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Alla propria andatura
Scritto da SuperCreep - Pubblicato 07/10/2011 09:29
Tenere un passo proporzionato alla moto e all'esperienza posseduti

Tenere la propria andatura è una questione di carattere e d'abitudine.

Talvolta ci si affretta, mentre ben più spesso si mantiene un passo che poi è il proprio, raramente, invece, si va molto al di sotto o al di sopra di una certa andatura alla quale si ha, si riesce ad avere, quasi tutto sotto controllo.

Eppure a qualcuno (in questo caso al sottoscritto) capita di ritrovarsi a volere superare sé stesso, a percorrere più rapidamente un tratto di strada già fatto tante volte in precedenza.
A me è successo due volte quest'anno.
Una volta d'inverno, in una rotonda che immette su una salita a
poche centinaia di metri da casa. Era ancora chiaro all'andata e già scuro al ritorno e per scuro intendo buio, ma non da preoccuparsi per quest'ultimo, di per sé, quanto dell'ulteriore abbassamento della temperatura dovuto ad esso.

Così capita di spalancare il gas in luogo di riflettere sull'eventuale umidità dell'asfalto, che al tramonto gela, e in pochi secondi ritrovarsi a terra con un piede infilato nel traliccio del telaio trascinato dalla moto che scivola verso il guard-rail, l'overpant che esplode, il jeans che si fonde, insieme alla fodera interna dell'overpant, con la pelle del ginocchio della gamba libera e contemporaneamente all'attrito dell'asfalto segue la proiezione che fa leva sul corpo senza neanche lasciarlo sedere e lo alza.

Intanto si è disincastrato il piede da sotto il lato sdraiato della moto che ancora scivola veloce in contromano nell'ultimo tratto della corsia dove appaiono già i primi fari di auto in avvicinamento. Rialzato di forza dalla dinamica stessa della caduta stavo correndo appresso alla moto ben consapevole d'avere appena superato il mio limite, la mia solita andatura. Soccorso e aiutato da un ragazzo di passaggio risalivo in sella per rientrare immediatamente a casa dove mia moglie si premurava subito di costringermi a seguirla al più vicino pronto soccorso per gli accertamenti del caso. Contusioni varie, ma niente di grave.

Passano circa otto mesi da quella sera e mi ritrovo sulle Alpi francesi.
Era pomeriggio e mi rendevo conto che stavo facendo tardi, che sarei rientrato tardi per una cena importante. Spalancando il gas cercavo di tenere dietro a moto che stavano davanti e avevano cavalli e ciclistica più adatti a quella velocità.

Curvone che s'avvitava su rettilineo discendente in forte pendenza.
Era la prima volta che facevo quella strada, non la conoscevo per niente.
Beh, il rettilineo? Giusto il tempo di vederlo che era già finito ed io andavo lungo!
Stavo andando lungo invece di impostare la curva successiva.

Qualcuno poi avrebbe detto:
"In quella situazione devi violentarti il cervello e buttarti, nel senso che devi provare a curvare lo stesso".
Ma quando vai lungo e fai un dritto hai giusto il tempo per prepararti alla caduta (se riesci a rimanere freddo abbastanza senza spaventarti).
Ho calcolato la frenata: pinzare troppo mi avrebbe portato a mettere le ruote, quasi bloccate, di traverso sul cordolo dove finiva l'asfalto e cominciava la ghiaia e la terra bella secca e polverosa degli oltre duemila metri d'altezza.

A quella velocità non era il caso di gettarsi all'istante, dovevo rallentare ancora ed ero fuori dall'asfalto a poche decine di metri da una forte contropendenza (tratturo in salita), questo significava rischiare di piantarsi contro l'incrocio triangolare di terra o finire sbalzato dallo scalino terroso del tratturo. Intanto il freno anteriore, ben pinzato, faceva affondare la ruota davanti, tra le schegge d'ardesia e il suolo sabbioso, segno che il momento di lasciare la mia bambina era arrivato sebbene io l'abbia estremamente rimandato: giù sul lato destro, impatto piuttosto insaccante, quasi privo di scivolata, e sullo stesso fianco della caduta invernale.

