Sabato pomeriggio di quasi 3 mesi fa… una bella giornata di sole e caldo, la giornata perfetta per un bel giro in moto e tra l’altro siamo davvero in tanti, ma a fine pomeriggio restiamo in 4 e poco prima di tornare indietro troviamo 2 ragazzi coi quali avevamo già girato in passato, tranquilli simpatici e dalla guida pulita “ di quelli di cui ti puoi fidare”. Quel giorno è stato il giorno delle chiacchiere ed ecco che al distributore siamo di nuovo fermi, sembrava che non la finissero più di parlare e per lamentarmi io che sono una cazzegiatrice d’oc!! Ma la verità è che ero affamata, non avevo fatto colazione e ancora non ci eravamo fermati per mettere qualcosa sotto i denti e forse è stato proprio quello scazzo a salvarmi. Verso 16.30 finalmente si riparte, ma la mia voglia si è totalmente esaurita sotto un sole battente mentre aspettavo che i miei cari professoroni finissero di discutere di regolazioni e infatti lascio strada a chi è partito dopo e mi metto a chiudere il trenino. Poco prima di una galleria una macchina taglia la strada a me e al ragazzo che mi precede, lui ha un K7 1000 accelera e raggiunge subito gli altri (eravamo in autostrada), faccio per aprirci a mia volta, ma poi non lo faccio restando così un po’ staccata dal gruppo, li perdo di vista solo per il primo pezzo di galleria, quando mi riappaiono penso “dai son lì ci apro un attimo e li riprendo”, ma lo scazzo vince e il polso si rilassa subito.
Quella galleria termina con una curva a dx, ma non ha altro di speciale nel senso che non separa 2 valli, tant’è vero che in senso opposto non si passa per una galleria. Lo specifico perché nessuno di noi avrebbe mai immaginato quello che ci aspettava all’uscita. I miei amici e gli automobilisti che si sono fermati han detto che sembrava che lanciassero secchiate d’acqua e questo nonostante un bel sole ingannatore continuasse a splendere. Il sindaco di quel comune è un collega di mio fratello e gli ha confermato che è venuto giù il finimondo, ma per soli 5/10 minuti, immaginatevi lo schifo che ha tirato su.
Io non ho visto piovere, in quella manciata di secondi che ci dividevano aveva già smesso … a catturare la mia attenzione come una luce nel buio è stato il corpo di pietro che occupava quasi completamente la corsia di sorpasso, ovvero quella dove stavo viaggiando, oltre solo polvere e confusione, mentre a dx una fila di macchine iniziava ad inchiodare scomposta. Il tempo si è dilatato e rallentato, ricordo perfettamente l’attimo in cui ho sfiorato il freno, è bastato solo sfiorarlo… nemmeno il tempo di un respiro e la moto non c’era più, per un istante mi è fin sembrato di restare sospesa in aria. Non avevo mai perso l’anteriore sul bagnato… è sconcertante la velocità con la quale ti abbandona. Dicono che in certi momenti ti passi davanti agli occhi tutta la vita, mentre scivolavo ho fatto in tempo a formulare solo tre pensieri:
1. dai che mi fermo “prima”, dai che non m’infilo là sotto …
2. ma l’asfalto era troppo viscido per rallentarmi e con la consapevolezza che ero ancora troppo veloce, ho temuto che sarebbe finita male, ho pensato “Se Pietro morto allora adesso tocca a me?” (sarò pessimista, ma è stata la prima cosa che ho pensato quando l’ho visto).
