Uno di questi è il bisogno di sfogarsi, di esprimere le tue sensazioni, condividendole con gli altri. Nel caso il proprio sogno è quello di possedere e guidare una motocicletta, come nel mio caso, è opportuno condividere le proprie emozioni con qualcuno che possa capirti alla grande, e chi meglio di un forum immenso di soli motociclisti come questo? Beh qualcuno potrebbe dire che sarebbe meglio partire da persone che ti stanno affianco quotidianamente come la famiglia e gli amici, ma quando nessuno di questi ti può capire fino in fondo non ti resta che scrivere un articolo qui. :asd:
Infatti, potrete notare leggendo, che non ho avuto tanta vita facile ma come ogni cosa importante per arrivare a possederla si deve sudare, anche lacrime qualche volta.
Partendo dall’inizio, che più inizio non si può, mi presento dicendo: Salve sono Daniele, un ragazzo che ha appena compiuto 18 anni, nato e cresciuto in un piccolo paese nella regione più importante d’Italia: il Molise

Detto questo voglio partire dal presupposto che nessuno in famiglia ha mai avuto un vera passione per i motori: papà da ragazzo faceva il calciatore, ha posseduto qualche moto più per ragioni di necessità prima della maggiore età e successivamente, forse solo per togliersi uno sfizio ha posseduto e possiede tutt’ora ferma in garage da una decina di anni (si è così non me ne vogliate ma io sono il primo che lo prenderebbe a sberle per questo

Quindi spiegarvi come è possibile che all’età di 5 anni (ho le prove video

Adoravo i Go Kart e le mini moto ma purtroppo non ho avuto nessuno delle due. I miei genitori pensavano che erano solo sogni da bambino ma la passione rimase sempre e per questo arrivati i 14 anni naturalmente volevo il cinquantino in particolare la moto 50, ma mamma non era neanche d’accordo per lo scooter figuriamoci per la moto. Un giorno mi disse che mi avrebbe comprato il motorino solo se avessi avuto il massimo all’esame di terza media. Io presi sul serio la scommessa, uscii con 10 e lode e così ebbi l’opportunità di scegliermi il motorino. Scelsi lui, lo vidi su Subito.it, aveva il numero 1 sulla carena e grafiche stupende, costava poco e colui che lo vendeva si trovava a pochi chilometri da dove ero in vacanza. Ecco che acquistai il mio Aprilia SR Ditech GP-1.


Non potevo che essere felicissimo, ci acquistai confidenza sotto casa e quando tornai in Molise, effettuata subito l’assicurazione, iniziai quel viaggio che mi portò davvero a capire che le due ruote erano fatte per me. Ho sempre avuto la passione per i motori ma consideravo il mondo delle due ruote in egual misura con quello delle quattro ruote (mi piaceva il Rally e la Formula 1) ma grazie al mio Aprilia capii che non c’era paragone: le emozioni che ti danno le due ruote sono superiori a tutto il resto. Ci giravo mattina e sera, ci andavo a scuola, piccoli giri con gli amici, ma soprattutto lunghi giri da solo. Infatti come accade un po’ a tutti dopo i primi mesi ci si inizia a stufare e si inizia a utilizzare il motorino più come mezzo di trasporto che di divertimento. Per me i primi mesi non sono mai finiti, ogni giorno avevo bisogno di farmi almeno un giro dalla durata di mezzora.
A 16 anni per via dei costi che avrebbe portato la patente A1 e l’eventuale moto 125, mi misi d’accordo con i miei genitori che ci avremmo pensato ai 18 e così fu. Se ci ripenso non so se ho fatto bene o no. Da un lato nessuno dei miei amici considerò l’idea di un 125, quindi sarei stato l’unico e inoltre era da considerare la difficoltà che avrei avuto a convincere mamma a comprarmi la moto alla sola età di 16 anni. Da l’altro lato penso che il 125 sarebbe stato uno step importantissimo nel mio percorso per diventare motociclista soprattutto per entrare nell’ambito delle supersportive magari per passare successivamente a un 600. Ma la legge cambiò e per questo decisi di puntare ad avere una moto a 18 senza far spendere altri soldi ai miei. Questo però fu negativo in un certo senso perché ben presto il mio Aprilia mi iniziò ad andare stretto e quindi quei giretti tranquilli diventarono molto più veloci e rischiosi grazie soprattutto a un manto stradale fantastico senza neanche una sconnessione che caratterizza le strade del Molise


