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Giornata ordinaria
Scritto da motodome62 - Pubblicato 02/08/2011 16:09
Sveglia alle 4:30, la camera buia, non fai rumore per non svegliare gli altri...

Vai in bagno e poi inizi a vestirti, come tutti i giorni; maglione a girocollo, pantaloni con laccetti alle caviglie, stivali in pelle alti con stringhe davanti. Aggiungi un maglione a "V" (c'è freddo di mattina) metti il giubbotto in pelle nera, agganci la fondina, prendi il casco (mod. 1960!) guanti in pelle con bordoni bianchi e ti porti verso "la rimessa".


Fuori è ancora buio, accendi la luce e ti porti verso la tua moto. Mi aspetta la mia Guzzi 850 T3, blu, con borse laterali, parabrezza e radio ricetrasmittente, già con il pieno di benzina. Tiro l'aria, giro la chiave premo lo start e il motore parte. Lo tengo leggermente accelerato e il bicilindrico a ogni colpetto fa tirare la moto leggermente a destra. Sono abituato, la Guzzi è così.

Ancora con il giubbotto aperto, tiro giù la moto dal cavalletto e dopo essere uscito dalla rimessa, vado verso la foresteria. Dentro, l'ufficio, illuminato da una piccola lampadina, arriva il brigadiere, ci conosciamo, stamattina è lui di turno, mi consegna l'M12 con due caricatori, firmo la consegna saluto ed esco.
Pochi minuti e mi raggiungono due colleghi, uno è Mariano, mio amico anche fuori dal servizio.
Nella sezione motociclisti, c'è anche Gianfranco, nel tempo diventerà mio cognato, ha sposato mia sorella.

Alle 5:15, dopo aver sistemato l'M12 nel bauletto laterale, sistemato i documenti di servizio, verificato la funzionalità della moto e fatto i controlli radio con la centrale operativa, usciamo dalla caserma.
Siamo di servizio scorta a venti camion "cm", serve per addestrare i nuovi autieri in servizio. Un camion è lungo 6/7 metri, distanza di sicurezza per una velocità costante e non eccessiva di circa 60 km, almeno 15 metri, arriviamo a formare una colonna di centinaia di metri !

Arriviamo alle 5:30 alla caserma "="="= della metropoli, entriamo e dopo aver parcheggiato le moto Guzzi, veniamo invitati a prendere un caffè al bar ufficiali.
I due ufficiali, un capitano e un maggiore, si mettono alla testa della colonna su una jeep, e dietro i venti camion cm.

Alle 6:00, inizia il lavoro di scorta e staffetta per questo servizio tutto sommato di nostra routine. Partiti.
Fuori inizia ad albeggiare, la città è ancora sonnolenta e deserta, si sentono i primi tram, vuoti, quelli ancora con le panche in legno, attraversare la grande piazza vicino la caserma, iniziare a cercare i primi passeggeri da portare al lavoro.

Arrivo alla piazza, con le 4 frecce accese, lampeggiante blu, fischietto pronto e qualche colpo di bitonale, blocco l'incrocio, il primo dei 120 km del percorso tra andata e ritorno.
Siamo in tre, mentre rimango al primo incrocio, inizia a transitare la colonna dei camion, i colleghi passano veloci oltrepassandomi per raggiungere l'incrocio successivo e bloccare il traffico e permettere lo scorrere della colonna militare.

Non è particolarmente difficile, ancora la città è sonnolenta e il traffico ancora scarso.
Ci portiamo verso la periferia e poi verso la campagna direzione "="="=". Quando la colonna si è allungata, sono davanti e guardo dietro, per centinaia di metri vedo solo camion verde militare, è lunghissima, la vedo inarrestabile. Siamo solo in tre motociclisti, penso che non sarà facile, ma andiamo avanti.

