Moto
La grande famiglia dei motociclisti
Scritto da ViR - Pubblicato 16/04/2007 11:18
Moto ancora praticamente nuova, inserisci la chiave che entra fluida nel quadro, la ruoti lentamente verso destra e... click, scatta stabilendo che è tutto pronto.

Premendo sul pulsante dell’accensione, immediatamente, senza titubare, il motore inizia a tuonare delicatamente. Prendo il casco e lentamente lo indosso come in un rituale sacro, poi viene il momento dei guanti. Con tutto l’abbigliamento ci si sente più uniti alla nostra compagna di strada, e una volta saliti in sella siamo come incollati alla moto, siamo una cosa unica, non più due entità distinte.

La mano gira un pochino la leva dell’acceleratore per un paio di volte, il motore da delicato tuonare decide di farsi sentire e noi accenniamo un lieve sorriso sotto il casco; più o meno tutti i motociclisti sanno che non è consigliato far salire di giri il motore in folle, ma la cosa ci piace, ci rende orgogliosi delle nostre due ruote, e poi infondo infondo tutti noi pensiamo che alla nostra moto piaccia che la facciamo sfogare ogni tanto.

Siamo pronti, partiamo, per questo pomeriggio abbiamo deciso un percorso da affrontare in solitario, il cielo è limpido e non si può aspettare oltre. C'è da affrontare una statale e poi una serie di tornanti e curve molto delicate che portano ad un passo sulla cima di un monte, e poi la discesa dall’altra parte del monte, insomma una storia già sentita. Il clima è ottimale, il sole non eccessivamente caldo ci accompagna tra le pieghe che eseguiamo sempre meglio; mano a mano che il pneumatico si scalda siamo più sicuri della nostra guida e ci divertiamo rilassandoci tra le curve. Arriviamo sulla cima, dato il divertimento si sarebbe voluta una strada un po’ più lunga, ma poi pensando che c'è ancora la discesa continuiamo ancora più felici. Le curve dell’altro versante son altrettanto belle, siamo proprio sicuri alla guida delle nostre due ruote, saldi alla strada, poi un leggero rettilineo si accelera, neanche tanto, ma giusto per liberare un pochino il motore, poi curva altro rettilineo rallentando per rilassarsi un attimo, la strada prosegue tranquillamente, nulla di difficile abbiamo fatto di peggio...

Ecco! Proprio in quel inutile momento accade, si!... accade qualcosa che non potevamo prevedere. Ma è successa e quindi per terra siamo finiti, non si ricorda molto, ma una cosa che rimane nella nostra mente è il grande dolore che si avverte dopo pochi secondi a causa di qualcosa di rotto. Non è un dolore fisico, infatti stringendo i denti e con qualche urlo quello si sopporta, il dolore è dentro di noi. All’inizio ci preoccupiamo della moto, ma a breve il dolore sale, ci si rende conto che non ci si può muovere autonomamente, un piede non risponde, infatti è quello il dolore più forte: rendersi conto di non essere autonomi e non potersi muovere. Siamo tristi dentro per la nostra inefficienza, in quell’istante mille pensieri girano per la testa, tra le righe sentiamo anche il fatto di abbandonare tutto, che questo mondo e questi rischi (anche andando piano e con calma) non sono per noi. Mamma sfiga è sempre in agguato anche quando siamo nelle migliori condizioni. Ok questo è il momento peggiore, stiamo veramente male...

Ecco! Sono passati pochi istanti e proprio in quel momento tutto cambia, ci rendiamo conto del bel mondo che ci circonda ed infiniti motociclisti iniziano a fermarsi per venirmi in soccorso. Ero lì per terra, senza potermi muovere e i primi motociclisti che si son fermati: han chiamato l’ambulanza, si son presi cura della moto, mi han rassicurato... gli altri si son messi a margine della strada per fare cenno agli altri motociclisti di proseguire, altrimenti in pochi minuti il bordo della strada si sarebbe riempito di una cinquantina di moto...

Ecco! È in quell’istante che ci si rende conto che non si può non fare parte di questo mondo.


Mi è andata bene: un’operazione, due o tre mesi tra gesso e riabilitazione, qualche centinaio di euro di danni da pagare, e la testa sempre sopra le spalle.

Seppur prudenti e cauti, non a tutti va così bene. L’importante è tenere sempre nella testa e nel cuore un ricordo di coloro che per questa nostra passione non ci sono più, perché sempre alla stessa grande famiglia apparteniamo, io ne ho avuto una prova.


V
 

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Commento di: Anna il 16-04-2007 13:45
La solidarietà tra motociclisti è famosa. Come lo è quella tra ciclisti e anche altre categorie.

Hai fatto uno splendido racconto secondo me, si capisce che cosa ci spinge a mettere in moto e partire, anche da soli. Purtroppo a volte succede quello che non dovrebbe.

Auguri di pronta guarigione, a te e ad altri motociclisti incidentati che ti hanno letto
Commento di: Sam-dstar il 16-04-2007 22:04
Già, per fortuna che non è andata troppo male.
Tanti auguri di pronta guarigione!!!
Commento di: TIGER69 il 17-04-2007 16:17
nulla si può commentare sulla grande solidarietà che contraddistingue noi motociclisti...rimetti al più presto...forza!
Commento di: alrom il 24-04-2007 13:51
io sono una zavorra...ma un po' come tu hai descritto anche io...dietro...provo le stesse sensazioni...ma in più ho sempre lì...in un angolino del cuore o del cervello una sensazione strana qsi di precarietà (? forse nn è il termine adatto) forse è solo un po' di paura...ma purtroppo girando in moto, e non, di incidenti se ne vedono molti e ahimè non è sempre colpa dei motociclisti. Beh retorica a parte...dobbiamo stare sempre tutti attenti, anche quando non siamo in moto e poi...metterci il cuore...e speriamo che basti.
in bocca al lupo...