La Community Ting'Avert
E' bastato un attimo
Scritto da Lele749 - Pubblicato 21/10/2007 15:15
Credo che siano passati 2 anni e mezzo da quando ho ruotato per la prima volta la chiave sulla posizione ON...

Le luci si sono accese, la strumentazione illuminata.

E tutti i discorsi di parenti e amici, sulla pericolosità delle due ruote, la disattenzione degli altri e tutti i pericoli che la strada può riservare sono stati, almeno in quel momento, dimenticati completamente. In quel momento c’eravamo solo io e lei. Io e la mia moto.

L’aria che scivola tra le dita, che scorre sul cupolino e poi oltrepassa il casco. Un susseguirsi di emozioni e sensazioni di libertà che solo la moto ti sa dare.
E ogni giorno che passava, ogni nuovo “giro” sulla moto mi facevano lentamente dimenticare tutte le raccomandazioni che mi venivano puntualmente fatte.
Mi sentivo invincibile.

Poi sono arrivati i primi acquisti “seri”, quelli che ti vengono utili alle velocità un po’ più sostenute. Giubbini con protezioni dovunque, la visiera scura per le giornate di sole, guanti con le protezioni maggiorate per le dita e nocche, stivaletti per una migliore sensibilità sulle pedane e sul freno posteriore. Ed ecco che quelle raccomandazioni si sono fatte sempre più lontane, quasi non ci pensavo più. O meglio ci pensavo, ma mi dicevo: “Qualche protezione in più ce l’ho. Se cado sono protetto. Tanto non vado forte”.

Tutto era meraviglioso, tutto era perfetto. Nulla poteva rovinare quelle giornate di sole che sembravano uscite apposta per farmi fare un giro in moto. Nulla di così complicato, solo un piccolo giretto in moto vicino casa.
Cosa mi sarebbe potuto succedere?

Parto, sono tranquillo. Tranquillissimo. Non penso a nulla se non alla strada. Proseguo nel mio giro, sempre più tranquillo. La strada che percorro è dritta per qualche chilometro. Anche lei quel giorno è un paradiso: solo sporadicamente sopraggiunge qualche auto. Ci sono degli incroci, di tanto in tanto, ma null’altro disturba.
Vedo, in prossimità di uno di questi incroci, una macchina ferma e fumante contro uno di quei paletti che sostengono le indicazioni stradali. Accosto. La macchina davanti è semidistrutta, deve essere stata una bella botta. Mi sembra strano però che un paletto abbia potuto ridurla così. Alzo lo sguardo.

Vedo un gruppetto di moto ferme a bordo strada. E in mezzo, ancora più avanti, pezzi di lamiera sparsi ovunque. Riconosco una parte: è lo scarico di una Yamaha.

Avverto un senso di pesantezza al petto, come se un mattone me lo stesse opprimendo.
Mi slaccio il casco. Ho il respiro pesante, come se avessi appena finito una corsa.

Mi avvicino agli altri motociclisti a passo svelto. Voglio vedere come sta l’amico caduto. Nella testa un pensiero: “Dai, adesso vado là e lo trovo seduto sul ciglio della strada. Magari qualche osso rotto, ma cosciente. Vedrai che sarà così”. Avvicinandomi sempre di più al gruppetto, vedo altre parti della moto: il copri-serbatoio, la leva del freno…
Mi giro. In mezzo al campo che costeggia la strada vedo fumare qualcosa. Cerco di capire cos’è: riconosco la ruota posteriore, ancora attaccata al blocco motore fumante. O meglio, a quel che resta del blocco motore.

Mi sento morire.
Ho paura.
Ho paura di vedere il motociclista sdraiato per terra, privo di sensi, contratto in una posizione innaturale. Ho paura di vedere dal casco gli occhi chiusi, col viso rigato da qualche rigagnolo di sangue dovuto a qualche ferita.
Il cuore batte all’impazzata, quel mattone che ho sul petto è sempre più pesante.

