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[2007~27-dic/2008~5-gen] La scoperta della Tunisia
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3348327 Inviato: 7 Gen 2008 12:35
Oggetto: [2007~27-dic/2008~5-gen] La scoperta della Tunisia
 

Ebbene siamo rientrati...

Devo dire che è stata un'esperienza splendida, con un gruppo di persone fantastiche!

Non ho ancora buttato giù una sola riga di report, visto che mi risutava impossibile farlo in itinere per problemi di collegamento e che le giornate sono state intense e coinvolgenti, ma nei prossimi giorni comincerò a postare la descrizione di tutto il viaggio, passo passo, con alcune foto

purtroppo la macchina fotografica è morta il terzo giorno...ma alcuni amici che erano in viaggio con noi dovrebbero fornirmi del materiale per integrare le mie foto

a presto la conaca, i commenti e le considerazioni

Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 17 Ago 2008 18:01, modificato 4 volte in totale
 
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3350241 Inviato: 7 Gen 2008 16:17
 

Parto dalle considerazioni finali e da un paio di immagini che possono riassumere il viaggio

le strade del sud della Tunisia, indipendentemente da un fondo sicuramente non "da corsa", sanno darti emozioni pergli spazi che ti circondano...





la forza di questo viaggio, al di là dei panorami o degli spazi, dei silenzi o del casino delle medine, dei monumenti o dei luoghi naturali è stato un gruppo di motociclisti, persone abituate a viaggiare da sole che hanno deciso di viaggiare insieme per godere del viaggio e della compagnia reciproca.

Quello che ci ha unito è stata la solidarietà da motociclisti, portandoci a sostenerci ed aiutarci, a vivere un'esperienza insieme: persone così diverse e con moto così diverse hanno deciso di viaggiare e scoprire un paese e la propria amicizia
 
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3350287 Inviato: 7 Gen 2008 16:21
 

Immagini che non necessitano commenti (date da un amico in viaggio con noi)



 
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3350361 Inviato: 7 Gen 2008 16:26
 









 
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3350801 Inviato: 7 Gen 2008 17:03
 

In giallo è segnato il percrso in Tunisia



compreso il percorso i Italia per arrivare al porto di Genova, circa 2.500 km (oltre alle tratte Genova-Tunisi e Tunisi-Genova in nave, cioè 50 ore)

la ZZR non solo ha retto perfettamente, ma si è rivelata ancora una volta una moto superba per lunghi viaggi!

Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 13 Gen 2008 12:39, modificato 1 volta in totale
 
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3351016 Inviato: 7 Gen 2008 17:27
 

Frankie,sicuramente mi sono perso qualcosa,ma alla fine sei andato con un tour? Visto che eravate un bel po' di moto...
 
3352290
3352290 Inviato: 7 Gen 2008 19:24
 

atipico ha scritto:
Frankie,sicuramente mi sono perso qualcosa,ma alla fine sei andato con un tour? Visto che eravate un bel po' di moto...


Si, alla fine mi sono aggregato ad un tour organizzato. Il sistema adottato mette insieme i vantaggi del gruppo organizzato e del viaggio singolo o a piccoli gruppi.

Valter (Motorizzonti) prenota le strutture, in genere di livello abbastanza alto, gestisce il percorso di massima e suggerisce orari indicativi e punti di maggior interesse. Alla sera c'è una riunione tecnica con la presentazione della tappa del giorno dopo e la consegna del road-book.

I singoli equipaggi decidono poi autonomamente i percorsi per arrivare ai meeting point, i tempi e le soste. A volte abbiamo viaggiato in gruppo, altre volte a piccoli gruppi, seguendo differenti percorsi, altre volte ho fatto tratti da solo (con mia moglie).

I timori della vigilia di non riuscire a gestire i miei rapporti con un gruppo o di dover sopportare "altri" sono svaniti dopo il primo giorno, ritengo la formula vantaggiosa e vincente
 
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3355934 Inviato: 8 Gen 2008 0:27
 

Ho spezzato il topic con i soli post del racconto, l'altro topic lo lasciamo aperto come fonte di informazioni! icon_wink.gif

Complimenti per il viaggio! icon_wink.gif
 
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3362031 Inviato: 8 Gen 2008 20:15
 

wow!!!!



chissà se un giorno riuscirò pure io icon_confused.gif
 
3369425
3369425 Inviato: 9 Gen 2008 17:23
 

Giovedì 27 dicembre 2007 ~ Modena – Genova [via Cisa] (274km)

Siamo pronti. Puliti i caschi, lubrificata la catena, montate le borse laterali, studiato il percorso, alla fine ho cominciato a caricare la zetina, facendola sembrare più un mulo che una moto... anche se ormai ho già fatto molti giri in moto, ogni volta mi chiedo cosa portare o lasciare a casa, cosa mi servirà e che cosa invece sarà inutile... il fatto, poi, di fare questo viaggio aggregato ad un gruppo organizzato, mi mette un po' in ansia. Anche l'idea di andare in zone vicino al deserto con una moto come la mia mi mette un po' di preoccupazione... per quanto poi riguarda l'abbigliamento, non parliamone... ci sarà caldo o freddo? pioverà o ci sarà il sole? elastici di riserva, grasso per catena, ripara gomme, nastro americano e altri "ciappini" hanno preso posto nella borsa da serbatoio, mentre nello zaino sono finiti i caricabatterie dei vari apparecchi elettrici/elettronici che mi porto dietro, assieme ad alcuni libri sulla Tunisia da leggere in nave...

Il risultato finale è che la moto è stracarica…



Siamo pronti e finalmente partiamo. Abbiamo appuntamento alle 15 al porto di Genova, per cui decidiamo di partire verso mezzogiorno, con calma… la giornata è abbastanza gradevole, anche se abbastanza fredda. Imbocchiamo l’autostrada e a Parma ci immettiamo sulla A15 (autostrada della Cisa); la temperatura è decisamente frizzante, ma la strada non presenta particolari problemi: anche le curve, che “pennelliamo” in moto, sono guidabili, anche se il fondo un po’ lucido ci consiglia di non esagerare…



Poco prima della 15 siamo a Genova e ci godiamo un raggio di sole per scaldarci un po’, in attesa che arrivino i partecipanti al viaggio.

