Appunto scritto di getto dopo una bella uscita in moto...

Sono a scuola, il tempo passa lento, il professore anche se suonata la campanella non ha voglia di andarsene, è avido di minuti, un'ora per spiegare non gli è bastata ed ora cerca di rubare tempo, alzo stancamente lo sguardo, i miei occhi vanno alla ricerca del mio giocattolo; lei è li parcheggiata. Nel suo scintillante vestito arancione sembra aspettarmi, in fondo non vede l'ora neanche lei che la mattina finisca.

"Oggi è una bella giornata, quasi estiva, quasi quasi..." il richiamo del professore mi riporta nella realtà, ma il pensiero di prima non accenna ad andar via. Anche se sembrava impossibile la mattinata termina.

Ogni volta sono l'ultimo ad arrivare a scuola e il primo ad uscire, anche oggi non ci saranno eccezioni alla regola.
A casa guardo il diario, per domani nessuna interrogazione e nessun compito in classe. Ho deciso. Prendo il giubbotto, il casco, i guanti saluto mamma che vedendomi bardato come un power rangers ha il coraggio di chiedermi dove stessi andando, "esco, vivo e torno" la mia risposta.

Salto in sella alla "bestiola", metto in moto, frizione e tlack la prima marcia.
Non ho una meta e mi lascio guidare dal caso, imbocco senza pensarci più di tanto una via qualsiasi. Io probabilmente non avevo meta la moto si, scodinzolando per le gomme fredde mi conduce su una strada piena di curve, "brava bimba" penso "adesso diamoci da fare, vediamo di consumare un po di cera da queste gomme". Dopo una manciata di tornanti, ecco il classico rettilineo, tlack quarta, quinta, sesta e poi di nuovo quinta per affrontare il curvone. M***a sono entrato troppo veloce, veloce pestata al freno posteriore con annessa scalata di marce, la moto gradisce e si intraversa.

Dentro il casco compare un sorriso a 32 denti.
Le curve ognuna più bella dell'altra, si susseguono veloci e armonicamente.
Sulla strada incontro qualche motociclista, mano sinistra a V appena ne scorgo uno, ma raramente vengo ricambiato.

In altre occasioni mi sarei incazzato, sarei caduto in vorticosi complessi del tipo "non mi ha salutato perché sono su un 125" "forse faccio male il saluto" "forse non si vedeva bene" ecc. Ma oggi no, oggi vivo. Avverto un lieve formicolio alla spalla, forse è tempo di tornare a casa sei già in giro da tre ore e quasi 200 km.

Tlack questa volta non sono le marce, ma il cavalletto. Rimango in garage ad ascoltare la moto riposarsi, sospiro entro in casa pronto per il cazziatone di mamma.

Infatti è li ad attendermi sul divano, strano eppure le avevo detto che uscivo vivevo e poi tornavo