Venerdì notte.
Ore 4.30 suona la sveglia, è ora di partire.
Sono arrivato a Fiumicino ieri sera tardi e mi sono addormentato solo da un paio d'ore.
Nello specchio sembro quello “prima della cura” ma non importa, mi sento sveglio e pimpante perché sto per andare ad assistere alla gara di moto più incredibile del mondo, il TT.
Come non bastasse questo a farmi sorridere, in qualità di membro dello Staff del Tingavert sarò ospite di Honda Italia e Honda Motor Europe, che hanno avuto l'idea di mettere insieme un gruppo di appassionati, e portarlo a fare un tour di 3 giorni sull'isola di Man per assistere all'evento che da anni vede trionfare lo squadrone della Honda TT Legends.
Gentili no?
A Londra mi imbarco sul piccolo bimotore a elica che copre la tratta per Man. Già leggere la destinazione sul pannello del gate è esaltante, un ragazzo si fa una foto col monitor dell'imbarco come sfondo. Durante il volo finalmente conosco quelli che saranno i miei compagni di viaggio. Arrivano da Germania, Belgio, Inghilterra, una coppia addirittura dalla Russia.
Atterrati a Man troviamo i ragazzi della Honda ad aspettarci in aeroporto per darci il benvenuto. Non servono cartelli per riconoscerli, le magliette rosse TT Legend spiccano nel piccolo atrio, si tratta del gruppo incaricato di occuparsi del tour e della sua organizzazione.
Senza perdere troppo tempo veniamo fatti salire su un bus che ci porta al ristorante per il pranzo, tutto ricorda la gita scolastica, quella che aspettavi con impazienza per tutto l'anno.
Il ristorante è in stile caratteristico e informale, l'ambiente è molto amichevole e superata l'imboscata iniziale del tremendo paté di fegato con marmellata, iniziamo a chiacchierare come in qualsiasi bar sul passo. Vedo qualcuno seduto al tavolo in fondo che raccontando chissà che si piega di lato sulla sedia mentre alza il polso destro tutto ruotato, qualsiasi motociclista capirebbe il discorso a venti metri di distanza.
Finito il pranzo e conosciuto Mr. Iain, P.R. Honda e responsabile del nostro gruppo, col bus raggiungiamo la capitale Douglas, dove abbiamo appena il tempo di lasciare le valige in hotel per correre a prendere lo Snaefell Mountain Railway.

Un trenino elettrico che si arrampica sulle colline fino al punto più alto dell'isola a oltre 600 metri d'altezza. Le carrozze del treno risalgono alla fine del 1800 e da allora, cigolio dopo cigolio, non hanno mai smesso di portare i turisti a scoprire i panorami mozzafiato dell'isola.
Ma non siamo li solo per goderci il paesaggio, i binari incrociano il percorso della gara quando le prove del venerdì stanno per iniziare.
Come da tradizione alle 18.00 la strada viene chiusa, e l'isola intera si affaccia da muretti e cortili per godersi lo spettacolo.
Noi siamo in un'ottima posizione, mentre aspettiamo si alza un vento gelido ma scopriamo che al chiosco presente sul piazzale basta dire di far parte del gruppo Honda per godere di te e caffè bollenti a volontà. Bella la vita così.
Finalmente sentiamo un rombo, da dietro una collina compare un elicottero armato di videocamera sul muso, si avvicina veloce a bassa quota, poi all'improvviso sembra voler tornare indietro, fa un giro su se stesso mentre dalla curva appare un sidecar lanciato a tutta velocità, sembra la scena di un film, l'elicottero gli si mette in coda e lo insegue facendo acrobazie di ogni tipo per inquadrarlo, entrambi ci passano davanti a una velocità impressionante, ragazzi che spettacolo, benvenuti al TT.


Per un'ora sfrecciano sidecar con passeggeri appesi fuori in ogni modo possibile, c'è un dosso minuscolo sulla strada, ma basta per far volare molti passeggeri con le gambe in aria, restano aggrappati con le mani per ricadere e ricominciare a saltare di qua e di la come niente fosse.
Lo spettacolo ci rapisce finché improvvisamente non vediamo più passare nessuno. I controllori di gara ci avvertono che lungo il percorso è scoppiato un incendio in una casa. Niente di grave ma le prove sono sospese.
Lì per lì non diamo troppa importanza alla cosa, siamo solo delusi per non aver visto le moto, ci accorgeremo solo dopo due giorni di cosa implicherà quell'interruzione.
Proseguiamo con il treno fino in cima alla collina, il paesaggio verde con le ombre che iniziano ad allungarsi è così bello da sembrare finto.

