Ciao,come da titolo..
Terza puntata della chiacchierata con Guido Meda. Il telecronista ufficiale della MotoGP ci parla del suo rapporto (in strada ed in pista) con la guida e delle MotoGP provate.
Moto Corse. So che quando hai tempo vai in pista a girare con la tua moto. Cosa pensi dei costi davvero eccessivi che gli appassionati devono sobbarcarsi per andare in pista a divertirsi in sicurezza?
Guido Meda. Ho un'opinione un po' controcorrente, nel senso che gli autodromi sono impianti che hanno dei costi di gestione spaventosi, quindi si può magari scendere un po', ma non si arriverà mai ad avere prezzi popolari. Il motociclismo sportivo è e rimane uno sport per chi ha le tasche gonfie o l'intenzione di sacrificare buona parte del proprio reddito. C'è molta gente in pista che fa dei sacrifici per arrivarci. Non bastano, come nel calcio, un prato una palla e due giubbotti buttati a terra per fare la porta. E non ci arriveremo mai. Alla stessa stregua allora dovrebbero scendere i prezzi delle gomme. Certe volte i costi eccessivi delle piste sono un alibi. Molta gente dice che va forte per strada perché non ha i soldi per andare a sfogarsi in pista e quindi è colpa degli autodromi se la gente per strada si ammazza. Mi sembra una boiata. Uno va forte a suo rischio e pericolo. Anche in macchina. La gente che si ammazza il sabato sera fa gli incidenti perché non può andare in autodromo? Su , dai. Manca l'educazione, ancora prima che i prezzi agevolati. Il fatto è che noi motociclisti siamo tutti così. Arriviamo a 40 anni e in buona parte siamo dei sopravvissuti. E' terribile, ma è vero. Pensa che c'è gente che dà la colpa a me, perché mi agito raccontando una gara, come fosse un'istigazione a delinquere. E' proprio il segno che non vogliamo assumerci responsabilità, che non sappiamo mettere in discussione noi stessi. Mi è capitato il caso di un ragazzo che mi ha scritto per parlarmi di un amico che è morto contro un guard rail mal rifinito. Una porcheria. I guard rail fanno schifo ed è assurdo che non ci sia nessuno, uno straccio di politico, che se ne renda conto. E' tutto vero. Però, quando mi sono rivolto alla Stradale per saperne di più ho scoperto che avevano rilevato una velocità d'impatto prossima ai 240 all'ora. Mi sono arreso. Non avrei potuto sostenere una battaglia credibile per quel povero ragazzo. Anche le case, prima o poi, si renderanno conto che omologare moto da più di 180 cavalli non ha più senso.
MC. La moto la usi anche per andare in strada oppure solo in pista?
GM. Per strada ci vado pochissimo. Anch'io ho fatto i record casello-casello, per anni. Sono stato un irresponsabile, sono un sopravvissuto ed un miracolato. Ora ho anche moglie e tre figli. Nel 2003 ho fatto un incidente micidiale, che poteva capitare a chiunque. Ero del tutto incolpevole. Lì ho capito che la strada, la città nel mio caso, è una minaccia costante. In moto ci vado ancora, ma cerco di andare piano e fuori città. Quando posso vado in pista o faccio dell'enduro. La fregatura è che il motociclista di norma è così appassionato che la maturità arriva molto più tardi rispetto ad altre passioni. Non è una colpa, è un dato di fatto. Ci siamo passati tutti.
MC. In quanto giornalista professionista hai l'onore e l'onere di provare a fine stagione le moto che hanno corso il Mondiale. Che sensazioni si provano a guidare le moto di gente come Valentino Rossi, Nicky Hayden e soci?
GM. E' una buona abitudine che purtroppo si è conclusa proprio a fine 2008, quando a provare è stato il solito Mamola che poi ha girato le sue sensazioni e il suo articolo a tutti. Capisco che per le case cominciasse ad essere un costo importante. Addio prove. Però ho guidato veramente ogni mostro. Sulle prime sono molto più simili alle moto da strada di quanto si pensi. Intendo dire nella gestione dei comandi. Partono senza strappare, non si spengono, tengono il minimo. Per il resto è un altro mondo. La protezione aerodinamica è totale, ti trovi a 300 all'ora senza accorgertene e sei in aria calma. Fa quasi più impressione la frenata. Lì hai l'impressione che la moto sprofondi nel cemento per quanto è stabile mentre si carica sull'anteriore e rallenta. In curva senti il rigore del telaio. La Yamaha era una gazzella, puntavi alla corda col pensiero e lei ci andava. La Ducati ce la dovevi mandare a forza, tirandola giù col peso, ma quando arrivava la botta di motore era una goduria. Con l'ultima Desmosedici mille ho fatto il rettilineo di Valencia senza riuscire a tener giù l'anteriore e in fondo ho staccato sulla ruota davanti perché ho dosato male la pressione sulla leva. Ho rischiato di fare come Gibernau a Barcellona, un bel danno. Nel box erano terrorizzati. Poi quando sono rientrato i ragazzi del team erano tutti fuori ad applaudirmi. Non ho mai capito se lo facessero perché gliel'avevo riportata intera, perché ero intero io, o perché il mio tempo, rispetto a quello degli altri giornalisti s'intende, non era affatto male…
MC. So che hai una splendida famiglia: come vivono in casa la passione che hai per le moto e la velocità?
GM. Condividono! Mia moglie sa tutto di moto. Ogni tanto si perde i passaggi di mercato e ci resta male quando si accorge che un pilota che identificava con una certa livrea l'ha cambiata. Oppure magari uno ha cambiato di categoria senza mandarle un telegramma. Mi chiama indispettita. Però è una donna fantastica: sopporta il fatto che io stia in giro per il mondo 120 giorni l'anno e gestisce la casa e tre bambini senza una lamentela. E' il vero mondiale della mia vita. I figli si divertono, mi fanno il verso, ma il piccolo non ha ancora capito come faccio a parlare mentre gareggio. Cioè per lui io sono un pilota che parla. Per ora glielo lascio credere, fa sentire un po' più importante anche me.
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