Fra qualche giorno sarà l'anniversario della scomparsa di Alberto, strappato ai suoi cari e ai suoi amici da un fatale incidente di moto, vorrei riproporre ciò che scrissi dopo l'accaduto per ricordarlo ancora...

Sicuri della nostra maturità, forti della nostra esperienza, spavaldi e tranquilli guidiamo come se niente potesse succederci, salutiamo gli amici a ogni incontro, dandoci appuntamento "alla prossima", con la certezza che la prossima arriverà presto, con la speranza che i giorni che ci separano dalla zingarata seguente passino in fretta....

Ma ecco succede l'imprevisto a uno di noi, proprio ad Alberto 18 Marzo ecc... " ad uno a cui non pensavamo minimamete che potesse accadere perché il più prudente, il meno casinaro, il meno esposto, quello con la moto grossa, sì ma che è un trattore, lenta, pesante, sicura e... poi nelle sue mani, una moto con l'immancabile tenda ed il cellophane per coprire il tutto e riparare il tutto dalla pioggia, viaggiatore timido, fantasioso, spesso impenetrabile.

La scossa che provoca la notizia è così forte che ci fa tremare dentro, fa pensare che tutti noi siamo esposti, noi che l'abbiamo la moto, noi che non siamo sempre esempio di prudenza, noi che siamo nelle mani del destino infame che ogni tanto coglie un motociclista e, con o senza una ragione, lo toglie alla famiglia, agli amici e alla grande passione della sua vita.

La tristezza della perdita è grande, il cuore di ognuno piange, mentre cerca in tutti i modi di comunicare agli altri il proprio dolore, ognuno non crede che la cosa sia potuta succedere, né che potrà succedere nuovamente, e mai a se stesso; la speranza di non sentire mai più una notizia del genere ci fa scacciare questo diavolo, continuando imperterriti a decidere di andare all'ultima visita dell'amico scomparso ognuno con la propria moto!

...ma noi siamo fatti così, non ci rinunceremo mai, almeno fino a quando il fisico lo permetterà, ricordiamoci quando da giovanissimi chiedevamo ai nostri genitori la motocicletta e ai loro -"nonseneparlaproprio"-, rispondevamo a braccia conserte che avremmo aspettato l'età lavorativa pur di possedere anche un pezzo arrugginito da sistemare, purché avesse avuto due ruote e un motore.

Adesso facciamo parte di un meraviglioso gruppo di ultracinquantenni che, passato lo shock, non aspettano altro che di rincontrarsi e perché no, per parlare proprio del caro Alberto, davanti ad una tavola imbandita e brindare alla sua memoria, perché saremo sempre dei motociclisti e per noi la vita continua con lui sempre nel cuore perché noi non possiamo tradire la sua e la nostra passione!

...pertanto Alberto, io continuo ad andare in moto, anche per te!