Di nuovo niente di grave, però le costole stavolta mi tormentano ormai da un mese e insieme all'anca (dove ho avuto un versamento esteso fino a metà coscia) non mi fanno dormire che sulla schiena. Credo sia venuto il momento di mettere a profitto la lezione sulla propria andatura. Non ci sono ritardi o propri limiti stessi da superare che tengano:
ognuno ha la sua propria andatura da tenere nel rispetto di sé stesso e degli altri che lo accompagnano, sia in moto, per strada, che nella vita di tutti i giorni e a casa.

Adesso sì, quando apro la manetta: prima ho già ben spalancato il cervello!
 

Commenti degli Utenti (totali: 27)
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Commento di: milo91 il 07-10-2011 13:40
bellissimo articolo! bisogna sempre andare a quanto la testa ci dice di andare e mai superare il limite, felice che non ti sia fatto veramente male con le cadute
Commento di: SuperCreep il 07-10-2011 21:06
Grazie Milo, per il complimento e la solidarietà
Commento di: metallarofolk il 07-10-2011 15:35
Fortunatamente non ti sei fatto nulla di grave. Mi sono trovato in situazioni simili, vale a dire di chiedere troppo a me stesso e alla moto, mentre il resto del gruppo se ne andava tranquillamente ( nessuno del tinga, tranquilli!). Da quel momento ho deciso di uscire da solo o al massimo con gruppi di motociclisti costituiti essenzialmente da fermoni o persone tranquille nella guida, non vale la pena portare all'esasperazione e sul sottile equilibrio stabilità- instabilità la propria sicurezza e il proprio mezzo. Pensando poi che tutto questo non si fa per passione della moto, ma solo perchè a fine giro ci si mette davanti al bar superfrequentato per far vedere agli altri di essere in grado di utilizzare tutto il battistrada posteriore... beh io preferisco tornare a casa. Intero.
Lamps.
Mariano.
Commento di: SuperCreep il 07-10-2011 21:26
Grazie Mariano, l'intenzione di ostentare o dimostrare chissà che agli altri l'ho sempre bandita a priori. La sfida è sempre stata con me stesso: questo ha significato superare certi limiti e gettarmi in solitaria su strade strette di montagna e sterrati. L'indole dell'individualista è spesso comune a molti (quasi la totalità) di noi motociclisti. Però godersi la strada con un gruppo di filosofi zen della motocicletta è pura condivisione che da sicuramente più soddisfazione dell'uscita in solitaria dove certi passaggi e paesaggi non puoi condividerli con gli altri fortunatamente come non si condividono i danni fisici, morali ed economici procurati dalle cadute. Semmai, a ragion veduta, dispiace rovinarsi e rovinare una bella giornata ai compagni di viaggio. Ciao Metallaro saggio ;-)
Commento di: GreenGhost il 10-10-2011 17:39
Se in futuro vorrai fare qualche uscita in compagnia di qualcuno che antepone la salute sua, della moto e degli altri al dimostrare chi ha più manico, io ci sono. Mi pare di capire che siamo della stessa zona. Sono sempre in solitaria per via dei motivi elencati qui e in un tuo precedente articolo.
Auguri di pronta guarigione!

Lamps
Commento di: SuperCreep il 11-10-2011 22:48
Grazie per la proposta e per gli auguri!
Ieri ho fatto una visita di controllo dall'ortopedico che mi ha prescritto altro ciclo d'anti-infiammatorio e vietato l'uso della moto (continuo ad andarci al lavoro). Dopo avere saputo che non ho mai smesso di salire in sella da che l'ho rialzata da terra si è piuttosto incaxxato! Senza volere fare tanto il fenomeno: non credo di reggere ancora più di trenta chilometri a tratta e sessanta max al giorno, insomma più di quelli che faccio attualmente ogni giorno e mi costando un lungo decorso a causa delle continue sollecitazioni. La sera rientro a casa e sono a pezzi, ma per strada sono sempre concentrato e prudente. Appena sarò completamente okay ti mando un messaggio nella casella di Tinga e vediamo di organizzarci.
Grazie ancora!
Lamps
Commento di: GreenGhost il 12-10-2011 14:32
Vai tranquillo, rimettiti con calma, io ho solo più un mese di assicurazione e poi dovrò metterla a nanna per l'inverno! Al massimo ci si vede la prossima stagione!
Commento di: motodome62 il 07-10-2011 16:55
Sono contento che tutto sommato ne sei uscito bene. L'articolo serve comunque a riflettere.
In strada è bene andare ad andature che siano alla portata ed esperienza del motociclista. Così da risultare ampi i margini di sicurezza in base all'esperienza del pilota.
Personalmente, "forzo" (forzavo) l'andatura quando praticavi enduro, perchè solo così si migliora i propri limiti. Questo capitava anche in pista al mugello o misano e prossimamente a castelletto. Ma lì, i miglioramenti arrivano solo forzando i tempi, per verificare i propri limiti. In strada, la prudenza non è mai troppa e la moto deve rimanere lo strumento che in fondo è, un affascinante avventura per percorrere in libertà le nostre strade regalandoci grande piacere di guida.
Che incorreggibile romantico che sono.

