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C’è un giorno, il 17 Novembre di ogni anno, in cui il frastuono assordante della quotidianità si attenua. È una pausa imposta, una sosta obbligatoria nel frenetico fluire del traffico e delle nostre vite. La Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime Stradali non è una semplice ricorrenza; è un monito solenne, un nodo stretto al petto che ricorda a tutti noi il costo invisibile e devastante della mobilità.
Questa giornata, istituita dalle Nazioni Unite, ci chiama a guardare oltre il parabrezza, oltre il clacson irritato e la fretta ingiustificata, per riconoscere la tragedia silenziosa che si consuma ogni giorno sull'asfalto. È un momento per onorare le vite spezzate, le promesse non mantenute, i sorrisi strappati. È un momento per abbracciare, con il pensiero, le famiglie che portano il peso di un’assenza improvvisa e incolmabile, un lutto che non ha avuto il tempo della preparazione, ma solo lo shock di una notifica fatale.
La strada, che dovrebbe essere un simbolo di connessione e libertà, troppo spesso si trasforma in un teatro di fatalità. In ogni corsia, ad ogni incrocio, si gioca una partita in cui l’unica vera vittoria è la prudenza, e la sconfitta è definitiva. Ricordare queste vittime non significa solo piangerle, ma trasformare quel dolore in azione, in una richiesta univoca e inesorabile per una maggiore sicurezza stradale. Significa esigere infrastrutture più intelligenti, normative più severe e, soprattutto, una cultura della responsabilità che parta da ciascuno di noi.
Siamo tutti passeggeri e guidatori di questa vita; la nostra attenzione è il primo, e talvolta l’unico, sistema di sicurezza attivo. Dobbiamo imparare a rispettare non solo i limiti di velocità, ma anche i limiti della nostra stanchezza, della nostra distrazione e della nostra impazienza.
Una Dedica per i Fratelli e le Sorelle della Strada a Due Ruote
E in questo giorno di profonda riflessione, il mio pensiero si posa con particolare gravità su una categoria che paga un tributo sproporzionato e straziante: i motociclisti.
A voi, fratelli e sorelle della strada a due ruote, dedico un silenzio denso quanto il rombo di un motore che si spegne per l’ultima volta.
Il motociclista vive la strada in un modo che è quasi una filosofia: è il vento sul viso, la vibrazione che entra nelle ossa, l'equilibrio precario e meraviglioso tra uomo e macchina. La moto è la quintessenza della libertà, un prolungamento dell’anima che danza sull'asfalto. Ma è anche la forma più esposta e vulnerabile di mobilità.
Ogni motociclista sa che la carrozzeria è la propria pelle, il casco l’unica armatura. Tutti noi Motociclisti siamo costantemente in allerta, consapevoli di essere spesso "invisibili" agli occhi distratti di chi è protetto da tonnellate di metallo. Sapete che l'errore di un attimo, la fretta di un altro, può significare non tornare a casa.
Questa dedica è per chi ha affrontato la curva sbagliata, per chi è stato tradito da una manovra azzardata o da una buca non segnalata. È per chi ha lasciato il proprio giubbotto di pelle e il proprio sogno in un punto anonimo di un guardrail.
Per le vittime motocicliste, il ricordo è un appello urgente:
• Alla Cautela degli Altri: Chiediamo a tutti gli automobilisti di vedere davvero le moto, di controllare due volte gli specchietti, di rispettare la fragilità della loro posizione.
• Alla Responsabilità Personale: Chiediamo a tutti i centauri di non sprecare la loro preziosa vulnerabilità. Indossate sempre l'equipaggiamento protettivo, non sfidate i limiti della fisica né quelli della legge. Tornare a casa è l'unica vera impresa degna di nota.
Il ruggito di un motore non è solo rumore; è una voce di passione che non deve essere zittita dalla tragedia. Il ricordo di chi non c'è più deve diventare la nostra benzina etica, spingendoci a guidare con un rispetto che onori la loro assenza.
La Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime Stradali non si conclude al calare del sole. Deve risuonare in noi ogni mattina, prima di mettere in moto o di accendere il motore. Non sono numeri, non sono statistiche: sono nomi, sono storie, sono il futuro che è stato interrotto.
Onoriamo il loro ricordo non con il lutto infinito, ma con la promessa della vita, vissuta con la massima consapevolezza, la massima prudenza e il massimo rispetto reciproco. Facciamo in modo che ogni viaggio, anche il più breve, sia un ritorno sicuro.
Ricordare è un dovere. Prevenire è un atto d’amore. E per tutti i motociclisti che ora cavalcano su strade celesti, vi auguriamo una piega infinita e un viaggio senza fine. La vostra assenza ci insegna il valore di ogni chilometro.
Guidate prudenti, guidate per voi e guidate per chi vi aspetta.
Buona strada sempre