 
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3369553 Inviato: 9 Gen 2008 17:32
 

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caaaavoloooo!!!!


magico frankie icon_wink.gif

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3372854 Inviato: 9 Gen 2008 21:56
 

Cominciano ad arrivare i vari partecipanti del nostro eterogeneo gruppo di “avventurieri”: le moto sono piuttosto varie, con equipaggi altrettanto interessanti.
I single:
• Valter l’organizzatore (Honda – Africa Twin)
• Michele (Yamaha – FJR1300)
• Ezio (BMW - GS1200)
• Claudio, detto l’Ing (Aprilia – Pegaso)
• Beppe (BMW - GS1200)
• Natale (BMW – RT1150)
• Francesco (Honda –XL600)
• Roberto (Aprilia Tuono) [si aggiungerà, proveniente da Civitavecchia, il giorno dopo]

Le coppie:
• Adriano e Marisa (BMW - GS1200)
• Beppe e Piera (BMW – RT1200)
• Lorenzo e Maria Pia (Harley-Davidson – FLSTN Soft Tail Deluxe)
• Max e Francesca (BMW – R1150S)

ed ovviamente il sottoscritto
• Francesco (Frankie) e Cristina (Chicca)(Kawasaki – ZZR1400)

Ci sono altre de coppie di Trento (una BMW - GS1200 ed una Honda – VFN) che si aggregano con noi solo per il viaggio in nave ed una coppia di Palermo, con una Suzuki SV) che ci raggiungerà dopo un paio di giorni

Mano a mano che ci cominciamo si avvicina il momento dell’imbarco, fra un caffè e due chiacchiere, la compilazione di un modulo doganale ed una sigaretta cominciamo a conoscerci, nell’attesa dell’imbarco. Cominciamo ad avvicinarci alla zona della banchina, per poter espletare le formalità doganali.





Giunti all’interno dell’imbarcadero, scopriamo che la nave ha dalle due alle tre ore di ritardo… questo significa arrivare a Tunisi di notte, con tutti problemi che possono scaturire da un trasferimento notturno. L’aria rinfresca e comincia a fischiare un vento gelido, che non promette niente di buono…

Finalmente arriva la “vecchia” Habbib, una signora di ottant’anni che si lava poco… (come viene definita da un marinaio del porto).



Saliamo a bordo e ci rendiamo subito conto del disinteresse dei marinai addetti al carico, cosa che ci suggerisce (anche dietro consiglio di Valter, l’organizzatore) di legarci la moto. I cordini servono per fissare la moto al ponte, con un elastico si tira il freno anteriore ed inserita la marcia, ci si assicura che la moto si muova il meno possibile, vista la probabilità di “ballare” durante il viaggio.
Preso possesso della cabina, sistemati i bagagli, ci mettiamo in giro per la nave a gustarci il tramonto, nonostante il freddo, e a scoprire la nave che in 23 ore dovrà portarci a Tunisi.

Veniamo informati che ci aspettano per la cena! Una piacevole sorpresa, in quanto non sapevamo che il passaggio barca comprendesse i pasti: non solo la cena si rivela un modo per fraternizzare con i nostri nuovi compagni (scoprendo che molti fra noi hanno significative esperienze di viaggio), ma la cucina è decisamente e sorprendentemente gradevole.

Finalmente, alle 21, con tre ore di ritardo, la nave salpa…

Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 16 Gen 2008 11:32, modificato 2 volte in totale
 
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3375410 Inviato: 10 Gen 2008 9:21
 

Venerdì 28 dicembre 2007 ~ Genova – La Goulette [Tunisi] (via mare)

Il viaggio scorre lento: la mattina ne approfittiamo per dormire fino a tardi, trasformando il pranzo in una colazione... comincio a leggere i libri sulla Tunisia, a studiare il viaggio nei suoi dettagli…

Continuiamo a conoscerci meglio coi nostri compagni di viaggio, visti i limitati spazi della nave non è difficile ritrovarsi insieme e ovviamente i discorsi ruotano intorno ai viaggi fatti o a quello che stiamo intraprendendo.

Il mare si fa sentire e la nave procede lentamente verso Tunisi: ogni tanto gioco con il navigatore satellitare, facendo il punto nave, e mi rendo conto subito che ci metteremo ben più delle 23 ore previste…

Un po’ di tempo lo trascorriamo in coda, per espletare le operazioni doganali: essendo su una nave che batte bandiera tunisina, ci sono incaricati governativi che predispongono i documenti; visto di ingresso, visto sul passaporto per la moto, documenti per l’esportazione temporanea del veicolo…

Scende la sera e ci offrono la cena (non prevista): almeno questo ci consola, nell’attesa dell’arrivo, mentre la notte sulla costa tunisina che comincia ad apparire, non solo diviene sempre più scura, ma anche carica di nubi che non promettono niente di buono!

Finalmente alle 23, con sei ore di ritardo sull’ora prevista, la nave attracca: liberate le moto e scesi dalla nave, sotto una pioggia scrosciante, iniziamo il calvario dei controlli; lo stesso documento lo devono vedere almeno tre funzionari… la nota positiva è che siamo sotto delle tettoie e che molti doganieri sono sotto la pioggia, per cui accelerano un minimo le procedure.