Rigiro lo sguardo verso il gruppo. Qualcuno parla al telefonino, credo con i soccorsi.
Aumento ancora il passo. Sono vicino ormai, ma non riesco a distinguere chiaramente le voci, sono confuse. Qualcuno ha la maglietta sporca di sangue, qualcuno qualche vistosa ferita che si tampona con qualche garza tirata fuori dal kit di soccorso di qualcuno che sta facendo prima assistenza. Sono quelli che erano sulla macchina. Loro sono coscienti per fortuna. Ma il conducente della moto? Lui come sta? Mi avvicino, con la speranza che la mia presenza possa essere di qualche aiuto. Vedo il motociclista: è sul bordo della strada, ha indosso la tuta e il casco. La visiera, nell’urto, si deve essere però staccata. Vedo il suo viso, quella piccola parte che il casco lascia intravedere. Gli occhi sono sbarrati, il sangue è dovunque. Ho una tremenda voglia di piangere. Non conosco la dinamica dell’incidente, non so chi sia il povero ragazzo che giace esanime sull’asfalto.
Ma ho una tristezza incredibile nel cuore.

Nel frattempo, tutto si fa più lento: i gesti delle persone lì intorno, le macchine che di tanto in tanto sopraggiungono senza fermarsi sembrano andare al rallentatore.
Anche i miei pensieri sono al rallentatore.
Uno dei ragazzi di quel gruppetto di motociclisti mi si avvicina. Non conosco nemmeno lui, non l’ho mai visto prima, non so cosa voglia dirmi.
Quel peso che ho sul petto diventa sempre più pesante, mi sembra insostenibile.
Il centauro mi è ormai di fronte, a pochi centimetri.
Non dimenticherò mai le parole che mi disse con un filo di voce, quasi con un sussurro:
“E’ stato un attimo…”

Senza aggiungere altro, si allontana, raggiungendo l’autoambulanza che nel frattempo è arrivata.
La vita è fatta di centinaia di migliaia di attimi, penso. Ma in quell’attimo i sogni di quel ragazzo si sono fermati. E' bastato quell'attimo e quei sogni sono stati portati via in un’ambulanza che non accende le sirene.
Ormai non c’è più nulla da fare.

Non posso non pensare alle sue parole. Perché quel ragazzo sdraiato, privo di vita su quell’asfalto duro, ruvido e insanguinato potevo essere io. Probabilmente anche quel ragazzo, poco prima dell’incidente, stava assaporando il gusto della vita, quella sensazione di libertà e di invincibilità che tutti, a cavallo della nostra moto, abbiamo provato.
Questa esperienza mi ha segnato profondamente. Non so se vivrò ancora la moto come la vivevo prima.

Ma mi ha fatto riflettere, forse davvero per la prima volta, sulle raccomandazioni di amici e parenti che, giro dopo giro, avevo dimenticato.
 

Commenti degli Utenti (totali: 28)
Login/Crea Account



I commenti sono di proprietà dell'inserzionista. Noi non siamo responsabili per il loro contenuto.

Commenti NON Abilitati per gli utenti non registrati
Commento di: Davide il 21-10-2007 15:27
Sono cose che non si vorrebbero mai vedere, pace all'anima sua.

Mi torna (sempre) alla mente quando, alcuni anni fa, ho assistito a uno spaventoso incidente e sono arrivato appena successo, quando non c'erano né i soccorsi e nemmeno persone in grado di soccorrere il ragazzo. Non descrivo la scena perché ancora oggi, se ci penso, mi vengono i brividi, e io non sono uno che si impressiona con il sangue.

Ho assistito ai suoi ultimi minuti di vita e anche se non lo conoscevo mi ha rattristato come se fosse un amico conosciuto da sempre. Ricordo che ho continuato il mio giro in moto e per tutto il giorno non ho potuto superare i 3000 giri del motore; se il motore cercava di andare oltre, mi venivano i brividi nella schiena. La notte non ho dormito e le settimane successive la moto "tirava indietro".