Per fortuna il mio motorino non subì mai gravi lesioni, qualche graffietto qua e là e stop. Anche io non mi feci mai nulla (giravo sempre con giubbotto e casco integrale) fino però ad agosto dello scorso anno. Già da quest’ultima estate avevo iniziato a parlare di un eventuale moto con mio padre visto che sono anni che dice di aver bisogno di una moto più accessibile rispetto alla sua Suzuki e quindi potevo approfittarne nel caso avesse deciso di prenderne una che potevo guidare con la A2. Però non fece mai il passo decisivo, le sue idee rimasero solo teorie e per quanto riguarda una moto per me a 18 anni non mi rispose mai definitivamente. A lui sarebbe piaciuto avere una Naked e a mamma piaceva l’idea perché il fatto che erano senza carene la faceva sentire più sicura e a me giovava in quanto le Naked era il tipo di moto che disponeva di una cavalleria maggiore in configurazione “full power” rispetto alle moto degli altri segmenti per la patente A2 e inoltre erano più adatte ai tipi di strada che mi ritrovavo li intorno (gli feci vedere una Ninja 300 e una Z800 e lei disse che preferiva quest’ultima, ero molto felice

Quindi decisi di puntare la scelta su una Naked e mentre valutavo il mio cuore si è completamente innamorato delle linee e del sound della z800e. Mi ero fissato con le linee di questa Kawasaki e del suo 4 cilindri che agli alti mi faceva sbavare (lo ascoltavo attraverso i video di youtube XD). Ma come detto prima le cose non andarono come pensavo. Ad agosto mentre ero in sella al mio 50ino con un mio amico dietro per percorrere un breve tratto di strada mi sono ritrovato dietro una macchina e la velocità era sui 35 km/h. Arrivò una semicurva e la macchina non mi permise di vedere che era piena di ghiaia (cosa stranissima perché il giorno prima non c’era). Io non la vidi proprio (ce ne accorgemmo dopo) e di colpo, come un fulmine, persi l’anteriore e fui scaraventato così violentemente a terra che quando andai a poggiare la mano mi si lussò la spalla. Risultato: motorino Ok, io spalla lussata e diverse abrasioni (mi scordai il giubbotto), il mio amico per fortuna non si fece niente. Mentre aspettavo l’ambulanza mi sentivo l’uomo più sfigato del mondo, vedevo il sogno della moto pian piano svanire mentre guardavo il cielo in attesa dell’ambulanza

A Ottobre andammo a cenare insieme al ristorante noi 5 (si ho una sorella e un fratello più piccoli), cosa che mi sorprese tanto visto che forse non era mai successo, e a un certo punto in TV apparve una pubblicità che riguardava una moto (non la vidi, la notarono solo loro) e mia mamma fece una battuta pessima dicendo: “Non guardare Daniele, tanto non l’avrai mai”. Capito che si trattava di una moto iniziò una discussione che finì molto male e che fece irritare molto loro e diede il colpo finale al mio morale. Non mi detti per vinto e cercai di trovare un modo che poteva fargli capire quanto era importante per me possedere una moto e che avevo capito che il problema della loro incertezza era dovuto al pericolo a cui sarei andato incontro. Non sapevo come fare. Anche se di solito a scuola vado bene nelle interrogazioni orali, affrontare un discorso del genere con i miei genitori faccia a faccia era troppo difficile, la pressione era talmente tanta che finivo per irritarli e quindi scartai questa ipotesi. Inoltre mio padre sarebbe stato via alcuni mesi per lavoro e non potevo di certo affrontare il discorso solo con mamma.
Di colpo mi venne un lampo di genio: una lettera!!! Perché no… cosa sarebbe meglio di una lettera che ti permette di sfogarti ed esprimerti nel miglior modo possibile senza che qualcuno ti interrompa? Gliel’avrei fatta trovare sotto l’albero di Natale, così ero sicuro che l’avrebbero letta insieme. Così fu.
Mi ricordo quando quella mattina mentre ero mezzo sveglio e mezzo addormentato papà aprendo la finestra mi disse con aria abbastanza felice: “Scusa ma quanto tempo c’hai messo per scrivere quel papiro di robba?”. Io non risposi ma risi tra me e me perché sembrava che quella lettera avesse fatto l’effetto desiderato. Infatti le cose cambiarono e un giorno per la prima volta a introdurre il discorso riguardo la moto fu mia madre. Io stavo guardando una vecchia gara di Moto Gp su Sky dove c’era anche Simoncelli e lei prese spunto chiedendomi: “Ma tu saresti disposto a rischiare la tua vita, rischiare di non avere una famiglia tutta tua o di lasciare quest’ultima con tanto dolore pur di vivere più intensamente, magari rispetto a un normale essere umano, andando sopra una moto?”. Io rimasi abbastanza spiazzato ma riuscii a discutere finalmente come si deve. Infatti mamma aveva cambiato approccio, era molto più dolce forse perché aveva capito per la prima volta l’importanza dell’argomento in questione. Ci uscì un bel discorso con io che ho provato a spiegarli quanto ne sia consapevole dei pericoli e di come sia migliorata la sicurezza, mamma pianse ma il discorso finì bene senza discussioni alterate. Mi sentivo un po’ sollevato, la speranza si riaccese in me ma sapevo che c’era ancora molto da lavorare