A mezzanotte, in fila indiana, sotto una pioggia incessante, lasciamo il porto di La Goulette ed imbocchiamo la lunga strada che porta verso Tunisi
 
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3375439 Inviato: 10 Gen 2008 9:29
 

Venerdì 28 dicembre 2007 ~ Tunisi – Hotel AbouNawas [Hammamet] (98km)

Il furgone di appoggio si mette davanti al gruppo, per farci strada e noi, in fila indiana lo seguiamo sotto una pioggia torrenziale! Molti hanno fatto i serbatoi mezzi vuoti, per cui appena possibile ci accatastiamo sotto la tettoia di un distributore, mentre alcuni fanno benzina.





Sicuramente avremo modo di testare l’attrezzatura da pioggia… Lorenzo (Harley) ha le gomme nuove e non si fida ad andare veloce, per cui chiede all’organizzatore di utilizzare un’andatura moderata.

Imbocchiamo l’autostrada verso Hammamet e ci mettiamo ad una velocità di crociera di circa 80 km/h. La visibilità è scarsa, il fondo stradale è viscido e fa decisamente freddo… mi accorgo di aver fatto un errore tremendo: ho infilato i guanti sopra la giacca impermeabile! Il risultato è evidente: dopo mezz’ora ho le mani completamente a bagno! Mi fermo in un autogrill, svuoto i guanti da cui scende un rivolo d’acqua e mi infilo un paio di manopole impermeabili, senza imbottiture che mi fanno capire l’importanza di avere mani asciutte e calde…

Alle 2 del mattino arriviamo finalmente ad Hammamet ed all’albergo: siamo fradici ed infreddoliti; appena entrati nelle stanza, stendiamo la nostra roba, anche se le camere sono fredde, nella speranza che si asciughino, facciamo una bella doccia e ci precipitiamo (almeno una parte di noi) a mangiare. L’albergo ha organizzato per noi una cena e ne approfittiamo, gustandoci l’ottima cucina, nonostante siano ormai le 3 quando ci sediamo a tavola, consapevoli che la mattina dopo saremmo dovuti partire presto, essendo la tappa del giorno seguente la più lunga del viaggio…
 
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3376514 Inviato: 10 Gen 2008 12:31
 

Sabato 29 dicembre 2007 ~ Hammamet – El-Jem – Medenine - Tataouine – Hotel Dakyanus (508km)

Alle 7 suona la sveglia e la domanda che ci poniamo, visto che siamo appena andati a dormire, è: siamo in vacanza?

Asciughiamo alcuni capi col phon (i guanti sono troppo bagnati, ci vestiamo impacchettiamo la roba, ci precipitiamo far colazione ed eccoci pronti, come da copione alle otto a caricare le moto ed a partire… scopriamo che è possibile caricare le borse laterali e la sacca da sella sul furgone, per cui alleggeriamo.





Anche quando tutti sono pronti, in genere un gruppo numeroso ha tempi un po’ più lunghi, rispetto a chi è abituato a viaggiare da solo, per mettersi in viaggio… (santa pazienza…) … la cosa mi consola, in quanto ho sempre un po’ d’ansia all’idea di far aspettare gli altri, avendo tutto un rituale di vestizione che mi porta via tempo…

Finalmente, poco prima delle 9 la carovana comincia a mettersi in moto in direzione del sud: ci aspettano più di 500 km. L’aria è fredda ed umida, ma non piove, anche se tutta la pioggia della sera precedente ci è rimasta nelle ossa ed in parte nell’abbigliamento…

Dopo neanche un’ora, al primo casello, siamo già fermi! Mi prende un attimo di sconforto… L’idea di passare i prossimi giorni continuamente fermo mi atterrisce, ma fortunatamente è solo il necessario rodaggio del gruppo e le prime “schermaglie” per prendere le misure reciproche. Già in autostrada si formano gruppetti con passo diverso o, facendo benzina, ci cominciamo a separare ed a seguire ognuno la propria andatura ed il proprio ritmo… destinazione El-Jem



Viaggiamo veloci sull’autostrada e poi lungo la strada che ci porta verso Susah (Sousse): il gruppo che viaggia con noi imbocca la circonvallazione che ci permette di evitare la cittadina, e si dirige verso El-Jem dove arriveremo poco prima di pranzo.





Viaggiamo veloci sull’autostrada e poi lungo la strada che ci porta verso Susah (Sousse): il gruppo che viaggia con noi imbocca la circonvallazione che ci permette di evitare la cittadina, e si dirige verso El-Jem dove arriveremo poco prima di pranzo.
 
3388220
3388220 Inviato: 11 Gen 2008 15:29
 

Complimenti per il fantastico viaggio e per il dettagliatissimo report. Davvero completo, può essere utilissimo per chi volesse seguire le tue orme.
L'Africa l'ho girata un pochino, ma solo per lavoro e mai in moto. Devo dire che mi affascina parecchio, e girarla su due ruote purtroppo per ora rimane uno dei sogni quasi irrealizzabili. icon_sad.gif
Spero che presto riusciremo ad incontrarci per una birretta in compagnia, così ti stresserò con mille domande su questo bellissimo viaggio! icon_biggrin.gif
Mi incuriosisce molto anche la forma che avete scelto, cioè viaggio organizzato ma con una discreta libertà d'azione. Mi sembra molto valida.
Peccato per la tua macchina fotografica, ma le immagini più importanti sono quelle che conserverete dentro di voi...
 
3390321
3390321 Inviato: 11 Gen 2008 18:26
 

El-Djem

El Jem è una cittadina tunisina nei pressi di Mahdia. E' famosa soprattutto per il suo anfiteatro romano, notevole per dimensioni e per stato di conservazione. Si tratta di una delle più importanti testimonianze della dominazione romana di tutto il Nord Africa.