ciao
motodome
Commento di: Commandor il 07-10-2011 17:32
Ciao, son contento che sei ancora tutto intero.
Non capisco come hai fatto a superarti ben 2 volte....io non ci provo nemmeno, la paura di cadere supera la voglia di andare forte.
Ritieniti molto fortunato
Commento di: SuperCreep il 07-10-2011 22:06
Grazie per la solidale constatazione e per ricordarmi che è incredibile ci siano persone che come me mancano del necessario timore per essere davvero prudenti. Hai centrato il punto: è il paradosso dell'esperienza che ti porta a non provare paura. E' proprio quando hai già visto e gestito situazioni di pericolo e cadute, quando hai imparato a conoscere piuttosto a fondo il mezzo guidato che provi a tirargli il collo mentre in realtà lo stai tirando a te stesso. Proprio in quello sta la differenza tra l'esperto responsabile e quello che accetta di prendersi un rischio senza avere calcolato tutto. Nella prima caduta, quella invernale, sapevo di potere trovare l'asfalto gelato, come già era successo, ma non mi aspettavo di arrivarci sopra appena dopo avere centrato un sobbalzo che ignoravo e fino a quel momento ero sempre riuscito ad evitare nella mia traiettoria. Nella seconda caduta la mia velocità di percorrenza era troppo elevata in quel tratto che non conoscevo affatto e il rettilineo oltre ad essere in forte pendenza era per giunta su un asse stradale obliquo. Questo mi insegna che, anche quando ci si ritiene esperti e non si prova alcun timore, deve essere la prudenza a prevalere e non la voglia di spalancare il gas. Ciao
Commento di: SuperCreep il 07-10-2011 21:03
Incorreggibile romantico come te e guarda caso la mia storia sulle due ruote è stata: dal Ciao alla Vespa, dalla Vespa all'enduro (DR, Dominator), parentesi chopper, custom poi enduro stradale e infine naked, ma con una predilezione e un feeling speciali per la KTM Adventure che sarà la mia prossima conquista (già provata e guidata). insomma sono piu propenso a godermi il passaggio anche se spesso vado di fretta usando la moto, tutto l'anno, come primo mezzo di trasporto. Grazie Motodome, per la tua attenzione e la piacevole affinità. Ciao!
Commento di: SuperCreep il 07-10-2011 22:21
intendevo paesaggio (ma anche il passaggio dalla nuda alla maxi enduro eheheh!!!) Modome, ma sei del 62 anche tu??
Commento di: motodome62 il 10-10-2011 14:49
si, sono del "62. Ho iniziato presto in moto, a 11 anni, e da lì non ho più smesso. :-))