Mentre continuiamo a salire veniamo avvertiti che il programma della corsa slitterà di un giorno, le prove avranno luogo sabato, e le gare domenica.
Nel punto più alto dell'isola ci fermiamo per cenare nel pub costruito in cima alla collina dove finalmente incontro la birra inglese che adoro, la classica Ale, niente gas, spinatura a mano senza anidride, tutto sapore, una delizia che farà tornare molti di noi in hotel distrutti ma parecchio di buon'umore.
Sabato.
Era previsto di assistere al tanto agognato TT ma a causa del rinvio ovviamente non si può.
Programma saltato e 30 persone da intrattenere? Nessun problema.
L'organizzazione Honda dimostra quel tocco di efficienza nipponica che impressiona un italiano come me.
Veniamo caricati su un pullman che in un'oretta di viaggio ci porta alla scuola di enduro e ATV sulla costa nord, dove gli istruttori Honda insegnano dai primi rudimenti alle tecniche più avanzate.
Anche qui le cose sono state preparate nei minimi dettagli, ad aspettarci troviamo una quindicina ATV e altrettante CRF250L lucide e ammiccanti che ci fanno brillare gli occhi.


Ci viene fornito l'abbigliamento completo in cui ci tuffiamo per non perdere tempo, quelle selle vuote sono un errore a cui bisogna rimediare subito.
Il briefing con gli istruttori dura appena 5 minuti e si parte in fila indiana, tra terra, ghiaia e dune di sabbia.
La moto è amichevole, docile e maneggevole fin da subito, guidarla tra i campi sulla costa da una meravigliosa sensazione di libertà.
Me la sono goduta un bel po' sugli sterrati in riva al mare, ma è stata anche dura, vuoi per la mia forma fisica curata da anni con sedute di dolci e divano, vuoi perché è stata la mia prima esperienza di enduro.
Dopo pochi minuti mi sono trovato sudato come un cavallo, affannato a cercare di tenere il passo e di tenere in piedi una moto che trottava benissimo sugli sterrati ma amava rotolarsi nella sabbia appena la incontrava.
Per fortuna era leggera da rialzare, ma nell'insieme il giro si è rivelato divertente quanto impegnativo.
Mi ha rinfrancato vedere i miei compagni di avventura, anche loro madidi e con le moto spesso sdraiate tra le dune. Stanchi e soddisfatti quando rientriamo nella tenda ci aspettano panini e bibite in abbondanza.

Poi via sugli ATV a scorrazzare sulla spiaggia.
Gli istruttori sono stati sempre presenti e attenti, sono riusciti a farci divertire senza farci sentire troppo imbranati, cosa non sempre facile.
Tornati a Duglas veniamo lasciati liberi di infilarci nelle viuzze della città per vedere le prove delle moto, eccole finalmente.
Riusciamo a guadagnare uno spazio attaccato alla transenna di una curva e me le gusto, bellissime e veloci, staccate con posteriori che scodinzolano e pieghe con saponette a pochi centimetri dai marciapiedi, uno spettacolo da cardiopalma.

Turisti e residenti si mischiano in quella festa, le vie sono intasate di persone, chi in tuta di pelle, chi in maglietta e ciabatte, chi con improbabili parrucche colorate, gli occhi sono puntati sulla strada e si sentono mormorii di approvazione per ogni pilota che passa.
Il tempo vola ed è difficile staccarsi da quelle transenne.
Tornati in albergo ci viene dato un po' di tempo per ripulirci da sabbia e fango e prepararci.
Ci aspetta la cena ufficiale dell'Honda TT Legends, quella con i pezzi grossi per intenderci, giacca e cravatta sono d'obbligo.
All'aperitivo che precede la cena sono esposte le moto ufficiali, tra i presenti riconosco Ron Haslam, Phillip McCallen, John McGuinness e Linda Dunlop, ma i volti noti sono moltissimi.
Poco dopo incontro Carl Fogarty, disponibile a farsi fotografare e scambiare due parole con tutti.



Quando ci sediamo a tavola scopro di essere vicino a Jonathan Rea, che di persona è di una semplicità e simpatia che mi han colpito subito.
Si spengono le luci nella sala e parte un video di qualche minuto dedicato a Joey Dunlop, seguito da un lungo applauso. Durante la cena i campioni del TT sono chiamati sul palco a raccontare aneddoti ed esperienze, è stato unico vedere così tanti piloti insieme.
Finita la cena ci siamo regalati un giro per la città, affollatissima in un clima di festa dove i poliziotti si prestano a farsi fotografare con i turisti, e i brindisi si sprecano.
Tiriamo tardi girando per i pub dove sembra questione di vita o di morte darci dentro come si deve.
Usanza locale, devo adeguarmi per tenere alta la bandiera italiana, è questione di orgoglio non restare indietro quindi mi sacrifico.
Domenica.
Finalmente il giorno della gara.
L'autobus ci porta sul tracciato, vicino alla partenza vediamo tendopoli in ogni prato, le moto sulla strada sono tantissime, le tribune pronte davanti alla lavagna dove vengono scritti i tempi dei passaggi, ormai ci siamo.



