La Community Ting'Avert
Breve racconto motociclistico
Scritto da castoro - Pubblicato 01/10/2014 17:56
Ecco un breve racconto su due corridori metropolitani che scrissi qualche tempo fa. E' frutto di fantasia e non vuole inneggiare a comportamenti scorretti e al non rispetto del codice della strada.

NOTTI BRAVE

- Sai cosa proprio non mi va giù di questi dark??- disse Mirco con tono deciso al suo amico più giovane, Ettore.

- non sopporto la loro cultura della morte, del deprimersi di fronte alle schifezze della vita. Lo trovo di una incoerenza mostruosa-

- Incoerenza, perché? - chiese divertito Ettore. La seconda bottiglia di gin da discount che i due si stavano scolando stava avendo l'effetto sortito e ogni piccolo embrione di dialogo rappresentava per i due un simposio nel quale si sarebbe potuta andare a delineare una nuova verità e quindi una decisiva nuova visione della vita.

- ora ti spiego, amico, fai finta di essere un dark, sei triste, depresso, tutto ti fa schifo, la vita non ha un senso. Bè allora non stare a lamentarti, ucciditi e falla finita. Sii coerente con te stesso, passa dallo status di depresso a quello di suicida. Così avresti un senso, mentre questi depressi senza evoluzione stanno solo a lamentarsi e a cercare di convincere qualche sfortunato che incontrano che tutto è perduto. E aggiungo un'altra cosa, per me sono anche dei borghesi occidentali annoiati- Mirco riprese fiato, ingollò un'altra sorsata abbondante di quel gin mefitico che lo avrebbe accompagnato mano con la mano verso un inizio di cirrosi, si accese una Marlboro e sputò per terra. Era appoggiato alla sella della sua Aprilia Tuono, una motocicletta nera come una notte senza sogni, rumorosa e fastidiosa come un martello pneumatico alle 7 di domenica mattina, cattiva come una pantera femmina alla quale hanno ucciso i piccoli e che cerca vendetta. La moto adatta per Mirco, 24 anni, disoccupato, con una sola attuale intenzione: quella di portare avanti con i fatti la sua filosofia di teppista metropolitano.

- occidentali annoiati? - ripetè Ettore , che ormai si era reso conto che il discorso stava raggiungendo livelli intellettuali non raggiungibili da lui, sia per le condizioni alcoliche in cui riversava, sia per quelle tare mentali che gli limitavano le capacità di raziocinio.

- certo, prendi un ragazzino delle favelas brasiliane e un ragazzino dark europeo. Il primo deve lottare ogni giorno per sopravvivere, deve combattere la fame e evitare che qualche pezzo di merda se lo faccia seduta stante o che ***** ne so, magari sfuggire agli squadroni della morte o roba varia. Lui sì che vive l'orrore della vita, però la insegue e la tiene stretta tra le mani. Il ragazzino dark europeo in confronto è un re: abita in una ***** di casa con i genitori, va a scuola, si compra i vestiti dark, ha l'acqua, cibo, calore e tutto il resto. Eppure non se accorge, anzi dice che soffre tantissimo, che la vita è solo dolore e altre boiate del genere. Bè allora io gli direi, brutto pezzettino di merda, fai soltanto una settimana di vita infernale, quella vera e poi vedrai come apprezzerai tutte le cose che ora snobbi e ignori!

- hai proprio ragione, *****- sentenziò Ettore, accendendo anche lui una Marlboro, - sono proprio delle merde -.

- mah, che si fottano, loro e tutti gli altri modaioli del *****, alternativi, fighetti, figli di papà e tutti i miscugli tra questi, tutti che si credono migliori dell'altri, quando invece hanno solo paraocchi grandi i coglioni di un elefante- disse Mirco scolandosi l'ultimo sorso dalla bottiglia.

