella media, soprattutto se consideriamo anche i nostri giorni e non solo i tempi andati.
Commento di: Doc74 il 21-01-2016 09:27
ps: quando ho scritto "bei tempi andati" stavo riflettendo sulla Guzzi.
Commento di: 907paso il 21-01-2016 10:55
Probabilmente ha ragione.Ma per fare un parallelo fra case italiane ed estere bisognerebbe fare un ragionamento Italia contro resto del mondo perché per confrontare il numero di case italiane vincente serve la somma di tutte le case estere. Andando indietro nel tempo incontreremmo certamente Guzzi poi Benelli Motobi Morini Mv Agusta Gilera Bianchi Aermacchi e poi Beta Fantic Villa Swm Malanca ... oltre ai già citati Ducati Aprilia Cagiva Husquarna Laverda Bimota Sicuramente il numero di vittorie delle case ad esempio giapponesi è ineguagliabile, ma i marchi sono 4.
Commento di: bastiancontrario il 21-01-2016 12:16
I marchi giapponesi sono 4, i marchi tedeschi 1, quelli inglesi 3 o 4. Per quelli italiani non bastano le dita di due mani!
Anche in questo campo si vede come il genio e sregolatezza dell'italiano punti più sull'individualità che sul collettivo, sulla piccola/media impresa più che sulla grande industria.
Quante industrie motociclistiche italiane hanno saputo contrastare la/le crisi? Poche, poiché poche avevano le dimensioni necessarie a sopportare periodi (ciclici) di calo delle vendite.
Al momento resiste un gruppo che ha fatto incetta di marchi (senza, secondo il mio parere, valorizzarne alcuno) ed hanno sede in Italia e pochi o nulli capitali italiani due altri marchi storici.
Popolo di santi, poeti, navigatori... artisti e geni ma, purtroppo, non di imprenditori!!!
Commento di: 907paso il 21-01-2016 12:37
hai centrato perfettamente . Eppure oggi mi affascina di più la Borile o le nuove swm della nuova Africa Twin. Se solo piaggio copiasse l'operazione amarcord che sta facendo fiat abart alfa, rivedremmo belle moto con buon profitto per quelli di Pontedera. Gilera Laverda Guzzi Aprilia, qualcosa di bello si potrebbe fare ed i mezzi ed ora anche il mercato non mancano
Commento di: supercaino il 23-01-2016 17:34
BELL'ARTICOLO e bella ricostruzione breve di alcune case/moto italiane, ma... beh... sono italiano ma esco dal coro!...
Se parliamo di sport e di bellezza delle moto sono d'accordissimo con tutti però... presumo che la maggior parte dei motociclisti non guida solo moto in pista, quindi... il problema è che (purtroppo) le moto italiane hanno sempre avuto un design bellissimo, una ciclistica di riferimento ma una robustezza pessima con anche il costo dei ricambi carissimi. Allora mi chiedo se tutti questi sognatori italian style hanno dei portafogli sempre pieni? in questo caso possono permettersi di mantenere tali categorie di moto. Io preferisco l'affidabilità al giusto prezzo... presumo che la maggior parte quando acquista una moto scende a compromessi anche "economici" sennò ognuno di noi girerebbe con moto da gara con un targhino sopra (sogno irrealizzabile per molti appassionati).
Le moto italiane hanno fatto la storia come, d'altronde, anche quelle inglesi ma dal 1968 in poi (quando uscì la CB750four) non sono riuscite (in generale) a competere con un' affidabilità che, personalmente, ritengo ancora largamente a favore delle giapponesi (è vero che per parecchio tempo hanno copiato l'estetica di moto inglesi e italiane ma hanno vinto per robustezza ed economicità).
Ducati fa sognare e, credo, adesso fa dei prodotti più robusti del passato (neanche troppo remoto); L' Aprilia mi risulta ancora abbastanza fragilina. MV è ancora un prodotto di nicchia. Personalmente cerco moto semplici ed affidabili, non posso permettermi di vivere di sogni!
Commento di: 907paso il 23-01-2016 18:29
convengo in parte. E' inaccettabile che vengano venduti prodotti inaffidabili e questo il mercato lo punisce severamente. Troppe moto italiane sono state prima commercializzate poi collaudate con gran danno per i propri appassionati clienti. Molto da imparare da giapponesi in primis in questo. Essendo però la moto una cosa non necessaria copie ottimizzate ed economiche perdono molto del senso primario dell'oggetto, come comprare uno zircone perché il diamante costa troppo. Anche a me piacciano le moto semplici ed affidabili ed il fatto che molte di queste non lo siano state a dispetto del loro fascino è fastidiosissimo ,anche perché penso sia più semplice fare una moto affidabile che rivoluzionaria. Fare moto affidabili e fascinose è la lezione da imparare, per il prezzo Harley e bmw dimostrano che non è il primo fattore. Comunque come in tutte le cose non necessarie , dove sono passione e gusto a determinare le scelte, non c'è un giusto e sbagliato ,ma solo divertimento declinato dalla propria persona
Commento di: Skleros il 13-02-2016 15:19
Bellissimo articolo anche se...manca un pezzo fondamentale del motociclismo nostrano.
Di cosa parlo?
Della Moto che ancora oggi incanta risultando tutt'ora un'opera tecnica unica:
la Moto Guzzi OTTO CILINDRI!!!