Circondati da moto avanziamo sulla strada mentre ci viene spiegata pezzo per pezzo, curve cieche che vengono infilate a 200 km orari, un piccolo sobbalzo in rettilineo che viene superato a gas spalancato, il che si traduce in circa 20 metri percorsi con entrambe le ruote sollevate, e così via per chilometri. Passando vedo ogni pub pieno di persone sedute in attesa, ogni cortile attrezzato con sedie, bibite e radio.
Noto coppie sulla settantina sedute ad ammirare le moto in attesa di vedere la gara, Loro Joey Dunlop l'hanno visto correre davanti a casa chissà quante volte.
Prima che la strada venga chiusa al traffico ci fermiamo in un golf club, dove è stata allestita una grossa tenda per il pranzo.

Ci sono schermi che trasmettono la gara italiana del MotoGP, tanto per non farci mancare nulla, così pranziamo vedendo la caduta di Rossi e la vittoria di Pedrosa.
Grazie al fuso orario la MotoGP per noi finisce poco prima delle 14, ora della partenza del TT.
Ci spostiamo sulle tribune approntate lì vicino, dove i piloti passeranno dopo circa un quarto d'ora dalla partenza.
Alle due in punto arriva una brutta notizia, è annunciato un ritardo di venti minuti.
Parecchi di noi iniziano a guardare nervosi gli orologi.
Essendo il giorno del rientro non possiamo fare tardi, l'autobus che deve riportarci in aeroporto deve partire alle 15, non un minuto dopo, e questo ritardo non ci voleva, vedremo solo una ventina di minuti di gara. Alle 14.20 arriva la doccia fredda, un ulteriore ritardo, partenza alle 14.45.
Vuol dire che la prima moto passerà davanti alle tribune mentre noi saremo già saliti sull'autobus.
Organizzatore provetto o no vedo il panico negli occhi di Iain, questa volta sembra non ci sia più nulla da fare, non vedremo passare nemmeno una moto.
Si attacca al telefono mentre noi fissiamo una strada vuota sperando ancora in quello che non sembra possibile. Poi la proposta, se partiamo più o meno di corsa, possiamo attraversare il campo da golf e ricongiungerci in un altro punto con l'autobus.
Lì i piloti arriveranno 5 minuti prima.
Ok è pochissimo, ma vedere 5 minuti di gara a quel punto è il massimo possibile.
Così partiamo al trotto, affannandoci su quei prati morbidissimi.
Non mi ero mai reso conto di quanto fosse enorme un campo da golf, pian piano il gruppo si sfilaccia, cerco di restare incollato ai primi, visto che in moto di solito non ci riesco almeno a piedi ci provo.
Presto la corsa si trasforma nella la gita di Fantozzi, qualcuno ansima paonazzo, qualcun altro si perde tra gli alberi e vengono sguinzagliati golf cart per recuperare i dispersi. La marcia dura una ventina di minuti, e finalmente sbuchiamo su una strada, ci sono persone sedute sui muretti ai lati alti un paio di metri dove ci issiamo.
E' fatta, almeno una moto dobbiamo vederla passare assolutamente.
Quasi subito sentiamo il rumore di un motore che sta dando tutto quello che ha, il rumore va e viene, i minuti passano ma non si vede arrivare nessuno, evidente che non si risparmia e si fa sentire a chilometri di distanza.
Poi dopo una lunga attesa ecco arrivare James Hiller, attraversa il lungo rettilineo davanti a noi per buttarsi nella curva col ginocchio a sfiorare il marciapiede.


Non ho mai visto niente di tanto veloce su una strada, inutile cercare parole per descriverlo, posso solo dire che è stato incredibile.
Restiamo tutti a bocca aperta mentre dopo un attimo piombano Cameron Donald e poi John McGuinness.
Adesso so che quando dicono che per correre la Superbike al TT bisogna essere matti, non esagerano.
Per esserlo di più dovrebbero dar fuoco al casco, altro non mi viene in mente.
Seguono altri piloti per i 5 minuti che siamo rimasti su quel muretto, sono tutti velocissimi ma la differenza con i primi si vede anche a occhio.
Quando sento l'ordine di correre all'autobus vorrei incatenarmi lì, so che l'aereo non aspetta e che siamo oltre ogni ritardo possibile, ma accidenti quanto mi costa scendere da quel muretto.
L'aeroporto è pieno di gente che segue la corsa con l'orecchio attaccato alle radioline portatili, non siamo stati i soli a dover partire nel momento sbagliato.
Per la cronaca McGuinness ha registrato il record assoluto sul tracciato con un giro alla media incredibile di 211.90 Km/h, mentre Michael Dunlop ha vinto la classe Superbike.
E' stato un viaggio fantastico che rifarei domattina, ringrazio la Honda Italia e la Honda Europa per aver organizzato il tutto.
Sono tornato con un unico ovvio rimpianto, non da poco, di non aver assistito alla gara come si deve.
Vuol dire che lo prenderò come un segno, anzi come un invito a tornare in quel posto da fiaba dove ogni motociclista dovrebbe andare almeno una volta.