
Ecco alcuni degli apparati elettronici che lo accompagnavano quotidianamente:
• ABS cornering (anti-bloccaggio in curva)
• Traction control (controllo di trazione)
• Wheelie control (controllo dell’impennata)
• Launch control (partenza assistita)
• Quickshifter (cambio senza frizione)
• Cruise control (velocità costante)
• Riding modes (modalità di guida personalizzabili)
• Sospensioni elettroniche semi-attive
• IMU a 6 assi (unità di misura inerziale)
• Display TFT con GPS e connettività smartphone
• Sistema anti-stallo
• Hill start assist (partenza in salita)
• Frenata combinata elettronica
• Controllo pressione pneumatici
• Sistema di rilevamento angolo di piega
• Assistenza alla frenata d’emergenza
Marco non guidava più, ma “pilotava”. Tuttavia, sentiva che qualcosa gli mancava.

Il ritorno della R1
Nel suo garage, sotto un telo impolverato, riposava una leggenda: una Yamaha R1 del 1998, la prima superbike giapponese che aveva sfidato le rivali europee con la sua pura potenza. Telaio in alluminio, 150 cavalli, ma nessuna elettronica: solo manetta, cuore e coraggio.
Marco decise di rimetterla in sesto. Dopo settimane di lavoro, tra carburatori da pulire, gomme da sostituire, cambio olio e nuove pastiglie, la moto era finalmente pronta a ruggire.

Il giro sulla Flaminia
Era una domenica mattina, e il sole illuminava la Via Flaminia, Marco indossando la sua vecchia tuta in pelle, salì sulla R1. Non c'era un display TFT ad accoglierlo, ma solo la spia dell’olio e un contagiri analogico. Premette il pulsante di accensione e il motore esplose in un rombo rauco e metallico.
I primi chilometri furono un mix di nostalgia e adrenalina, ma in una curva stretta in discesa, fu assalito dai dubbi:
• "E se perdo il posteriore? Non c'è il traction control."
• "E se freno troppo forte? Non c'è l’ABS."
• "E se impenna? Nessun wheelie control."
Marco si chiese se fosse ancora in grado di guidare una moto così.

Il Risveglio
Decise di fermarsi in una piazzola panoramica e osservò la moto. Era nuda da ogni elettronica, cruda, brutale e sincera. Non c'era nulla tra lui e l'asfalto, nessuna rete di sicurezza. In quel momento, capì: "Non è la moto che deve fidarsi di me. Sono io che devo fidarmi di me stesso."
Tornò in sella. Questa volta, non pensò ai sensori, ma al suo corpo, alla strada, al respiro. Ogni curva divenne un dialogo, ogni accelerazione una promessa.

Epilogo
Marco tornò a casa con il cuore pieno. Aveva ritrovato la passione che l'elettronica non poteva dargli e riscoperto una parte di sé che aveva dimenticato.
La R1 del '98 non era solo una moto, ma una macchina del tempo. E lui, finalmente, era tornato.
• Nota: Questo è un Report Real-Fantasy, che trae ispirazione da eventi realmente accaduti. L'intento è quello di intrecciare la realtà e la fantasia, fondendo fatti concreti con interpretazioni immaginative per offrire una narrazione che stimoli la riflessione e catturi l'immaginazione. Ogni dettaglio, personaggio ambientazione creativa è pensato non per alterare, ma per arricchire e completare il racconto di ciò che è stato.
Non sono uno scrittore, anche se amo scrivere storie, e non sono un Graphic Designer anche se mi diletto nel creare immagini con IA, siate clementi
Buona strada sempre
