Passarono gli anni e furono più che generosi con i nostri protagonisti.
Storia di Giuseppe
Con la vincita ottenuta grazie a Mario, Giuseppe spostò la propria attività dal centro di Q ad un capannone industriale, nella zona industriale, alla periferia della stessa Q.
Mercé la crisi economica congiunturale di quegli anni poté affittare la struttura per pochi denari ed investì tutti i soldi in suo possesso nell'acquisto di macchinari di ultima generazione. La sua non voleva essere una semplice carrozzeria ma una specie di Accademia con la quale istruire tanti giovani in quella difficile arte. Non era Giuseppe motivato dal desiderio di diventare ricco ma di tramandare ai giovani tutte le conoscenze che aveva imparato negli anni. Grazie a Mario (che aveva ormai agganci di tutti i tipi) poté accedere ad una consistente fetta di fondi regionali tesi a favorire l'istruzione e l'occupazione giovanile. L'iniziativa ebbe un successo strepitoso e venne presa ad esempio a livello nazionale. Giuseppe sembrava rinato e prese a curare maggiormente il proprio aspetto. Arrivava a lavoro spesso in giacca e cravatta ma dopo pochi minuti si levava tutto, si infilava la vecchia tuta e via a sporcarsi le mani. L'accademia si avvaleva di varie figure prestate dal mondo del lavoro all'insegnamento: gli argomenti di carrozzeria venivano svolti dal titolare ma intervenivano di volta in volta anche meccanici (tanto Massimo che Pasquale e altri per questioni specifiche), elettrauti, gommisti, tornitori, esperti in elettronica, ma anche ragionieri e pubblicitari. Un ragazzo che ottenesse di entrare nell'Accademia era sicuro di acquisire una preparazione completa e di avere ottime chances, una volta uscito di lì, di lavorare subito, tanto da libero imprenditore quanto assunto da aziende piccole, medie e grandi di tutto il paese. Varie aziende automobilistiche mandarono in via riservata propri ispettori per analizzare i metodi messi in atto e il risultato del lavoro perché l'Accademia insegnava soprattutto attraverso il lavoro ed i risultati erano ottimi. Ci furono piccole case automobilistiche di eccellenza che segnalarono l'Accademia come unica officina raccomandata per l'intero paese. Tutto questo portò nelle casse dell'Accademia un consistente flusso di denaro che Giuseppe reinvestì nell'Accademia stessa. Dopo aver acquisito la proprietà del capannone ne acquistò uno a fianco che completamente ristrutturato venne adibito ad uso foresteria e mensa per ospitare gli studenti. Il Comune di Q, con inconsueta lungimiranza si mosse a migliorare la viabilità interna della Z.I. e circondò tutta la zona dell'Accademia con alberi ad alto fusto e verde vario al fine di isolarla ed insonorizzarla.
Mario, in qualità di contitolare, si era riservato la docenza di informatica: amava moltissimo poter interagire con quel mondo e rimaneva del tutto incantato nel vedere quell'esercito operoso creare dal nulla la perfezione. Spesso venivano organizzati corsi di sicurezza e prevenzione ad opera di funzionari dell'Azienda Ospedaliera presso la quale continuava a lavorare e ogni 3 mesi, il grande furgone dell'AVIS, sostava nei pressi dell'Accademia per fare il pieno di quel giovane sangue. Grazie ad accordi con la Camera di Commercio vennero limati al minimo i possibili attriti con gli altri esercenti di attività simili e a distanza di alcuni decenni l'iniziativa continua a riscuotere un notevole successo fornendo istruzione, lavoro e benessere diffuso.
Un giorno, ai primi tempi, Mario incontrò Massimo.
“Ciao Massimo: e allora, come ti trovi?”
“Ciao Mario. Bene, bene. Hai fatto un miracolo: hai salvato Giuseppe dall'autodistruzione e hai creato una cosa bellissima.”
“Frena i cavalli Massimo; io non ho fatto niente se non aver fiducia in Giuseppe. Ha fatto tutto lui.”
“Guarda, non so come stanno le cose tra voi, comunque è proprio una bella cosa.”
“Lascia perdere. Piuttosto, ti ricordi che tempo fa mi avevi parlato della particolarità di Giuseppe, di lasciare una sbavatura? Lo fa ancora?”
“No, ormai fa solo lavori ineccepibili. Non sono più riuscito a ritrovare la sua firma”
“Davvero? Sai, un po' mi dispiace.”
“E perché mai ti dovrebbe dispiacere? Secondo te, uno che porti una Aston Martin vorrebbe una sbavatura made in Giuseppe? Molto meglio così, adesso, che fa lavori perfetti.”
“Sarà, ma si è perso un po' in romanticismo.”
“Chi paga ha diritto alla perfezione non al romanticismo...”
Qualche giorno dopo Mario, trovandosi con Giuseppe a discutere su alcune mosse da attuare nel futuro prossimo riprese il discorso col proprio socio.
Gli riassunse il senso della chiacchierata con Massimo e gli chiese lumi.
“Massimo è un meccanico, non può capire. Lui prende pezzi e li monta. Ha la creatività di un tostapane ma un carrozziere, come un tornitore, è un artista prestato alla meccanica e un artista firma sempre un proprio pezzo. Un tornitore inciderà un numero, un'iniziale sul perno che ha creato dal pieno perché se gli ricapiterà tra le mani potrà sapere che quel pezzo è figlio suo e il carrozziere fa lo stesso. Io lo insegno ai ragazzi, l'unica differenza, rispetto a quando lavoravo da solo per i morti di fame, chiedendo quattro spicci, è che insegno anche la discrezione ma ti assicuro che non c'è un solo pezzo che esca da qui che io non possa riconoscere ad occhi chiusi, sia che l'abbia fatto io, sia che l'abbia fatto uno dei ragazzi. Semplicemente, la firma la sappiamo trovare solo noi.”
“Sono contento... viva il romanticismo. A proposito: non ho mai visto tuo nipote qui all'Accademia. Non dirmi che ti vergogni. Anche lui dovrebbe avere una possibilità.”
“No Mario: il ragazzo non è tagliato ma so ben io perché cosa è nato. Ti ricordi che tempo fa ti ho chiesto di prestarmi 100.000 €”
“Certo che ricordo. Ma non capisco, l'hai riempito di soldi?”
“Soldi, quello non sa che farsene dei soldi. Macché, ho comprato un'azienda agricola con annesso piccolo allevamento e l'ho messo a lavorare lì. È felice come una Pasqua e sai, la Fattoria produce ben oltre le esigenze della nostra mensa per cui sta vendendo a tutti. Sta facendo una marea di soldi”
“Mi fa piacere, qualunque cosa tocchi fa soldi.” ridacchiò Mario
“E certo, è facile con certi aiuti...” rispose ridendo Giuseppe, facendogli l'occhiolino.
Giuseppe da decenni non balbetta più; un altro piccolo aiuto...
To be continued...



Troppo generoso... 