E ho pensato che quel ragazzo aveva fatto un ultimo gesto prezioso e generoso nella sua vita, quello di insegnarmi che in moto non siamo invincibili.

E per questo lo ringrazio ancora oggi.
Commento di: Aki58 il 21-10-2007 22:41
Cari amici, noi non siamo invincibili, siamo uomini e, perciò stesso, siamo imperfetti e fallibili.
In quanto motociclisti corriamo i nostri rischi; forse, però, non è corretto affermare che essi sono più numerosi di quelli che corrono gli automobilisti: nella realtà sono differenti.
Vi sono condizioni nelle quali il motociclista corre dei rischi ed un automobilista no; vi sono altre volte in cui avviene il contrario.
Se, poi, passiamo ad analizzare le potenziali conseguenze del rischio realizzatosi, allora ecco che "è bastato un attimo" diviene estremamente vero.
Credo che si debbano sempre ricordare tutte queste esperienze, così come dice Davide, per non dimenticare mai di prestare la massima attenzione e poi, per il resto, ci si affida a Dio!
Commento di: Mrenrich92 il 21-10-2007 22:49
... è questo il problema ragazzi... quando sento queste cose mi viene voglia di prendere la moto e buttarla giu da un precipizio... ne vale davvero la pena??? queglia attimi quelle sensazioni che ci da la moto valgono davvero una vita??? anche se sono ancora un ragazzo nn ho mai assaporato l'ebbrezza di andare a 200kmh con la propria moto perche nn ho ancora l'età per andare oltre il 50cc.... pero avendo fatto io un incidente per colpa di una macchina che nn si è fermata a uno stop e nella quale ho rischiato di perdere una gamba... quando sento queste cose... una domanda mi assilla.... MA NE VALE DAVVERO LA PENA?? so che quando montiamo sulla moto nessuno si questi pensieri ci sfiora la testa... dimentichiamo tutto... pero....
Commento di: DusTech il 22-10-2007 10:05
Purtroppo si, ne vale la pena.
Il problema è che non ci siamo solo noi, ma c'è la gente che ci vuole bene. Una volta che sei secco sulla strada hai finito di soffrire, ma il dolo che sentono i tuoi cari non credo sia misurabile.

Non siamo ipocriti, quando siamo la fuori siamo tutti più incoscienti del solito, siamo più veloci e siamo più liberi.
Lo spunto che danno le moto rispetto alle auto è tale che pare siano ferme. Diventiamo come dei bambini in un videogioco e purtroppo a volte si perde... e il costo può essere la vita.

Io quando esco in moto saluto i miei come se fosse l'ultima volta e ringrazio Dio e la moto ogni volta che torno a casa sulle mie gambe.
Ma tra questi due momenti spesso c'è stato di mezzo un angelo custode...perchè a volte capita davvero che non si capisca come si possa essere ancora in sella.

Tornando all'articolo:
credo che l'esperienza vissuta da lele749 sia stata agghiacciante, ma credo che tutti noi al tuo posto saremmo rimasti scioccati come te.
In moto siamo un po' tutti fratelli e sorelle, per questo ci salutiamo tutti senza conoscerci, e quando uno di noi muore è come se facesse parte della famiglia.

