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Maurizio era un uomo che aveva imparato a trattare il tempo come la sua amata Triumph Bonneville T120: con rispetto, ma senza lasciarsi dominare dalla sua velocità. A sessant’anni, la strada era la sua tela e il rombo bicilindrico, la sua colonna sonora. Alle 10:00 esatte, il sole di ottobre baciava la Via Flaminia e il luccichio cromato della Bonneville rispecchiava l'insegna Agip. Maurizio fece il pieno, godendosi l’odore familiare della benzina. Poi, entrò nel bar. "Ciao, Maurì, al solito?" chiese la barista, già preparando il suo cappuccino "perfetto" e un maritozzo. "Oggi è una di quelle giornate, Simona. Tolfa mi chiama," rispose lui, versando lo zucchero. Mentre sorseggiava, un'ombra quasi impercettibile gli attraversò lo sguardo. Non era un ricordo, ma una sensazione: un’attesa non sua. Scrollò le spalle. Era la vecchiaia, diceva la moglie. Era la magia, pensava lui. Alle 10:30, la frizione morbida lo portò fuori dalla Flaminia, e in breve, la Triumph si lanciò sulle curve in direzione Bracciano. La strada si snodava, diventando un nastro grigio che tagliava i boschi dell’Alto Lazio. Ogni piega, ogni scalata di marcia, era una meditazione. Il percorso lo condusse verso la costa, tra Manziana e Canale Monterano, dove il paesaggio mutava, facendosi più brullo e selvaggio, preludio dei Monti della Tolfa. Il motore cantava, le vibrazioni gli massaggiavano l’anima.

Rocca Frangipane

L'Incontro sulla Rocca Frangipane
Arrivò a Tolfa poco prima dell'una. Il borgo, arroccato su uno sperone di roccia, sembrava scolpito nel cielo. Trovò un parcheggio per la Bonneville e salì a piedi verso il Belvedere. L'aria, lì in alto, era pura e sottile. Al chiosco bar, un semplice panino con porchetta e cicoria gli parve il pranzo più regale del mondo, gustato con la vista che spaziava fino al Tirreno. Dopo pranzo, la curiosità lo spinse verso la Rocca Frangipane. Mentre saliva il sentiero di pietra, la sensazione di attesa si fece più intensa. Superò i resti del mastio, e si ritrovò in cima, solo, con il vento. Fu in quel momento che accadde. Il panorama sottostante - il Santuario della Madonna della Rocca, i tetti rossi di Tolfa - vibrò. Non era un tremore di terra, ma un’increspatura nella luce. Proprio in quell'istante, un frammento di roccia cadde da un muro vicino, scoprendo un’antica incisione. Era il simbolo dei Templari, e al centro, un disegno che somigliava esattamente al fregio sul serbatoio della sua Bonneville: un drago stilizzato che stringeva un anello. "Non è un fregio, vecchio mio," sussurrò una voce roca. Maurizio si voltò di scatto. Dietro di lui non c’era nessuno. Ma nel campo visivo periferico, vide un’ombra muoversi troppo in fretta nel cortile sottostante. Non era una persona. Era una sagoma alta, avvolta in quello che sembrava un vecchio mantello di cuoio, che si muoveva con una grazia innaturale. L’ombra si fermò, si voltò e per un attimo, Maurizio vide gli occhi. Non erano occhi umani: erano due pozze di un argento liquido e freddo. L'ombra portò una mano al petto, in un gesto che sembrava un saluto o un avvertimento, e svanì dietro la chiesa della Collegiata di Sant'Egidio, lasciando un odore acre di incenso e polvere antica. Maurizio si strofinò gli occhi. Era la porchetta? Il sole? Scosse la testa, ma il cuore gli martellava. Sapeva di aver visto qualcosa che non doveva esistere in quel tempo. Guardò di nuovo il simbolo. Il drago e l'anello. La Triumph, il Drago.

L'anello, il cerchio del tempo
• Il Ritorno
Accelerò la sua visita. Una breve passeggiata tra le botteghe, dove il cuoio lavorato sembrava raccontare storie secolari, e poi di nuovo in sella. Il viaggio di ritorno fu diverso. Non era più solo un percorso stradale; era una fuga, un ricucire il velo della realtà che per un attimo si era squarciato. Guidò veloce, ma con la precisione di sempre, ripercorrendo i chilometri che lo riportarono dalla quiete collinare al caos dolce della periferia romana. Alle 17:30, parcheggiava la Bonneville nel garage a Riano. Il motore ticchettava, raffreddandosi. Si tolse il casco, i capelli grigi arruffati. Accanto al contachilometri, il riflesso della luce fece scintillare il fregio sul serbatoio: il drago, l'anello. Gli occhi argentei non erano stati un’illusione. Chiuse il garage. La sua giornata non era stata solo un giro. Era stato un viaggio nel tempo e nella magia, custodito ora tra il metallo lucido e la sua memoria.
Chiesa della Collegiata di Sant'Egidio

L'avventura di Maurizio, dalla partenza da Riano alle 10:00 fino al rientro alle 17:30, lo ha impegnato per un totale di circa 200 chilometri e ha richiesto un tempo complessivo di circa 7 ore e 30 minuti.

• Nota: Questo è un Report Real-Fantasy, che trae ispirazione da eventi realmente accaduti. L'intento è quello di intrecciare la realtà e la fantasia, fondendo fatti concreti con interpretazioni immaginative per offrire una narrazione che stimoli la riflessione e catturi l'immaginazione. Ogni dettaglio, personaggio ambientazione creativa è pensato non per alterare, ma per arricchire e completare il racconto di ciò che è stato.
Non sono uno scrittore, anche se amo scrivere storie, e non sono un Graphic Designer anche se mi diletto nel creare immagini con IA, siate clementi
Buona strada sempre