La città fu costruita, come molti altri insediamenti romani in Tunisia, al posto di vecchi centri punici. Grazie ad un clima meno arido di quello attuale, la romana Thysdrus prosperò nel secondo secolo, quando divenne un importante centro per la coltivazione e l'esportazione di olio di oliva. Fu sede di una diocesi cristiana, tuttora retta da un vescovo della Chiesa cattolica. Dai primi anni del terzo secolo, quando venne costruito l'anfiteatro, Thysdrus rivaleggiò con Hadrumetum (la moderna Susah [Scusse]) per il ruolo di seconda città romana del Nordafrica, dopo Cartagine. In seguito alla rivolta scoppiata nel 238, e del suicidio di Gordiano I nella sua villa romana nei pressi di Cartagine, le truppe romane leali all'imperatore Massimino Trace distrussero la città, che non venne mai ricostruita.

El Jem è famoso per il suo anfiteatro (spesso chiamato erroneamente colosseo) in grado di ospitare 35.000 spettatori seduti. Solo il Colosseo di Roma, con circa 45.000 posti a sedere, ed il teatro di Capua erano più capienti. L'anfiteatro di El Jem venne costruito dai romani sotto il controllo del proconsole Gordiano I, il quale venne acclamato Imperatore a Thysdrus, intorno al 238, e, come altri monumenti romani in Tunisia, risalta per la pietra di colore giallo rossa.



All'epoca della costruzione , El Jem era una delle più importanti città dell'area, con ben 40.000 abitanti. L'anfiteatro di El Jem è lungo 138 metri per 144 di larghezza e si sviluppa su tre ordini di gradinate fino a toccare i 30 metri di altezza: si ritiene che potesse arrivare a contenere, al massimo della capienza, fino a 30.000 persone e fu probabilmente usato per spettacoli di gladiatori e corse dei carri.



Oltre che per i giochi, l'anfiteatro fu usato più volte anche per scopi difensivi, come l'episodio che vide protagonista la principessa berbera Al-Kabina rifugiatasi qui intorno al 700 d.C. nell'ultimo disperato tentativo (inutile) di resistere alla conquista araba. Esiste anche la possibilità che la costruzione del teatro non sia mai stata completata.

Fino al diciassettesimo secolo rimase più o meno intatto. A partire da quel momento le sue pietre vennero usate per la costruzione del villaggio limitrofo di El Jem e della Grande Moschea di Qayrawan e, in un periodo di tensione durante il conflitto con gli Ottomani, i Turchi usarono i cannoni per stanare i ribelli nascosti al suo interno.

Giungiamo in paese alla spicciolata, dall’accesso nord e troviamo da subito una cittadina caotica, sviluppata intorno all’anfiteatro. Forse sarà il periodo non propriamente turistico, ma sembra quasi che la nostra presenza, pur vistosa, non sia un elemento più di tanto considerato dalle persone che proseguono nella loro quotidianità.
Solo nei pressi immediati dell’anfiteatro si scatena la caccia al potenziale cliente, con i proprietari dei bar limitrofi che ci fanno sistemare le moto quasi nel bar, nella speranza che andiamo a mangiare da loro.





Ci dedichiamo alla visita dell’anfiteatro



 
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3390949 Inviato: 11 Gen 2008 19:14
 

FilippoCaliari ha scritto:
Complimenti per il fantastico viaggio e per il dettagliatissimo report. Davvero completo, può essere utilissimo per chi volesse seguire le tue orme.
L'Africa l'ho girata un pochino, ma solo per lavoro e mai in moto. Devo dire che mi affascina parecchio, e girarla su due ruote purtroppo per ora rimane uno dei sogni quasi irrealizzabili. icon_sad.gif
Spero che presto riusciremo ad incontrarci per una birretta in compagnia, così ti stresserò con mille domande su questo bellissimo viaggio! icon_biggrin.gif
Mi incuriosisce molto anche la forma che avete scelto, cioè viaggio organizzato ma con una discreta libertà d'azione. Mi sembra molto valida.
Peccato per la tua macchina fotografica, ma le immagini più importanti sono quelle che conserverete dentro di voi...


Grazie Filippo!

detto da te che vieni considerato dai tinga-people un mito, è un signor complimento!

essendo un po' prolisso, quando avrò finito di pubblicare il report completo, avrò un rank altissimo... a parte gli scherzi, sto facendo anche un report con più foto in pdf (pensavo di presentarlo come articolo) usando anche le foto degli altri "viaggiatori"

quando vuoi informazioni non esitare a contattarmi!

l'organizzazione con siamo andati è Motorizzonti (http://www.motorizzonti.com): Valter, il titolare, non solo è molto competente come organizzatore, avendo fatto la guida per tato tempo, ma è anche un vero motociclista, e questo fa la differenza!!!

A questo si aggiunge la scelta di tenere un profilo alto (begli alberghi)
 
3391266
3391266 Inviato: 11 Gen 2008 19:43
 
 
3392053
3392053 Inviato: 11 Gen 2008 20:54
 

simolavende ha scritto:
uauuu!!!!!!!!!!! non ti resta che iscriverti a ..::QUESTO::..!!!!


l'ho preso in considerazione, e se non fosse per il mese di tempo, lo farei di corsa!!!

è un mio vecchio sogno quelo di fare il giro del mediterraneo in moto! Con Valter (il titolare di Motorizzonti) volevo organizzare da Jerba (Tunisia) ad Agadir (Marocco) un'idea che covo da 18 anni, quando per la prima volta sono andato nel desero: il problema è che la frontiera fra Algeria e Marocco è chiusa perchè, anche se non se ne sente parlare in giro, i due stati sono in una specie di guerra "fredda".

Probabilmente, invece farò >>>questo<<<

l'idea sarebbe di portarmi una seconda moto da deserto e fare il pezzo in jeep con la moto (ma credo di non essere abbastanza bravo, oltre alla spesa..)
 
3392125
3392125 Inviato: 11 Gen 2008 21:02
 

ancora un'immagine dell'anfiteatro di El Djem



motociclista con signora...



la piazzetta antistante l'anfiteatro



ed i motociclisti che si avvicinano alla "mangiatoia"...