Tutto scorre come da copione, si blocca l'incrocio, passa la colonna, i colleghi sorpassano e bloccano l'incrocio successivo. Tra un incrocio e l'altro, in sirena bisogna raggiungere velocemente quello successivo sorpassando i camion cm, con la nostra Guzzi 850 T3, con il motore spremuto al massimo dei giri in ogni singola marcia. La moto anche se con una settantina di cavalli, cerca sempre di fare bene il suo lavoro, sa che ha un compito non facile, anche lei vuole essere fedele e ligia al servizio. Io alla mia credo anche di volerle bene.

Vedo un camion che procede troppo irregolare e non mantiene una sufficiente distanza con quello che segue. Mi avvicino e vedo che l'autiere sta ascoltando musica con un walkman. Mi alzo in piedi sulla moto e vedendomi capisce che è pericoloso e distrae la guida. Lo toglie e prosegue. Mi riprometto di redarguirlo nuovamente appena fermi.

Mi fermo all'ennesimo incrocio, braccio alzato, sirena attiva, blocco l'incrocio. Vengo sorpassato dal collega Mariano, in sirena anche lui. Pochi metri dopo, da un camion militare si stacca la ruota di scorta, che normalmente è trattenuta sotto il mezzo al lato sinistro.
Mariano non riesce ad evitarla, la moto urta la grossa gomma, si impenna e ricade verso il lato sinistro, in corsia opposta.

Maledizione, tutto in una manciata di secondi, una macchina urta la moto e Mariano viene sbalzato sulla strada.
Via radio dico a l'altro collega di bloccare la colonna, mentre invio il segnale di allarme alla c.o. e richiedo l'immediato intervento di un ambulanza.
Pochi minuti e Mariano viene intubato, bloccato alla barella e portato al più vicino ospedale.

Io e il collega ci guardiamo in faccia, tratteniamo le emozioni, serriamo le mascelle e cerchiamo di concentrarci sul resto del programma.
Inizia il rientro, una sessantina di km, ma sappiamo che il difficile stavolta sarà il rientro, perché non è più l'alba, la città si è svegliata.

Arriviamo in città e siamo affiancati da un paio di colleghi della nostra sezione, ci hanno raggiunto per darci una mano, visto anche cosa è capitato a Mariano.
L'ultimo incrocio è il più pazzesco un doppio viale con attraversamento di tram e con otto strade da bloccare prima del passaggio della colonna militare, noi siamo in quattro.
Superato l'incrocio, pochi centinaia di metri e siamo dentro la caserma, sono le 9:30. Tutto finito. Servizio terminato.

Mariano, ha perso la milza, quattro costole rotte, quasi tutti i denti spaccati, sei mesi di convalescenza. Poi tornerà in moto.
Rientriamo, facciamo benzina, lasciamo l'M12 in foresteria e portiamo la moto Guzzi 850 T3 al suo meritato riposo. La mia Moto Guzzi.

Termine del servizio.
Ora esco, vado dagli amici e dalla morosa, in fondo ho ventitré anni.
Prima però passo dal mio amico e collega Mariano, perché con lui condivido cose "ordinarie" ma vere.

Gatto 9 - 1983 storie vissute.

Grazie per chi è arrivato in fondo al "pezzo".