Dopo aver lanciato con una schicchera il mozzicone di Marlboro a qualche metro di distanza , girò la chiave nel blocchetto d'accensione della sua Aprilia, premette il pulsante d'accensione e un rombo cupo e metallico cominciò a echeggiare nel vicolo lurido nel quale i due si trovavano a discutere.

Mirco era inebriato dal suono diabolico che usciva dalle marmitte svuotate della sua bicilindrica, era il suo primo pensiero quando si svegliava e l'ultimo quando si addormentava, l'unico suono che riuscisse a riempire il suo ventre e il suo cuore. Al rombo inquietante dell'Aprila si aggiunse il ruggito spaccaorecchie della quattro cilindri giapponese di Ettore, che incurante del motore ancora freddo, apriva la manetta del gas e lo faceva urlare disperatamente. Mirko sghignazzava e pensò che quegli attimi sarebbero dovuti durare per l'eternità. Si chiuse il giacchetto da motociclista, indossò il passamontagna e poi il casco. Prima di salire sulla moto lanciò la bottiglia di gin, oramai vuota, contro uno scooter da avvocato in carriera parcheggiato lì vicino. La bottiglia si fracassò sul cruscotto automobilistico dell'innocente mezzo di locomozione, che come un bambino spaventato, cominciò a squittire un lagnoso allarme. Ettore cominciò a ridere e dopo aver inforcato la sua sportiva giapponese anni novanta ora totalmente scarenata si allontanò esibendosi in rabbiose accelerazioni. Mirco a sua volta salì in sella sull'Aprilia, sgassò un paio di volte e si lanciò all'inseguimento dell'amico in funambolici monoruota.

L'Aprilia correva stabile lungo i viali illuminati di quella metropoli dormiente, in attesa del risveglio quotidiano, quando i lavoratori e i faccendieri l'avrebbero nuovamente affollata. Alle tre di notte di un giorno feriale, in quell'autunno freddo e nuvoloso, ben altre creature la popolavano. Anime solitarie, incattivite da se stesse, vagavano senza meta alla ricerca di emozioni che non erano in grado di trovare nella noiosa quotidianità.

La linea tratteggiata che divideva la carreggiata a doppia corsia scorreva veloce sotto l'Aprila, lanciata a 190 kilometri orari. La moto era ricoperta da cicatrici, testimonianze inequivocabili di atteggiamenti degni un pirata della strada, di evoluzioni teppistiche al limite della follia, di scintillanti scivolate sul duro asfalto. La tangenziale ovest era una delle mete preferite per le scorribande notturne dei motociclisti indemoniati, permettendo alte velocità e, grazie alla presenza di curvoni sopraelevati e saliscendi lunaparkiani, anche un discreto divertimento. Percorrere quell'impetuoso torrente d'asfalto lungo dodici kilometri, incanalati tra guard rail di cemento illuminati dalla calda luce arancione dei lampioni, regalava a Mirco vere e proprie visioni estatiche. Si sentiva un avventuriero solitario che aveva intrapreso un viaggio verso un luogo senza luogo e in un tempo senza tempo, solo contro tutto e tutti. Sicuro nel suo giubbotto, a cavallo della fidata Aprilia Mirco si abbandonava a fantasticherie , mentre quasi automaticamente impostava le traiettorie di guida. Ogni tanto questi sogni a occhi aperti erano interrotti dalla presenza di Ettore, il quale, non ancora soddisfatto delle emozioni che stava anche lui immagazzinando, provocava Mirco in eterne gare suicide.

