La Community Ting'Avert
Una lezione inaspettata
Scritto da nimwid - Pubblicato 05/02/2011 08:24
Un venerdì di quelli nati male e cresciuti peggio, carico delle tensioni accumulate durante una settimana dove tutto è stato “troppo”...

...troppo lavoro, troppo stress, troppe scadenze da rispettare e troppe aspettative da non deludere, l’ufficio mi sembra una prigione, tanto che il desiderio di staccare prevale sulla razionalità, la stanchezza sul senso del dovere, ho tirato troppo la corda in questi giorni, ed ora ho bisogno di staccare. Alzo la cornetta del telefono e laconicamente comunico in direzione che mi prendo il resto della giornata libero, ci si vede domani mattina.

Pochi minuti e mi ritrovo per strada, dove mi abbandono al viaggio, che per me è una medicina... man mano che i chilometri dietro di me si mettono in fila, la mente smette di voler dare un senso a tutto, di voler trovare dei perché, di voler pretendere per forza il massimo... la strada si fa impegnativa, a tratti dissestata o sporca di brecciolino, ma il polso destro sembra essersi ostinato a voler tenere la sua posizione, e poco si cura se sono arrivato all’ingresso di una curva un po’ troppo scomposto, con l’adrenalina che mi allaga le vene come piombo fuso, stringendomi lo stomaco in una morsa d’acciaio, per fortuna l’istinto di autoconservazione, davanti ad un’ultima esitazione della posteriore, alla fine riprende il controllo della situazione, la velocità cala, l’adrenalina pure, rifiato rallentando, mi rendo conto che casa è parecchio lontana.

Il panorama è a dir poco splendido, le vette delle alpi innevate brillano al sole come se fossero fatte di vetro bianco, mi siedo sul muretto di pietra che costeggia la strada e guardo la moto, forse per chiederli inconsciamente “perché mi hai portato qui?”, in risposta ottengo solo il ticchettio aritmico del metallo che si sta raffreddando.

Lo noto solo ora, è li poco lontano da me, sul muretto, sorride... mi avvicino, si chiamava Marco, e siamo nati nello stesso anno, a pochi giorni di distanza, ma lui se ne è andato la scorsa primavera, mentre io sono ancora qui. Mani gentili hanno portato fiori non troppo tempo fa, sono ancora freschi, ed un piccolo pupazzo di peluche non ancora scolorito dal sole e dalla pioggia mi fa pensare che piccole mani amorevoli sono venute sin qua su, a portare una carezza a chi non c’è più... ciò che resta di una bandana con stampato sopra il simbolo di una marca di moto giapponese mi fa correre un brivido lungo la schiena, ne porto una uguale intorno al collo.

Lo sguardo va alla strada, è sin troppo facile immaginare la moto che arriva, e mentre impegna la curva succede un qualcosa, qualcosa di non previsto, qualcosa che non doveva accadere... in mezzo a frammenti di plastica e metallo che volano ovunque, una vita scorre via, come acqua dalle mani, il mio sguardo torna alla foto sorridente... chissà se ti sei reso conto di cosa succedeva, se sei rimasto riverso da solo sull’asfalto in attesa di un aiuto che non è arrivato, o se braccia amiche e disperate ti hanno raccolto, nel tentativo di salvarti... la mia mano inguantata accarezza lievemente la foto, ma non oso toccare il piccolo pupazzo, ho paura di crollare sotto il peso del mio senso di colpa, perché sino a pochi minuti fa ero a fare l’idiota per la stessa strada che si è portata via uno di noi, c’ero io.

Suona il cellulare, che ostinatamente si aggrappa ad una tacca di campo rimediata chissà come... Amore, dove sei? quando torni a casa?

Una sottile lama di gelida tristezza mi trafigge l’anima, perché io a casa ci tornerò, ed abbraccerò ancora le persone che mi stanno care, Marco no, non tornerà più... Non mi importa se è stata colpa della “strada assassina” o della “moto di grossa cilindrata”, frasi d’effetto tanto care ai giornalisti, utili forse a vendere un paio di copie in più, ma totalmente incapaci di dare la benché minima consolazione.