Nata nel 1955 dai genio di Carcano, Cantoni e Todero quasi in contemporanea con la scomparsa di Giorgio Parodi, fondatore assieme a Carlo Guzzi della Moto Guzzi nel 1921, rappresenta il più alto frazionamento motoristico mai applicato su di un modello destinato alle competizioni.

La Storia di questa straordinaria Moto lariana, tutt'ora visibile al Museo Guzzi nella Fabbrica Guzzi a Mandello del Lario e periodicamente accesa (in occasione di eventi quali le GMG - Giornate Mondiali Guzzi e degli Open House con cadenza annuale), ahimé durò solo due anni in quanto nel 1957 Moto Guzzi, assieme a Mondial e Gilera, firmò il "Patto di astensione" in cui si decretava il contemporaneo ritiro dalle competizioni delle tre Case motociclistiche a causa degli elevati costi non compensati da un ritorno di vendite sufficiente (ricordo che in quel periodo la moto, a causa della motorizzazione di massa su quattro ruote, stava perdendo il ruolo di mezzo di trasporto per tutta la famiglia con conseguente calo di vendite).

Al momento del ritiro Moto Guzzi vantava un eccezionale palmares fatto, tra l'altro, di 3.329 vittorie in gare ufficiali, 14 Titoli Mondiali ed 11 Tourist Trophy.

A posteriori questa scelta, oltre alla progressiva erosione di quote di mercato a causa della diffusione delle automobili , risultò scellerata portando nel 1967 (3 anni dopo la morte di Carlo Guzzi) alla cessione dell'Azienda alla SEIMM - Società Esercizio Industrie Moto Meccaniche (società delle banche creditrici).
Da lì a pochi anni la Guzzi venne rilevata (nel 1973) da De Tomaso che, dopo anni sempre più difficili, passò sotto il controllo della Finprogetti tramite il TRG - Trident Rowan Group Inc. (1996) per poi proseguire nel 2000 rilevata dal proprietario di Aprilia, Ivano Beggio, assieme alla Laverda.
L'ultimo capitolo della difficile vita societaria lo abbiamo nel 2004 in cui, assieme ad un'Aprilia in forte crisi, viene acquistata da Piaggio.
Il resto è Storia contemporanea con la Moto Guzzi che dopo decenni sofferti finalmente sta tornando al posto che le compete con modelli unici che non hanno nulla da invidiare alla concorrenza.
Commento di: 907paso il 15-02-2016 09:52
ottima integrazione! il focus dell'articolo sono i fallimenti o cessioni d'azienda in contemporanea alle vittorie dal 78 a oggi. Tuttavia l'eccellente ricostruzione del marchio di Mandello che fai imporrebbe una riflessione sui marchi dal primo dopoguerra alla crisi petrolifera per ripercorrere la gloria dei marchi Italiani e le loro cadute. Sono un pezzo di storia industriale e sportiva che sconfina nell'arte. Guzzi è senz'altro l'esempio più plastico di come ricerca e innovazione siano da un lato il dna dell'ingegneria Italiana, dall'altro purtroppo la fragilità dei marchi nel reggere i cambiamenti.