Appena imboccata l'uscita della tangenziale entrarono in un quartiere residenziale, composto da vialetti rettilinei che ne incrociavano altri a formare un network a scacchiera. Un posto noioso sia per vivere che per scorazzarci in moto, vista la martellante presenza di incroci con semafori lampeggianti. Mirco non esitò a lanciare la moto ignorando i segnali di stop e sfrecciando fuorigiri iniziò una divertente gara con l'amico. Il percorso di questo improvvisato circuito non era definito, poiché chi era al comando decideva la direzione da seguire. I due si sorpassavano a vicenda e quando uno di loro era i prima posizione si divertiva a svoltare improvvisamente o a destra o a sinistra costringendo l'amico a staccate da brivido per evitare di arrivare lungo alla curva. Le moto venivano guidate volutamente in fuorigiri, in modo che le marmitte urlassero il più possibile la potenza che veniva scaricata sui laceri pneumatici. I freni erano roventi, e sinuose strisce di gomma bruciata venivano dipinte sull'asfalto a ogni curva improvvisa. Quel pezzetto di città era ora il loro rodeo privato, la loro arena personale, dove ora liberamente potevano seguire le uniche regole che erano disposti a accettare: le loro.

Mirco e Ettore avevano fatto parte in passato di numerosi club motociclisitici, da quelli composti da grassi cinquantenni a quelli di più sportiva impostazione. Ma il loro politically scorret approccio alla moto, la loro anarchica attitudine alla guida e il loro ignorare le più elementari regole del codice della strada avevano fatto sì che i due venissero sempre additati ed infine emarginati. In molti venivano a dirgli che loro erano la vergogna di tutta la classe dei motociclisti, che erano dei criminali e degli incoscienti e che sarebbero certamente finiti male. Dopo le prime delusioni Mirco comprese che se non c'era posto per persone come loro nei vari gruppetti di motociclisti in città, questi potevano pure andare a farsi fottere. Loro due avrebbero continuato a vagare per le strade come cani randagi, e come tali sarebbero stati sempre più soli, sempre più liberi, sempre più cattivi.

Durante le scorribande notturne commettevano le più svariate effrazioni, dal percorrere contromano piccoli vicoli senza visuale al bruciare semafori a folli velocità, oppure al braccare automobilisti danzandogli attorno in improbabili monoruota. Il pezzo preferito di Ettore era il eseguire fumogeni burnout all'uscita dei locali dai quali spesso venivano allontanati per i loro atteggiamenti molesti, per poi alzare il dito medio verso gli attoniti e improvvisati spettatori di quel vandalico show motociclistico. Mirco di solito si metteva in disparte a gustarsi lo spettacolo, con una faccia inespressiva che non tradiva il godimento interiore nel vedere il pneumatico posteriore roteare come un pazzo e urlare disperato, sprigionando fumi olezzosi degni del reparto nerofuno di una fabbrica di gomme industriali.

Mentre erano intenti a gareggiare lungo i vialetti tra grosse ville e piccole palazzine, giunsero a un parcheggio. Istintivamente i due rallentarono e parcheggiarono le loro moto. Levandosi di dosso solo i caschi e restando seduti sulle loro moto, i due si accesero una sigaretta e cominciarono a scambiarsi commenti sulla gara appena intrapresa. Ognuno raccontava all'altro quanto fosse stato vicino al farsi veramente male in quella o quell'altra situazione, ridendo a più non posso e bestemmiando in segno di approvazione.

- ***** quando hai imboccato quella rotonda a destra per non perderti di vista sono entrato in piega con tutti e due i freni tirati. L'anteriore stava per cedere, la sentivo tremare tutta, sai che ***** di male che mi facevo a quella velocità? Però poi come ***** ti ho ripreso, è tutta questione di crederci in quello che fai , porcozio- sproloquiava Ettore eccitatissimo per aver rischiato di vedere l'asfalto a pochi centimetri.

- hai ragione *****, perché quando eravamo a quell'incrocetto dove tu sei passato a palla e mentre giungevo io stava arrivando il camioncino dei rifiuti allora io penso se freno a sto stronzo non lo riprendo più, se accelero forse mi fracasso ma forse no. Bè ***** sono ancora qui e ti ho anche superato- aggiunse Mirco. I due ridevano soddisfatti.

Proprio mentre Mirco osservava il serbatoio nero della sua Aprilia pieno di graffi e ruggine, che come sul muso sfregiato di un cane da combattimento erano lasciati lì a posta come prova delle sue avventure stradali, si accorse che una luce lampeggiante blu illuminava i due corridori.