Lamps
Commento di: bisso84 il 22-10-2007 17:29
quello che dici è vero...è quello che sto pensando anche io da una settimana a questa parte...quando ha perso la vita un mio amico in un incidente in moto.
Il dolore più grande, in caso di questi incidenti, è senza dubbio quello dei cari, dei genitori e parenti di chi muore!
Sabato al funerale di questo mio amico, quando sua sorella ha iniziato a leggere la lettera che gli ha dedicato come ultimo saluto, oltre le lacrime mi son sentito come se una morsa mi stringesse la gola...e mi venivano i brividi al solo pensiero di cosa potrebbero provare i miei, mia sorella e miei amici se dovesse succedere a me la stessa cosa.
per quello che possiamo fare cerchiamo di stare il più attenti possibile ragazzi...il resto non è in mano nostra!
Commento di: marpec il 22-10-2007 12:37
Bravo Lele, questi articoli servono a tutti noi per meditare. Meditiamo amici, meditiamo.
Commento di: gd il 22-10-2007 12:57
sicuramente la tua esperienza e' stata terribile,ma andare in moto e una nostra scelta, mentre andare in fabbrica o in un cantiere per guadagnarsi la giornata e rimetterci la pelle delle volte no.
Commento di: wol il 22-10-2007 15:35
delle volte, non ti accorgi come, passano le giornate...è subito sera....la vita ti scappa di mano senza che te ne accorgi...passano interi periodi "morti" e tu procedi come un robot..poi torna il cervello adolescente,quello che lottava contro tutto ciò che non andava, che ti gridava in testa "io non sarò mai così!" e la lucidità,l'obbiettività sulla tua vita è gelante,cattiva.
è vero in moto si muore.si muore in auto,nell'ascensore,sotto una scala,facendo il bagno a mare,passeggiando in montagna,attraversando una strada..si muore di tumore,di infarto,di leucemia....è la vita.anzi la morte. queste esperienze ti insegnano un briciolo di precauzione,ti insegnano a rallentare ad ogni incrocio,a fregartene delle precedenze (c'è sempre qualcuno che non si ferma) fermandoti TU sempre,ti insegna a fare amicizia con il clacson e con lo scarico aperto per gridare anche ai sordi di fare attenzione alla tua vita....ma delle volte non basta.
Commento di: kawajeff il 22-10-2007 19:32
ti capisco io ho perso un compagno di classe colpito in piano da un automobilista ubriaco non ti dico che tristezza comunque ci fa riflettere come la vita e appesa a un filo basta niente eri distruggerla ragazzi facciamo attenzione
Commento di: lorenzom il 22-10-2007 20:16
esperienze del genere ti cambiano la vita, è terribile ma bisogna prenderne coscienza.
ragazzi guidiamo con la testa
Commento di: heco il 22-10-2007 22:56
a volte, così come il nostro amico Lele, mi ripeto che tanto ho le protezioni, posso stare più tranquillo, si è quasi convinti che un giubbino con protezioni o un casco integrale possa salvarci la vita ma ciò è maledettamente una illusione!! forse anche questo fratello che ci ha lasciati pensava..."ho la tuta, il casco, sono al sicuro" eppure ci ha lasciati!...nonostante tutto non le emozioni che si provano andando in moto sono fortissime, al di sopra di tutto! in certi momenti non siamo noi...e quando magari ci fermiamo, pensiamo a quello che abbiamo fatto e........magari ci diamo degli incoscienti da soli! a me è capitato, non in moto ma in macchina qualche anno fa! spero che in moto non mi capiterà MAI di dovermi dare dell'incosciente perchè forse non ne avrò la possibilità!!