Arrivò il giorno fatidico: era domenica, papà era a casa e mentre ero su Subito.it sperando che il prezzo dell’usato della z800e fosse calato almeno sui 5500 euro (cosa purtroppo che non era avvenuta), mamma mi chiama in cucina. Mi inizia a parlare riguardo quello che si doveva organizzare per il mio compleanno di 18 anni visto che mancava un mese (sono nato a febbraio) e inizia a propormi le varie idee (festa con gli amici, con i parenti ecc). Io tranquillo risposi che non mi interessava minimamente spendere tanti soldi per una festa di poche ore quando invece potevo comprarci qualcosa di utile. La domanda fu spontanea: “Quale sarebbe questa cosa utile? Naturalmente non dirmi la moto” e io risposi “nessuna a questo punto”. Si riaprì il discorso, ma questa volta entrò in gioco colui che era sempre stato in silenzio e che interveniva solo quando il mio tono di voce si alzava troppo. Colui che credevo poteva appoggiarmi e che invece aveva sempre fatto l’indifferente si svegliò. Papà spezzo il discorso così: “Quanto dovrebbe costare questa moto?”. Lui sapeva benissimo che la z800e era difficilmente reperibile ad un prezzo al di sotto dei sei mila euro e quindi io in quei giorni mi ero fatto delle alternative e per questo gli risposi in un modo che forse lui non si sarebbe aspettato: “Guarda Pà, la questione è davvero delicata e per questo servirebbe una bella analisi di quello che potremmo trovare qui vicino”. Sorpreso da questa risposta per la prima volta la sera di quel giorno la passammo sul Pc su Subito.it e sul vostro sito per confrontare le varie offerte e i vari modelli.
Le alternative alla z800e erano la Yamaha XJ6, l’Aprilia Shiver, la Brutale 675, la Kawasaki Er-6N e la Suzuki Glaudius. Più passava il tempo e più mi accorsi che non aveva senso spendere 6000 euro per la zetina quando quest’ultima era la più pesante (materiali più scadenti), aveva i freni meno dotati (non avrei preso quella con l’abs e quindi mi sarei dovuto accontentare delle pinze a 2 pistoncini), non era considerata la migliore per iniziare e infine una volta ripotenziata il valore di mercato sarebbe sceso tantissimo non essendo comunque una z800 normale. Le altre invece non mi convincevano tanto, la Brutale era bellissima ma vale lo stesso discorso della zetina per quanto riguarda il depotenziamento e inoltre c’era la questione dell’affidabilità.
Le altre invece non mi convincevano per altri aspetti e inoltre non sembravano essere interessanti le offerte che trovavamo nei paraggi. Una marca non avevamo preso in considerazione, la Ducati. Infatti le Monster, avevo visto particolarmente la s2r 800, avevano un prezzo molto elevano nonostante fossero comunque abbastanza vecchie di anno e sui 3000 si trovavano solo quelle con più di 30.000 km. Per curiosità allora quella sera provammo a vedere un po’ la Monster 796 ma come ci aspettavamo le cifre erano esorbitanti, allora cercammo la 696 e ci fu il miracolo!!! La vendevano a 20 km da noi a soli 3200 euro già tagliandata e gommata, nuova con meno di 10 mila chilometri

