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In moto... perché
Scritto da hanno - Pubblicato 20/07/2009 17:47
L'uomo è soprattutto un essere sociale, il suo agire è sempre rapportarsi agli altri...

In quest'ottica, è vitale per ciascun individuo guadagnare, col rispetto altrui, la propria riconoscibilità. Ora, nella moderna società di massa, gli individui si assomigliano sempre più e tutti aspirano al successo sociale.

Tutti si formano alla medesima scuola, fruiscono della stessa stampa, radio, televisione. Allo stesso tempo, ogni individuo vorrebbe affermare la propria unicità: se esistere è essere percepiti come individui, allora la via migliore è distinguersi dagli altri, per cui ciascuno adotta forme diverse in tutto ciò che è apparire: modi, abiti, abitudini ed anche il veicolo.

Ed ecco che il semplice fatto di scegliere di spostarsi in moto è già una maniera radicale di distinguersi dalla massa, qualcosa che non riguarda solo forme e colori: usare la moto permette di sfuggire alla routine generale, tram - bottega - tv - nanna.

I motociclisti puri e duri hanno spesso un'origine sociale popolare e, spesso un'attività professionale piuttosto routinaria: “Al lavoro, devo badare al rendimento, allo stare al passo. Poco importa come sono, conta quanto produco. Poi salto sulla moto e sono io a tornare importante.”.

Della scuola, molti motociclisti conservano memoria della ripugnanza verso la sottomissione e la docilità richieste dal sistema scolastico. La disciplina, il dover usare modi e linguaggio corretti ed uniformi li respinge, anche perché la scuola non sa valorizzare le diversità di ciascuno. La moto permette di compensare questo vuoto, questo senso di spreco. Il motociclista afferma la propria identità, contrapposto all'automobilista ritenuto pecora disciplinata. Predisposto in certa misura per storia personale a trasgredire le regole ed a sfidare l'autorità, il motociclista si identifica con i cavalieri dell'antichità: si distingue dalla folla delle masse, laboriose ma schiave del proprio lavoro, dai borghesi, circondati dai comfort ma prigionieri del timore di rischiare.

In contrasto con ciò, il motociclista esprime la consapevolezza dell'appartenere ad un'elite, un gruppo che permette di sentirsi a parte, superiore, libero dal giudizio di parenti, professori, colleghi, padroni; libero da norme, omologazioni e convenzioni sociali.

Si può obiettare, tuttavia, che il motociclista ha semplicemente optato per convenzioni “altre”: è palese quanto conti per lui il giudizio dei suoi pari, in barba alla estremizzazione dell'individualità. Si pensi alla tradizionale distinzione tra uomini e donne, alla sottolineatura di un certo tipo di virilità, più esibita che vissuta. Teoricamente accessibile alle donne, la moto è, di fatto, quasi riservata agli uomini, ad eccezione di passeggere o compagne dei motociclisti. Non capita spesso di incrociare moto condotte da donne, vere rarità se con passeggero maschio. Del resto, di donne che arrivano facilmente a posare entrambe i piedi a terra, a manovrare la moto a motore spento, che non temono di sporcarsi, di guastare la pettinatura, di rovinare l'abito in caso di caduta, ne conoscete molte?
È socialmente triste, ma la motociclista si espone a giudizi di troppa mascolinità e, navigando in Internet, si nota il costante aumento (+ 33 % in un anno) dei motoclub femminili e lesbici; i club gay “da maschi” non arrivano al 5%. E continuiamo a parlare di convenzioni.

I motociclisti "maschi", invece, possono (devono?) sfoggiare virilità ed impressionare le fanciulle, almeno le più ingenue, che certo immaginano ampie spalle virili sotto le giacche (con le protezioni). Dunque, ancora convenzioni (!): uomo esibizionista, donna ingenua e superficiale.