motodome
 

Commenti degli Utenti (totali: 14)
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Commento di: Deadlux il 02-08-2011 16:26
porca miseria povero Mariano!
ora, a distanza di anni, come sta?
Commento di: motodome62 il 02-08-2011 19:40
ciao deadlux, nel post sotto ho risposto alla tua domanda.
grazie
ciao
motodome
Commento di: Virgo il 02-08-2011 17:04
Per caso la centrale è in Via Caracciolo a Milano?
Commento di: motodome62 il 02-08-2011 19:34
li vicino c'è la caserma dove partivano i cm per esercitazioni; la c.o. in via moscova.
ciao
motodome
Commento di: shark89 il 02-08-2011 18:55
Dato che lo hai raccontato e da come lo hai raccontato capisco che alla fine è andato tutto bene e che mariano si è rimesso in perfetta salute. Pensa che poteva finire molto peggio, almeno una volta ogni tanto la vita non è tutta nera ma anche a tratti bianca.
Shark89
Commento di: motodome62 il 02-08-2011 19:38
si, Mariano si è rimesso. Ha avuto bisogno di molte cure del caso e riabilitazione. In cura dal dentista per molti mesi e in inverno era un pò più cagionevole per la mancanza della milza.
Dopo alcuni anni si è congedato ed è in pensione con parte di invalidità. Ha iniziato un attività di beneficienza credo per i bambini del perù, con la sua partecipazione attiva a vari progetti e trasferte in quell'area.
Insieme abbiamo conservato molti ricordi di anni di servizio, sia belli che brutti. La vita è fatta di tanti colori...
laps
motodome
Commento di: since1975 il 02-08-2011 20:03
Da bambino sognavo di un domani in cui avrei potuto fare della mia passione il mio mestiere.
Quando vedevo i motociclisti in divisa speravo lo sarei diventato anche io.
Sognavo anche di poter diventare un pilota ovviamente.
Ma il destino della mia famiglia mi portò a fare tutt'altro.
Ci penso spesso, a come sarebbe stata se avessi avuto le giuste opportunità, o anche solo aver la possibilità di creamerla una opportunità.
E questo che hai narrato è una delle tante vicende che comprendono i rischi di un mestiere.
Rischi che si calcolano a priori, sapendo che ogni volta che si sale in sella non si sà mai cosa potrà capitare.
Ci vogliono tanto coraggio e tanto cuore per fare quel mestiere.
Un lieto epilogo comunque, dove anche senza divisa un motociclista ha dimostrato di averne da vendere di queste rare qualità.
Commento di: BOFH il 02-08-2011 20:56
Capisco che sia passato molto tempo, ma mi sorge spontanea una domanda: il tuo amico aveva un casco integrale?
Spesso vedo motociclisti delle F.d.O. con caschi jet, e mi domando come sia possibile che gente che passa gran parte della giornata in moto possa sentirsi sicura con quel genere di equipaggiamento. Non so se sia effettivamente così ma immagino che non abbiano la possibilità di scegliere che tipo di casco indossare.

Insomma, lo stato gli impone di correre dei brutti rischi, e qualcuno a volte ci rimette.
Commento di: motodome62 il 02-08-2011 21:09
mmhh, il casco integrale? neglia anni "80, il casco era ridicolo. Sembrava quello dei carristi, tipo paraorecchie in pelle, occhialoni portati sul casco tipo Baruffaldi. No, non si poteva scegliere, nessuna protezione. Passione, volontà e dedizione.
ciao
motodome
Commento di: mac71 il 05-08-2011 10:20
Purtroppo storie come la tua accadono piu spesso di quanto si possa pensare solo che non fanno notizia. Quando accadono sono cose che segnano le vite di tutte le persone che ne rimangono coinvolte a vario titolo.
L'unica cosa positiva è che Mariano si sia ripreso.
Un lampeggio
Commento di: Ospite il 10-08-2011 11:12
Tutta la solidarietà possibile a chi fa quel genere di lavoro.
Mi chiedo, a parte il casco integrale.
Quali protezioni hanno?
Oggi esiste anche l'air bag per i motociclisti.
D'accordo il costo, ma il sindacato Polizia si batte per questo?
Commento di: SparklePlenty il 17-08-2011 02:20
davvero bello come racconto, uno spaccato di vita che non ho mai conosciuto, una vita dura
Commento di: bingo51 il 18-08-2011 08:07
storie di ordinaria vita in moto.
certo che la divisa da un senso di superiorità e onnipotenza malcelata a chi la indossa,sopratutto chi sembra faccia il misericordioso tipo:"vada,vada,per questa volta...."
Commento di: loke27 il 22-08-2011 12:22
Veramente bel racconto...
io da motociclista ho sempre paura di essere fermato per qualsiasiche,
ma ammiro veramente tanto chi lo fa questo mestiere.

un saluto
emanuele