Una pattuglia della polizia stradale procedeva lenta verso di loro, minacciosa come uno squalo che ti scruta a pochi metri di distanza mentre tu non puoi fare altro che sgambettare per tenerti a galla e sperare che sia tutto un incubo.
Sapevano che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, che la fine dei giochi non si poteva evitare.
La pattuglia era a circa venti metri e puntava proprio loro, anche perché nel parcheggio erano fottutamente soli.
Nella mente di Mirco passarono diverse possibilità di comportamento, tra cui quella di scappare a tutta velocità e iniziare un inseguimento che probabilmente sarebbe finito con lui e Ettore schiantati o lungo qualche muro o su qualche posto di blocco. La sua morte, pensò, avrebbe avuto uno scopo, cioè insegnare ai dark come si vive coerentemente. Forse quella morte gli avrebbe consegnato onori e glorie, ma poi si rese conto che chi muore alla fine scompare anche dai cuori dei vivi, troppo intrapresi dagli affanni quotidiani.

La pattuglia era a dieci metri, Ettore e Mirco si guardarono rassegnati e impauriti, consapevoli di ciò che li aspettava. Era qualche tempo che i giornali lamentavano le insicurezze stradali e una campagna di criminalizzazione nei confronti dei motociclisti notturni era partita a tutto spiano. La repressione era appena iniziata e la democratica civiltà occidentale mostrava il suo tenebroso lato nascosto, quello che prevede l'eliminazione delle minoranze non produttive e non ben accette dalla maggioranza.

- che ***** vogliono sti pezzi di merda?- chiese Ettore all'amico che però non gli rispose. Mirco era veramente indeciso se saltare in sella alla sua amica metallica senza vita e intraprendere l'ultima avventura o arrendersi all'arresto e alla confisca della moto.

- se mi levano la moto io sono morto, *****- continuava Ettore, quando la pattuglia si fermò a qualche metro da loro. Una volta scesi i due sbirri, uno giovane e tronfio, l'altro più vecchio e ancora più tronfio, chiesero ai due motociclisti i documenti, loro e delle loro dueruote.

Mirco e Ettore, in silenzio tombale porsero le carte allo sbirro più giovane, mentre l'altro gironzolava attorno alle moto, guardandole con occhio cattivo e disgustato.
Lo sbirro giovane esordì- ci hanno chiamato i residenti, lamentando di due motociclisti che facevano gare e che urlavano come scimmie- fece una pausa.

- sono più di mille euro di multa, sospensione della patente e confisca della moto- disse serio lo sbirro giovane guardando Mirco fisso negli occhi.

- ci siete riusciti, bravi coglioni- aggiunse lo sbirro vecchio cercando di muovere dal cavalletto l'Aprilia.

Ettore era completamente impallidito e privo di parole, ma si capiva che avrebbe volentieri preso a morsi quei due fottuti tutori dell'ordine stradale, quei soffocatori dei respiri adrenalinici, quei censori della vita.
Mirco non poteva credere che ciò stesse accadendo veramente, che quel porco in divisa avesse in mano i suoi documenti e che non ci fosse alcuna via di fuga, se non quella di una disperata corsa in moto.
Mancanza di respiro, senso di impotenza, rabbia incredula ma crescente, attanagliavano il petto e le viscere di Mirco.

Lo sbirro posò i documenti delle moto sul cofano e entrò nella macchina per chiamare il carro attrezzi.
Mentre componeva il numero sul telefono di servizio disse:

- quelle vengono via con me- riferendosi alle moto- e potete pure dirgli addio perché….. -

Non fece in tempo a finire la frase che un boato di lamiere che si piegano l'una sull'altra e un tuono di vetri rotti echeggiarono nel parcheggio.
Una automobile proveniente da una direzione sconosciuta era piombata su un'altra parcheggiata, il tutto a poche decine di metri dal parcheggio dove stavano per essere impalati giuridicamente i due giovani teppisti.
Urla inumane uscivano dall'abitacolo della macchina avvolta da denso fumo e scintillanti scoppiettii elettrici la illuminavano come un albero di natale.
I due sbirri, istintivamente, accorsero verso quel rottame che stava divorando velocemente la vita di chi vi era dentro, dimenticandosi di Mirco e Ettore.