E l'uomo su due ruote è esibizionista e competitivo: lo spirito di competizione, d'altronde, è una componente essenziale della psicologia del motociclista. La maggior parte di loro, se gli si offre la possibilità di praticare gratuitamente una qualche forma di gara, si lascerà tentare, ben più largamente dell'ambito della pista. Tutte le acrobazie spericolate, le esibizioni effettuate davanti ad altri, sono altrettante manifestazioni di questo spirito che anima i motociclisti e che costituisce uno dei valori primari dell'ambiente. Grazie a questo spirito di competizione, di superamento di sé e degli altri, ci saranno sempre confronti e sfide, pur se temperati da un senso del gioco che rinforza l'intesa e la solidarietà.

È già stato sottolineato come i motociclisti siano fortemente spinti dalla ricerca dell'apprezzamento altrui e cerchino ammirazione ed invidia esibendo moto costose e potenti (che sono, infatti, largamente in testa alla scala dei desideri), per dimostrare il proprio valore, che si crede difficile da esplicitare per altra via, esibendo piuttosto, e forse con minor fatica, il valore della propria moto, ritenuto universalmente riconoscibile.

Ultimo aspetto, eclatante se visto dall'esterno, è la solidarietà tra motociclisti. Numerosi sono club e gruppi spontanei che coltivano questa fratellanza. La moto ha il potere di raccogliere attorno a sé i propri adepti, di sollecitare incontri. “Tra motociclisti, posso confidarmi, esprimermi. Altrove no: al lavoro se ne fregano, a casa mi deridono o mi danno torto…” Questa solidarietà è soprattutto sentimento d'appartenenza ad una comunità, rafforzato dalla consapevolezza di essere gli utenti della strada esposti al maggior rischio. Infatti il rischio di morte in moto è circa dieci volte superiore a quello cui va incontro l'automobilista e ciò fa comprendere che la moto è veramente una pratica a parte, dove il confronto col rischio, con la morte stessa, fa parte del gioco.

Scegliere la moto è in controtendenza con le correnti valutazioni politiche e sociali: si chiede meno violenza, meno tabacco, meno alcool, meno velocità e tutto per esorcizzare, la paura della morte, in accordo coi poteri politici che non volendo mostrare la propria caducità, vietano di riflettere su quella della vita stessa.

Chiediamoci se il plus di sicurezza non faccia il paio con un minus di libertà... in questo dibattito, i motociclisti possono portare il proprio, scomodo, grano di sale, a patto che accettino di essere ritenuti potenzialmente sovversivi, come gli sportivi estremi, pronti a mettere in gioco la propria vita.

Questo però dà un potere, un'intensità poetica ed eroica rara nell'esistenza, col valore aggiunto di un'esoterica bellezza della propria scelta. In moto perché è bello.

Ed è ciò che ne fa esseri affascinanti.
 

Commenti degli Utenti (totali: 16)
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Re: In moto... perché
Commento di: Ospite il 20-07-2009 18:00
Applausi... 'nuff said
Re: In moto... perché
Commento di: hanno il 21-07-2009 00:05
Prego ?
Re: In moto... perché
Commento di: Ospite il 21-07-2009 07:04
'nuff said = ho detto abbastanza
Re: In moto... perché
Commento di: ilbonaz il 20-07-2009 18:37
bellissimo testo!!!
mi hanno davvero colpito le tue parole e mi trovo pienamente d'accordo con te soprattutto quando dici:
"Chiediamoci se il plus di sicurezza non faccia il paio con un minus di libertà... "

ciao!!
Re: In moto... perché
Commento di: tilt il 21-07-2009 08:51
Articolo meraviglioso, studi di sociologia? :D

Complimenti davvero!
Re: In moto... perché
Commento di: tribalfazer il 21-07-2009 15:49
bell'articolo, un po troppo tecnico e meno romantico
ma hai detto cose che fanno riflettere..... questo è l'importante
Re: In moto... perché
Commento di: dianous il 21-07-2009 16:42
Ottimo articolo, profondo e inducente la riflessione..quasi quasi lo uso per convincere i miei a comprare la moto!!!
Re: In moto... perché
Commento di: Deimos89 il 22-07-2009 01:27
potrei imitarti...:)
Re: In moto... perché
Commento di: whooring il 22-07-2009 11:16
Sinceramente non sono daccordo quasi in niente apparte la solidarità che i motociclisti hanno gli uni con gli altri che li porta ad essere un gradino superiore.
L'articolo porta a pensare che tutti i motociclisti siano dei pazzi che cercano la sfida continua, l'appezzamento altrui, la moto più potente e costosa.
Non si è capito qual è lo spirito vero del motociclista che ama la sensazione di libertà che gli fa assaporare la moto, le sensazioni che prova nel sentirci il vento che lo accarezza e cosa non da meno i colori che gli offre la natura attorno a se.