ciao
motodome
Commento di: SuperCreep il 11-10-2011 19:09
Tra coetanei! Pensa che più o meno ho iniziato anch'io a quell'età e di nascosto dai miei. Guidavo motorini orribili (velo solex, motobecane, motobeta) poi il primo grande amore ufficiale: il Ciao elaborato e con la sua bella marmittina Proma. Che tempi! Di senza casco e cognizione i nostri, molto meglio quelli odierni con tanti bei materiali e tanta sicurezza in più ;-) Lamps!
Commento di: SuperCreep il 07-10-2011 22:24
Ho risposto qui, poco più sotto ;-)
Commento di: biondob il 07-10-2011 19:26
Sono felice che sei tutto intero, ma tenere la propria andatura deve essere sempre la regola, perchè girando per strada conta molto di più il manico che ne la cavalleria e la ciclistica.
E il manico, solo noi sappiamo quanto ne abbiamo, anche se spesse volte ci sopravalutiamo.
Commento di: SuperCreep il 07-10-2011 22:12
Cosa altro aggiungere? Sintesi perfetta! Sovrastima di sé, del proprio mezzo e prima ancora dei propri mezzi ;-) E' così ed è davvero un attimo e tutto sulla manetta. Grazie Biondob
Commento di: piergo11 il 07-10-2011 23:15
Grande articolo nel come descrive le esperienze di un uomo alle prese con i suoi limiti e con i ragionamenti che ne conseguono.
Ma ancor più grande non solo l'articolo ma il messaggio stesso che esso esprime.
Io ho 47 anni e dopo 4 anni di sh 150 ho voluto coronare il mio sogno di avere una moto nella mia vita e a maggio ho comprato una Yamaha Xj6 Diversion. tutti hano pensato che fossi il classico 50enne che vuole fare il ragazzino.
invece l'ho comprata proprio perchè, ora che mio figlio è grande ed esce con i suoi amici, posso caricare mia moglie e andare a cercare belle strade e panorami da godere ALLA GIUSTA ANDATURA.
A volte o pensato a quelli che vanno a fare le "tirate" ma credo che da neofita è meglio che rimango nei miei limiti, alla mia età pagherei un prezzo troppo alto a cercare di fare il matto.

Un Saluto.
Commento di: SuperCreep il 11-10-2011 22:01
Grazie PierGo,
mi piace il tuo stile e la moto che ti sei scelto (tra Gladius e XJ6 sarei molto indeciso). Purtroppo a 49 anni suonati ho dimostrato d'essere meno saggio di te, seppure senza essere in lista per diventare "il classico 50enne che vuole fare il ragazzino", ma esattamente come te mi piace da sempre andare su due ruote con la filosofia zen di quello piuttosto seduto, completamente immerso in mezzo alla natura, a guardarsi intorno e a fare la parte in movimento del paesaggio. Ciao