Mirco, senza neanche guardare l'amico in faccia, raccolse i documenti dal cofano della volante, se li infilò sotto al giubbotto e si lanciò sull'Aprilia.

Il rombo cupo e apocalittico del bicilindrico mille scosse Ettore che nel frattempo era rimasto come impalato a osservare la tragedia stradale che si stava svolgendo sotto ai suoi occhi.
- che fai il buon samaritano o salti su quella tua moto del ***** e ce ne andiamo??- urlò Mirco all'amico.
- bè mors tua, vita mea- sentenziò Ettore avvicinandosi di corsa alla sua moto.
- pensa se adesso non parte quel cesso giapponese che non ti decidi a buttare nel fiume- gli urlò sghignazzando Mirco.
- se questa stronza non vorrà partire vuol dire che si merita davvero la confisca !- rispose stoicamemte Ettore.

No, per la quattro cilindri giapponese non era ancora giunto il momento di crepare nel cimitero meccanico del deposito giudiziale insieme ad altre sfortunate e arrugginite vecchiette a due ruote.

Gli sbirri, a pochi metri dalla carcassa automobilistica ora avvolta dalle fiamme, neanche si accorsero dei due motociclisti che lasciavano furtivamente il parcheggio.

Ripresa la tangenziale Mirco e Ettore davano più gas possibile, ancora increduli per quella mortale, ma per loro vitale, manna dal cielo.
Mirco pensò che la scelta tra la morte fisica per salvaguardare la vita spirituale o la morte spirituale per salvaguardare la vita fisica si potesse rimandare ad altri momenti, che sarebbero comunque molto presto arrivati, di questo ne era certo.

Come un lupo che è sfuggito miracolosamente a dei cacciatori che lo braccavano e che ora, libero, ulula la sua vittoria alla luna, Mirco impennava la sua Aprilia e la ruota anteriore si innalzava ripetutamente al cielo tenebroso di quella ennesima notte brava.
 

Commenti degli Utenti (totali: 22)
Login/Crea Account



I commenti sono di proprietà dell'inserzionista. Noi non siamo responsabili per il loro contenuto.

Commenti NON Abilitati per gli utenti non registrati
Commento di: Davide il 01-10-2014 17:57
L'articolo l'ho approvato considerandolo appunto alla stregua di un racconto di fantasia... in condizioni normali, sarebbe stato però cestinato perché ci sono punti dove i termini usati non sono affatto gentili nei confronti delle FdO
Commento di: castoro il 01-10-2014 18:18
grazie!
Commento di: TommyTheBiker il 01-10-2014 19:01
Per quanto riguarda certi toni ed il lessico, ha già detto tutto Davide ;)

Che altro dire... mi è piaciuto leggerlo, anzi, l'ho divorato tutto d'un fiato. Però il finale mi ha lasciato un po' interdetto... mi sembra, come dire, un po' troppo "sbrigativo" diciamo. Nel complesso però, non male.

PS: avrei tanto, ma tanto, da disquisire su tutti i passaggi contenenti la parola "dark"... ma sorvoliamo, anche considerato che è un racconto di fantasia! Smile
Commento di: castoro il 01-10-2014 19:15
grazie! hai ragione, avrei dovuto sviluppare meglio il finale!
Ps: nulla contro i dark (da ragazzetto ne avevo molti come amici, visto che ero un punk)
Commento di: matteoberetta il 02-10-2014 10:11
bello bello....20 min di fantasia...
grazie
Commento di: devargas il 02-10-2014 16:16
Sto al lavoro e purtroppo non ho avuto il tempo di leggerlo tutto, direi simpatico, divertente, ma soprattutto a modo suo avvincente. Avrei continuato a leggere. A domani l'ardua sentenza col finale!
Commento di: Doc_express il 03-10-2014 09:11
e via verso un garage,smontaggio totale e rivendita dei pezzi su e bay! In tre ore c'è solo più il telaio e finisce nella dora! Così non si confisca un bel nulla!