Mi tolgo la mia bandana, legandola dove l’altra e torno alla moto, un ultimo sguardo indietro, mentre mi rimetto in sella, un pensiero che si perde nella luce del primo tramonto, ciao Marco, ovunque tu sia, buona strada, e grazie per aver insegnato a questo testone, forse troppo sicuro di sé, che deve essere prudente non solo per sé stesso, ma anche per chi gli vuole bene.
 

Commenti degli Utenti (totali: 42)
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Commento di: sicarius il 05-02-2011 08:40
Bellissime parole.....Grazie per aver condiviso i tuoi pensieri!!!
Commento di: _UBER_ il 05-02-2011 08:57
Bellissimo articolo, delicato ma comunicativo.
Penso le stesse cose quasi ad ognuno dei purtroppo numerosi mazzatti di fiori che si incontrano ai lati delle strade.
Penso anche che se ognuna di quelle morti ci regala ogni volta una riflessione sulla nostra vita allora non sono state del tutto vane.
Commento di: RedBrunBrun il 05-02-2011 11:02
Grazie Marco.
Commento di: NitroCento il 05-02-2011 11:03
Vado in moto da meno di due anni, me la godo, mi diverto... ma a volte penso che forse il rischio che si corre è troppo alto, anche solo passeggiando in una giornata di sole su una strada poco trafficata... e penso "chi me lo fa fare?". Purtroppo girare in pista non mi interessa, sennò a quest'ora la moto targata non l'avrei già più! Infatti limito l'uso della moto al weekend, anzi alla domenica, solitamente in compagnia dei tingavertiani... in compagnia ho una sensazione di sicurezza maggiore, anche se uscire in solitaria mi piace. In settimana uso lo scooter in città che paradossalmente ha una sicurezza passiva maggiore: vengo notato più facilmente benchè sia più piccolo, meno vistoso e meno rumoroso (mistero!), non corre e non si può rimanere incastrati sotto in caso di caduta sul posto. Ma la sera, quando le strade si svuotano, le due ruote sono offlimits per me: il rischio di trovare l'idiota (magari bevuto/fatto) che ti travolge si eleva esponenzialmente. E non me l'accollo, io.
Insomma la moto è bella, divertente, fa stare meglio... ma è un rischio da quando si infila la chiave nel quadro a quando la si leva... e dobbiamo esserne coscienti.

Un pensiero per Marco ed un Lampss per te! ;)
Commento di: texastornado il 05-02-2011 11:22
michele un articolo splendido che mi sento di condividere con te
capitano spesso anche me certe riflessioni a volte anche senza dover attendere un giro in moto sostenuto
sono sempre piu orgoglioso del mio ultimo centimetro della vergogna...
Commento di: minux74 il 05-02-2011 11:59
...e grazie per aver insegnato a questo testone, forse troppo sicuro di sé, che deve essere prudente non solo per sé stesso, ma anche per chi gli vuole bene........

.....e a te per averlo rinfrescato a noi....!!!!!!!!


Commento di: GasT76 il 05-02-2011 12:04
Un articolo davvero toccante!
Se ognuno di noi, non solo noi motociclisti ma tutti, si soffermasse a pensare come hai fatto tu davanti a una foto o ad un articolo di giornale o ad un servizio al tg... forse tutti saremmo più responsabili...