Luc@
Commento di: gattapazza il 23-10-2007 02:29
brutte storie...ma la nostra passione ci riserva anche questi dolori.. vorrei non pensarci,ma credo che racconti come questo siano indispensabili....
Commento di: Ospite il 23-10-2007 09:59
La vita è un insieme di attimi ed ognuno di noi quando nasce ha un bigliettino con una data scritta sopra, quella del nostro ultimo attimo!
L'unica cosa che possiamo fare è avere prudenza per non anticipare quella data già prestabilita!!!!
In cuor mio voglio credere che l'ultimo attimo di quel ragazzo fosse esattamente la data scritta sul suo biglietto ......
Commento di: kauicoma il 23-10-2007 12:23
LE GRANDI PASSIONI COMPORTANO SEMPRE GRANDI GIOIE E GRANDI DOLORI.
LA MOTO NON E' DIVERSA, NON SI ESIME DA UNA REGOLA GENERALE INELUTTABILE.
UN GRANDISSIMO AMORE PUO' ANCHE FINIRE NEL PEGGIORE DEI MODI, NON PER QUESTO CANCELLA IL BUONO CHE TI HA FATTO VIVERE... CREDO CHE UN PO' DI SANO FATALISMO CI ACCOMPAGNI AD OGNI ACCENSIONE DEL MEZZO, ALTRIMENTI STAREMMO CHIUSI IN CASA IL 90% DEL TEMPO, USCENDO SOLO CON OMBRELLO, PARACADUTE, SALVAGENTE, GIUBBETTO CATARIFRANGENTE, RADAR ANTIMISSILE, PALLONI PARACOLPI, ...
CI SONO COSE PER CUI VAL LA PENA DI ASSUMERSI QUALCHE RISCHIO, MINIMO SE VOLETE, MA CI SI SENTE VIVI NELLA SFIDA A SE STESSI, NELL'ASSUMERSI RESPONSABILITA', NELL'ADRENALINA CHE SCORRE QUANDO FAI UNA COSA CHE NON HAI MAI FATTO PRIMA, NELL'INCOSCIENZA DI DIVENTARE GENITORI, ..., NEL GUIDARE UNA MOTO!!!
Commento di: bigroberto il 23-10-2007 13:47
Ringrazio Lele: il tuo articolo fa riflettere su cose che di solito diamo per scontato ma che possono cambiare il corso della vita..
Commento di: Alb89 il 23-10-2007 20:51
Lele... ti ringrazio x questo articolo.. io ho 18 e ho appena preso la moto... e ank'io cm te pensavo di essre invincibile sulla moto.. anke cn le protezioni... ma adesso ho capito davvero ke basta un attimo...ho i brividi..
grazie PER AVERMI FATTO RIFLETTERE..
Commento di: stavrogin il 24-10-2007 00:19
è stato un attimo..
tempo indicativo passato prossimo, indica eventi conclusi

un bell'articolo, complimenti, narra il bene e il male della moto:
il suo laboratorio di eccitazioni e la sua viscerale pericolosità

una infinta prudenza è fondamentale ma non è sufficiente

s.