Mi informai con il concessionario di Pescara per il depotenziamento e il giorno dopo mi arrivò l’email che diceva che me la sarei cavata con 300 euro e due mesi di tempo. Così il 10 febbraio, il giorno prima del mio compleanno andammo a vederla. Arrivai con la macchina e la moto era lì sotto un telo dove si scorgeva la ruota posteriore. Sembrava gigantesca (forse abituato alle 150/70 della Suzuki di papà) e il cuore mi sobbalzava in gola solo immaginando come poteva essere. Mio padre iniziò a parlare con il padre del proprietario (lui non c’era per lavoro, il motivo per cui la vendeva) ma non levavano ancora quel telo, io ero impaziente e alla fine ho chiesto di toglierlo io e lui mi rispose: “Oh sì certo, scusa. Immagino che non vedi l’ora?”. Levai quel telo e ufff… quasi svenivo

Andammo la mattina presto e la moto era ancora lì, perfetta come la ricordavo. La tiriamo fuori, l’accendemmo e papà la provò per bene. Ero nervoso, non vedevo l’ora che tornasse per riferirmi il resoconto riguardo la condizione effettiva del tutto. Tornò e fece un cenno con la testa come per dire che era tutto ok. Infatti era così, la moto rispondeva perfettamente e la ciclistica era perfetta. La caricammo sul furgone senza troppa difficoltà e tornammo a casa a passo di lumaca.
Eccola… fuori davanti al mio garage, non riuscivo a togliere il sorriso dalla bocca e lo sguardo da lei. Poi però mi pietrificai quando papà mi disse: “Dai che aspetti, provala, ma attenzione: arriva al benzinaio e torna. Meglio evitare di fartela sequestrare il primo giorno”. Forse me lo dovevo aspettare, ma sinceramente non avevo proprio pensato al fatto che l’avrei provata in versione “full power”. Sarebbe stato più logico aspettare che fosse depotenziata per iniziare a guidare una moto a marce. Ci misi un po’ per riprendermi, ma subito dopo scattai verso la moto, e mi ci sedetti sopra. Tolsi il cavalletto, le mani tremavano mentre pensavo tra me e me: “Ok, il mio sogno si sta per avverare, ma non devo fare assolutamente cazzate.”. Molti, soprattutto su questo sito dicono che è normale che si cada da fermi le prime volte ma io non volevo proprio che accadesse. Misi la prima, papà mi raccomanda di non accelerare troppo. Io tocco appena il gas mentre lascio la frizione ma subito lo chiusi perché i giri del motore erano subito aumentati e nonostante avessi lasciato metà frizione la moto non si era proprio mossa. A questo punto provo a lasciare prima la frizione e accelerare dopo, la moto parte ma balbetta un po’, dò un po’ di gas e parto per i primi miei 25 metri da motociclista. Non la lasciai proprio la frizione perché arrivai subito all’incrocio. Ok, faccio la stessa operazione di prima e lasciai tutta la frizione. Andavo un po’ piano e aprì un po’ il gas (forse un po’ troppo) e mi ritrovai al benzinaio in un batter d’occhio. Mi fermai e pensai tra me e me: “Mi sa che la prossima volta prima di accelerare devo mettere la seconda”.
Tornai davanti casa con un sorriso che era visibile da 100 metri nonostante il casco integrale. Feci avanti e indietro più volte e provai la seconda: alla perfezione. La provai anche il giorno dopo e quello dopo ancora. Oggi pioveva e mi sono accontentato di guardarla solamente mentre pensavo all’articolo da scrivere per presentarmi come si deve al Tinga da Motociclista. 23/02/2015: una data che non dimenticherò mai, è l’inizio di un sogno.


Eccola