 
3392165
3392165 Inviato: 11 Gen 2008 21:07
 

bella l'idea della seconda moto! ma forse veramente troppo costosa!! aspetto con impazienza la fine del report e sicuramente ti chiedero di mandarmi quello in pdf!!
 
3392188
3392188 Inviato: 11 Gen 2008 21:09
 

El Djem – Sfax – Gabes – Medenine – Tatahouine

Pranziamo a gruppetti, facendo la prima conoscenza con l’insalata michwya (o mechouia, a base di peperoni verdi gratinati, cipolla e tonno, piccantissima) e l’harissa (purè di peperone rosso e di peperoncino piccante emulsionato con olio di oliva e aromatizzato con cumino, aglio, coriandolo, menta).

Cominciamo a partire, a gruppi, e ci dirigiamo verso la nostra destinazione finale: in considerazione del fatto che ci rimangono ancora molti chilometri da percorrere, pensando che alcuni di noi fossero poco più avanti, col nostro gruppetto ci mettiamo ad andare di buona lena, nonostante la strada sia con un fondo piuttosto sconnesso. Le piogge dei giorni precedenti hanno lasciato vistose pozze ai bordi delle strade, non assorbite da un terreno non abituato a tutta questa acqua: in alcuni punti in cui la strada è attraversata da ouadi, si formano pozze profonde sul manto stradale.

Tutta la strada è “disseminata” di polizia e milizia: ogni 500 metri almeno una coppia di poliziotti presidia ogni incrocio, anche i più piccoli. Le prime volte siamo quasi intimoriti ed ad ogni fischio quasi rallento per paura che mi vogliano dare una multa… ma poco dopo ci rendiamo conto che in realtà i poliziotti ci fischiano per incitarci a passare, fermando il traffico locale, facendoci transitare anche in presenza di semafori rossi o in assenza di precedenza… sembra quasi che i nostri equipaggi facciano parte di un tour organizzato con scorta di polizia… una sensazione stranissima…

Imbocchiamo la circonvallazione di Sfax e procediamo ad alta velocità, pennellando le rotonde presidiate dalla polizia e poi via verso Gabes: dopo questa città la polizia diventa sempre più rarefatta, fino a scomparire e la strada diventa meno curata. Il nostro gruppo, composto da quattro moto (noi, Max e Franci, Adri e Marisa e Beppe) procede spedito fino ad una cittadina dove ci fermiamo a fare benzina. Sono già le 15.30 e ci rimane ancora molta strada da fare; mentre siamo in relax ci raggiungono altre moto del nostro gruppo.





Ripartiamo di corsa ed alle 16 comincia a piovere a dirotto : passiamo Gabes, Medenine e finalmente giungiamo a Tatooine (Forum Tatahouine); lungo la strada ci siamo dispersi, sia a causa delle pessime condizioni del fondo stradale, sia per il traffico.

Assieme ad Adriano e Marisa cominciamo a cercare l’albergo che scopriamo essere sulle colline alle spalle della città, in direzione Chinini, a circa 15 km dal paese: è buio (sono ormai quasi le 18) siamo bagnati fradici e infreddoliti e ci inerpichiamo su per una strada buia che ci conduce in mezzo al nulla… finalmente, come un miraggio in mezzo al nulla, appare il nostro albergo! Finalmente l'Hotel Dakyanus... (N32° 59‘ 34’’ – E 10° 20’ 17’’)



L’impatto, vista la nostra condizione ed il perdurare della pioggia, non è dei migliori: le camere sono gelide, non avendo pensato, per la scarsa abitudine al freddo, ad accendere il riscaldamento!!! La doccia non si presenta meglio… non veniamo presi dallo sconforto, ma poco ci manca…

Le luci sono dotate di paralume in ceramica, per cui su ogni lampadina mettiamo un “pezzo” da asciugare… il colpo d’occhio della camera è fra il ridicolo e il disperato, sembriamo un po’ zingari arrangiati alla meglio e extra-comunitari… Piano piano il condizionatore con scambiatore di calore comincia a fare il suo lavoro e la temperatura nella stanza migliora, facendoci vedere le cose in maniera un po’ più rosea, anche se quando usciamo per andare a cena sta ancora piovendo…

Passiamo la prima notte a Tatahouine un po’ infreddoliti, con il soffione del condizionatore che cerca di scaldare la stanza e le luci accese, utilizzate come fornelletti per asciugare i guanti bagnati...

Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 14 Gen 2008 17:17, modificato 1 volta in totale
 
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3409012 Inviato: 14 Gen 2008 13:38
 

Domenica 30 dicembre 2007 ~ dintorni di Tatahouine ~ Giro degli Ksour - Chenini (209km)

Il risveglio, dopo una notte di pioggia, ci consola un po’: anche se la temperatura è decisamente fresca ed il sole è velato, non piove. L’albergo, alla luce del giorno non è male e, probabilmente, visto in un giorno di sole nella tarda primavera, deve essere senz’altro molto gradevole ed accogliente.

Finita la colazione ci apprestiamo ad esplorare la zona intorno a Tatahouine, nota per gli Ksour, villaggi fortificati che servivano da rifugio ai berberi contro gli attacchi dei predoni nomadi ed arabi. Ogni tribù berbera costruiva uno ksar per immagazzinare e difendere le provviste alimentari dagli invasori arabi.

Essendo tribù nomadi, avevano la necessità di conservare le scorte alimentari in un posto fisso, dove attingere di tanto in tanto il cibo necessario. Gli ksour rispondevano a questa esigenza, ma anche da abitazioni rifugio. Gli ksour (plurale di ksar) sono dei granai collettivi fortificati costituiti da più ghorfa (stanze), disposte anche su più piani. Le ghorfa hanno la volta a botte ed un’unica apertura e sono costruite le une accanto e sopra le altre (fino aquattro piani) e disposte a quadrilatero.

