Premessa
Innanzitutto ringrazio Edo (prussianblue) per avermi dato ormai tre anni fa l'idea del viaggio (e per avermi passato il suo percorso che ho, quasi fedelmente, ricalcato) e, in secondo luogo, ringrazio gli amici che hanno voluto seguirmi: i collaudati Paolo (ElVufero68) e Marcello (topomotogsx) e la new-entry, a livello di giretti proposti dal sottoscritto ma motociclista di esperienza, Federico (Sigik).
Inizialmente la compagnia doveva essere più ampia ma, chi era impegnato con lavoro e famiglia, chi ha optato per un weekend in auto, chi ha rinunciato a causa del terrorismo meteorologico, siamo rimasti noi "fantastici 4".
Sabato 23
Il ritrovo è fissato alle canoniche "otto meno venti", ormai marchio di fabbrica, all'area di servizio Villarboit Nord della A4. Parto da casa e il cielo è nuvolo e minaccioso ma non indosso l'antipioggia. Rifornimento e poi autostrada. Tra una goccia e l'altra arrivo a Villarboit. Da lontano vedo Marcello (impossibile non vederlo con la sua antipioggia giallo fluo abbinata al casco... qualcuno lo definì Titti gigante e qualcun altro lo paragonò ad un Minion...
Paolo si fa attendere qualche minuto, tra il bardarsi contro la pioggia (anche da lui pioveva) e la moto che gli dava alcuni fastidi
. Ripartiamo in tre alla volta di Avigliana dove il gruppo si completa raggiungendo Federico. Un caffè prima di ripartire (l'ultimo in Italia... quasi fossimo dei condannati) e via alla volta di Susa, Cesana e Monginevro. Sulla strada del Monginevro percorro per la prima volta la nuova galleria, più sicura ma meno "divertente" delle vecchie curve.
A Briançon facciamo sosta carburante e, ancora asciutti, partiamo verso il col del Lautaret. Pochi chilometri e un cartello luminoso mi mette ansia: segnala che la strada per Grenoble è interrotta dopo La Grave. Sapevo che l'interruzione "storica", quella che durava da Ottobre 2014, era stata bypassata; sapevo anche che il WestGP era passato di là giusto la settimana prima di noi ma avevo il dubbio che la strada di bypass fosse stata chiusa a causa del meteo.
Ci fermiamo in un parcheggio a lato strada e consultiamo le cartine per cercare un'alternativa ma abbiamo solo la conferma che dovremmo fare molti, troppi, chilometri più del previsto.
A questo punto, dimenticando l'orgoglio del maschio italiano cresciuto al ritmo degli spot dell'uomo che non deve chiedere mai, sfoderando il mio miglior francese e anche una discreta faccia di latta nell'apostrofare una più-cinquanta-che-quaranta elegante e sostenuta donna francese (genere milf) come "mademoiselle", chiedo informazioni.
Rincuorati proseguiamo verso il Lautaret dove comincia a scendere la pioggia, mista a neve vista la quota.
). Dopo pochi chilometri un senso unico alternato regolato da un semaforo. Un cartello sul semaforo invita ad avvicinarsi fino ad arrivare in prossimità del "fuoco"
(feux in francese è sia fuoco che semaforo), Paolo che in quel momento era davanti al gruppo si ferma praticamente attaccato al palo e non ci preoccupiamo più di tanto del cartello (l'avranno messo perché la strada è stretta e raggrupparsi in prossimità del semaforo aiuta a sfruttare meglio lo spazio
) finché, dopo parecchi minuti di attesa, un automobilista francese in coda dietro di noi scende e ci ripete la frase scritta sul cartello
. Dopo un attimo di stupore ci rendiamo conto che in prossimità del semaforo, più a sinistra rispetto a dove sostava Paolo, ci sono i sensori di presenza annegati nell'asfalto
: una volta calpestati, sotto il semaforo si illumina una clessidra a led e in breve abbiamo il via libera! Abbiamo rischiato di invecchiare in attesa del verde di un semaforo francese!
Più ci dirigiamo verso ovest e più le condizioni meteo peggiorano. Giungiamo a Vizille sotto il diluvio e decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa nel ristorantino con vista sul castello di Vizille, culla della rivoluzione francese (nei pressi del castello vi è anche il museo della rivoluzione) e passata residenza estiva dei presidenti transalpini. Nonostante il luogo profumasse di storia preferiamo concentrarci sul cibo e sulle grazie della cameriera
, anche se il pensiero preponderante riguardava la pioggia incessante.
Ripartiamo appena sembra che l'intensità della pioggia sia calata, passiamo Grenoble e ci approssimiamo al Vercors salendo a Saint Nizier du Moucherotte non prima di aver fatto qualche giro a vuoto dalle parti di Seyssins in balia del navigatore satellitare...