P.S.: penso ci siano fortunati che conoscono il proprio limite a priori e meno fortunati che il proprio limite lo riconoscono un attimo dopo averlo superato, tra questi ultimi esistono poi diversi gradi di consapevolezza, quindi direi che sono recidivo in "secondo grado" perché mi bastano queste due ultime volte per capire qual'è il mio limite ;-)
Commento di: CBR_125R il 08-10-2011 15:56
Bell'articolo! Un mio amico, con la sua nuova Z, è stato battezzato 2 volte perchè non andava alla propria andatura, risultato? Ora ha quasi paura di andare in montagna con noi... è triste che questo accada ma bisogna imparare a riamanere sempre dentro i propri limiti, migliorarsi col tempo, ma non si possono sconfiggere le leggi della fisica...
Commento di: SuperCreep il 11-10-2011 22:30
Grazie CBR_125,
migliorarsi col tempo per me significa andare esattamente alla mia andatura, a quell'andatura che mi porta avanti e indietro al lavoro, cinque giorni a settimana, dalla provinciale in zona collinare, alla statale in pianura, dalla tangenziale al centro città e poi, nei fine settimana verso collina e monti per strade larghe e strette, allegro dove posso, prudente sempre e il più possibile concentrato. Proprio su concentrazione e prudenza si basa la mia sicurezza: fino a che riesco a rimanere prudente e concentrato ho tutto sotto controllo. Per fare un esempio: strada che conosco fatta perfettamente rilassato e concentrato con andatura perfettamente consona alle condizioni del manto stradale e di traffico; stessa identica strada fatta di fretta, per raggiungere il luogo di un appuntamento ed evitare un ritardo, con pensieri diversi che si affollano nella testa, risultato: vado lungo su una curva a gomito e mi ritrovo a dovere strizzare i freni per non uscire di strada. Capisci? La strada è quella e nelle stesse condizioni , la moto è sempre quella, ma tu non sei esattamente al meglio ed è lì che può succedere un guaio. Andare alla propria andatura è anche imparare a conoscersi, ben bene, fino in fondo.
Un saluto a tre dita ;-)
Commento di: stefano59 il 10-10-2011 23:34
Io sono un motociclista fortunato,giro con compagni più veloci di me,ma lasciano che sia io a fare l' andatura e loro stanno dietro,quando la strada diventa "irresistibile" (il tomarlo ndr) loro partono e io poi arrivo.Dovete sapere,che nonostante la mia veneranda età (52 mercoledì),sono un biker da pochi anni e ho capito una cosa importante...la mia Varadero non è la Shiwer di mio cognato e cosa altrettanto importante....lui ha 10 ANNI di meno!!!!!! sigh....sigh.....sigh....
Viviamo la nostra passione con intelligenza e non buttiamo il cuore oltre l'ostacolo....ca@@o!!!!!
Commento di: SuperCreep il 11-10-2011 19:26
Grazie Stefano,
complimenti sei un Biker a 52 carati!
La nostra generazione ha visto nascere le maxi moto, le scrambler e ogni sorta di moto dalla fine degli anni '70 in poi. Certo, come tutti e con tutti, abbiamo avuto in comune quello che da sempre, tra generazioni diverse, è lo stesso approccio denso di "timore/desiderio" della potenza delle motociclette. Con la Varadero si va tranquillamente anche sui passi di montagna e per questo ti invidio, sai. E' ben chiaro che c'è molto più endurista in me che smanettone-sportivo, però mi innamoro di tutte le moto perché ho il cuore un pò ballerino. Comunque ho ben capito che le emozioni di uno sterrato è meglio che non me le vada "a cercare" con una naked!!! Eheheheh!!! ;-) ca@@o!!!!
Commento di: roccowhitepearl il 13-10-2011 19:41
Quello che dici è sacrosanto e dovrebbe essere la regola valida per tutti. Però è anche vero che le moto e le gomme oggi in commercio ti permettono di fare cose impensabili per un motociclista "normale" che di norma riesce a sfruttare il comparto a non più del 75% di quanto in realtà si potrebbe. Questo significa che a piccoli, piccolissimi passi si dovrebbe sempre cercare di migliorare riuscendo a capire quali sono i limiti della moto, delle gomme e, sopratutto, della fisica. Io, per carità, non ti conosco e non voglio dare assolutamente giudizi sulla tua guida o su quello che purtroppo ti è capitato, però leggo chiara, nella descrizione delle tue cadute, una mancanza di concentrazione ed è proprio qui che voglio fissare il centro della discussione. A mio avviso la stragrande maggioranza delle volte che succedono guai, o che si rischia di farli succedere, in moto questi succedono per la mancanza di concentrazione
più che all'aver esagerato in se per se. Riflettici un attimo. Purtroppo in moto tutto avviene più velocemente e la più piccola distrazione o il semplice pensare a qualcosaltro può essere fatale.
Questo non vuol dire che quando si esce in moto si devono "staccare tempi" degni di un giro in Moto GP, ma la mia vuole essere un invito a mettersi in moto lasciando acceso il cervello SOLO per quello che si sta facendo.
Concludo il mio intervento salutandoti affettuosamente ed augurandoti una pronta guarigione.
Commento di: SuperCreep il 31-10-2011 10:11
Grazie Rocco, sono passate altre due settimane e già sto molto meglio. I percentili sullo sfruttamento della moto sono interessanti, per me poi è sorprendente sapere che motoclisti normali arrivano a sfruttare il comparto fino al 75%. Credo di stare ben al di sotto di tale picco poiché immagino che, arrivarci e oltrepassarlo, significhi andare qualche volta in pista cosa che non ho mai fatto. Sulla concentrazione invece ho piena cognizione di causa ;-) Lamps!
Commento di: reporter79 il 14-10-2011 14:58
scusa, ma tra la prima e la seconda caduta non hai imparato niente?!?
Commento di: SuperCreep il 31-10-2011 10:19
Mi piace la tua sintesi, bella asciutta, al trend di commenti!
Per questo ti rigiro la tua stessa domanda, anzi due:
a te non è mai capitato di perdere il controllo della moto
o la concentrazione necessaria per non commettere errori?
Rispondendo sì alla prima: allora sei un pilota alieno;
rispondendo sì alla seconda: sei davvero fortunato (ammirevole).
No ad una sola delle due: sei umano e ci capiamo ;-)
Lamps!