Nello Ksar, le “ghorfas” si sovrappongono l’una all’altra sino a realizzare delle cortine edificate alte anche 4 piani (4 ghorfas sovrapposte, come Ksar Ouled Soultane), cortine si chiudono attorno ad una piazza centrale. Le aperture di accesso alle celle sono tutte rivolte verso la corte centrale, mostrando in questo modo all’esterno solo una muratura piena, creando una una sorta di fortino, cintato verso l’esterno. Le ghorfa poste ai piani superiori sono raggiungibili da scale esterne, ripide e strettissime, che danno un aspetto molto singolare all’insieme.

Gli ksour però non erano solo un luogo dove conservare le scorte alimentari. Spesso subito all'esterno veniva eretta una moschea dove la tribù si riuniva per la preghiera e per passare un po' di tempo assieme. Così presto gli ksour divennero anche un luogo di incontro.

Ci muoviamo in direzione nord lungo la strada che dall’albergo va in direzione di Beni Khedache, ed incontriamo subito il primo ksar.

Non è uno degli ksour pubblicizzati e “turisticizzati”, e per questo mantiene un’aria “selvatica” ed orignale, e ci sbattiamo contro, quasi per caso: Ksar El Ferch (N33°00’23’’ – E 10°20’34’’).
È un punto di sosta dei cammellieri che conducono i turisti sui jebel circostanti, ma quando lo visitamo non c’è nessuno, se non un piccolo bar.






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3409089 Inviato: 14 Gen 2008 13:50
 

Ripartiamo in direzione di Ghomrassen, per fare benzina (N33° 03‘ 33’’ – E 10° 20’ 24’’), prima di proseguire verso Ksar Haddada

Viaggiamo lungo un territorio ancora “selvaggio”, non artefatto con la linea montuosa dei contrafforti dello Jebel Dahar sullo sfondo. Il panorama è gradevole, caratterizzato da ampi spazi.










Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 14 Gen 2008 17:14, modificato 1 volta in totale
 
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3410878 Inviato: 14 Gen 2008 16:52
 

Giungiamo a Ksar Haddada (N33°06’00’’ – E10°18’48’’), divenuto famoso non solo per lo splendido labirinto di vicoli e cortili che caratterizzano questo ksar ma soprattutto perché è stato utilizzato per le riprese di “Star Wars – La minaccia fantasma”. È all’interno di questo ksar, infatti che Qui-Gon scopre le origini di Anakin Skywalker.

Una parte dello ksar è stata ristrutturata in chiave moderna, per realizzarci un albergo (attualmente chiuso): la parte originale, anche se in rovina, è molto bella, mentre nella parte ristrutturata le gorfas sono state radicalmente modificate per ottenere le stanze da letto e gli spazi comuni, acquisendo, comunque, un certo fascino.



La parte vecchia, non restaurata, ed in parte diroccata






La parte ristrutturata, in cui era stato ottenuto un albergo.








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3411037 Inviato: 14 Gen 2008 17:13
 

Proseguiamo in direzione di Beni Khedache, con l’intenzione di esplorare un’ipotetica strada in direzione di un ipotetico “passaggio a Nord-Ovest” verso Qsar Ghilane, un’oasi nel deserto, caratterizzata da pozze d’acqua calda. Natale chiede informazioni agli “indigeni” e dopo poco Beni Kedache ci ritroviamo in un sentiero pieno di fango, in cui affondano le ruote della moto fino ai cerchi, in direzione di un’ipotetica strada che dovrebbe portarci verso uno sterrato di 17 chilometri che forse ci porterà…

Ovviamente, dopo un breve tratto asfaltato che ci porta sempre più verso i contrafforti dello Jebel Dahar (siamo già oltre i 500 metri d’altitudine), avendo già perso alcuni del nostro gruppo lungo la strada, decidiamo di fare dietro front e dirigerci verso due obiettivi più importanti da vedere: Ksar Ouled Soltane e Chinini.

Invertiamo la marcia e ci dirigiamo nuovamente in direzione di Tatahouine. Avendo avuto una conoscenza un po’ più approfondita dei luoghi (prima della partenza avevo comprato un paio di buone guide sulla Tunisia, ma le ho lette solo dopo…) avremmo potuto probabilmente visitare anche l’antico kalaa (forte collinare berbero) della stessa Ghomrassen o Guermessa e Douiret (Duirat), tipici ksour di montagna, simili a Chenini, ma meno famosi e meno frequentati e per questo caratteristici.

Infatti, vengono chiamati normalmente ksour anche alcuni villaggi abitati stabilmente, che i Berberi del Sud costruirono verso l’anno 1100 su dirupi difficilmente accessibili e in località inospitali per sfuggire alle razzie delle tribù arabe provenienti dall’Egitto. Questi villaggi erano inizialmente costituiti da una kala’a (fortezza) costruita sulle sommità di impervie e inaccessibili montagne, protetta da mura di cinta. All’interno delle mura si sviluppava la cittadella con le sue viuzze tortuose. Successivamente, in epoche più tranquille, si svilupparono delle abitazioni anche più in basso, all’esterno delle mura, scavate direttamente nella roccia (ghar). Chenini è forse l’esempio più famoso, ma anche Guermessa e Douiret, proprio per il fatto che sono poco conosciuti, sono forse ancora più interessanti.