3. quando si cade e si scivola non ci sono figure, ci sono solo macchie di colore e quando è sparito il nero della mia moto e c’è stato solo il grigio del guard rail, ho pensato testuale “Noo, non ci credo finisce tutto così, finisco qui”, come se la morte dovesse avere un senso…
E poi subito il colpo, mi sembra d’aver picchiato 2 volte contro quella trappola di ferro, ma quella parte è confusa e caotica, segue una vaga idea di me coricata, rannicchiata lì contro. Quando riesco di nuovo a mettere a fuoco il mondo è di nuovo tutto al rallentatore. Sono seduta e incoscientemente do le spalle alle macchine che arrivano le sento inchiodare ma io continuo a guardare pietro. Non si muove. Poi seguono le urla del mio ragazzo che chiama il mio nome e degli altri che ci correvano incontro, gli altri ce l’avevano fatta, almeno quello. Il mio ragazzo (era il primo del gruppo), quando allarmato dalla pioggia improvvisa ha guardato nello specchietto dice d’aver visto solo polvere e la mia moto che girava in mezzo alla strada, mentre mollava la moto e correva verso di noi un corpo disteso e mi ha confidato che per un secondo ha creduto che fossi io e ha pensato “No, non ci sarà mai più Bibi”. Quando lo vedo, il tempo accelera un poco e aiutandomi col guard rail mi metto in piedi, “devo tirami su, se ci riesco vuol dire andrà tutto bene”. C’è chi corre dentro la galleria a segnalare il pericolo, ma nonostante questo una macchina arriva troppo forte e se non fossi stata ancora aggrappata al guard rail, mi avrebbe sicuramente travolta, infatti riesce a fermarsi solo qualche metro dopo a pochi cm dalla mia moto, ma la scena non mi colpisce, osservo e basta. Sono sconcertata, è quasi comico… incredula al pensiero di lasciare la vita e incredula nell’averne ancora una, continuavo a pensare “sono viva, sono viva davvero”. Guardo Pietro, con lo sguardo non lo mollo quasi mai, lui invece è ancora nella stessa posizione, la mano è sempre come non dovrebbero stare, nulla si muove. Mi faccio coraggio, ma quando provo ad andare da lui, appena sposto il peso sul piede sx, sento il dolore più forte che abbia mai provato in tutta mia vita, lì si che mi scappa un urlo. Gli altri fanno spola, ma quando tornano da me è solo uno scrollare di teste e lì c’è anche il suo migliore amico… dovrei piangere, dovrei urlare, dovrei fare qualcosa, ma sono vuota. Poi la speranza… fra le macchine in coda c’è un medico gli slaccia il casco e mi dicono che seppur affannoso, sembra che abbia ripreso a respirare, “allora può ancora finire tutto bene…” Seguono ambulanza e macchina con i rianimatori e si attende l’elisoccorso. Quando arriva la mia stanno per defibrillarlo… e io continuo a non avere emozioni, ricordo che poco prima avevo persino chiesto della moto, “tanto respirava ora potevo pensare a tutte le cose da fare, come il suo marsupio che era sotto al guard rail proprio vicino al mio, gli servirà e insisto perché lo portino ai suoi soccoritori”, ma era un bluff come quando un ubriaco prova fare il sobrio, a camminare dritto, così io fingevo d’essere lì, provavo a trovare un ordine in quel caos... seppur lungo un’eternità non può cambiar tutto in un secondo. Dopo poco, mentre sull’ambulanza mi prestano i primi soccorsi, mi dicono che mi avrebbero portato via in elisoccorso… ma devo avere solo un piede rotto, un po' di mal di schiena (che mi durerà quasi 2 mesi), mi fa male la mascella causa schiaffo contro il guard rail e per un po’ avrò la mascella alla Ridge e mi brucia il collo… e lì c’era chiaro quanto avessi rischiato quel giorno: avevo un’abrasione (non profonda infatti sanguinava solo in un punto) e un bell’ematoma che andavano da 2 cm dalla colonna vertebrale a 1 dalla carotide lasciati dal bordo inferiore del fascione del guard rail, (contro il quale ho spaccato il casco e grattato/tagliuzzato tutto il bordo gommato sx), ma cosa sarebbe successo se nemmeno 2 km prima non ci avessi mollato? Per quanti km/h sono ancora qui? Tornando a quel giorno, quel trasporto in elicottero dal momento che stavo relativamente bene, voleva dire solo una cosa: allora pietro non aveva più bisogno di un elicottero per librarsi in cielo… e infatti poi il medico chiede a quelli della mia ambulanza se hanno un lenzuolo col quale coprirlo e mi elenca i traumi che ha riscontrato, le chiama le tipiche lesioni da