Mi chiedo però quando si fa i pirla per strada ha senso farlo sempre nella stessa zona? Come la regola per chi fuma la pipa è mai due giorni di seguito la regola per lo smarmittato metropolitano è la stessa!
Commento di: Doc_express il 03-10-2014 09:12
Ah,dimenticavo,i dark non sono affatto cattiva gente,occupano poco spazio,non mordono e se per caso uno di loro si scatascia la caviglia in montagna non pensa molto dargli una mano a scendere quando zoppica
Commento di: Elr0ndK il 06-10-2014 16:16
Tutti i cliché che ho letto nei tuoi vari commenti: l'automobilista assassino, la "libertà" intesa come ignorare totalmente le regole, i motociclisti cattivi ma mica poi tanto che sono vittima delle FdO sempre pronte alla repressione dell'ideale e la totale mancanza di rispetto verso gli altri...
L'ho letto tutto per vedere se almeno una volta vi si trovasse almeno uno spunto ragionevole. Invano.
Tutto quello che è normale buon senso o qualsivoglia forma di rispetto viene dipinto come negativo, mentre c'è un'esaltazione a volte latente a volte meno del "vivere teppista". Come si possa trovare questo un "bell'articolo di fantasia" io non me lo spiego.
Ma si sa, io sono un fo***to moralista.
Commento di: Doc_express il 11-10-2014 07:00
L'esaltazione del vivere teppista la trovi in ogni film,in ogni videogioco e in ogni telefilm. se qualcuno ha una vena letteraria lasciamola scorrere. Forse sei moralista e forse lo sono io ma che film hai in casa e videogiochi?
Commento di: Elr0ndK il 11-10-2014 07:58
Videogiochi tendenzialmente di ruolo e basket, qualcuno d'azione tipo Uncharted e la saga di Dead Space che più che azione è un survival horror, non sono fan di GTA, sparatutto etc.
di film prediligo fantasy (sia quelli più realistici che meno), film sull'integrazione razziale tipo Il sapore della vittoria o Glory Road, drammatici sul filone di Hurricane o Le ali della libertà, animazione sia americana che giapponese e qualcos'altro.
Poi guardo un po' di tutto ma, per dire, uno dei film icona della trasgressione, ovvero Trainspotting, mi ha fatto letteralmente schifo; come mi ha fatto schifo anche Funny Games che spacciavano per essere il nuovo Arancia meccanica ma che del capolavoro di Kubrick non vale nemmeno i titoli di coda.

Preferisco di gran lunga quelli che hanno, come portante, un messaggio positivo oppure quelli dove determinate azioni non siano "fini a se stesse". L'unica eccezione è probabilmente proprio arancia meccanica che, però, mi piace più per la componente di oppressione fisica e psicologica del post-arresto, un racconto crudo e violento di una terapia folle per "guarire" il protagonista.

