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Passo Corese e una KTM 250 GS: L'Inizio dell'avventura
Scritto da Maurizio60 - Pubblicato 24/10/2025 15:50
Sono le 9 del mattino e il sole di quel sabato d'inizio ottobre 1980 è ancora basso all'orizzonte...

L'aria è frizzante, profuma di terra bagnata dalla rugiada notturna e di benzina miscelata all'olio. Maurizio, con i suoi vent'anni e un sorriso che gli spacca la faccia, è già al cancello del "campetto" di Passo Corese. Non è una pista ufficiale, ma un fazzoletto di terra battuta e prati incolti che, ogni weekend, si trasforma nel tempio della libertà per gli appassionati di motocross della zona, a due passi da Roma.
Per mesi ha lavorato sodo, risparmiando ogni lira guadagnata con lavoretti saltuari, e ora, eccola lì: la sua KTM 250 GS due tempi. Un missile arancione e argento, con il suo scarico espansione che prometteva un suono rauco e potente, una sinfonia per le orecchie di un ventenne. L'aveva appena messa in moto. Il caratteristico rumore metallico e lo sbuffo di fumo bluastro le davano un'aria selvatica e indomita.



Maurizio indossa il suo completo da cross: pantaloni imbottiti blu elettrico, stivali Alpinestars consumati ma fedeli, e la maglia arancione della KTM che si intona perfettamente alla moto. Il casco, un Bell bianco con una visiera alta, gli copre il viso ma non il luccichio negli occhi.
"Ehi, Maurì! S'è vista finalmente 'sta 'marmotta' arancione!" grida Sandro, un ragazzo più grande, spuntato da dietro una Panda scassata, in sella alla sua fidata Husqvarna 125. Sandro è il veterano del campetto, un maestro nel domare le derapate in curva.
Maurizio ricambia il saluto con un cenno del capo, spingendo la leva del cambio per innestare la prima. Il campetto è quasi deserto. Qualche dossicello naturale, due curve a gomito create dal passaggio continuo delle moto, e un lungo rettilineo fangoso: la sua personale arena.



Non aspetta un istante. Una sgasata decisa, la frizione rilasciata con la precisione che solo la passione insegna, e la KTM balza in avanti. Il motore a due tempi urla, liberando tutta la potenza che Maurizio aveva solo sognato. La ruota posteriore solleva una fontana di terra e fango, battezzando il pilota e la moto in un solo, glorioso istante.
Al primo dosso, esita un attimo, poi, con un guizzo di coraggio, apre il gas in elevazione. La moto si solleva, il cuore gli batte in gola. Non è un salto pulito, ma è il suo primo volo. Atterra con un tonfo secco, sentendo l'ammortizzatore affondare e poi risalire, e un ruggito di pura adrenalina gli sale in gola. Il fango gli schizza sul petto e sul viso, un caldo battesimo che sa di felicità.



Per un'ora intera, Maurizio si perde. Dimentica i doveri, le raccomandazioni della mamma di non sporcarsi, della fidanzata che non capisce la sua ossessione per "quei ferracci rumorosi". Esiste solo lui, la KTM e la terra da domare. La moto risponde ai suoi comandi con una reattività quasi telepica. La potenza è lì, sempre pronta, ma bisogna dosarla con rispetto. Impara velocemente a inclinare, a dare il gas in uscita di curva per far scodare il posteriore, a usare il corpo per bilanciare l'arancione infernale.



Quando finalmente si ferma, esausto e con i muscoli delle braccia in fiamme, il sole è ormai alto. Il campetto si è animato: è arrivato un gruppo di ragazzi da Fara in Sabina e Poggio Mirteto, tutti con moto diverse, dalle Gilera ai SWM. Sandro lo raggiunge, con la sua Husky anch'essa coperta di terra.
"Grande, Maurì! L'hai domata. Però... guarda 'sti pantaloni," dice Sandro ridendo e indicando la chiazza di fango fino all'inguine.



Maurizio si toglie il casco, i capelli sudati e arruffati, gli occhi luminosi. Il fango sulla sua faccia è una medaglia d'onore. "Non sono io che l'ho domata, Sandro," risponde, guardando la sua KTM, che sembra sorridergli, "è lei che mi ha insegnato a volare. E domani... domani ci rifacciamo!"
Sapeva che, in quel campo fangoso, tra il rombo dei due tempi e la terra schizzata, non stava solo guidando una moto. Stava vivendo, e non avrebbe mai smesso di farlo.

• Nota: Questo è un Report Real-Fantasy, che trae ispirazione da eventi realmente accaduti. L'intento è quello di intrecciare la realtà e la fantasia, fondendo fatti concreti con interpretazioni immaginative per offrire una narrazione che stimoli la riflessione e catturi l'immaginazione. Ogni dettaglio, personaggio ambientazione creativa è pensato non per alterare, ma per arricchire e completare il racconto di ciò che è stato.
Non sono uno scrittore, anche se amo scrivere storie, e non sono un Graphic Designer anche se mi diletto nel creare immagini con IA, siate clementi Pray


Buona strada sempre Up
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