Commento di: jacktornese il 05-02-2011 12:20
Chapeau!
Io, Le Mie Moto, Ed i Fantasmi di Tutti i Miei Fratelli Motociclisti che Vivono oramai solo (anche) in Me ti rigraziamo per queste parole che toccano l'Anima...
JT
Commento di: Ospite il 05-02-2011 12:59
Bellissima e toccante riflessione. Grazie.
Commento di: damianus il 05-02-2011 17:17
Bellissimo articolo, fa riflettere, e tocca molto nel profondo.
Damiano
Commento di: gspreca il 06-02-2011 10:54
Questa cosa resterà indelebile nella tua vita, in un modo o in un'altro tornerai spesso a quel muretto e non sarà mai troppo.
Commento di: recon il 06-02-2011 19:21
Grande persona ,mi hai quasi commosso.Queste parole le dovremmo leggere tutti noi motociclisti e ricordarsele ogni volta che si sale in sella.Un saluto.
Commento di: randa il 06-02-2011 22:01
Marco fu...adesso però è un Angelo che dalla sua foto sorridente ha aperto i tuoi occhi sulla strada e ha illuminato il tuo cammino di una nuova consapevolezza,ed io ti ringrazio di averla condivisa con noi,che nonostante un senso di vuoto che mi resta dentro,mi fa apprezzare ancora di più la magia dell'abbraccio dei miei figli quando rientro e di mia moglie che ogni volta che esco si raccomanda...e al mio ritorno mi accoglie con un bel sorriso.Grazie di cuore nimwid e buona strada.Giuliano
Commento di: limited-edition il 07-02-2011 15:24
complimenti per l'articolo e per il comportamento, immagina quando qualcuno andrà a trovare marco e vedrà la bandana lasciata da te che emozione avrà!
Commento di: Mav1975 il 07-02-2011 15:43
Grazie Michele per averci ricordato che se scolleghiamo il cervello, dimentichiamo che a casa c'è qualcuno che ci aspetta.
Purtroppo troppe volte il demone che è in noi fà spalancare la manopola del gas più del dovuto.
Commento di: razzamaus il 07-02-2011 16:37
Grande, grazie!
Commento di: talla il 07-02-2011 22:35
Ciao,chi vive il mondo della moto ne conosce le gioie e i pericoli.Per me oltre a svolgere una funzione terapeutica,prende un'importanza e una valenza autonoma.Non ne siamo succubi,ma attraverso il suo utilizzo inventiamo un universo che ci aiuta ad affrontare le difficoltà della vita.Uno strumento per la sopravvivenza con una pericolosità che è un controsenso.Una roulette russa nelle mani del fato,del caso della follia del momento.Le leggi della circolazione stradale sembrano scritte in una lingua che non ha niente a che vedere con la natura intrinseca del mezzo.L'analisi e la consapevolezza della materia possono sempre aiutare ad affrontare l'argomento con il giusto approccio o almeno la giusta distanza.....Un augurio di tanta buona strada.
Commento di: renny71 il 08-02-2011 20:07
Una stilettata al cuore. Di quelle che, talvolta, ci necessitano per farci far mente locale su COSA siamo, e sul motivo per il quale ESISTIAMO. Di quei muretti, amico mio, molti di noi ne hanno uno nel cuore. E ci tornano spesso, se non in moto , perlomeno col pensiero. Per non dimenticare. Perche', spesso, ci NECESSITA. CapiTa che talvolta i polmoni non brucino abbastanza, che l'adrenalina non basti a cancellare lo stress di una vita all'affanno. e LA RATIO CI PORTA A FRENARE, FERMARCI. Ed allora....ci sediamo su quei muretti. A cercare noi stessi in un sorriso eterno che somiglia tanto al nostro. E quando ci alziamo, fratelli miei, molto spesso siamo in pace con Iddio.
Commento di: Pagno93 il 09-02-2011 18:16
davvero un bell'artcolo Nim
Commento di: tribalfazer il 10-02-2011 08:24
Bella storia Michele..., pericolo, riflessioni , amore........la moto è fatta anche di questo.
Commento di: Manetta81 il 10-02-2011 10:02
Miche, questo articolo mi ha lasciato senza parole...
Veramente bellissimo e carico di sentimenti.
Commento di: -iceman- il 10-02-2011 14:12
prima ho sentito un nodo alla gola sentendomi indifeso...
poi... un sorriso
le tue parole mi hanno fatto ripensare...
michele: grazie
Commento di: Inferno il 10-02-2011 15:26
Bello !
Commovente, toccante, emozionante... mi sono commosso, ho gli occhi lucidi.
Sei riuscito a farmi pensare tante cose, l'ultima immagine però è il viso di mia moglie, forse le lacrime sono per lei... farò di tutto per tornare a casa ogni giorno.

Grazie per aver condiviso con noi queste bellissime parole.
Sei un grande e spero di incontrarti presto.

Ciao, Graziano
Commento di: Maurizio60 il 10-02-2011 22:48
Grazie davvero per aver voluto condividere con noi questa tua riflessione.. non aggiungo altro, non c'è da aggiungere altro se non leggere e riflettere sul tuo Articolo.

Ciao Marco... ciao ai tanti Fratelli che come Marco hanno pagato a caro prezzo l'Amore che riversiamo sulla nostra comune passione che è la moto.. ed hai ragione tu quando dici che non ha importanza quali siano state le drammatiche circostanze..