Riguardo il racconto, quando parlo dei cliché intendo "i suoi cliché": ovvero quello che ha scritto nel suo precedente articolo e quello che scrive in vari commenti dove sembra sempre che ci sia una categoria perennemente innocente, anzi da santificare a prescindere anche quando sono dei Mirko di turno, ed un'altra categoria che va in giro a caccia di motociclisti, ovvero gli automobilisti assassini. È arrivato persino a consigliare ad un ragazzo che parlava della sua "paura della velocità" di seguire il traffico per evitare che qualche automobilista lo travolgesse.
È in quest'ottica che dico che questo che scrive non mi piace, perché a me sembra essere quasi uno stile di vita reale ed un inno all'autoaffermazione mediante distruzione degli altri e di se stessi. Non voglio limitare nessuno dall'esprimere i propri pensieri, ma mi limito a dire educatamente (credo di aver espresso un parere lecito e non offensivo) che per me non è un bel racconto, tutto qui.
Commento di: Doc_express il 11-10-2014 08:16
Ogniuno ha i suoi punti di vista ,ho fatto volare nella spazzatura videocassette come trainspotting,fatti strafatti e straf***e,e altro tossicume da tempo oramai e pure quelli sull'integrazione he.....he....he..... Akira invece lo tengo,come tengo i vari robottoni degli anni 70. Veri cartoni animati "a carburatore". Anche a me dà fastidio che la moto venga intesa come sola potenza e velocità. La moto è anche altro,tant'evvero che io sarei addirittura per eliminare i semimanubri e i 4 cilindri.
I clichè ci sono,oltretutto i due teppistelli del racconto sono anche poco evoluti perchè girano sempre le stesse zone. Non ho seguito o magari non ricordo il post di chi ha paura della velocità ma su strada è pericoloso sia chi sfreccia che chi tongola a 20 km/h.
Arancia meccanica? Buttato via anche lui,e mi ricordo che la cassetta la avevo anche rotta a metà,come quella di quel sergente cretino che maltratta in continuazione i suoi soldati (era full metal jacket? ). Se posso tengo le distanze da kubrick. Tanto è dannosa l'estrema coercizione quanto l'estrema libertà.
Ritengo la libertà la più potente delle droghe e forse quella che dà più dipendenza. E bisogna saperla gestire
Commento di: Elr0ndK il 11-10-2014 08:56
Il ragazzo che nominavo non va a 20km/h, diceva che ha provato ad andare in pista ed a seguire gruppi "ingarellati" ma non gli riesce di andar forte; che, senza grossi sforzi di interpretazione, sembrava intendesse che rimane ad andature da CdS.
Il problema è proprio quello: il rispetto dei limiti, per molti nostri colleghi, significa 2 cose, ovvero essere fermoni e cagasotto.
A me importa poco, io vado al mio passo e se qualcuno mi accusa di rallentare il gruppo saluto, mi stacco e ne cerco altri più consoni a come vado io. E devo dire che per fortuna non sono pochi quelli che vanno in moto usando il cervello invece degli ormoni.

