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Io e la mia moto - Racconto Real-Fantasy
Scritto da Maurizio60 - Pubblicato 16/09/2025 17:24
Nel silenzio crepuscolare del garage, illuminato solo da una fioca lampadina appesa al soffitto, si consumava un rito quotidiano, un dialogo intimo che sfidava la logica e toccava le corde pił profonde dell'affetto...

Maurizio, sessant'anni portati con la grinta di un quarantenne e l'anima di un eterno ragazzo, accarezzava il serbatoio lucido della sua compagna di mille avventure, una Yamaha FZ1 che aveva visto più chilometri di un camionista e più paesaggi di un esploratore.



"Sei stata bravissima anche oggi, vecchia mia," mormorava Maurizio, la voce roca e piena di un affetto genuino. Aveva appena riposto il casco sulla sella e ora passava un panno morbido sul parafango anteriore, come se stesse asciugando le lacrime di un caro amico. "Quel tornante sul passo delle Capannelle, lo hai fatto come un treno. Non ti smentisci mai."
Un leggero, quasi impercettibile tintinnio proveniva dal motore, come un sospiro soddisfatto. Maurizio sorrise. Per gli altri, era solo il ticchettio del metallo che si raffreddava, il sibilo dell'olio che scendeva, il fruscio della catena che si assestava. Ma per lui, era una risposta. Una conferma, un'affermazione. La sua moto gli parlava.
"Lo so che mi capisci," continuava, la mano che scivolava dalla forcella anteriore al manubrio, accarezzando le manopole di gomma usurate. "Mi porti sempre dove voglio andare, e mi riporti sempre a casa. Non mi lasci mai a piedi."

E in quel momento, il faro anteriore sembrava brillare un po' di più, un lampo fugace che Maurizio interpretava come un assenso, un cenno d'intesa. Non era solo un insieme di metallo, gomma e cavi. Per Maurizio, la sua Yamaha aveva un'anima, un cuore pulsante che batteva all'unisono con il suo. Era stata testimone delle sue gioie, dei suoi dolori, delle sue fughe dalla routine. Aveva ascoltato i suoi pensieri, le sue preoccupazioni, i suoi sogni sussurrati nel vento a centoventi all'ora.
"Domani magari un giro verso il mare, che dici?" propose Maurizio, gli occhi che si illuminavano all'idea del vento salmastro tra i capelli e il rombo del motore che si fondeva con il fragore delle onde.
Un leggero rumore provenne dal cavalletto laterale, come se la moto stesse scalpitando, impaziente. O forse era solo la sua immaginazione. Ma per Maurizio, era un segno palpabile. Era la sua moto che gli diceva di sì, che non vedeva l'ora di affrontare una nuova avventura insieme.

Lasciare la moto nel garage non era mai un semplice parcheggio. Era un arrivederci, una promessa di un nuovo incontro. Ogni sera, prima di salire le scale per la sua casa, Maurizio si voltava per un'ultima occhiata. E ogni sera, gli sembrava che la sua Yamaha, immersa nell'ombra, risplendesse di una luce propria, una luce fatta di ricordi condivisi e di un legame indissolubile.
Perché per Maurizio, quella moto non era solo un mezzo di trasporto. Era un'estensione di sé, un'amico fedele, un confidente silenzioso. Era "Io e la mia moto", una storia d'amore che rombava sulle strade e sussurrava nel silenzio del garage. E finché Maurizio avesse avuto un respiro nei polmoni e benzina nel serbatoio, quella storia sarebbe continuata, un chilometro dopo l'altro.



Nota: Questo è un racconto Real-Fantasy, che trae ispirazione da eventi realmente accaduti. L'intento è quello di intrecciare la realtà e la fantasia, fondendo fatti concreti con interpretazioni immaginative per offrire una narrazione che stimoli la riflessione e catturi l'immaginazione. Ogni dettaglio, personaggio e ambientazione è creato e pensato non per alterare, ma per arricchire e completare il racconto di ciò che è stato. Tutte le strade e i posti citati sono reali.


Buona strada sempre Up
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