Buona Strada Sempre!
Commento di: onlybike il 11-02-2011 00:32
gli occhi lucidi....un nodo alla gola mentre leggevo il tuo racconto.........e' una grande dimostrazione di sensibilita'......la passione per la moto e' fatta anche di questo.....grazie
Commento di: Maurizio60 il 11-02-2011 21:42
Una doverosa precisazione.. non è il mio racconto ma quello di Nimwid.

Lampsss
Commento di: streghetta59 il 12-02-2011 08:47
Sai una cosa Michè? Quando si arriva al punto di non ritorno (stress da lavoro, impegni, pensieri, ecc ecc) la moto diventa uno sfogo, e lo sappiamo bene, un'evasione totale da quello che ci fa stare "male", facendoci si staccare la spina da tutto questo ma, a volte, anche dalla prudenza, dai consigli su come si guida una moto, dai ricordi di chi chi non c'è più a condividere le nostre strade e da tutto ciò che ci aspetta, al nostro rientro dallo sfogo...
Quando poi ci si ferma, per qualsiasi motivo, e ci si ricorda che.. c'è gente come quel Marco, ecco... allora i pensieri più veri ci assalgono e tutto riprende i propri contorni, facendoci ripensare a ciò che veramente è importante e ci interessa.
Ci si rimette il casco, si gira la chiave e si torna... a casa!
Un abbraccio multiplo... ^__*

Paola

p.s. quando viaggio porto SEMPRE con me queste tre persone, tre Amici: Fanfo, 18marzo, Dry.
Commento di: PaoloG il 12-02-2011 10:24
Caro Michele, tu hai davvero la capacità di rendere a parole pensieri e sensazioni così impalpabili quanto profondi... E questo articolo come tanti altri dettagli che vengo a scoprire poco alla volta conoscendoti, mi fanno comprendere quanto sia il tuo animo ad essere, in effetti, profondo.
Commento di: Fermone_DOC il 17-02-2011 08:50
Grazie per questo articolo così toccante e che invita tutti a riflettere, facendolo con uno stile dolce e profondo !

Invito tutti a riflettere davvero su quanto hanno letto, facendo proprio l'insegnamento di questo articolo...

per far si che questo nostro sport, questa nostra passione sia un momento di gioia, di pace e di tranquillità, e non qualcosa di drammatico, di terribile, di morte.... non solo per noi ma soprattutto per quelle persone che ci amano e che ci aspettano a casa....

Ciao e buona strada a tutti
Commento di: Tenebra il 17-02-2011 09:51
Ci vuole tanto buon senso quando cavalchiamo i nostri "cavalli d'acciaio"; il pericolo è lì fuori in agguato, e noi dobbiamo sempre cercare di prevederlo: lo sportello aperto all'improvviso, la freccia non messa, lo sporco sulla strada, il trattore che sbuca dalla stradina dietro la curva... Sono tutte insidie che noi motociclisti conosciamo più che bene.
I pericoli più subdoli spesso sono però nascosti dentro di noi: il mito dell'invincibilità, il sentirsi infallibili, gli stati di esaltazione, l'emulazione, la competizione...
Marco (come Vincenzo o come Walter, o come tanti amici che ognuno di noi ricorda) in moto non ci va più; noi sì, e continuando ad andarci dobbiamo sempre ricordare che le protezioni delle nostre tute o i nostri caschi "non vanno usati". Dobbiamo prevenire e non curare.
Tra una curva e l'altra, godiamoci anche il paesaggio e i profumi nei quali siamo immersi, grande privilegio riservato solo a noi motociclisti.

Grazie nimwid per le belle parole con le quali hai rappresentato questa tua significativa esperienza.
Un abbraccio ideale a te Marco e un grazie per averci tuo malgrado fornito questo spunto di riflessione e averci ricordato la nostra fragilità.

