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La salita di Arpino
Scritto da madux - Pubblicato 29/03/2007 16:29
Quella strada fa parte della vita di ogni motociclista della mia età vissuto in zona.

Il paesaggio è collinare e tranquillo e contrasta incredibilmente con i rumori assordanti dei motori da corsa (non ancora soggetti a restrizioni) che rimbombano nei miei ricordi.
Il percorso è una sequenza di curve da raccordare perfettamente se si vuole essere veloci: le staccate da pista non servono.

Vi si correva la “Isola del Liri - Arpino”, una cronoscalata che stava entrando nella leggenda quando fu drammaticamente interrotta dalla morte di un giovane pilota e di due spettatori. Ricordo con una stretta al cuore quel giorno: sul viso di tutti noi, mentre ce ne tornavamo mestamente a casa in moto, era dipinta la pena e la sofferenza per quelle vite spezzate in modo così drammatico e casuale e la consapevolezza che lì si chiudeva un’epoca.

Quella strada è stata terra di tante sfide, al di fuori delle gare, in cui l’unica regola era restare nella propria “mano”. Io e tutti quelli che in un certo periodo (prima metà degli anni “80) avevamo a disposizione un mezzo abbastanza potente ci siamo cimentati e sfidati fra quelle curve. Fra le tante volte che mi hanno visto bastonare moto anche molto più potenti della mia Honda CB550 Four, mi piace ricordare anche la volta in cui invece sono stato bastonato. Il tipo a cui mi dovetti arrendere era soprannominato “Il bello” per il fatto che quando ci presentavamo in gruppo da qualche parte tutte le ragazze perdevano regolarmente la testa per lui. Era un amico e un ragazzo molto simpatico e sveglio: non l’ho mai sentito vantarsi per la sua avvenenza o per altro. Ricordo ancora come un incubo la gomma posteriore completamente liscia (e allora non si usavano le slick!) del suo Kawasaki 750 mentre cercavo “di prendergli la ruota”...

Successe che, durante una delle prove che facevo a casa per migliorare la moto, avevo cambiato il pignone “accorciato” messo a punto per quella strada, rimettendo quello originale per vedere se per caso la moto andasse meglio. Non andava meglio: perdeva di spunto e non prendeva i giri giusti. L’avrei pagata cara...

Incontrai “il Bello” e altri due amici mentre andavo verso la famosa salita “a provare” e, nonostante ci fossimo fatti segno di andare piano, alla prima curva partimmo a tutta. Ci conoscevamo “di fama” ma non avevamo mai avuto modo di misurarci. Quella fu la prima delle nostre tre sfide. Già dopo la prima curva rimanemmo solo io e lui, gli altri (un altro Kawasaki 750 e un Ducati 900 ss) rimasero dietro, ma all’uscita di quella prima curva mi resi subito conto che non andava: perdevo troppo. Ero abituato al fatto di essere più lento in accelerazione in uscita di curva (quando partivo dietro), rispetto a moto molto più potenti e a riguadagnare poi nella velocità di percorrenza della curva successiva e sapevo che, una volta riuscito a passare le cose cambiavano, ma “il Bello” mi staccava troppo...

Conoscevo anche le più piccole differenze d’asfalto e le sfruttavo a mio favore. Ad esempio la curva prima di quella di “Scheggia” (uno dei personaggi mitici che si cimentavano, con risultati a volte ai limiti della barzelletta, nella salita) aveva un accavallamento dell’asfalto quasi al centro della traiettoria giusta (mantenendo la propria mano) così quando chi mi stava davanti, in ingresso di curva si trovava già appena più in là sapevo che poi avrebbe dovuto allargare ed entravo deciso per passarlo (era stato così con il “Biondo”). Avevo anche escogitato un piccolo stratagemma e, quando mi riusciva, non c’era storia: li portavo a partire quasi sotto la prima curva in modo da approfittare dello spunto da fermo che aveva la mia moto con il pignone corto e riuscire ad entrare per primo e da lì in poi erano dolori... per gli altri.

Quella volta lui entrò per primo e non ci fu più niente da fare: non mi trovavo con i rapporti del cambio ed ero sempre in ritardo. Lui andava veramente forte: quella gomma completamente liscia la faceva lavorare fino al punto più esterno ed impossibile, era rilassato in sella e sembrava divertirsi, insomma: arrivò per primo con tutti i meriti, con la mia ruota anteriore comunque all’altezza della sua targa...

Appena fermi mi fece i complimenti e mi disse che mai nessuno gli era arrivato così vicino, e con una moto così inferiore poi!
Lo ringraziai sorridendo mentre in cuor mio pensavo già alla prossima volta...

Quando arrivarono gli altri, dopo essermi beccato gli sfottò di rito, andammo a bere una birra (che dovetti pagare io per tutti) e ci scambiammo le emozioni provate. Non dissi a nessuno del pignone, non mi sembrava giusto tirare fuori storie: quando arrivavo per primo mi davano fastidio le scuse addotte da chi arrivava dietro e non volli fare la stessa figura.

Ci ritrovammo un mese dopo con “il Bello” e... con il pignone “corto”

Madux
 

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Commento di: mandrake il 29-03-2007 16:43
emozionante... complimenti!
Commento di: Edyamaha il 29-03-2007 20:44
bello bello!!!
Commento di: Andy96 il 30-03-2007 01:12
e com'è finita??
Commento di: Valerio91 il 30-03-2007 09:48
e il mese dopo come è andata con il pigno corto ??
Commento di: danibarge il 30-03-2007 10:28
eh.. ora ci racconti com'è finita!!!...