Commento di: Ospite il 24-10-2007 05:34
Ottimo articolo,complimenti!
Il "solito" dilemma che ci affligge,moto o no....
La passione che nasce dentro ognuno di noi è forte,ma non credo sia tanta da fartmi suicidare.
Per questo non faccio mai lo smanettone,anche se gli imprevisti ci sono sempre,sia i miei che quelli di terzi.
Onestamente in certi momenti non saprei che pensare,ma cerco DI NON PENSARCI TROPPO,altrimenti in quel precipizio dovrei gettarci pure la mia di moto!
Commento di: ellobo il 24-10-2007 10:51
Hai descritto al meglio, e credo, anzi sicuramente con il cuore quello che ognuno di noi patisce ogni qualvolta vediamo un "amico" sdraiato" per terra.
Alla mia età ne ho visti parecchi per terra, ed il mio lavoro mi ha fatto conoscere la morte molte volte. Personalmente sono a quota nove incidenti, e spero sempre che non aumentin mai, ma erano le cose che pensavo quando ero al primo, al secondo, al terzo e cosi via.
L'unica volta che ho pensato di smettere di andare in moto è stato all'ottavo volo, quella volta sono andato molto vicino a timbrare il cartellino del non ritorno.
Ma un "angioletto" mi ha riportato a Milano dopo una ventina di minuti d'incoscenza.
Che dire sono caduto anche la settimana scorsa, sempre per colpa di un automobilista distratto, ma mi è andata di lusso, primo perchè andavo piano e poi perchè ero proteto da tutto ciò che si può usare per preteggersi, anche per il semplice tragitto casa lavoro, che come sappiamo è quello dove si rischia di più.
Chiaro il morale è sotto i piedi, anzi più giù, pensando di essere arrivato al nono volo e per di più con una moto che non aveva fatto ancora mille km.
Ma che dire, sono qui con voi è questo è sicuramente splendido.
A 51 anni mi sento ancora il "pirletta" di 30 anni fa, forse la passione significa qualcosa.
Commento di: frontierman il 26-10-2007 09:00
Ognuno e' libero di pensarla come crede, io, che la vita l'ho rischiata molto piu' spesso della gente "normale" ho sviluppato una mia teoria.
Quando si nasce, nello stesso vero istante, e' gia' scritto come si muore.
Quindi l'importante e' vivere! Vivere come si vuole, assaporando tutto quello che c'e' da assaporare e mangiare a grandi bocconi quello che piace.
Se siamo motociclisti e' perche' era scritto.
Se moriamo o sopravviviamo un incidente e' perche' era scritto.
Il motociclista che vive la sua vita come se ogni giorno fosse l'ultimo, vive piu' e meglio degli altri.
Morire fa parte della vita, averne paura significa vivere di meno.
"Mai mi fu dfato di vedere un animale in cordoglio di se' stesso.
Un uccelletto cadra' morto di gelo giu' dal ramo senza mai aver provato pena per se stesso" (Lawrence).
Non aver pena per chi hai visto morto nella strada, pensa che e' morto come ha vissuto, ed e' vissuto come voleva.
"Shit happens" e' una regola che dobbiamo intimamente conoscere, quindi viviamo come vogliamo, moriremo alla nostra ora, in ogni caso.
Ricordatevi di Samarcanda......
Lamps
Commento di: giob il 26-10-2007 12:37
permettimi, ma ritengo il tuo pensiero alquanto egoista. o non hai madre, padre, fratelli, moglie, figli ecc ecc o non ti rendi conto di ciò che dici? possibile che non riesci a capire che la TUA morte è un danno più per chi ti vuole bene che per te? sarà che nella mia vita ho provatuto un lutto a dir poco tragico, ma credo che se non fosse successo avrei pensato nella stessa maniera di adesso.
a volte temo che nessuno di noi sappia essere prudente quanto serve esserlo per andare in moto. e non facciamo i tordi autonvincendoci che la moto è pericolosa come la macchina. qualche mese fa fermo ad un incorcio in macchina mi hanno tamponato. 2000€ di danni e il collo che scricchiola ancora. fossi stato in moto, il collo avrebbe smesso di scricchiolarmi in quel preciso istante. oggi non sarei qui.
Commento di: frontierman il 27-10-2007 10:09
Io a quindici anni attraversavo la strada ed un idiota di portuale con il braccio ingessato, viaggiando a 110 all'ora sul lungomare di Livorno mi ha preso in pieno, fatto letteralmente volare per 25 metri e lasciato in coma per tre giorni.......
Anche attraversare la strada e' mortale se e' la tua ora.
Io non sono egoista.
Sono pratico.
Shit happens!
una ragazza stava prendendo il sole al mare quando una raffica di vento ha fatto volare un ombrellone.
Una stecca le e' entrata nella narice, ha imboccato tre aperture disassate ed e' arrivata al cervello uccidendola.
Di chi la colpa?
muoiono piu' persone per incidenti domestici che per incidenti stradali.
Le domestiche dovrebbero mettersi il casco?
Statisticamente ne potrebbe valere la pena!
Anch'io ho qualcuno che mi vuole bene e ti assicura che io non sto cercando la maniera di farli piangere.
Ho iniziato ad andare in moto alla veneranda eta' di 49 anni e so cos'e' la paura.
Ma quando adesso prendo la moto, mi proteggo bene, estate ed inverno (anche se mi danno del maniaco), avevo il Jet, l'ho sostituito con un integrale, sono prudente (anche se la prudenza non mi ha impedito di prendermi 6 multe agli autovelox), ma non mi preoccupo piu' di tanto.
Chi ha paura preche' la moto non e' protetta come la macchina, vada in macchina.
Io sono intimamente convinto di morire quando sara' il mio momento e di non avere possibilita' di sfuggire quel preciso, fissato momento (di qui la notazione a proposito di Samarcanda).
Nel frattempo mi preoccupo di vivere al meglio la mia vita, senza paure maniacali.
Quando sara' il momento i "miei" piangeranno, spero poco perche' chi mi vuole bene, e mi conosce, sapra' che ho vissuto la mia vita come volevo, mi sono levato tutte le voglie che mi sono venute negli anni, ho vissuto la mia vita in un "libro" di avventure, me ne andro' senza rimpianti, forse con qualche rimorso.
Rinunciare alle moto perche' troppo pericoloso.....siamo matti? c'ho messo trentacinque anni a comprarmi la pasione di tutta una vita.
Se e' destino che ci muoia, pace.
Ed in ogni caso nessuno puo' mettere le sue paure davanti alle mie passioni.
DUM VIVIMUS, VIVAMUS!
Commento di: Road_Rash il 30-01-2008 11:41
quoto alla grande.. sono d'accordo con te
Commento di: ghghost il 26-10-2007 13:40
Ciao ragazzi, è un periodaccio che più nero non si può....io sono sul forum v-strommers.it, e ho la 1000.....vabbè.......cmq anche sulla nostra board abbiamo avuto questo problema di recente e più volte negli anni...e ogni volta le domande sono sempre queste, le stesse, e le angosce anche e le paure e i dubbi......per non parlare del dolore per gli sfortunati centauri che ci lasciano......Una sola cosa sarebbe bella....se tutti potessimo abbracciarci e dar sfogo alle cose che ci teniamo dentro , e consolarci, e anche solo starcene zitti.....
non possiamo farci nulla, solo provare a metterci più testa , anche quando a volte è il caso che ci mette lo zampino...