Lamps
Commento di: PESK il 17-02-2011 10:33
vorrei esprimermi in considerazioni, commenti, magari scambiare opinioni utili allo sfogo di tanti doi noi, con le tue parole sei riuscito ad abbattere una barriera che spesso volontariamente ed incoscentemente protegge i ns cuori, superfluo aggiungere altro....grazie!!!!
Commento di: ludux il 17-02-2011 11:10
Ognuno di noi porta nel cuore amici come Marco che ormai non ci sono più. Il problema è che troppo spesso quando il polso tende verso il basso e l'adrenalina sale si diventa tutt'uno con la moto e ci si dimentica...
Ed è in quei momenti che un mazzo di fiori a lato di una strada, un pensiero alla moglie o al figlio, agli amici, ai genitori ci riportano nel mondo reale e "Marco" accarezzandoci il polso ci fa rallentare.

Alcuni ricordi fanno male ma sono quelli, e a chi ogni tanto porta testimonianze come la tua, a tenerci vivi.
Grazie di cuore.

Luca
Commento di: guelaz il 17-02-2011 11:58
Grazie...... per essere riuscito a condensare in poche toccanti parole quello che la maggior parte di noi vive ad ogni uscita...........e facciamo in modo che i Marco.....Alberto....Gianni.... ci insegnino che è stupendo uscire per poi tornare.
Commento di: PEPPEXMAX il 17-02-2011 13:20
bellissimo !!!
grazie.
Commento di: afiore il 17-02-2011 17:53
Caspita !

ho perso un caro cugino per quella febbre che ci prende quando siamo sulla nostra moto....
ormai ho quasi 46 anni ,bimbe e moglie, e forse questo mi aiuta a non esagerare ma purtroppo non sempre basta , quando si è in moto capita di essere presi da emozioni forti . è vero è stupido ma è così. quindi ti ringrazio molto per averci dato un ulteriore stimolo a pensare alla vita e goderci una bella gita pensando di rifarla ancora e ancora e ancora.....

ciao a tutti
Andrea
Commento di: pionto il 17-02-2011 19:26
Il tuo racconto mi ha colpito.
Spesso si passa accanto a dei mazzi di fiori posti sul ciglio della strada, ma raramente si pensa a chi era la persona nella foto.
Marco aveva affetti simili a quelli di tutti quanti noi, e magari era su quella strada per sfogare lo stress o la rabbia, ed è commovente pensare a cosa abbia provato prima di quell'incidente, e chissà quel giorno chi aspettava il suo ritorno a casa...

Sinceri lampeggi, caro Marco
Commento di: elekktra il 17-02-2011 20:50
Cavolo nimwid, questo racconto mi ha fatto venire le lacrime.....
grazie per aver condiviso con noi quello che hai vissuto quel giorno.... Dovremmo pensarle spesso certe cose......
Hai un buon animo perche' tu hai riflettuto guardando quella foto, la foto di un nostro fratello, hai pensato al suo incidente chiedendoti se avra' mai capito cio' che le succedeva, forse un altro sarebbe andato via indifferente....
grande nimwid...!!!!!!!
Commento di: ghosthog63 il 19-02-2011 15:46
Ho due lacrime che mi scendono sulle guance, penso a quello che ho intorno, a tutto quello che mi sono costruito e guadagnato giorno dopo giorno. Dalla mia famiglia, a tutti i miei amici e a tutti i motociclisti che conosco. Tanta gente. Tante persone. Tanti affetti. Dai più cari ai meno vicini. Una preghiera per Marco, una preghiera per tutti quelli che non abbiamo più vicino, una preghiera per tutti noi.
Peppino
Commento di: stefanocanepa67 il 19-02-2011 20:06
Complimenti a te e a tutti su queste riflessioni . Mi toccano ancora di piu perchè purtroppo qualche anno fa con la sua r6 è mancato un mio carissimo amico anche lui di nome marco. la moto è bellissima e per l'appunto cerchiamo sempre di poterci tornare in sella il giorno seguente e poter tornare sempre dai nostri cari ì
Commento di: Nicolicchio il 22-02-2011 11:43
Articolo stupendo, per un istante mi sono venuti gli occhi lucidi.
Tutti quanti abbiamo un angolo custode, forse Marco è proprio il tuo e quel giorno ti è stato vicino.
Grazie per la tua testimonianza.
Commento di: bullons il 28-02-2011 23:34
sei propio un testone, mi hain fatto commuovere comunque grazie
Commento di: ElVufero68 il 19-03-2011 15:14
Grazie.... per quello che dici e per come l'hai scritto. Cercherò di portarlo sempre con me.