impatto da guardrail. Mi spiega che in realtà il suo non era un respiro, che probabilmente era morto sul colpo… mi dovrebbe essere di consolazione saperlo, ma non c’è nulla da consolare, continuo a non provare nulla, solo non ho più voglia di sentire, non ho più voglia di parlare, ma perché non soffro? Quel ragazzo col quale ho diviso una bottiglietta di tè alla pesca preso a un distributore 10 minuti prima non c’è più… anche lui come me odia il tè al limone e condividevamo anche il fatto che per lo meno quello alla pesca lo si riesce a buttar giù… oh ma in quante chiacchiere inutili ci siamo persi, se non ci fossimo persi lo fregavamo quel temporale e l’ultima cosa che hai bevuto ti faceva pure schifo. Quel giorno entrambi non eravamo tranquilli, perché avendo girato in pista (lui al mugello e io a misano) vedevamo pericoli ovunque. E poi la moto nuova, quella moto che aveva tanto desiderato e che gliel’aveva regalata la madre a inizio anno e il mese dopo è venuta a mancare, sorrideva con un po’ di malinconia al ricordo di sua madre che gli diceva “Pietro questa però è l’ultima e poi mi fai un nipotino”. Ripenso a tutti i discorsi fatti, cerco di abbinare quel corpo alla persona, forse così riuscirò a realizzare e a piangerlo come merita…non era solo sempre sorridente, lui era un sorriso, non l’ho mai visto di cattivo umore. L’anno scorso a vairano gli avevo dato il mio paraschiena, altrimenti sarebbe restato fuori, non lo metteva mai perché gli dava fastidio, chissà se la schiena ha riportato danni, ma tanto non ha più importanza… non voglio più pensare, ho solo voglia di dormire e infatti poi in elicottero riesco perfino ad addormentarmi.
All’1.30 di notte vengo dimessa dall’ospedale con una prognosi di 10gg …. una banale distorsione, ma io un male così non l’ho sentito nemmeno quando in passato mi ero fratturata gomito e malleolo, ma nemmeno avevo mai visto medici tanto scoglionati. Dopo 18gg di dolore “ingiustificato” finalmente faccio una risonanza e lì si accorgono che ho il piede rotto il due punti, un inizio di sofferenza venosa, un discreto ematoma interno, riversamento di liquidi nella zona articolare e su 6 legamenti che abbiamo me ne restano 2, gli altri per usare gli aggettivi del referto sono distaccati dalle loro sedi e completamente nettamente lacerati … da lì vado diretta al pronto soccorso di Alessandria dove trovo un medico che ha ancora “passione” o voglia di lavorare e nonostante il neurologo che aveva interpellato per un consulto abbia dato parere negativo, insiste perchè faccia anche un'elettromiografia (che sono riuscita a fare quasi 2 mesi dopo). Purtroppo ci aveva visto giusto, ho lesionato anche il nervo, ma per fortuna si tratta di un danno reversibile.
Le fratture sono composte, ma quella dell’astragalo essendo un osso definito “rognoso” (con rischio necrosi ed avendo io una sofferenza a una delle due vene che lo nutrono, ero ancora più a rischio) e inoltre perché si consolidi ci vogliono 3 lunghi mesi. I radiologi mi spiegano, giustificando così l’altro ospedale, che certe fratture si vedono solo a distanza di giorni e mi fanno l’esempio delle costole … penso al mal di schiena che non mi ha ancora abbandonata e a come a volte mi tolga il fiato, ma non voglio sapere, ne ho abbastanza, tanto per quelle non ci si potrebbe fare nulla.
L’8 settembre dopo 107 gg di scarico totale su stampelle, ho quella che spero essere l’ultima lastra di controllo e che quindi mi dicano che posso finalmente pensare al recupero motorio dell’articolazione e al nervo (x il quale dovrò portare la molla di codevilla per 3/4 mesi), una volta sistemato il tutto mi potranno ricostruire i legamenti.
Quindi per me fortunatamente è solo questione di tempo, già tempo. Tempo perché le lacrime inizino a scendere e tempo per farle smettere, tempo per la malinconia, tempo per provare a prendere sonno mentre gli incubi peggiori ti assalgono nella veglia, tempo per veder ogni giorno filtrare dalla finestra i primi raggi prima di addormentarmi esausta dal pensare, tempo far crescere e spegnere la rabbia, tempo per trovare altre domande senza risposta, tempo per provare a capire e dare un senso dove forse nemmeno ce n’è. So solo che nulla sarà più come prima.
Ciao Pietro



hai trasmesso esattamente la situazione...... sono disgrazie ... che mondo ingiusto...