Riguardo i gusti di film e anime, siamo in parte affini; Akira l'ho visto solo una volta, ricordo che mi era piaciuto (pensa che lo vidi su niente meno che Rai3), ma c'è tanto da vedere. Prendi anche GTO: lui era un teppista, ma qual'era il filo conduttore? Avrebbe fatto qualsiasi cosa per i suoi studenti, ha rischiato la vita più volte ed ok che lì hanno portato tutto all'estremo, ma di fondo c'era un messaggio positivo anche se gli scopi venivano spesso raggiunti in modo maldestro, esagerato ed anche violento.
Purtroppo sono fatto così: credo che si possa dare un contributo anche se in piccolo soltanto mediante il rispetto in tutte le sue forme. Sia esso rispetto degli altri, delle regole o più banalmente di se stessi (che solitamente ha come conseguenza il rispetto verso il resto) ma il rispetto è essenziale. Gente che mette costantemente a repentaglio la propria vita e quella degli altri è dannosa per tutti. Vedi anche i commenti di castoro all'articolo del motociclista inglese morto in un frontale con un'auto... Sarebbe interessante leggere cosa avrebbero detto se invece di un'auto ci fosse stato un ragazzino in bici...
Commento di: Doc_express il 11-10-2014 09:19
se non va forte è perchè il suo io lo fa viaggiare ad andatura codice,e in certi casi può salvare la buccia. ritengo la velocità un dio fasullo che a volte uccida. Ma che ha tanti seguaci...contento di essere un eretico.
Pensa che (solo che qui mi becco del nazista ) consentirei SOLO ED ESCLUSIVAMENTE l'uso di moto oltre 100 kw a chi si macchia di qualche crimine stradale,così senza lamiere intorno prima o poi finiscono....
Ci fosse stato un ragazzino in bici? I soliti commenti le bici vanno piano sono sempre in mezzo ai piedi,poi mi è già capitato di vedere ciclisti affiancati anche in 3 sulle strade e a volte un pò se la cercano. Ma anche qui si deve valutare caso per caso.
Commento di: Elr0ndK il 11-10-2014 09:55
Allora sulla velocità siamo sulla stessa linea ASD
Io invece sarei per le multe inflitte per mezzo di danni sul mezzo... Tipo: eccesso di velocità lieve = buco nella ruota/riga sulla fiancata, eccesso grave = taglio col coltello di una delle ruote/rottura di un finestrino etc. Ma non è una cosa che condividano in molti ASD
Commento di: Doc_express il 11-10-2014 09:56
non farmi venire idee cattive che sul furgone ho l'inverter e comincio a girare col flessibile e tornare con tanti ricambi....he.....he....he
Commento di: castoro il 12-10-2014 11:42
O mamma! Devo essere proprio il tuo incubo peggiore se ogni commento su due mi accusi di istigazione alla strage stradale, all'apologia di massacro pedonale e al razzismo automobilistico! Come suggerito da altri, rilassati, goditi le belle cose della vita (non leggi mai i libri Noir/Splatterpunk/Pulp dove il bene e il male si fondo insieme e stabilire un confine è assai difficile?) e viva la fantasia!
Commento di: Elr0ndK il 12-10-2014 15:26
No, non leggo mai quei libri lì ASD
Poi, ripeto, non voglio limitare i chiudere la bocca a nessuno, ho solo espresso una mia opinione.
Preferisco Tolkien, R.A. Salvatore, G. R. R. Martin (i libri di quest'ultimo non hanno confini delineati tra bene e male) e affini, come letture.
Commento di: Nicolaxt il 06-10-2014 21:20
Molto coinvolgente e ben articolato, mi ha lasciato con il fiato sospeso in parecchie righe. Il finale potrebbe avere un interpretazione più profonda ma non mi convince. Aspetto un altro tuo bel racconto. Complimenti
Commento di: -vice il 07-10-2014 07:15
Molto bello, complimenti.
Certo, alcuni passaggi sono veramente particolari e ti lasciano con il fiato sospeso.
Aspetto jn altro racconoto Smile
Commento di: Kildem il 17-10-2014 20:58
Scrivo racconti da 12 anni, ma se prima, come uno stoico ragazzetto, mi rifiutavo di leggere "i racconti degli altri", come fosse una categoria a parte, adesso lo faccio, sia per aprire la mia mente, sia per mettermi a confronto.
Allora, premettendo che a volte ti sei concesso delle licenze poetiche "romanacce", ed altre volte hai semplicemente usato parole sbagliate (a posta anziché apposta è una di esse) devo dire che il racconto si è fatto leggere.
Con piacere.
Certo, mi sarei aspettato una morale finale.
Invece è semplicemente il racconto di due teste calde che continueranno ad essere teste calde finché non faranno una brutta fine.
Però è stato gradevole.
L'ho letto con piacere, sul serio.
Commento di: castoro il 17-10-2014 22:00
grazie! Sì, ci sono un pò di errori grammaticali, purtroppo dovrei leggere e scrivere di più, al fine di bandirli definitivamente. Per quanto riguarda la questione morale, raramente nei miei racconti cerco la redenzione finale, proprio perchè brevi e concisi. Credo che un cambiamento profondo nell'animo di una persona possa avvenire ma con un cammino lungo, caratterizzato da passi in avanti e passi indietro, e quì ci vorrebbe un romanzo.... Comunque se anche tu scrivi racconti potresti cimentarti in un racconto ''motociclistico'' (quando sei ispirato, chiaramente, io dubito molto di scrive su ordinazione); la letteratura con queste tematiche è assai scarna.