lamps a tutti
Commento di: MAK1 il 26-10-2007 16:49


Parafrasando: ogni uomo è solo sul sellino della sua moto trafitto da un brivido, che lo fa ridacchiare dietro la visiera...ed è subito sera.


La sera arriva comunque, perchè la vita è così.
ma in quel momento o in tutti i momenti che proviamo le nostre emozioni, ci batte il cuore e viviamo.
Sì, la vita sono tanti attimi, ed ognuno, dei quali ci sono assegnati, dobbiamo viverli.
Commento di: frontierman il 27-10-2007 10:11
GRANDE MAK!
QUASIMODO SAREBBE FIERO DI TE.......SE AVESSE AVUTO LA MOTO!
Commento di: franchicco il 26-10-2007 19:42
lele, ho moglie e due bambini di cinque e otto anni che sono la luce dei miei occhi.mi piace sentire il motore mi piace il sibilo del vento nel casco, mi oiace vedere il paesaggio che mi viene incontro...ma tutte le volte che devo zigzagare fra le auto in colonna,o impostare un sorpasso dove devo scannare una marcia e..speriamo che non venga nessuno da quella curva cieca bè...la marcia non la scanno aspetto che la curva cieca finisca e dopo sorpasso..Mi fara fuori un ubriaco che salta la corsia di una statale, un'imbecille che non si ferma ad uno stop...ma saranno gli altri e non io.io voglio vederli crescere i miei figli e voglio guidare ancora tanto tanto tanto.

via abbraccio tutti
Commento di: savanino il 03-01-2008 03:56
io ancora la moto devo comprarla! aver letto questo intervento mi ha fatto star male. ho pensato molte volte al dolore che darei ai miei, se con l' inesperienza commettessi qualche errore fatale. ancora adesso, per quanto questo mondo su due ruote sia come acqua nel deserto, sono indeciso. ho paura comunque. forse è quella che mi ha sempre lasciato in piedi sullo scooterino negli ultimi 10 anni in cui l' ho guidato. adesso, a 25 anni appena compiuti, sono ad una svolta. mi sento pronto per la moto, però spero davvero di ricordare questo intervento nel tempo. e spero che la paura, la prudenza e l' attenzione mi accompagnino sempre. che la vita è una, beh siamo d' accordo. il dolore che i cari provano però è reale e merita tanto rispetto quanto è grande l' amore che ci lega reciprocamente.

tolto questo, non vedo l' ora di fare km e km sulla mia moto -ancora da prendere- con la mia ragazza.