Spero di aver capito male il succo del discorso (ma come cavolo scrivi? non sarai uno psicologo)
Re: In moto... perché
Commento di: hanno il 22-07-2009 23:53
OK

Scrivo male... il senso era proprio l'opposto...

Me ne scuso
Re: In moto... perché
Commento di: whooring il 23-07-2009 08:24
Scusa se in qualche modo ti ho offeso.
Non è che per caso il tutto l'hai scritto in chiave ironica?
In tal caso sarebbe tutto giusto
Re: In moto... perché
Commento di: ice_man il 23-07-2009 13:15
[...]"Tutte le acrobazie spericolate, le esibizioni effettuate davanti ad altri, sono altrettante manifestazioni di questo spirito che anima i motociclisti e che costituisce uno dei valori primari dell'ambiente. Grazie a questo spirito di competizione, di superamento di sé e degli altri, ci saranno sempre confronti e sfide, pur se temperati da un senso del gioco che rinforza l'intesa e la solidarietà."[...]

Anche quì spero che sia in chiave ironica :-). Altrimenti quello che descrivi non si chiama pià motociclista ma pazzo, incosciente, incurante di chi lo circonda e incosapevole del pericolo che corre, che va ben oltre i limiti imposti dalla legge (che, seppur a modo loro, ci indicano come fare per rimanere in vita sulle due ruote). Non si tratta più di libertà ma di libertinaggio.

Non mi è ancora capitato di conoscere (fortunatamente) un MOTOCICLISTA che si metta ad esibirsi davanti agli altri per manifestare il suo spirito e il suo valore... Quando mi capiterà non potrà che dispiacermi la sua "piccolezza d'animo". :-)

Per il resto, l'articolo è ben scritto e complimenti per la notevole proprietà di linguaggio! ;-)
Re: In moto... perché
Commento di: Ospite il 23-07-2009 18:44
Perdona ma non si può estrapolare una frase dal suo contesto e utilizzarla per giudicare un'intera analisi che io trovo molto azzeccata e acuta. D'altro canto basta guardare i ragazzini sui propri scooter per notare quanto il mezzo a due ruote sia utilizzato proprio per fare colpo sulle ragazzine. Proprio come un'estensione della sbocciante virilità dell'adolescente. E siccome è pieno di giovani uomini eterni adolescenti, è facile vedere nelle uscite in gruppo alcuni di questi esibirsi in impennate, piegate al limite dell'orizzontale e accelerate assassine. Non sto giustificando tali comportamenti: rilevo soltanto che ci sono.
Re: In moto... perché
Commento di: easyrider70 il 24-07-2009 21:10
In moto perchè.... come dice una pubblicità di un noto amaro a base di carciofo: "Contro il logorio della vita moderna...."
Esattamente come lo spot, la moto è per chi la vede come me, sinonimo di libertà ed un ottimo antistress.
W la moto!
ciaooo
Re: In moto... perché
Commento di: giustounattimo il 25-07-2009 02:55
non credo molto alla solidarietà fra i motociclisti ,conoscendo quelli che definisco da bar...cmq la moto è ciò che ti rende libero
Sei tu i tuoi pensieri il tuo modo di affrontare la vita la moto è un moto dell'anima
Re: In moto... perché
Commento di: hanno il 26-07-2009 14:48
"non credo molto alla solidarietà fra i motociclisti ,conoscendo quelli che definisco da bar...

Esatto !

Ma quelli veri ?

Ciao