Giungiamo a Tatahouine nel primo pomeriggio e la ricerca di un ristorante od un bar dove mangiare, ovviamente, si rivela infruttuosa pertanto ci rivolgiamo ad una pasticceria nel centro del paese. Approfittiamo della sosta anche per indossare le tute da pioggia, in quanto il cielo non promette niente di buono…
Infatti, mentre ci mettiamo in moto, comincia a cadere una pioggerellina non intensa ma che non promette niente di buono… imbocchiamo la P19 e svoltiamo a sinistra subito all’uscita di Tatahouine, imboccando un sottile nastro di asfalto che porta verso Maztouria (Martoria Ksar) e Nifzaoua (villaggio da cui parte una pista che porta a Bir Oum Souich e, come pista secondaria, a Remada). Passiamo oltre svariati piccoli ksour, senza visitarli, come Ksar Beni Barka, Ksar Tamelest e Ksar Ouled Chehida e finalmente raggiungiamo Ksar Ouled Soltane (N37°47’19’’ – E10°30’55’’)





Questo ksar è forse il più ben conservato della Tunisia e, probabilmente, il più conosciuto dai turisti, vanta le gorfa meglio conservate, che raggiungono l’altezza anche di quattro piani, disposte attorno a due cortili: anche se sono state in parte ristrutturate, il restauro è stato sufficientemente conservativo da ricostruire l’aspetto originale





Una piazzetta chiusa fra costruzioni addossate le une strettissime alle altre a formare un unico corpo, sulla cui facciata si aprono numerose porte e finestre. Il colore principe e' il giallo/ocra, seguito dal bianco e dal nero degli interni, privi di altre aperture che non siano quelle rivolte verso la coorte centrale, mostrando all’esterno solo muratura piena, rispondendo al meglio agli ovvii scopi difensivi. In fondo alla piazzetta c'e' un accesso quadrato che permette di accedere ad una seconda piazzetta, un poco più grande, a base quadrata, un mondo chiuso, a sè stante, rispetto al mondo “esterno”.



Il contrasto col paese “moderno” che ci lasciamo alle spalle, varcando la porta della piazzetta, è incredibile… se non fosse per la nostra presenza, si potrebbe avere l’impressione di aver fatto un salto nel tempo. Nemmeno i suoni ci riportano al presente, non ci sono macchine, cellulari che suonano o altre opere di modernariato che ci strappino da questa sensazione di essere sospesi nel tempo… Ci si ritrova miracolosamente a godersi un gioiello unico: essendo giunti in questo piccolo paesino in un periodo in cui non ci sono flotte di pullman che vomitano turisti provenienti dalle spiagge, riusciamo a goderci la bellezza ed il silenzio del luogo; se ci si pone al centro della piazzetta e si ruota su se stessi, l’immagine che rimane nella mente è sicuramente suggestiva.

Le scalette che portano alle ghorfa superiori sono tutte rigorosamente esterne e nessuna delle stanze è comunicante con le altre: alcuni accessi sono molto ripidi e dai gradini malmessi, privi di protezioni. Dentro, le stanze sono squadrate e buie ed alcune hanno ancora la porta.



Comincia a imbrunire, sono ormai le 16 e ci rimettiamo in viaggio: l’idea è di proseguire lungo la strada che, passando per Mghit, si dirige verso Ksar Ezzhara (considerato fra gli ksour più belli), per poi ritornare verso Tatahouine attraverso : sulle cartine stradali risulta una strada asfaltata, ma dopo pochi chilometri ci ritroviamo su una strada non asfaltata e fangosa , per cui decidiamo di invertire la direzione di marcia, ritornare da dove siamo venuti e poi proseguire verso Chenini. Lungo la strada ci separiamo in più gruppi: noi, dopo essere ritornati verso Tatahouine, scendiamo lungo la P19 in direzione di Remada, per poi svoltare a livello di Ksar Ouled Debbab (un altro fra i più bei ksour tunisini). Ci fermiamo un po’ in attesa che qualcun altro arrivi, ma ci rendiamo conto, dopo poco, che probabilmente hanno preso la strada che andando in direzione del nostro albergo, si dirige verso Chenini. Decidiamo di proseguire, non visitando lo ksar, nonostante sia uno dei più grandi e utilizzato fino a pochi anni fa, visto che il cielo sta diventando sempre più scuro sia per le nuvoe che incombono, sia perché ormai si avvinca la sera.
 
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3414772 Inviato: 14 Gen 2008 22:50
 

Finalmente giungiamo a Chenini (N32°54’48’’ – E10°15’58’’): uno ksar berbero scavato nella roccia sulla cresta di un Jebel (montagna), di selvaggia bellezza, che visto da lontano sembra un termitaio. Le sue ghar (abitazioni troglodite di tipo primitivo) e le sue ghorfa (stanze adibite a granai) costituivano la dimora di una popolazione nomade di origine berbera.

La sua moschea spicca, bianca, quasi sulla vetta, e a dominare il villaggio rimangono i resti della kala’a (forte costruito in cima a una collina).



Dal crinale si gode il panorama sulla piana a sud, verso il capoluogo della regione.



Considerando l’imbrunire, la pioggia incombente decidiamo di non salire al villaggio e ci limitiamo a visitare la moschea dei sette dormienti.



come tipico della religione islamica, i sette dormienti, martiri cristiani di Efeso, diventano santi dell’Islam, protagonisti di molti racconti scritti in arabo. La leggenda colpì la fantasia di Maometto, che certamente l’aveva sentita raccontare da qualche mercante siriano o etiopico: essa occupa, infatti, gran parte della lunga, la XVIII “sura”, che è intitolata in arabo “al Kahf”, cioè “la caverna”.

Il racconto della sura comincia così: «Non ti pare che quelli della Caverna [i Sette Dormienti] e l’iscrizione [le tavole incise nella quali la loro storia fu scritta] furono tra i nostri segni [i segni inviati da Allah ai suoi fedeli, come testimonianza della verità della religione musulmana e delle parole del Profeta] un evento meraviglioso?».

Nel cimitero della moschea dei Sette Dormienti di Chenini ci sono una serie di tumuli funerari di circa 5 metri di lunghezza, che la gente del posto chiama “le tombe dei Sette Dormienti”: secondo la leggenda sette cristiani, per sfuggire alle persecuzione dei romani, si nascosero in una grotta vicina e dormirono per 400 anni, risvegliandosi in un mondo dominato dall’islam. Durante il sonno, però, il loro corpo continuò a crescere, giungendo all’altezza di quattro metri. La leggenda racconta che i Sette Dormienti, risvegliatisi, si siano convertiti all’islam, prima di morire, assicurandosi un posto in paradiso…



Ormai il sole è tramontato e, sotto una leggera pioggerellina, stando attenti alle pozze d’acqua che costellano il manto stradale, ritorniamo all’albergo.
 
