Ho comprato una Ducati Monster 695 praticamente nuova...

Bene ragazzi, ho lasciato a malincuore la mia Versys Black del 2007 perché avevo bisogno di una moto nuova (faccio almeno 12mila Km all'anno) e la Kawa cominciava a perdere troppo valore.

Naturalmente appena l'ho messa in vendita la Versys ha cominciato ad andare come mai era successo prima: mancava che camminasse sui muri! Pieghe da favola, agilissima, comodissima, appena scendevo ero costretto a guardarla e la trovavo sempre più bella, alta, snella e muscolosa al contempo.

Così è, lo sappiamo, quando si decide di cambiarla, la moto ce lo fa apposta, quasi volesse farci pentire, a farsi la più bella, a mostrarsi la migliore e a farci sentire di avere chissà quale manico, d'essere diventati espertissimi nel guidarla.

Ad aspettarmi però c'era lei: il mostriciattolo bolognese. Sono d'accordo con il mio amico Sandro: a me piace qualsiasi colore di moto purché sia nero. E nera è la signorina di Borgo Panigale, con il traliccio rosso, la sospensione posteriore gialla e i cerchi pure quelli neri.

La prima volta che, sceso dalla Versys, ho messo in moto il mostro: oddio mamma!!! Quello sferragliamento che la jap potrebbe fare solo le fosse andata di traverso una fascia o in briciole qualche dentone! Invece, ci si abitua subito.

Avevo provato, appena uscita, la Multistrada 1200 con le sue diverse mappature, ma il suono dei due tuboni da stufa del mostriciattolo! Canticchiano, canticchiano un motivetto rock che sembra qualcosa d'immortale, la voce roca di una rockstar (guai poi a togliergli i tappi!), altroché. Così salto in groppa al desmo e via, subito in mezzo al traffico della grande città nell'ora di punta. Zig, zag tra le auto, seppure con un raggio modestissimo di sterzata, a cercare il rettilineo di un grande corso sul quale spalancare un pò il gas.

La potenza della frenata è ottima rispetto alla Versys. L'assetto è basso e le mie anche, piuttosto vecchiette, s'incriccano un po' (e sono solo uno e settantasei). Sono piegato un po' in avanti e leggermente caricato sui polsi ma mi ci vuole un attimo per realizzare che il mio peso è un carico ben distribuito tra forcella e telaio, ben integrato per la ciclistica del mezzo.

Lascio alle spalle la città e faccio un tratto extra-urbano e poi attacco un po' la collina: io e lei siamo complici perfetti, le sto facendo vedere le strade colme di verde, di piante, di dossi, di curve, di chiese, di salite e discese che faremo ogni giorno insieme.

Ruggisce di piacere nel vento mentre le prometto che faremo almeno 60 Km ogni giorno. Lei è entusiasta, lo sento: da come risponde, da come si piega felice sotto di me dopo avere superato, finalmente, dopo tre lunghi anni, i suoi primi mille chilometri. E' sempre stata mia e non lo sapevo ;-)