A sedici anni appena compiuti, Maurizio viveva in un perenne stato di eccitazione estiva. Non era il mare a dargliela, non proprio; era lei: la sua SWM 50 Six Days.

Il Rombo della libertà
La "SWM 50 Six Days" era un concentrato di arancione sgargiante, parafango alto e nero, e un rombo che prometteva avventura ben oltre i confini del suo motorino. Era la motocicletta da regolarità che aveva sognato, la versione ridotta delle moto dei campioni che vedeva sfrecciare sulle riviste. Era sua, un regalo che aveva prosciugato tutti i risparmi di suo padre e i suoi da lavoretti estivi.
La Six Days non era solo un mezzo di trasporto; era il suo migliore amico, il suo confidente di metallo. Mentre gli altri ragazzi si affannavano con i Ciao e i Bravo, lui e la sua SWM erano un'unità da fuoristrada, anche se il fuoristrada, per il momento, consisteva nei campi incolti dietro la ferrovia e qualche sentiero sterrato.
Quel pomeriggio, il sole picchiava implacabile. Maurizio era seduto sul muretto del garage, le ginocchia scorticate, i pantaloncini corti e una maglietta scolorita. Stava lucidando il serbatoio arancione della Six Days con uno straccio unto.
"Allora, amico," sussurrò, accarezzando il tappo della benzina, "dov'è che andiamo oggi? Il solito giro o tentiamo la salita verso la collina?"
La risposta non arrivò in parole, ma in una vibrazione impaziente che sentiva attraverso le gomme chiodate.

L'Ascesa al monte Circeo
Il vero banco di prova, il sogno proibito di Maurizio, era il sentiero che portava a una vecchia chiesetta abbandonata sulla prima altura dell'entroterra. Era ripido, pieno di pietre smosse e talvolta coperto da rovi. I motorini "normali" non potevano farcela. Ma la SWM 50 Six Days, con le sue marce ridotte e la potenza del suo piccolo cinquantino, era stata costruita per questo.
Indossò il casco (un aggeggio aperto, più per estetica che per sicurezza) e diede il primo calcio all'accensione. Il motore Sachs borbottò, poi esplose in quel rumore secco e ritmato che faceva girare la testa a tutti.
Clack! La prima marcia entrò con un colpo secco.
Si lanciò sulla strada sterrata. Il posteriore della moto slittava appena sulla ghiaia, e Maurizio si sentiva un pilota di rally, anche se andava a malapena a 30 all'ora. Il vento, finalmente, gli schiaffeggiava il viso, spazzando via il calore appiccicoso.
Arrivato all'imbocco del sentiero, si fermò un attimo. La salita era più intimidatoria del solito. Si asciugò il sudore dalla fronte. "È la nostra prova, amico," disse. "Oggi si arriva in cima."
Inforcò la moto; Seconda, terza. Quando le ruote cominciarono a perdere aderenza, scalò in prima. Il motore urlò, la ruota anteriore si alzò leggermente superando un grosso sasso. Maurizio strinse il manubrio, il cuore che gli batteva all'unisono con le pulsazioni del motore. La ruota posteriore scavava il terreno, sollevando una pioggia di terra e sassi.
Ci furono momenti in cui fu costretto a mettere giù i piedi, facendo da bilanciere umano, la SWM che tossiva e lottava sotto di lui. Ma non si arrese. Lui e la sua moto erano in una trance di sforzo e concentrazione.

La veduta e la promessa
Dopo quello che sembrò un secolo, il sentiero si appianò. Erano in cima al monte Circeo. La vecchia chiesetta in pietra era lì, silenziosa e quasi inghiottita dalla vegetazione.
Maurizio spense il motore. Il silenzio che seguì fu assordante, rotto solo dal crepitio del metallo caldo che si raffreddava.
Si tolse il casco e si sedette su una roccia a guardare il mare. Sotto di loro, la costa si stendeva come una mappa, il mare di un blu accecante, le case bianche di Sperlonga che sembravano scatole di fiammiferi. Si sentiva il re del mondo, il campione della sua piccola, gloriosa impresa.
"Ce l'abbiamo fatta, Six Days," disse a voce alta, accarezzando la sella. "Nessun altro motorino poteva farlo. Nessun altro."
Mentre guardava l'orizzonte, si rese conto che quella moto era la chiave non solo per le colline, ma per la vita che lo aspettava. Non era solo un veicolo, ma la rappresentazione della sua indipendenza, della sua capacità di superare gli ostacoli.
Rimase lì fino al tramonto, finché il sole non dipinse il cielo di arancione, lo stesso arancione della sua moto.
Quando ripartì, il viaggio di ritorno fu una discesa facile e veloce, un premio dopo la battaglia. Giunto a casa, parcheggiò la Six Days con cura.
"Domani, amico mio," sussurrò prima di spegnere la luce del garage, "domani si va ancora più lontano."
L'estate del 1976 scorreva via, veloce come un pieno di miscela. Ma per Maurizio, ogni giorno in sella alla sua SWM 50 Six Days era una vittoria, un passo verso l'uomo che sarebbe diventato, guidato dal rombo fedele del suo amico a due ruote.
• Nota: Questo è un Report Real-Fantasy, che trae ispirazione da eventi realmente accaduti. L'intento è quello di intrecciare la realtà e la fantasia, fondendo fatti concreti con interpretazioni immaginative per offrire una narrazione che stimoli la riflessione e catturi l'immaginazione. Ogni dettaglio, personaggio ambientazione creativa è pensato non per alterare, ma per arricchire e completare il racconto di ciò che è stato.
Non sono uno scrittore, anche se amo scrivere storie, e non sono un Graphic Designer anche se mi diletto nel creare immagini con IA, siate clementi
Buona strada sempre