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3426378 Inviato: 16 Gen 2008 13:20
 

Lunedì 31 dicembre 2007 ~ Hotel Dakyanus (Tatahouine) – Douz (238km)

Un nuovo giorno: finalmente un po’ di sole!

Fatta colazione, impacchettiamo i bagagli e carichiamo le moto: oggi ci sposteremo a ovest, attraversando parte dello Jebel Dahar, verso Matmata, e fiancheggiando il limitare nord dell’Erg tunisino ci porteremo verso i palmeti di Douz.

Ho caricato i dati studiati sulla cartina sul navigatore satellitare: l’obiettivo è evitare la strada più seguita che passa da Tatahouine – Medenine – Matmata e passare per le stradine dell’interno, sicuramente più interessanti e caratteristiche: qualcuno fra i miei compagni di viaggio comincia a sostenere che anziché una Kawasaki ZZR1400 avrei dovuto comprare una moto da enduro, tipo KTM, o almeno un GS (sacrilegio! BMW no, vi prego…): convinco i compagni di viaggio che la strada che ho scelto è asfaltata, anche se ho imparato a fidarmi poco delle informazioni che sono riuscito a reperire su guide o via internet, per cui temo di incontrare tratti di sterrato…



Tanto, ormai, il fango ha talmente ricoperto le nostre moto, che non è nemmeno più possibile leggere la targa della Zeta…



Imbocchiamo, alla spicciolata, la C207 in direzione nord lungo la strada che dall’albergo va a Beni Khedache; io sono fra gli ultimi a partire e, dopo pochi minuti, subito vedo un gruppo di moto ferme quasi in mezzo alla strada: il primo pensiero che mi viene è intesta è “… ma sono x@+iciè@##$& a fermarsi così per una foto?...” Sorpasso il gruppo, mi fermo e sto per dire qualcosa, quando qualcuno mi dice che Max (o meglio la sua moto…) ha perso un bauletto laterale che ha quasi colpito una delle moto che seguivano… La battuta per stemperare la tensione e sottolineare lo scampato pericolo ci sta tutta: proseguendo sulla falsa ostilità alle moto BMW che ho deciso di mostrare, butto lì un “Per forza si è rotta, è una BMW” e ci scappa la risata… Comincio, aiutato da Ezio e qualcun altro a legare il bauletto rotto, in modo che non possa muoversi.
 
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3426381 Inviato: 16 Gen 2008 13:21
 

Mi metto in testa al gruppo, fungendo da leader; ci dirigiamo a Ghomrassen, dove facciamo benzina e controlliamo che il bagaglio sia ben fissato alla moto di Max, e giunti a Beni Khedache, anziché prendere la strada in direzione di Medenine (che scopriremo aver preso Max, senza però avvisarci…) svoltiamo a sinistra, passando il paese, in direzione di Ksar El Hallouf, verso i contrafforti dello Jebel Mogor. La strada sale subito ripidamente, portandoci a scollinare alle spalle del paese ed offrendoci una vista sulla valle verso Ksar Grillane che si perde nell’orizzonte.



Vista la scarsità di pioggia, negli ouadi dove sono piantati palmizi, vengono costruiti argini che formano un quadrilatero intorno alle piante, in modo da evitare il dilavamento del terreno e permettere che l’acqua, ristagnando, venga assorbita completamente dal terreno. Viste le abbondanti piogge dei giorni scorsi, si vedono molto bene le pozze d’acqua che circondano le piante.. Siamo a circa 550 metri di altitudine e l’aria sibila fra la valle di fronte a noi e quella verso cui siamo diretti.





Scendiamo verso un agglomerato di case ed il navigatore mi dice di svoltare a destra, ma sulla destra della strada vedo solo uno sterrato fangoso, per cui decido di proseguire sulla strada bitumata sulla mia sinistra; dopo poco ci imbattiamo nel primo problema: uno ouadi colmo d’acqua…
Rallento alla velocità minima e, spostandomi sul lato della strada affronto il fiume che passa sulla strada… l’acqua a occhio e croce supera i 40/50 cm… passo sollevando due onde e proseguo, seguito da un paio di moto…una parte del mio cervello si chiede cosa faranno Lorenzo e la MaPi con l’Harley. Ci consultiamo rapidamente e, girate le moto, andiamo a vedere cosa combina il resto del gruppo…

L’Harley è passata quasi incolume, ma, per paura di rimanerci in mezzo, Lorenzo ha accelerato sollevando una nube d’acqua e facendo letteralmente la doccia… Ci scherziamo sopra e lo acclamiamo, per poi riprendere il nostro cammino lungo una strada bitumata, caratterizzata da aree in cemento, in corrispondenza degli ouadi che attraversano la strada e zone dove l’asfalto risulta frammentato. Dobbiamo guidare con attenzione, a bassa velocità, arrivando anche ad andare a passo d’uomo in alcuni tratti sterrati…

Ad un certo punto, sulla sinistra della strada, appare un palmeto e poi Ksar El Hallouf (N33°17’32’’ – E10°09’19’’): non ci fermiamo a visitare le ghorfas dello ksar, ma proseguiamo lungo la strada costruita nel letto del torrente El Hallouf, passando in una gola dello Jebel Mogor; il torrente (anche se quasi asciutto) attraversa continuamente la strada rendendo il percorso, anche per i tratti sterrati, impegnativo. Nonostante ciò rimane forse uno degli scorci più belli incontrati in questo viaggio, un lungo canyon che scende a valle verso il paesino di Bayra, nel mezzo … del nulla.








Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 16 Gen 2008 18:19, modificato 1 volta in totale
 
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