Il paesaggio ricorda le alpi Svizzere e Austriache: pascoli curati, fattorie, faggete in basso e boschi di conifere più in alto. Continua a piovere. Raggiungiamo Lars en Vercors e Villard de Lans dove imbocchiamo la strada che percorre le Gorges de la Bourne. Una delle cose che ho imparato viaggiando in Francia è che quando si incontrano delle gorges si va incontro ad un paesaggio splendido fatto di rocce variopinte scolpite dall'acqua
. Percorrere le gorges sotto la pioggia fa capire meglio l'azione erosiva dell'acqua, soprattutto quando le stille ti colpiscono sulle braccia o sulla schiena! A metà delle gole dovremmo attraversare il fiume e proseguire sulla destra orografica ma la strada è interrotta. Proseguiamo per l'unica direzione consentita con il risultato che il navigatore, che ha impostato un punto di passaggio sulla sponda destra, a Pont en Royans, ci fa percorrere un pezzo di strada avanti e indietro, ce ne accorgiamo solo una volta raggiunto Pont en Royans.
La pioggia non accenna a diminuire, dopo pranzo ho evidentemente chiuso male la cerniera dell'antipioggia e mi ritrovo bagnato fino alle mutande
. A Pont en Royans facciamo una sosta per rifocillarci con qualcosa di caldo e ci prepariamo ad afforntare i chilometri che ci separano dalla meta di giornata che sono ancora molti.
Il percorso si snoda ora in mezzo ai boschi di faggio, percorriamo i primi colli: col de Proncel e col de la Chau, ad un bivio visto all'ultimo rischiamo il tamponamento tra Paolo e Marcello
) e pochi chilometri dopo la "maledizione della strada chiusa" si abbatte nuovamente su di noi: il col de la Bataille è interrotto. Colpevolmente non avevo controllato l'apertura dei colli, sapevo che erano tutti tra i 1000 e i 1500 metri s.l.m. e non avevo considerato una possibile chiusura invernale.
Madornale errore! Grazie al navigatore identifichiamo un percorso alternativo che, attraverso il col du Pionnier e il col de la Croix (uno dei tanti in Francia) ci conduce a Oriol en Royans e da lì a Léoncel, dall'altra parte del col de la Bataille. Nonostante la pioggia manteniamo un ritmo deciso e le pieghe non mancano. Da Oriol a Léoncel e al successivo col de Limouches la strada è in ottime condizioni e divertente.
Dal colle all'albergo mancano poco più di 30 km, la pioggia che ci ha accompagnato per circa 6 ore e 300 km è quasi cessata. Sono piuttosto bagnato e infreddolito, oltre al soprasella anche i piedi sono zuppi: i gloriosi stivali, compagni di mille avventure, hanno ceduto.
Verso le 20 arriviamo a Bourg de Péage, un giro a vuoto intorno all'albergo, un altro... (ci rendiamo conto che si trovava a 20 m da dove ci eravamo fermati su indicazione del navigatore
) e finalmente posiamo le moto per concederci una doccia calda che riporti a valori standard la temperatura corporea.
Bourg de Peage è una cittadina sulla riva dell'Isère gemellata con la città in cui ho abitato fino ad un paio di anni fa: Verbania. Quando ho proposto la tappa agli amici che lo scorso anno erano con me nel Verdon e sulla Route Napoleon ho fatto dell'ironia sulla questione gemellaggi: lo scorso anno eravamo alloggiati a Digne les Bains, gemellata con Borgomanero (a due passi da dove abito ora), e non fu esattamente un soggiorno da sogno...
La tradizione delle città gemellate si ripete, complice il posizionamento dell'hotel su un vialone periferico di fianco ad un centro commerciale (e pensare che alla prenotazione credevo fosse non lontano dal centro...
) non consiglierei Bourg de Peage come meta per un soggiorno vacanziero
.
Dopo una cena nell'unico locale raggiungibile a piedi, suggerito dall'albergatore che ci consegna anche un buono per il 10% di sconto, facciamo quattro chiacchiere e due risate e andiamo a riposare.
Km di tappa: 550
Colli: 10 (di cui 8 per me nuovi)










), prima di arrivare in paese (gemellato con Varallo, vicino a dove sono cresciuto... ma non mi ricordavo il particolare!) dove vediamo in giro finalmente qualche moto e pranziamo in un baretto in centro piuttosto frequentato
) il col du Prayet. Il panorama verso il fondovalle si apre sul Mont Aiguille, uno sperone roccioso che ricorda la Pietra di Bismantova. Imbocchiamo la D1075 e ci gustiamo del puro godimento motociclistico con curvoni veloci e asfalto perfetto come solo le strade francesi sanno offire
, attraversiamo il col de la Croix Haute e risaliamo sempre in puro godimento verso il col de Grimone dove facciamo una sosta per goderci il panorama.


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